Problemi che sono cresciuti nel corso degli anni fino ad assumere la
forma di una spada di Damocle sul buon funzionamento della scuola.
Questo lavoro non nutre pretese di esaustività, né tanto meno pretese
risolutive di un malessere che deve essere riconosciuto, analizzato e
affrontato in primo luogo da coloro che ne sono portatori e comunque
dalla comunità scolastica nel suo complesso.
7
INTRODUZIONE
LA PROFESSIONE DOCENTE OGGI
Negli ultimi quarant’anni molte cose sono cambiate nel modo di
intendere il processo formativo che avviene nella scuola primaria e
secondaria. Benché la concezione ‘puerocentrica’ della pedagogia, che
consisteva nel porre il bambino al centro del processo formativo, fosse
stata introdotta da Rousseau e si fosse affermata come teoria scientifica
con John Dewey all’inizio del Ventesimo secolo, è stata recepita dalla
scuola italiana solo dopo gli anni Sessanta. Fino ad allora era l’allievo
che doveva adattarsi al docente, unico dispensatore di nozioni atte a
formare il buon cittadino.
Le prime ricerche effettuate negli Stati Uniti negli anni Sessanta e
Settanta al fine di indagare il comportamento degli insegnanti miravano
a tracciare il profilo del docente ‘perfetto’, le cui caratteristiche lo
rendevano capace di dispensare un insegnamento il più efficace
possibile. Ben presto ci si rese conto però che non era possibile indagare
scientificamente il comportamento dell’insegnante disgiunto da quello
dell’allievo.
1
Dopo le varie riforme che si sono succedute nella scuola italiana e che
hanno innalzato il limite d’età dell’obbligo scolastico, il fulcro del
processo di insegnamento-apprendimento è diventato l’allievo. Questo,
secondo alcuni, ha portato a trascurare il peso dell’insegnamento e di
conseguenza il ruolo del docente in questo processo.
2
1
Rezzara A., Alcuni orientamenti di ricerca, in AA.VV. Appunti per una ricerca sugli stili educativi, Milano,
CUEM, 2000, p. 20
2
Floris P., Il mestiere dell’insegnante, in La vita scolastica, 2004, 11, pp.15-16
8
Secondo Floris, ispettore scolastico nella Regione Valle d’Aosta,
l’eccessiva enfasi posta sul ruolo del discente porta ad attribuire l’intera
responsabilità del processo formativo e quindi del suo successo o
insuccesso all’allievo, mentre “bisogna accettare l’idea che è
l’insegnamento il più importante dei fattori di regolazione del processo
educativo.”
3
Floris pone anche l’accento su come la professione dell’insegnante non
consista soltanto nel dispensare nozioni, ma accolga in sé aspetti
organizzativi, psicologici e relazionali. Ciò fa sì che la distanza tra
“compito prescritto” e “compito reale” sia a volte molto grande.
4
A questo va aggiunto il fatto che la società moderna è in veloce
cambiamento e che la scuola come istituzione e quindi gli insegnanti
come persone reali hanno il ruolo di mediare tra le istanze che
provengono dall’esterno e le necessità formative che il mondo del
lavoro richiede.
Paradossalmente questa importanza del ruolo della scuola come
istituzione, lungi dal portare ad un aumento del prestigio sociale degli
insegnanti, ha portato ad un diffuso malessere nei docenti generalmente
presente in tutti i paesi industrializzati.
La situazione italiana presenta però alcune particolarità sintetizzate in:
a. “inadeguatezza della formazione professionale degli insegnanti
b. scarsa propensione degli insegnanti all’innovazione didattica”
5
Molte ricerche hanno evidenziato come la percezione del prestigio
sociale della loro professione presso gli insegnanti sia molto diminuita
nel corso degli ultimi dieci anni portando a fenomeni diffusi di
3
ibidem, p. 16
4
ibidem
5
Basaglia G., Lodolo D’Oria V., Immagine e salute degli insegnanti in Italia: situazioni, problemi e proposte,
Background Report Del Ministero Istruzione Università e Ricerca per il progetto OCSE-Insegnanti 2002-2004,
materiale scaricato dal sito www.fondazioneiard.org
9
demotivazione per il proprio lavoro, a forme di stress e talvolta a veri e
propri episodi di burn out.
Questa tesi di laurea mira ad indagare i fenomeni di burn out negli
insegnanti di scuola media di I grado. Essa parte da una ricognizione nel
primo capitolo dello stress e del burn out nella letteratura italiana e
straniera cercando di metterne in luce le caratteristiche e le modalità di
manifestazione, prosegue poi nel secondo capitolo con una panoramica
delle ricerche quantitative svolte in Italia e all’estero per cercare di
indagare la quantità di insoddisfazione presente negli insegnanti.
Il terzo capitolo presenta i risultati di alcune interviste non strutturate
fatte ad una ventina di docenti di scuola media di I grado della città di
Novara in cui si è cercato di mettere in luce le motivazioni sottostanti la
scelta della professione di insegnante, i momenti maggiormente amati
ed odiati del loro lavoro, il loro rapporto con gli allievi e il grado di
stress causato dalla professione che essi percepiscono.
Nel quarto capitolo vengono esaminate alcune proposte di interventi
istituzionali per ridurre lo stress e i fenomeni di burn out negli
insegnanti.
Infine in appendice vengono riportate tre interviste integrali a tre
docenti, due ancora in servizio e una terza licenziatasi dalla scuola per
intraprendere un’altra professione.
10
CAPITOLO PRIMO
LO STRESS DELL’INSEGNANTE
Nel 1950 il poeta T.S. Eliot che, dopo il matrimonio, aveva lavorato per otto
anni in una banca, scriveva:
Non ho mai lavorato in una miniera di carbone né in una
miniera di uranio né ho mai pescato aringhe su un peschereccio,
ma so per esperienza che lavorare in una banca dalle 9 e 15 alle
17 e 30 con un sabato libero ogni due settimane e due settimane
di ferie l’anno è riposante in confronto ad insegnare in una
scuola.
1
Più di mezzo secolo è trascorso da quando l’autore di Assassinio nella
cattedrale scriveva queste parole, ma da allora il mestiere del docente non ha
diminuito la sua complessità, anzi in tutti i Paesi occidentali esso ha assunto
connotazioni sempre più critiche in quanto sempre più critica ed esposta al
rischio è diventata la società moderna. L’integrazione nelle classi normali di
allievi portatori di handicap, l’esigenza di accogliere e di istruire ragazzi
provenienti da Paesi con lingue e culture a volte molto diverse dalla nostra,
nuove tecnologie e riforme che vengono proposte e talvolta imposte ai docenti
ed infine sempre maggiori adempimenti burocratici richiesti a chi lavora nella
scuola hanno reso la professione del docente una professione ad alto rischio di
disagio lavorativo.
Marco Rossi-Doria, maestro elementare per vocazione e vincitore di cattedra a
ventuno anni, si pone domande circa la sua scelta, domande che tutti i docenti
dovrebbero porsi e che spesso non fanno: “Hai scelto così perché ti piacciono i
1
Eliot T.S. The aims of education: the conflict between aims. In Eliot T.S., To criticize the critic and other
writings, London, Faber & Faber, 1965, traduzione in italiano nostra
11
bambini, la loro voce, i gesti, le domande a cui devi dare per forza risposta, che
ti obbligano a una qualche dirittura in un’ora del mondo che ti pare abbia perso
di senso? Dillo. Ti offrono un potere che pensi di poter esercitare con misura
più di altri? Dillo. Vuoi salvarli? E se sì da cosa vuoi salvarli?”
2
E poco più avanti si pone un’altra pressante domanda: “Hai dentro la continua e
sempre urgente necessità di essere voluto bene, accolto, apprezzato?”
3
E gli
insegnanti di tutto il mondo non sono forse come tutti gli altri esseri umani
desiderosi di essere riconosciuti, stimati, apprezzati per ciò che sono e per ciò
che fanno? E come tutti gli esseri umani provano rabbia, frustrazione, angoscia
quando ciò non accade, quando il loro lavoro ancorché faticoso viene
misconosciuto, sminuito, continuamente ridefinito dalle istituzioni pubbliche. Il
mestiere dell’insegnante è quello più soggetto a luoghi comuni e pregiudizi,
primi fra tutti la scarsità delle ore lavorative e la lunghezza delle vacanze, ma,
come dice ancora Rossi-Doria, “quanti e quanti sono gli altri insegnanti qui
dentro che si dannano come te perché la scuola vada, che lavorano con
cura….”
4
essi devono “reggere” i bambini, i colleghi, i dirigenti, i genitori, le
circolari, le riforme e a volte non reggono e allora ecco subentrare la rabbia, la
frustrazione, lo stress che possono sfociare in burn out e quindi in veri e propri
disturbi fisici.
2
Rossi-Doria M., Di mestiere faccio il maestro, Napoli, l’Ancora del Mediterraneo, 1999, p. 35
3
ibid.
4
ibid., p. 87
12
Cause e conseguenze dello stress
Kyriacou
5
fa provenire lo stress degli insegnanti da quattro fattori:
ξ cattivo comportamento degli allievi
ξ cattive condizioni di lavoro
ξ scarsità di tempo
ξ relazioni poco gratificanti all’interno della scuola.
Molti insegnanti si trovano nella situazione in cui la componente di autonomia
discrezionale della mansione, cioè la gestione della classe come esperienza
individuale e creativa, viene percepita come soverchiante la componente
prescrittiva della mansione, cioè il trasmettere nozioni imparate in anni di
studio. In questa situazione esiste il pericolo di sviluppare ansia depressiva,
pericolo reso ancora più probabile se si inserisce il fattore retribuzione. La quasi
totalità della classe docente ritiene infatti che la retribuzione degli insegnanti
non sia commisurata né alla componente prescrittiva né tantomeno a quella
discrezionale della professione.
6
La teoria psicosocioanalitica può ancora venirci in aiuto mentre cerchiamo di
capire come ha origine la crisi di motivazione dei docenti, quando parla del
compito primario delle organizzazioni che si suddivide in due elementi
fondamentali: da una parte il compito istituzionale dell’organizzazione e
dall’altra la difesa dei suoi membri dalle ansie di base. Le ansie di base sono di
triplice natura, cioè ansia confusionale quando l’individuo si sente sopraffatto
dall’incertezza e dall’ignoto, ansia persecutoria quando l’organizzazione limita i
suoi membri e non permette loro di mettere in luce le loro qualità e ansia
depressiva quando gli individui si sentono inadeguati a ciò che l’organizzazione
5
Kyriacou C., Teacher stress: past and present in Dunham J., Varma V. (ed.), Stress in teachers, London,
Whurr Publishers Ltd, 1998
6
Forti D., Varchetta G., L’approccio psicosocioanalitico allo sviluppo delle organizzazioni, Milano, Franco
Angeli, 2001
13
chiede loro. Secondo questa prospettiva è la scuola stessa come istituzione
responsabile del malessere dei docenti che operano in essa. Infatti gli insegnanti
di scuole vivaci e attive con un collegio docenti coeso e buoni rapporti tra
dirigente e corpo docenti hanno meno casi di burn out anche se si trovano in
zone a rischio e hanno quindi un’utenza difficile.
Una ricerca intrapresa nel 1978 da Kyriacou e Sutcliffe
7
metteva in evidenza
come il 20% degli insegnanti del Regno Unito ritenesse la professione molto od
estremamente stressante in una scala comprendente ‘assolutamente non
stressante’, ‘poco stressante’, ‘moderatamente stressante’, ‘molto stressante’ ed
‘estremamente stressante’.
Ma in che cosa consiste lo stress provocato dalla situazione lavorativa, come è
possibile definirlo, da quali fattori è provocato e come agisce sull’organismo e
sulla personalità del lavoratore?
Il lavoro è una necessità per l’uomo non solo dal punto di vista economico, ma
anche per la realizzazione e la soddisfazione personale, tuttavia esso può
diventare fonte di problemi, di stress e di frustrazione quando il lavoratore si
accorge di avere difficoltà nel far fronte alle richieste ineludibili della
professione.
Le reazioni fisiologiche allo stress sono governate dal sistema nervoso
simpatico che controlla la reazione di attacco-fuga e le ghiandole endocrine
surrenali che producono adrenalina e cortisone. Entrambi questi ormoni fanno
aumentare il tasso di zuccheri nel sangue con conseguente aumento dell’energia
per fronteggiare la situazione stressante.
8
Per Selye lo stress stimola le ghiandole a produrre ormoni capaci di indurre una
specie di ebbrezza. Egli ha individuato un sistema di reazione allo stress in tre
fasi denominato “sindrome di adattamento generale” che si adatta a qualunque
7
Kyriacou C., Sutcliffe J. Teacher stress: prevalence, sources and symptoms, in British Journal of Educational
Psychology, 1978, 48,, pp. 159-67
8
Pietro M., Rampazzo L., Lo stress dell’insegnante, Trento, Edizioni Erickson, 1997, pp. 21-22
14
situazione stressante indipendentemente dalle sue caratteristiche. Si parla di
sindrome perché i sintomi sono coordinati ed interdipendenti, generale perché
prodotta da agenti che agiscono su quasi tutto l’organismo e di adattamento
perché stimola le difese e spinge l’organismo ad abituarsi a situazioni
sfavorevoli.
9
La sindrome di adattamento generale si compone di tre fasi schematizzabili
come segue:
9
Selye H., Stress, in Psicologia contemporanea, 1979, 35, pp.75-82
15
Nella fase 1 di allarme il sistema nervoso reagisce alla situazione minacciosa
aumentando lo stato di allerta dell’organismo e inducendo la produzione di
adrenalina e di cortisone che aumentano lo zucchero nel sangue e quindi
l’energia.
Fase 2
RESISTEN
ZA
Fase 1
ALLARME
Fase 3
ESAURI
MENTO
16
Nella fase 2 di resistenza l’organismo funziona ad un ritmo più elevato per
affrontare la situazione stressante, ma in questa fase una irregolarità nella
produzione di ormoni adattivi può causare malattie di adattamento non dovute
ad un agente patogeno, ma ad una erronea risposta allo stress.
Alcune delle risposte fisiologiche allo stress sono:
ξ afflusso di sangue al cervello e ai muscoli
ξ aumento della frequenza e intensità del battito cardiaco
ξ aumento della sudorazione
ξ ipofunzionalità gastrica
ξ iperacidità gastrica
ξ dilatazione pupillare
ξ diminuita salivazione
ξ aumento della pressione del sangue
ξ aumentata frequenza respiratoria
ξ utilizzo delle riserve glucidiche del fegato
10
Queste reazioni sono comuni in presenza di una forte emozione, come ben sa
chi deve sostenere un esame, ma non sono normali e possono essere causa di
disturbi fisici se provate per lungo tempo, per esempio tutte le volte che si deve
far lezione in una certa classe o in tutte le proprie classi.
Per far fronte agli eventi stressanti ognuno di noi mette in atto due strategie: la
valutazione e il coping. La valutazione è il processo mediante cui ciascuno
attribuisce un valore soggettivo e personale ai diversi eventi, in conseguenza dei
risultati della valutazione si mettono in atto strategie di coping per far fronte
alla situazione stressante
11
. Naturalmente i due processi di valutazione e di
coping non avvengono con le stesse modalità e con gli stessi risultati per tutti
10
Di Pietro, Rampazzo, op. cit., p. 23
11
Pellegrino F., Lo stress lavorativo nella scuola che cambia, in Acanfora L. Come logora insegnare, Napoli,
MA.Gi., 2002 , pp. 11-31
17
gli individui, ma sono in correlazione con le risorse dell’individuo, le risorse
provenienti dall’ambiente e le caratteristiche dello stesso evento stressante.
Le fonti di stress al lavoro possono essere di due tipi: fisiche e psicosociali. Le
fonti fisiche includono le caratteristiche biologiche, chimiche e meccaniche del
luogo di lavoro. Così lavorare con prodotti chimici pericolosi può causare in
modo diretto irritazioni della pelle e indirettamente preoccupazione e angoscia
circa la propria salute.
Le fonti psicosociali di stress hanno a che fare con aspetti dell’organizzazione
del lavoro, con i contenuti della mansione esercitata e con le condizioni sociali
e organizzative in cui viene esercitata.
12
Brown e Ralph definiscono lo stress come la “conseguenza di una relazione
dinamica tra la persona e l’ambiente. E’ spesso espressa come la risposta a
qualcosa che succede ad una persona e che implica ambiguità, paradosso o
incertezza. Gli effetti dello stress si vedono generalmente nel comportamento
individuale, espressi per lo più in cambiamenti psicologici e fisiologici”
13
I primi segnali di stress sono:
ξ ansia
ξ irritabilità
ξ difficoltà a concentrarsi
ξ astenia
ξ insonnia
ξ perdita della stima di sé.
I fattori di stress dipendono anche da:
ξ sesso ed età,
ξ tratti di personalità
12
Walsh B., Workplace stress: some findings and strategies in Dunham, Varma, cit., p. 15-16
13
M. Brown e S.Ralph, The identification of stress in teachers, in Dunham e Varma, op. cit., p.40, traduzione
nostra
18
ξ livelli motivazionali
14
Le donne tendono a somatizzare l’evento stressante mentre gli uomini tendono
a proiettarlo verso l’esterno. Inoltre i giovani insegnanti risultano essere più
facile preda dello stress per scarsa esperienza ed eccessivo coinvolgimento. Per
quanto riguarda i tratti di personalità, “un individuo apatico con una personalità
introversa e rigida, incapace di agire e di essere operativo, risulta essere
maggiormente a rischio, così come una personalità aggressiva, competitiva e
ambiziosa”
15
14
Abate S., Garda V., Scuola: fonte di burn –out? in Acanfora L., op. cit., 2002, pp. 51-62
15
ibid., p. 54
19