3
PREMESSA
Questo lavoro, per quanto abbia cercato di svilupparlo nel migliore dei modi possibili, per la
complessità ed il contesto proprio degli argomenti trattati, non ha la pretesa di illustrare gli
avvenimenti ivi descritti fornendone esclusivamente una rigorosa interpretazione storico-politica
con la completezza, l‟organicità e la metodicità presenti nelle analisi degli studiosi della materia e
neanche ha il proposito di voler affermare verità storiche assolute o di specificare aspetti esenti da
errori di interpretazione o da possibili considerazioni soggettive. Esso è solo il risultato delle
valutazioni di una ricerca, più o meno approfondita, condotta sulla documentazione che ho avuto
modo di consultare che non può certo descrivere con la massima completezza tutto il corso della
vita di una personalità tanto straordinaria e complessa come lo è stata quella di Mao Zedong, né
tantomeno riportarne integralmente pensieri e azioni, oggetto di ben altri approfonditi studi ed
elucubrazioni; ma da tali fonti ho tratto notizie e deduzioni, interpretazioni e idee, a volte anche di
carattere personale, che potrebbero non coincidere perfettamente col giudizio della storia, né al
pensiero reale del soggetto.
La presente tesi non è un lavoro politico, anche se la politica e la storia restano al centro di questo
studio.
Per poter parlare della vita di Mao Zedong, della Cina e della sua storia è necessario citare almeno
i nomi dei più importanti protagonisti e delle principali località dove si sono svolti i fatti che, in
alcuni casi, sono molto difficili da scrivere, pronunciare o riconoscere. La lingua cinese è scritta
tramite ideogrammi ed il loro numero è veramente considerevole. Il Grande dizionario cinese che
fu fatto pubblicare dal terzo imperatore della dinastia Qing, Kangxi (1654-1722),1 ne contiene
infatti oltre 40.000, ma solo una parte di essi sono usati abitualmente, e questo ha impedito per
lungo tempo una efficiente meccanizzazione della scrittura. Con l‟evoluzione dell‟elettronica i
caratteri cinesi oggi possono anche essere scritti con il computer, infatti il sistema Guo Biao che è
stato sviluppato nella Repubblica Popolare ne ha codificati oltre 6.000, mentre il sistema Big 5
elaborato nella Repubblica di Taiwan ne ha determinati più di 13.000.2 In Occidente i termini ed i
nomi cinesi sono espressi con la traslitterazione della pronuncia che, a causa delle diverse
tonalità, è sempre approssimativa dato le frequenti omofonie. In questo senso una traslitterazione,
per accurata che sia, di per sé non è mai in grado di comunicare in maniera completa e corretta
l‟intero significato delle parole, pertanto sarebbe necessario vedere l‟ideogramma e riconoscerlo.
Per motivi di semplificazione non mi sono servito della vecchia forma di traslitterazione dei
caratteri cinesi in Wade-Giles a favore della più moderna trascrizione in Pinyin, adottata
formalmente da Pechino sin dal 1979, che resta sicuramente più semplice e comprensibile. Solo
in alcuni casi, quando la nuova traslitterazione si mostrava tanto inconsueta o incomprensibile da
creare qualche difficoltà al lettore, ho conservato la traduzione tradizionale oppure la forma
dialettale entrata nell‟uso comune, come nel caso di Mao Zedong (Mao Tze-tung), Zhou Enlai (Chu
En-lai), Guomindang (Kuomintang), Chiang Kai-shek (in pinyin Jiang Jieshi), Sun Yat-sen (Sun
Zhongshan), Hong Kong (Xianggang), Canton (Guangzhou), Whampoa (Huangpu), Tibet (Xizang).
Le sette poesie di Mao inserite alla conclusione del lavoro sono state tratte dalla traduzione dal
cinese presente nella versione di Renata Corsini Pisu.3
Al fine di rendere più snella ed agevole la lettura della tesi ho preferito inoltre inserire le note
bibliografiche anziché a piè di pagina, come si è soliti fare, alla fine del documento di chiusura del
testo, allo scopo di non interrompere continuamente il filo logico della narrazione.
Note su Internet:
Oltre ai vari siti Internet consultati, un concreto aiuto mi è stato fornito da Wikipedia, la libera,
moderna e discussa enciclopedia on-line la cui costruzione è impostata sulla volontà concorde dei
singoli autori. Per mezzo di questo canale ho potuto sintetizzare e riassumere alcuni contenuti di
carattere storico e politico la cui veridicità, d‟altra parte, è possibile verificare in fonti e testi di ben
altro spessore. Wikipedia, come del resto altre fonti, per la sua attendibilità prevede che tutte le
voci siano trattate da un punto di vista neutrale per non assumere alcuna posizione di
condivisione o di rigetto di ciò che descrive, al fine di evitare di accettare, come nelle scienze
moderne, valori assoluti non modificabili. Tale posizione prevede che una voce presenti
correttamente tutti i punti di vista significativi che sono stati pubblicati da una fonte attendibile,
anche se non è sempre possibile ottenere un consenso unanime su tutti gli argomenti trattati.4
4
INTRODUZIONE
La storia dell‟uomo, sin dai tempi antichi, è sempre stata influenzata dai comportamenti e dalle
azioni di alcuni grandi personaggi che, con le loro decisioni, hanno modificato il corso degli eventi.
D‟altra parte, come ricorda un vecchio detto comune, “La storia dell’uomo... la fanno gli uomini”,
anche se è opportuno precisare che, sotto certi aspetti, la storia la fanno (e la scrivono) i vincitori.
Tutti ne hanno sentito parlare, ma la vera storia della sua vita come quella degli avvenimenti che
hanno profondamente cambiato il destino di un grande popolo e di un immenso, imperscrutabile
“continente”, sono in realtà poco conosciuti, se non dagli studiosi del settore. Mao Zedong, il
padre della Cina moderna, l'artefice della “Lunga Marcia”, l'ideologo del “Grande Balzo in Avanti” e
della “Grande Rivoluzione Culturale Proletaria”, l‟uomo della perenne mobilitazione sociale e
contadina, della “Via cinese al socialismo”, il despota che per quasi cinquanta anni ha diretto il
più grande movimento rivoluzionario dell‟Asia è stato indubbiamente, nel bene o nel male, uno tra
i personaggi politici più importanti del Novecento, ed ancora oggi milioni di persone continuano a
venerarlo come un grande eroe popolare, un mito ed una leggenda.
Nel corso di alcune generazioni, dopo aver sostenuto anni di intense lotte politiche e sindacali,
rivoluzioni sociali ed infinite guerre, Mao è riuscito attraverso la sua innata ingegnosa astuzia, il
proprio istinto, ed un sottile calcolo, ma all‟occorrenza anche attraverso l‟uso spietato della forza,
a conquistare la leadership assoluta di un immenso e complesso paese che, dopo tanti anni di
conflitti e sofferenze, è stato trasformato in Repubblica dall‟esaurimento di un sconfinato Impero
millenario fortemente tradizionale e rigidamente strutturato. Tuttavia, il “Grande Timoniere” non è
stato il naturale successore di una famiglia di imperatori, di ricchi borghesi, di proprietari terrieri,
e neanche il figlio di una famiglia di intellettuali, di politici o militari. Infatti i suoi genitori furono
solo dei modesti contadini che vissero in un piccolo centro rurale del sud della Cina, persone
talmente umili e di basso rango sociale alle quali fu negata perfino la possibilità di accedere ad
una semplice istruzione o privilegio di stato, costretti com‟erano, loro malgrado, a lottare tutti i
giorni per la mera sopravvivenza. Nella Cina dell‟epoca, difatti, a parte i figli dei benestanti tutti gli
altri bambini erano costretti sin da piccoli a lavorare in casa o nei campi per aiutare la famiglia,
ed inoltre, dal momento che tutte le scuole pubbliche erano a pagamento, a meno di un
particolare aiuto economico proveniente dalla comunità del villaggio, le famiglie più povere
difficilmente potevano assicurare ai propri ragazzi l‟accesso allo studio e la possibilità di una
eventuale ammissione, seppure dopo severi esami, verso il pubblico impiego, la carriera
burocratica ed il mandarinato. Negli ultimi anni del secolo scorso però nella società cinese
qualcosa era cambiato, lo sviluppo dell‟economia mercantile aveva infatti dato la possibilità anche
a coloro che appartenevano agli strati inferiori della popolazione di aver accesso almeno ad una
rudimentale istruzione. L‟ordine sociale premoderno aveva modificato la rigida gerarchia
istituzionale confuciana che suddivideva il sistema sociale in classi di letterati, funzionari,
contadini, artigiani, mercanti e che consentiva solo ai benestanti ed ai figli dei proprietari fondiari
di pervenire allo statuto di letterato ed al potere burocratico per mezzo degli Esami imperiali,
relegando la massa indifferenziata nel buio più totale dell‟ignoranza. La dinastia dei Qing, a
differenza delle precedenti, dividendo la conduzione amministrativa dell‟Impero solo con un
ristretto numero di maggiorenti, riuscì ad evitare l‟eccessivo numero dei mandarinati e con questo
l‟aumento spropositato della pressione fiscale verso la popolazione, concedendo di conseguenza a
quest'ultima l‟accesso a nuove possibilità.5 Così, in un contesto di rapide trasformazioni sociali e
politiche, la discendenza contadina di Mao Zedong non costituì un ostacolo affinché conseguisse
una apprezzabile e significativa istruzione, anche perché, seppur tra molte difficoltà, durante il
corso di quei primi anni egli riuscì sempre a superare tutte le insidie di una vita densa di infinite
contrarietà e caratterizzata da continue privazioni economiche e materiali.
In seguito, nonostante che le difficoltà dovute alla mancanza di un lavoro stabile gli impedirono
inizialmente di emergere, con estrema decisione ed ostinatezza, ma anche attraverso il
superamento delle innumerevoli disavventure che hanno contraddistinto tutto il corso della sua
vita, egli riuscì a conquistare un traguardo che solo pochi uomini nella storia hanno potuto
realizzare. Mao infatti, grazie al suo straordinario metamorfismo, prima ebbe la capacità di
trasformarsi da semplice studente-contadino del primo periodo giovanile in un appassionato
lavoratore precario della scuola, ed in seguito, da impegnato giornalista e sindacalista di provincia
in un esperto e consumato politico, anche grazie alla sua particolare ed innata attitudine di saper
sfruttare prontamente, con scaltrezza e mosse geniali, tutte quelle occasioni a lui più propizie che
gli consentirono, nel tempo, di rivolgere ogni situazione, anche la più sfavorevole, in suo favore.
5
Appassionato indomito contestatore del sistema, Mao Zedong percepì con molta intensità
l‟urgenza di una profonda trasformazione della società cinese al fine di rendere indipendente lo
Stato dal potere imperialista, dai soprusi dei Signori della guerra, dallo sfruttamento dei
proprietari terrieri, dalla borghesia delle tradizioni, al fine di realizzare l‟indipendenza economica,
sociale e culturale del suo popolo.
La letteratura rivoluzionaria anarchica e marxista gli suggerì come trovare i mezzi per portare la
Cina verso la strada dell‟emancipazione.6
Alla fine del suo percorso, che lo vide come il più importante, originale e contraddittorio interprete
della rivoluzione socialista, Mao divenne uno tra i più potenti uomini della terra ed il leader
incontrastato del paese più popoloso del mondo, la Cina del XX secolo.
La Cina è uno fra i più grandi e popolosi paesi dell‟Asia orientale, ma il suo territorio, oltre ad
essere immenso, presenta contorni geografici ben delimitati, e questo aspetto ha influito
notevolmente sugli sviluppi della sua storia millenaria.
A Nord il deserto del Gobi, ad Ovest ed a Sudovest le cime del massiccio tibetano ed il bacino del
Fiume Rosso (Song-Khoi), ad Est ed a Sudest l‟Oceano, nel loro insieme conferiscono al paese una
sostanziale unità determinandone anche un singolare isolamento geografico.
Le barriere naturali hanno formato nel tempo un ostacolo insormontabile per gli uomini, così che i
contatti col mondo esterno si sono sviluppati solamente attraverso le due vie naturali di
comunicazione situate a Nord, ai lati del deserto del Gobi, una che procedeva verso Est, attraverso
la Manciuria e di qui alla Corea ed al Giappone, l‟altra che si incuneava verso Ovest, tra il deserto
e la catena del Nanshan, ed attraverso l‟Asia centrale conduceva in Occidente, conosciuta dagli
europei come la famosa “Via della Seta” che fu percorsa nei secoli da numerose carovane e da
eserciti di conquistatori. La via marittima, lungo le coste del paese, solo di recente ha acquisito
una considerevole importanza, infatti, anche se tra il VII e l‟VIII secolo gli arabi riuscirono ad
instaurare un fiorente traffico commerciale con le coste meridionali cinesi, da quel tempo seguì un
lungo periodo di isolamento che si prolungò per alcuni secoli.
Solo dopo gli sviluppi dovuti al doppiaggio del Capo di Buona Speranza da parte dei portoghesi,
avvenuto alla fine del XV secolo, la via del mare rappresentò per la Cina il collegamento principale
con l‟estero, così che sulle sue zone costiere nacquero e si svilupparono nel tempo considerevoli
porti e metropoli commerciali.7
La grande estensione geografica della Cina fa sì che il paese sia soggetto a varie situazioni
climatiche, anche se, in linea generale, esso può essere suddiviso in due grandi regioni climatiche
principali, caratterizzate dal clima temperato-freddo del Nord e da quello monsonico-tropicale del
Sud, con vaste sacche di zone climatiche intermedie particolari, dipendenti dall‟altitudine, dalla
distanza dal mare, dalle foreste, dai deserti, dalle steppe e dai microclimi locali.
Le montagne che delimitano i confini occidentali cinesi sono costituite dalla continuazione della
catena dell‟Himalaya a Sud e da quella del Kunlun a Nord, mentre l‟area settentrionale centrale è
formata da una grande pianura percorsa dal fiume Huang He, da noi conosciuto come Fiume
Giallo perché le sue acque hanno tale caratteristica colorazione. Il fiume, nel corso dei secoli, ha
provocato molti problemi alla popolazione e costituito un serio ostacolo alla comunicazione in
direzione nord-sud del paese, le sue acque, infatti, trasportano continuamente a valle numerosi
quantitativi di detriti che, intasando il suo letto, costringono la popolazione ad innalzare lungo il
suo corso terrapieni sempre più alti ed a costruire nuove dighe.
Il Fiume Giallo, ad esclusione di alcuni brevi tratti, non è navigabile, per centinaia di chilometri di
pianura scorre pensile, costretto in argini che spesso cedono sotto la spinta di spaventose piene e
sono causa di frequenti e disastrose inondazioni, ed il continuo intasamento della sua foce,
sempre dovuto all‟accumulo dei detriti, nel corso dei secoli gli ha fatto cambiare più volte percorso
nel suo tratto finale, ora a nord, ora a sud della penisola dello Shandong.
L‟area nord-orientale della Cina, attraversata dal fiume Wei affluente dello Huang He, è ricoperta
dal loess, una particolare tipo di roccia clastica di origine eolica derivata dalla frammentazione
atmosferica delle sabbie del deserto del Gobi, le cui tempeste di sabbia gialla fine ed impalpabile a
volte colpiscono anche la città di Pechino. Il loess, che in alcune aree raggiunge anche uno
spessore di diverse decine di metri, se ben irrigato e lavorato costituisce un suolo di straordinaria
fertilità. A causa della mancanza di fiumi navigabili, nel nord della Cina, a differenza del
meridione, sin dall‟antichità sono state realizzate numerose strade ed altre vie di comunicazione e,
dove possibile, alcuni grandi canali navigabili; in seguito, col progresso, furono costruite anche
diverse importanti reti ferroviarie.8
Il Sud della Cina, invece, presenta un aspetto morfologico completamente diverso, ed è
caratterizzato da grandi pianure, da altissime cime montuose, vasti altipiani, foreste, valli
sconfinate e gole profonde, spesso irraggiungibili.
6
La regione, da un punto di vista generale, può essere suddivisa in quattro macro aree geografiche,
la principale è costituita dal bacino dello Yangzijiang (Yangtze),9 impropriamente chiamato dagli
occidentali Fiume Azzurro, un imponente corso d‟acqua che, nascendo dall‟altopiano del Tibet,
dopo 6.300 Km va a sfociare nel Mar Giallo dopo aver attraversato in senso trasversale tutta la
Cina dividendola in due parti. Il fiume ancora oggi costituisce una primaria arteria commerciale
verso l‟interno perché può essere percorso da grandi navi fino alla città di Wuhan e poi da
imbarcazioni minori fino al lontano Sichuan. Durante il corso dei secoli esso ha rappresentato
una formidabile barriera naturale, spesso invalicabile, contro le invasioni degli eserciti stranieri,
favorendo la costituzione di diversi Regni del Sud. A completare le altre macro aree meridionali
troviamo la regione dello Yunnan, che comprende l‟alta valle del Song-Khoi e la media valle del
Mekong, la regione costiera del Zhejiang e del Fujian, ed infine il bacino del fiume Xijiang, il
Fiume delle Perle, che riveste una notevole importanza commerciale come via fluviale verso i
principali porti ed i mari del Sud.10
In Cina la popolazione prevalentemente è costituita dall‟etnia Han,11 a cui nei secoli sono andate
ad aggiungersi popolazioni di stirpe e di lingua diverse fino a formare prima un Impero e poi una
Repubblica multinazionale di carattere unitario che oggi conta oltre un miliardo e trecentomilioni
di abitanti.
Ritornando al giovane Mao Zedong, nel corso degli anni che seguirono, facendosi promotore e
partecipe di un continuo movimento rivoluzionario ed attuando un programma di misure concrete
che portarono sia alla cacciata dei colonizzatori, sia ad un profondo rivolgimento della società, egli
è riuscito a modificare le condizioni di vita di un immenso paese, ed il suo pensiero, come i suoi
ideali, si sono rapidamente diffusi in tutto il mondo, in Asia come in Occidente, dove il “maoismo”
ha caratterizzato un‟epoca e plasmato correnti di pensiero, movimenti operai e generazioni di
studenti, oltre a condizionare regimi dittatoriali e socialisti, popolazioni e movimenti rivoluzionari
di molti paesi del Terzo Mondo, in Africa come in Sud America.
Con l‟espressione “Maoismo”12 si intende generalmente la dottrina politica fondata sul pensiero,
sui postulati e sulla strategia elaborata e messa in atto da Mao Zedong nella Cina del Novecento
durante il suo avvento al potere. Esso però è un termine usato prevalentemente solo da noi
occidentali, anche perché nel paese d‟origine, al posto di “maoismo”, si usa normalmente la
locuzione il “Pensiero di Mao Zedong”, con il quale si intende più specificatamente una
rielaborazione del pensiero marxista-leninista adattata alle caratteristiche specifiche della società
cinese. Il termine maoismo, da noi inteso come uno specifico modello di dottrina politica, si ritiene
che sia riferito ad una precisa strategia che comprenda l‟imposizione di un partito politico
organizzato secondo i princìpi marxisti-leninisti che ha avuto come fondamento una base
puramente contadina. Questi concetti sono stati ben evidenziati nei numerosi studi condotti dai
ricercatori dell‟Università di Harvard, ed in particolare si riscontrano nelle minuziose osservazioni
che emergono nelle opere scritte dai professori J. K. Fairbank, C. Brandt e B. Schwartz che
rileviamo nella redazione della loro “Documentary History”. 13 In quelle ricerche, che ravvisano la
tesi marxista-leninista del proletariato urbano (più sensibile e maturo), che si contrappone al
pensiero di Mao, nel quale è la classe contadina alla guida del movimento rivoluzionario, si rileva
chiaramente come l‟essenza stessa della rivoluzione cinese, il suo nucleo e la sua forza, sia da
ricercare nel movimento contadino, ed in particolare nei contadini poveri. Nello specifico emerge
quindi il concetto di “[...] una lenta elaborazione da parte di Mao di una precisa strategia [maoista]”
che aveva come fondamento la forza dei contadini poveri diretta a costituire l‟avanguardia della
rivoluzione, dove il “villaggio era considerato il centro principale dell’azione rivoluzionaria” e dove
un forte partito rivoluzionario fosse la preminente emanazione e la guida della classe contadina.
Tale strategia, che univa in un processo lungo e laborioso il marxismo-leninismo al modello
tradizionale della rivolta contadina cinese, doveva essere pianificata su una forte base di massa
formata dai contadini poveri, un partito forte ed organizzato, una efficiente Armata Rossa e
numerosi basi periferiche dalle quali portare avanti una efficace guerra rivoluzionaria. Adattando
quindi il comunismo alla particolare realtà cinese che si fondava su un‟economia prevalentemente
rurale, il “Maoismo”, inteso come distinta filosofia politica, realizzava una “rivoluzione dei
contadini” e non, come intendeva Stalin, “una rivoluzione per i contadini”.
Al contrario, secondo quanto illustrato dal professor Jerome Ch‟en, il sociologo Karl August
Wittfogel, distanziandosi dai suoi illustri colleghi e basando la sua teoria essenzialmente
sull‟analisi dei testi disponibili e non sui fatti storici documentati, respingeva l‟idea di riconoscere
il pensiero di Mao come un principio innovativo e differenziato rispetto alla teoria marxista, di
conseguenza, non accettando il concetto della classe contadina come la vera ed unica
protagonista della rivoluzione cinese, riteneva che il “Maoismo” dovesse essere riferito solo ad un
mito o ad una leggenda, rifiutandosi così di attribuirvi ulteriori significati politico-filosofici.
7
In sostanza comunque, a conferma delle considerazioni del professor Ch‟en, i ricercatori
occidentali ritenevano prevalentemente che la principale trasformazione del marxismo-leninismo
tradizionale, dovuta all‟opera di Mao, consistesse nella centralità di ruolo che aveva assunto in
Cina la classe contadina nei confronti della stessa rivoluzione, considerando, invece, solo
marginalmente l‟importanza fondamentale che aveva rivestito la fondazione di un Esercito Rosso,
formato dagli stessi lavoratori della terra, e delle numerose basi rurali distribuite sul territorio.
Procedendo con siffatto ragionamento, avallato nei fatti anche dalle conseguenze derivate dal
supposto “Culto della personalità”, tali studiosi davano così origine ad una nuova filosofia politica
costruita ed incentrata fondamentalmente sul principale artefice di quel metamorfismo che fu poi
definito e conosciuto come “Maoismo” che tanti proseliti ha prodotto nel mondo.14
Diversamente gli storici comunisti cinesi come Hu Chiao-mu e Ho Kan-chih concordano, in
prevalenza, che l‟origine e l‟essenza stessa della rivoluzione cinese con i suoi sviluppi vadano
ricercati nelle campagne dalle quali è scaturita attraverso le lotte armate, nella realizzazione delle
basi rosse, nel processo di radicalizzazione e diffusione del comunismo che si è evoluto e spinto
fino a conquistare paesi e città.
L‟opera di Mao è stata sicuramente fondamentale per la rivoluzione per quanto concerne il suo
ruolo guida e l‟insegnamento delle sue strategie, ma essi, limitandosi a definire il concetto “Mao
Tse-tung ssu-hsiang”, non hanno mai descritto la sua dottrina come “maoismo”, riservando il
pregio del suffisso “ismo” (Zhu-i) a concezioni ideologiche più originali e conformi ad un sistema
maggiormente organizzato ed articolato, come il comun-ismo fondato sul marx-ismo - lenin-ismo.15
Questa nuova dottrina politica e la convinzione di aver trovato una valida alternativa al vecchio
sistema non costituiscono quindi una innovazione totale rispetto alla precedente concezione
marxista, tanto più che Mao non ne respinse le linee guida, ma ne fornì una nuova
interpretazione, anche se il radicalismo derivato costituì poi un elemento essenziale della sua
personalità ed un aspetto non certamente trascurabile della sua azione politica.16
Insieme al “Movimento di rafforzamento” di fine „800, in Cina si sviluppò anche un‟altra corrente
che trovò le sue radici nel movimento contadino cinese. In particolare, in quel periodo, le regioni
meridionali furono sconvolte dalla Rivolta dei Taiping che combatterono con estrema decisione il
regime dei Manciù. Al di là di quelle che potevano essere le distinte motivazioni delle varie rivolte,
tutte più o meno si riconducevano alle ribellioni tradizionali contadine che, spinte dal diffuso
malcontento dovuto a condizioni di vita che a stento garantivano la sopravvivenza, perseguivano
una guerriglia di lunga durata concentrata in alcune aree specifiche e condotta con l‟aiuto dei
contadini poveri. Le rivoluzioni attuate da Sun Yat-sen nel 1911 e dal suo successore Chiang Kai-
shek nel 1926-28, con l‟intento di costituire una Repubblica democratica ma nello stesso tempo
fedele alle tradizioni confuciane, non ebbero un felice esito, anche perché esplosero e si diffusero
molto rapidamente coinvolgendo un numero eccessivo di componenti opportunistiche che
alterarono il contenuto sociale rivoluzionario.
Se andiamo a ben valutare anche Mao, coinvolgendo le masse contadine, condusse campagne di
guerra di lunga durata contro il regime partendo da basi rivoluzionarie, come fecero a suo tempo i
contadini ribelli, con la differenza che le sue motivazioni furono rafforzate dai contenuti propri
dell‟ideologia marxista-leninista rivolti contro il centro del potere costituito basato sul feudalesimo
e contro le potenze imperialiste. In gioventù, tra le altre cose, egli condusse una approfondita
analisi “scientifica” sulla situazione sociale, economica e politica dei contadini cinesi che espresse
con particolare dovizia nei suoi articoli “Analisi delle classi nella società cinese” del 1926 e
“Rapporto d’inchiesta sul movimento contadino dell’Hunan” del 1927, dai quali dedusse che per la
situazione geo-politica e sociale cinese erano i contadini poveri i più fedeli alleati del proletariato,
e solo tramite essi si poteva realizzare una rivoluzione nazionale. 17 A condurre le ribellioni
dovevano quindi essere prevalentemente i ceti meno abbienti, come la classe contadina e la classe
operaia delle città ma, secondo lui, in modo particolare dovevano essere i contadini armati a
diffondere nel paese una vera rivoluzione militare di larga portata a cui si sarebbero dovuti
collegare anche dei coinvolgimenti culturali. Per Mao quindi in Cina non poteva essere importato il
metodo rivoluzionario russo che prevedeva di sviluppare il processo rivoluzionario partendo dalla
lotta armata nelle città per poi successivamente espandere il conflitto nelle campagne. In Cina era
necessario formare il nucleo rivoluzionario nelle zone rurali e poi usare il “villaggio” per circondare
e conquistare le città. Per realizzare ciò era fondamentale poter contare sull‟appoggio delle basi
rosse, di un Esercito rosso e della rivoluzione agraria e proletaria, nonostante questa non fosse la
strada indicata da Marx e Lenin.18 Ma egli era anche ben consapevole che i contadini erano ben
lungi dall‟aver maturato una vera e propria coscienza di classe, nonostante le condizioni da fame
nella quale si ritrovavano da sempre, le quotidiane ingiustizie subite da parte dei proprietari
terrieri ed i decenni di ribellione trascorsi.
8
Fu attraverso la ridistribuzione delle terre, la riduzione delle rendite fondiarie, il taglio dei tassi di
interesse e l‟istituzione di quadri ben addestrati ed “incorrompibili”, formati secondo il sistema
sovietico ed inseriti nei ranghi medi e bassi della pubblica amministrazione, che Mao Zedong
diede un colpo formidabile agli interessi della classe borghese e dei proprietari terrieri, demolendo
così la struttura classica della società cinese; inoltre, attraverso un proprio elaborato sistema di
strategie e tattiche applicate al sistema tradizionale cinese di rivolta contadina, ha potuto
realizzare i contenuti del marxismo-leninismo adattando con successo il comunismo alla
situazione specifica della Cina.
Mao, come Marx, riteneva che l‟oggetto del Materialismo Storico,19 posto alla base del marxismo,
risiedesse nelle divisioni prodotte dalla dinamica oggettiva dei rapporti sociali di produzione e non
nell‟unità illusoria della natura umana, della politica, della filosofia e della razionalità economica
generale posta al di sopra delle classi.20 Mao Zedong, inoltre, non tollerava le derive deviazioniste e
restauratrici e quando scoprì l‟esistenza di queste componenti non esitò di avvalersi di metodi
estremi per eliminarle.
Nel corso delle campagne contro i nemici interni, in seno al popolo ed in seno alla classe politica,
realizzò la teoria della “Rivoluzione continua sotto la dittatura del proletariato”. In questa ottica si
ritiene che la Rivoluzione Culturale Proletaria fu la conseguenza delle “contraddizioni interne ed
esterne” che si verificarono in Cina durante gli anni „50 e ‟60.21
In riferimento a quanto esposto dallo studioso Wang Wei Ping, lo sviluppo del Pensiero politico di
Mao si può quindi dividere sommariamente in quattro fasi:
1) Formazione della teoria di usare il villaggio per circondare le città e conquistarle.
2) Formazione della teoria della “Rivoluzione neodemocratica” basata sulla prima teoria.
3) Il Pensiero sulla costruzione socialista.
4) Formazione della teoria della Rivoluzione continua sotto la dittatura del proletariato.22
Secondo Mao il modello della rivoluzione cinese poteva essere esportato anche verso altri paesi
sottosviluppati dove esisteva uno sviluppo ineguale, il territorio era vasto e la popolazione
numerosa.23 Nelle aree più isolate di quei paesi dove sussistono quelle determinate condizioni,
dove il controllo da parte del governo è più blando e dove parte della popolazione è ridotta alla
fame, possono facilmente sorgere delle basi comuniste dalle quali è possibile innescare il processo
rivoluzionario. Ciò è spiegato anche dalla teoria leninista dell‟anello più debole della catena che
spiega come mai la rivoluzione sia scoppiata in Russia, dove il potere della borghesia era
maggiormente disperso e frammentato, di conseguenza più debole, e non in un altro paese
industrialmente più avanzato.
Nel provare a mettere in luce i fatti storici ed i momenti essenziali in cui si articola il pensiero di
Mao Zedong e gli aspetti centrali della sua elaborazione filosofica, ho cercato di capire che tipo di
messaggio politico egli abbia voluto trasmettere e quale sia la sua attuale validità, ammesso che
ancora oggi il suo “Pensiero” possa trovare un qualche seguito, ma, d‟altra parte, le opinioni che
mi sono formato e le conclusioni a cui sono giunto non sono certo definitive.
Hangzhou – Buddha nella roccia
www.chinadiscover.org
9
CAPITOLO I
CENNI STORICI
Una analisi, se pur breve, del periodo storico in oggetto si rende indispensabile anche perché,
senza una conoscenza pur approssimativa del contesto storico, filosofico e culturale cinese nel
quale si sono sviluppati tali avvenimenti, parlare di Mao Zedong diventa oggettivamente piuttosto
difficile.24
Mentre l‟Europa già nel XIX secolo, grazie al formidabile sviluppo dovuto alla rivoluzione
industriale, aveva raggiunto una considerevole potenza economica e militare, maturando una
irrefrenabile necessità di espansione, la Cina dello stesso periodo stava attraversando una
progressiva fase di stagnazione, se non di involuzione, così che il conflitto tra le due civiltà
divenne presto inevitabile.
Dopo secoli di incessanti lotte interne che videro il succedersi di vari imperi, dal 1644 la Cina fu
dominata dalla dinastia mancese dei Qing proveniente dalle lontane regioni del nord, che i cinesi
“Han” del sud percepirono sin dall‟inizio come invasori stranieri, i quali basarono il proprio potere
prevalentemente su un dominio di tipo feudale basato sulla forte oppressione esercitata nei
confronti del popolo e delle grandi masse contadine. Il paese di conseguenza riuscì ad uscire dalle
secche del medioevo solo verso la fine del XVIII secolo, quando fu fondato un unico Stato unitario
caratterizzato da una forte burocrazia centralizzata, che dominava su una immobile società
agricola continuamente scossa dagli incessanti conflitti esistenti tra una classe di contadini,
sempre costretti a vivere ai limiti della sussistenza, ed i grandi proprietari terrieri che si
dividevano i frutti del potere locale. Il controllo dell‟immenso Impero era di fatto esercitato da un
significativo numero di funzionari, da noi conosciuti come “Mandarini” che, gestendo il monopolio
del potere e della cultura, avevano il compito di garantire l‟integrità del sistema, la continuità,
l‟armonia sociale e si preoccupavano di rendere “eterno” l‟equilibrio sociale acquisito.
Lo Stato all‟epoca controllava ampi settori della vita economica del paese, deteneva il monopolio
del sale, la proprietà del sottosuolo, che sfruttava direttamente o dava in concessione, gestiva
aziende manifatturiere ed imprese per la costruzione di argini e dighe che dovevano prevenire
inondazioni e disastri affinché si perpetuasse il favore celeste (il “Mandato del Cielo), tramite il
quale la dinastia al potere continuava ad esercitare la sua autorità. La rilevante crescita
demografica del paese, naturale conseguenza dello sviluppo economico avvenuto all‟apogeo della
dinastia Qing, conclusosi con il regno dell‟imperatore Qianlong (r. 1736-1796)25 durante il quale la
Cina dei Manciù raggiunse la massima espansione territoriale ed il culmine della sua potenza,
ruppe l‟equilibrio che consentiva il giusto rapporto tra la valorizzazione del suolo ed il lavoro
dell‟uomo. Alla moltiplicazione della popolazione non corrispose più un aumento della produttività
ed il deficit dei rendimenti non fu più compensato dalle terre di nuova conquista.
La popolazione cinese raggiunse così i 300 milioni di individui all‟inizio del 1800 e superò i 400
milioni verso il 1850.26
Già agli inizi del 1820 una profonda crisi economica e monetaria, esasperata dall‟importazione e
dalla massiccia distribuzione illegale dell‟oppio, sconvolse profondamente la Cina soprattutto nelle
sue regioni meridionali, causando nel suo percorso notevoli sacche di miseria, una diffusa
mortalità, disordini sociali ed una conseguente migrazione verso le aree meno popolate del paese.
La crisi nella quale era sprofondato lo Stato aveva creato un vuoto di potere che rapidamente era
stato colmato dai contropoteri delle potenti lobby dei viceré, dei funzionari e notabili locali e, per
contrapposizione, dalle sette segrete che in quel periodo conobbero un momento di notevole
espansione. L‟esasperate e ripetute ribellioni sociali provocarono una progressiva e caotica
militarizzazione dello Stato, che si diffuse a macchia di leopardo soprattutto in quelle aree dove
più prominente si era radicalizzato il dominio dei signorotti locali, che neanche la riunificazione
del paese realizzata da Chiang Kai-shek nel 1927 era riuscito a neutralizzare e che durò sino
all‟avvento al potere dei comunisti.27
Per non allontanarsi troppo dalla storia che ci riguarda e ripercorrere brevemente tali
avvenimenti, già intorno al 1840 la Gran Bretagna, all‟epoca potenza imperiale per eccellenza, per
garantirsi la penetrazione commerciale nel paese attaccò la Cina. Ebbe così inizio la Prima Guerra
dell‟Oppio 28 che si concluse nel 1842 con la stesura dei “Trattati ineguali” a Nanchino che
contemplarono la cessione agli inglesi di Hong Kong a cui seguì la concessione forzata di nuovi
insediamenti territoriali stranieri a Shanghai ed in altre quattro grandi città portuali cinesi.
Tra il 1850 ed il 1870 la profonda condizione di miseria imperante nel mondo contadino,
esasperata da una ragguardevole diminuzione delle risorse, resa ancor più manifesta dal forte
aumento demografico, scatenò una grande ondata rivoluzionaria nella società agraria cinese.
10
Nelle città, come nelle campagne, si costituirono numerose società segrete (Società
dell‟Osservanza, la Triade, la Picche Rossa, il Loto Bianco, i Nian ecc.) che proliferarono
rapidamente reclutando tra le loro fila un numero sempre crescente di poveri ed emarginati.
In particolare, nel 1851, la nuova grave crisi economica che dilagava in vaste aree del paese
provocò una grande rivolta armata contadina che diede vita ad un movimento conosciuto come il
Taiping Tienkuo (Celeste regno della grande pace), una organizzazione popolare di carattere
sociale, economico e religioso che mirava alla realizzazione di una riforma agraria radicale.
Un importante processo di cristianizzazione si sviluppò nel delta cantonese prima ancora
dell‟apertura della Cina verso il mondo esterno, e ad esso si convertirono sia l‟ “Imperatore
Taiping” Hong Xiuquan, sia il leader politico Sun Yat-sen. Ma la ribellione non fu certo priva di
ambiguità e la diffusione del cristianesimo provocò anche un profondo odio e violente repressioni
nei confronti dei missionari, oltre a sanguinose guerre di fazione che costituirono una delle cause
scatenanti della Seconda Guerra dell‟Oppio e degli interventi militari delle Potenze Occidentali,
fino alla rivolta dei Boxer del 1900. 29 I Taiping riuscirono comunque a formare un possente
esercito contadino, religioso e particolarmente fedele ai princìpi guida della “Associazione” che
estese il proprio dominio sulla Cina centrale e meridionale in nome di un cristianesimo ugualitario
e spesso, per nulla intimorito della reazione dell‟esercito imperiale, si spinse anche verso Nord
effettuando incursioni perfino nei dintorni di Pechino. Tra il 1856 ed il 1860 si svolse la Seconda
Guerra dell‟oppio che si concluse con l‟occupazione di Pechino da parte delle truppe inglesi e
francesi e l‟incendio del Palazzo d‟Estate dell‟Imperatore. Come ritorsione alla sua legittima
reazione, oltre al dover subire l‟espansionismo coloniale e pagare i danni di guerra, la Cina dovette
concedere il diritto di residenza degli occupanti nella stessa capitale.
Tra il 1858 ed il 1860, con i trattati di Tientsin e di Pechino, l‟Impero cinese fu costretto a
rilasciare nuove importanti concessioni ed a pagare consistenti indennità di guerra alle Potenze
straniere, di conseguenza la sua economia, da sempre prevalentemente agricola, ne risentì
significativamente determinando uno stato di grave crisi economica, soprattutto nella Cina
meridionale, che ebbe come ulteriore ripercussione la concentrazione delle terre nelle mani dei
grandi proprietari terrieri.
Nel 1864, dopo alterne vicende, numerosi combattimenti e tragici episodi di violenza, anche a
causa di forti dissidi interni la rivolta dei Taiping fu domata con successo dal deciso intervento
dell‟esercito imperiale della Manciuria, condotto dal generale Zeng Guofan che, reso ancor più
forte dall‟aiuto ricevuto dalle Potenze occidentali, riuscì a sgominare i rivoltosi. Per sdebitarsi con
gli stranieri, la Corte Imperiale fu così costretta a rilasciare nuove ulteriori concessioni.
Nel frattempo, in parallelo, il processo di colonizzazione portato avanti dagli Stati imperialisti
occidentali proseguiva senza soste.
La Francia, dopo aver assoggettato il popolo vietnamita e respinto l‟intervento militare cinese, si
era appropriata dell‟Indocina, trasformando la Penisola in un proprio protettorato e sottraendola
di fatto all‟autorità dell‟Impero. Nell‟agosto del 1884 l‟ammiraglio Courbet bombardò l‟arsenale
militare di Fuzhou, colò a picco buona parte della flotta cinese, affondando circa una ventina di
navi, bloccò l‟isola di Formosa e penetrò verso l‟interno. La Terza Repubblica francese, dopo aver
occupato il porto di Canton, estese poi la sua influenza anche sulle tre province sud-occidentali
cinesi del Guangdong, Yunnan e Sichuan. In quello stesso periodo l‟esercito del Regno Unito era
riuscito a addentrarsi con estrema facilità nelle regioni interne del bacino del fiume Yangtze,
conquistando vaste aree di notevole importanza mineraria e commerciale, la Russia aveva invaso
la Manciuria e la Germania occupato la penisola dello Shandong. Le più importanti miniere del
paese furono quindi acquisite in concessione da società governative occidentali che costruirono
ferrovie e controllarono i commerci più importanti, le banche, le attività industriali, le dogane.
Alla fine del XIX secolo Inghilterra, Francia, Germania e Russia si erano insediate col potere delle
armi nelle principali città dell‟Impero, aprendo propri consolati e formando “Zone speciali
d‟influenza” controllate da apposite società commerciali protette da propri contingenti militari,
riducendo la Cina ai limiti della disgregazione.
La Cina, - “Zhongguo” – che tradotto letteralmente significa il “Paese del Centro”, “l‟unico Stato ad
essere in contatto con il Cielo grazie alla mediazione del suo Imperatore”, nonché “la sola Potenza
millenaria depositaria della civiltà e culla del sapere umano” che da sempre si trovava interamente
circondata da popoli barbari, dovette così subire l‟onta della conquista e della sua spartizione da
parte delle Potenze imperialiste. E‟ per questo motivo che diviene più che comprensibile il sussulto
di orgoglio nazionale di un popolo consapevole della grandezza della propria civiltà ed anche
l‟immensa collera che lo assalì davanti ad uno smembramento in piena regola del proprio
territorio e dei possedimenti statali, che fu definito dagli storici inglesi "Break-up of China", e
successivamente il suo totale smarrimento di fronte all‟impotenza delle proprie forze armate.
11
Quando Mao Zedong nacque alla fine del 1800, la Cina stava quindi attraversando un periodo
storico molto buio. All'epoca, infatti, la dinastia Qing, 30 che regnava sulla Cina da oltre
duecentocinquanta anni, si era avviata inesorabilmente verso il viale del tramonto. Le numerose
rivolte interne dei contadini ribelli e degli oppositori al regime e le continue sconfitte militari e
politiche subite contro le Potenze straniere dominanti destabilizzarono un equilibrio di per se già
molto precario che umiliò inevitabilmente, giorno dopo giorno, il governo dell‟ “Impero di Mezzo”.
A seguito di quei drammatici avvenimenti alcuni politici dell‟epoca ritennero perfino possibile
l‟intera conquista della Cina e la sua spartizione tra le Potenze colonizzatrici.
La Cina in quegli anni non possedeva un proprio esercito unitario ed una marina nazionale, ma in
seguito alla ribellione dei Taiping le forze armate imperiali furono riordinate e distinte in divisioni
Manciù, Mongole, Musulmane e Cinesi Han, separate tra loro e divise in comandi regionali
praticamente indipendenti. Durante le guerre che seguirono la maggior parte dei combattimenti
furono sostenuti dall' “Esercito Beiyang” 31 che da allora rappresentò il simbolo e la forza
principale del nuovo esercito cinese, nonostante che la corruzione e la morale rappresentassero da
sempre, sia nell‟apparato politico che in quello militare, problematiche molto serie, poiché il
malcontento dilagava, le paghe erano basse, l'uso dell'oppio era diffuso e pessimi comandanti
contribuirono a maturare sconfitte alquanto disonorevoli.
Durante la Prima guerra sino-giapponese del 1894-95,32 che fu combattuta per il controllo della
Corea, l'esercito giapponese composto essenzialmente da coscritti e guidato da ufficiali
professionisti ben addestrati in accademia sconfisse facilmente l'esercito Beiyang, che allora era la
miglior forza militare che la Cina potesse mettere in campo, ed anche ciò che era rimasto della
flotta navale cinese fu interamente distrutto dalla marina nipponica. A seguito del Trattato di
Shimonoseki33 del 17 aprile 1895, che preannunciò il nascere dell‟imperialismo giapponese in
Asia, il Celeste Impero perse la Corea, a cui fu concessa l‟indipendenza, inoltre l‟isola di Formosa,
parte della Manciuria e le isole Penghu (Pescadores) furono cedute al Giappone. Oltre a ciò
l‟Impero cinese fu costretto a pagare, per mezzo delle sue dogane marittime, che per l‟occasione si
trasformarono in esattorie, un‟indennità di guerra pari a 200 milioni di Tael d‟argento suddivisa in
otto rate. Il Giappone, forte della clausola di nazione più favorita, come le altre Potenze occidentali
iniziò a sua volta a costruire fabbriche sui territori occupati, dando così inizio al periodo della
“battaglia delle concessioni”.34 La sconfitta subita ad opera del Paese del Sol Levante rappresentò
per i cinesi un peso particolarmente umiliante da sopportare, perché fino ad allora il Giappone era
considerato una nazione tradizionalmente tributaria della Cina.
La Francia, la Germania e la Russia si allearono in seguito nel Triplice Intervento, per impedire al
Giappone di espandere ulteriormente le proprie conquiste in Cina. Ciò fu il preludio alla
successiva guerra russo-giapponese combattuta nel 1904-1905 che, vinta dall‟Impero del Sol
Levante, dimostrò al mondo che il Giappone da allora doveva essere considerato una potenza alla
pari dei grandi paesi occidentali e come forza dominante in Asia. La sua rapida espansione
economica e industriale fece paragonare la sua crescita a quella della Germania.
La disfatta cinese subita ad opera del Giappone e l‟occupazione straniera screditarono le “politiche
di autorafforzamento” che erano state introdotte in quegli anni allo scopo di risollevare
economicamente il paese e creare una forte flotta ed un potente esercito; inoltre, le clausole
stabilite nel trattato di Shimonoseki infiammarono la nobiltà, la borghesia ed il mondo della
cultura, studenti compresi, i quali si organizzarono intensificando le pressioni e le manifestazioni
finalizzate a raggiungere l‟indipendenza ed una modernizzazione più radicale della società. 35
Alla fine del XIX secolo, tra le altre cose, in alcune delle principali città, come Pechino, Shanghai,
Canton ed altri centri della Costa orientale, si sviluppò una nuova classe sociale intermedia che,
per tenore di vita, costumi, aperture commerciali, nuovi interessi culturali, propensione agli studi,
ecc., aveva costituito un nuovo ceto borghese ed una prima forma di organizzazione industriale
che si discostava sempre più dalla stragrande parte della popolazione operaia e contadina, povera
ed ignorante. Tra i componenti di questo nuovo ceto medio circolavano giornali, riviste e manifesti
di chiaro stampo politico e riformatore volti a diffondere un nuovo cambiamento sociale e
istituzionale e adeguare la nuova società ad un mondo in rapida evoluzione sempre più
caratterizzato dalle continue innovazioni scientifiche e tecnologiche derivate prevalentemente dalla
colonizzazione occidentale, come l'avvento di nuovi sistemi di comunicazione, dal telegrafo alle
ferrovie, alle biblioteche pubbliche, ed il nuovo irruento processo di industrializzazione che si
stava sempre più diffondendo nei grandi centri urbani.
Alcuni importanti funzionari governativi con rappresentanti del nuovo ceto borghese e parte della
classe intellettuale promossero un tentativo di rinnovamento amministrativo e sociale che sfociò
in una serie di provvedimenti ufficiali, le “Riforme dei Cento Giorni” del 1898, che furono
promulgati dall‟imperatore Guangxu nel tentativo di modernizzare l‟Impero.
12
Le nuove disposizioni, mirate ad imitare il successo ottenuto dal Giappone durante il periodo del
Rinnovamento Meiji, 36 furono elaborate e raccolte in quaranta editti imperiali che videro la
collaborazione di personalità politiche riformiste di grande rilevanza culturale, come Kang Youwei,
Liang Qichao ed altri ragguardevoli uomini di pensiero. Importanti provvedimenti furono previsti
per la riforma dell‟agricoltura, l‟ammodernamento dell‟esercito, che doveva prevedere anche la
coscrizione obbligatoria, la modifica del sistema degli esami imperiali, fu incentivata la
realizzazione delle industrie e della ferrovia, concessa una maggiore liberalizzazione del commercio
e della società, pianificata la trasformazione della classe dirigente, inoltre furono autorizzate
alcune organizzazioni politiche e pubblicati diversi quotidiani.
Tali riforme si conclusero però con un nulla di fatto soprattutto per la reazione di certi gruppi
conservatori, dietro i quali si celava la volontà dell‟imperatrice madre Cixi37 che aveva giudicato lo
spirito rinnovatore troppo radicale ed avverso alla tradizione cinese.
L‟imperatrice reggente Cixi (1835-1908), zia del penultimo imperatore Qing, costituì un esempio
concreto di doppiezza, corruzione, crudeltà e seduzione, ma dimostrò anche di possedere un
notevole senso dello Stato e grande intelligenza nell‟uso del potere politico che le consentì di
destreggiarsi abilmente tra le continue pressioni dei gruppi conservatori e di quelli riformisti,
riuscendo a rimanere al potere sino alla caduta dell‟Impero.38
L‟Imperatrice vedova Cixi - (wikipedia)
Nello stesso periodo i contadini costituirono un movimento armato organizzato contro gli stranieri
e diedero il via a disordini ed agitazioni mirate, note come la “Rivolta dei Boxer”39 del 1898-1900,
che ebbero l‟approvazione della Corte. I Boxer erano i componenti di una società segreta originaria
della provincia dello Shandong che si dimostrò particolarmente ostile all‟invasione straniera. I
suoi membri praticavano il pugilato e le arti marziali e rifiutavano l‟uso delle armi, nella
convinzione che la boxe e gli amuleti posseduti li avrebbero resi invincibili.
Nel 1900 i Boxer, col sostegno dell‟imperatrice reggente Cixi, provocarono una gigantesca
sollevazione popolare contro gli stranieri che si materializzò con il blocco della ferrovia Pechino-
Tianjing, l‟assalto alle linee del telegrafo, l‟assedio del quartiere delle ambasciate a Pechino rivolto
contro le legazioni ed i consolati esteri, l‟aggressione sia alle missioni cattoliche, che in quel
periodo erano ormai in declino, sia alle missioni protestanti, allora intensamente in attività.
In particolare la repressione rivolta contro i cristiani fu molto violenta, ed innumerevoli massacri
di missionari, sacerdoti, suore e laici furono commessi soprattutto nelle province del paese.
Secondo alcuni storici sembra che l‟Imperatrice di proposito abbia in qualche modo sfruttato, se
non favorito, tale insurrezione, al fine di allontanare dal paese la scomoda presenza straniera.40
Da quelle rivolte scaturì la cosiddetta “Guerra dei Boxer” che gli Stati imperialisti dichiararono
contro la Cina al fine di domare il movimento xenofobo. I rivoltosi riuscirono all‟inizio a
conquistare Pechino, ma la reazione delle Potenze occupanti fu altrettanto dura e si concretizzò
con l‟intervento di una forza congiunta composta dalle truppe di otto paesi stranieri, Francia,
Germania, Regno Unito, Giappone, Stati Uniti, Italia, Russia e Austria-Ungheria. Nei primi giorni
di agosto del 1900, 16.000 soldati dell‟alleanza riconquistarono Tianjing ed il 14 entrarono a
Pechino liberando il corpo diplomatico ed i cinesi cattolici che si erano asserragliati nella
cattedrale di Beitang. L‟imperatrice reggente Cixi insieme alla famiglia reale, che nel frattempo era
riuscita a fuggire alla volta della città di Xian, una volta che fu raggiunta e fermata dalle forze
della coalizione, negò ogni sua responsabilità, addossando tutte le colpe al movimento dei Boxer.
La rappresaglia contro i Boxer autori degli eccidi, contro i fiancheggiatori e quella parte di
popolazione accusata di aver appoggiato i ribelli fu molto cruenta, Pechino fu devastata e
saccheggiata, i palazzi reali furono distrutti e migliaia di cinesi furono passati per le armi.
13
L‟imperatrice fu costretta a firmare il cosiddetto “Protocollo dei Boxer” che impose al paese nuove
condizioni vessatorie, il pagamento di una rilevante indennità di guerra, la cessione delle dogane e
la concessione alle truppe straniere del diritto di residenza nel quartiere delle legazioni.
La Cina divenne così sempre più succube delle Potenze straniere vincitrici e l‟imperatrice reggente
Cixi fu obbligata ad avvicinarsi al programma di modernizzazione del paese che era sostenuto
anche dalla componente politica riformista.
Boxer – Tianjing - (Wikipedia)
Ancora oggi la rivolta dei Boxer è oggetto di alcune divergenze internazionali.
Il primo ottobre del 2000, infatti, il papa Giovanni Paolo II proclamò santi i 120 martiri cattolici
sterminati dai Boxer, provocando una serie di aspre polemiche tra lo Stato del Vaticano e la
Repubblica Popolare Cinese.41
Tra il 1901 ed il 1911 nella Cina imperiale si susseguirono alcuni tentativi di instaurare un
sostanziale processo di riforma ma ciò non fu sufficiente ad arginare il rafforzamento dei
movimenti d‟opposizione nazionalisti e repubblicani.
Come accennato in precedenza, durante l‟inizio del Novecento molte società segrete furono fondate
nelle principali città cinesi con lo scopo di intraprendere attività sovversive e rivoluzionarie volte
ad abbattere l‟impero dei Qing. Numerose insurrezioni armate scoppiarono nel paese nel corso di
quegli anni, ma tutte furono prontamente domate e fallirono miseramente.
Oltre che dalle continue agitazioni sociali, la dinastia regnante fu ulteriormente indebolita
dall‟opposizione dei rappresentanti delle assemblee dei notabili locali, presenti in ogni provincia
per imposizione della stessa Corte, sui quali esercitavano forti pressioni sia i membri
dell'opposizione, sia i riformisti del nuovo agguerrito ceto medio commerciale che, ispirati dal
nuovo spirito innovatore, premevano per l'istituzione di un nuovo parlamento nazionale e per
l'esercizio del potere legislativo. L‟azione riformatrice tendente alla modernizzazione economica e
sociale del paese, come alla formazione di un governo rappresentativo, fu spinta in particolare da
alcuni alti esponenti del movimento riformatore che riuscirono a godere, in alcuni momenti, anche
della protezione della burocrazia imperiale. Tra questi lo studioso calligrafo Kang Youwei (1885-
1927), che propendeva per la costituzione di una assemblea di letterati, la riforma del sistema
degli esami imperiali e lo sviluppo delle infrastrutture, e lo scrittore, giornalista e filosofo Liang
Qichao (1873-1927), che pose le basi per l‟attuazione di un moderno nazionalismo e di una
emancipazione della società rivolto contro la dinastia imperiale e la minaccia degli invasori.42
Nel 1905 fu abolito il sistema degli Esami Imperiali che da secoli erano stati istituiti per accedere
alla carriera di funzionario ed al mandarinato.
Poco dopo la conclusione del conflitto col Giappone, l‟esule politico cinese dottor Sun Yat-sen,43
fondò a Tokio il Movimento Rivoluzionario Repubblicano, che nel futuro si sarebbe trasformato nel
Partito del Guomindang, il Partito Nazionalista o GMD, col fermo obiettivo di intensificare l‟attività
sovversiva ai danni del regime imperiale mancese.
Nel 1905 a Tokyo l’intellettuale cinese Sun Yat-sen fondò la "Lega giurata", poi ribattezzata nel 1912
"Guomindang" (Partito del popolo e del paese). Gli obiettivi erano quelli di un nazionalismo
progressista, non alieno da simpatie socialiste. Fu sulla base di questi obiettivi che fu fondata la
Prima Repubblica Cinese. Ma Sun Yat-sen morì presto, nel 1925. La lotta per la successione fu lunga
e aspra: da essa emerse la figura di Chiang Kai-shek, militare che aveva studiato a Mosca (era il
tempo in cui, contro l'anarchia dei Signori della guerra, il Guomindang aveva stretto un patto con il
Partito Comunista) pur con forti convinzioni antibolsceviche. Gli obiettivi del Guomindang di Chiang
furono quindi essenzialmente nazionalisti, ma anche anticomunisti.