motivazioni di acquisto di gioielli da parte degli italiani: un diverso mix nei
consumi, dovuto all’affermarsi di prodotti e servizi nuovi, come i viaggi, i
prodotti a tecnologia digitale, la telefonia mobile, cui si accompagna una
generalizzata penalizzazione dei consumi considerati più voluttuari. Tra questi
ultimi si collocano anche le spese per l’acquisto di gioielli di fascia e prezzo
medio, mentre non ne risentono quelli di alto valore che vengono considerati
una componente del patrimonio familiare o i cui acquisti sono effettuati da fasce
sociali sulle quali il rallentamento dell’economia degli ultimi anni ha avuto effetti
limitati o nulli.
Un altro fattore che incide in modo tangibile sugli acquisti di prodotti orafi
tradizionali è la concorrenza crescente della bigiotteria fashion di lusso, in via di
graduale diffusione anche grazie alla notorietà delle griffe che la propongono.
Nonostante le difficoltà che sta attraversando il comparto, non si può negare il
successo dell’oreficeria Made in Italy ottenuto nel mondo.
Tra le ragioni che spiegano questo successo, oltre alla tradizione plurisecolare
che risale al mondo etrusco-romano e agli artigiani della Serenissima, vi è la
necessità di servire un mercato interno particolarmente raffinato ed esigente.
Non a caso, infatti, agli Italiani spetta il primato mondiale degli acquisti pro-
capite di gioielli. Per rispondere a questa domanda, le imprese italiane hanno
l’obbligo di essere all’avanguardia sia per qualità e design del prodotto, sia per
innovazione tecnologica nei processi produttivi.
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Il sistema produttivo del comparto orafo è composto da circa 10.000 imprese,
prevalentemente di piccole dimensioni - 342 imprese industriali e 9.690
imprese artigianali
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- organizzate in pochi distretti industriali.
Caratteristica di questo comparto è la concentrazione geografica: in sole tre
regioni, Piemonte, Toscana e Veneto, hanno sede il 73% delle unità produttive,
l’88% degli occupati e si genera l’87% dell’export.
Proprio in Piemonte, in Veneto e in Toscana si trovano, infatti, i tre macro-
distretti industriali di Valenza Po, Vicenza e Arezzo.
Qui, vengono garantiti elevati livelli di qualità e produttività, grazie alla presenza
di un'efficiente rete di imprese sub-fornitrici altamente specializzate nel
trattamento dei metalli.
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Dati ICE/ISTAT 2007
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EFFETTO DISTRETTO
“L’unione fa la forza”
La “formula del distretto” è vincente. La “chiave di
lettura” dello sviluppo delle piccole e medie imprese distrettuali si può
esplicitare e sintetizzare in una constatazione: imprese di dimensioni limitate
ritrovano nel distretto una serie di economie esterne che esaltano la loro
flessibilità. In particolare, la formazione di specializzate industrie di macchine
per le lavorazioni orafo-argentiere ha dato origine a nuovi distretti meccanici
all’interno dei distretti orafi.
Per contro, le imprese extra-distrettuali e, in genere, di maggiori dimensioni
rimangono assai spesso legate alla ricerca di economie di scala, che quasi
sempre richiedono un’organizzazione di tipo verticale.
Contemporaneamente sta emergendo la necessità di nuove forme di presenza
per presidiare mercati lontani. In questo mutare di scenario si aprono spazi per
inedite alleanze e intese. Si parla non più solo di distretto italiano ma di tutta
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l’Unione Europea, nata con l’Euro. E l’Europa dell’Est è alle porte, pronta ad
entrare nell’Unione portando con sé nuove rilevanti aree economiche.
Ecco quindi le nuove opportunità offerte, anche alle imprese orafo-argentiere,
dall’internazionalizzazione. E in particolare a quelle di dimensione minore.
Non esiste una risposta valida per tutte le imprese, né una formula magica di
sicuro successo. Esiste però la necessità di compiere scelte e di agire in tempi
rapidi, dopo aver valutato tutte le variabili in gioco.
Il distretto vicentino e gli altri distretti italiani
E’ noto che l'attività produttiva delle imprese orafe, oltre ad essersi sviluppata
tramite il modello organizzativo dei distretti industriali, si è concentrata in alcune
specifiche zone del Paese.
Con l'andare del tempo, le originarie delimitazioni dei distretti in zone ristrette e
le attività incentrate in nicchie monoprodotto, si sono diffuse allargandosi
territorialmente; e superando spesso gli artificiosi confini amministrativi delle
province. Di conseguenza, l'attuale estensione territoriale dei tradizionali
distretti orafi risulta più ampia di quella della provincia dove è accentrato il
grosso delle imprese e dell'attività di esportazione, inglobando comuni
appartenenti a province limitrofe.
Ecco allora che, per dare una visione numericamente più appropriata dei vari
insediamenti produttivi locali, si è convenuto di assumere il concetto di distretto
“allargato”. Così il distretto allargato di Vicenza è la risultante della somma delle
attività specifiche, oltre che della provincia di Vicenza che rimane il centro del
distretto, di Treviso, Padova e Verona.
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Nel distretto di Arezzo confluiscono anche Firenze e Lucca.
Valenza Po (Alessandria) con Torino e Asti.
Milano con Como e Varese.
Napoli con Caserta.
Roma con Frosinone.
In particolare e sulla base dei dati del censimento di fine 2001, quasi due terzi
(62,9%) delle imprese operanti nel settore è insediato in soli cinque distretti
(Vicenza, Arezzo, Valenza Po, Milano e Napoli), dando occupazione all’82,9%
degli addetti complessivi al comparto. Rispetto al censimento del 1991, le
nuove imprese distrettuali sono prevalentemente di minori dimensioni rispetto
al passato. Tuttavia dispongono in media di 6,3 addetti, una dimensione che
supera di tre volte la corrispondente media riferita alle imprese non distrettuali
(soltanto 2,2 addetti). In altre parole, le imprese non distrettuali si stanno
concentrando nel gruppo dei lavoratori autonomi.
Vicenza
Il Distretto orafo argentiero di Vicenza è stato riconosciuto dalla Regione
Veneto ai sensi della legge regionale n. 8/2003, con deliberazione della Giunta
Regionale n. 2502 del 08/08/2003
2
.
Per storia e tradizione del distretto, Vicenza è chiamata, a ragione, la capitale
mondiale dell’oreficeria. E non solo perché qui si tengono le più importanti
manifestazioni fieristiche internazionali del settore, ma anche e soprattutto
perché Vicenza è il cuore della produzione orafa “made in Italy”, il maggiore
distretto del prezioso in un Paese che detiene la leadership mondiale del
comparto.
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Patto di sviluppo distretto orafo argentiero di Vicenza 2006-2008
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Grandi marchi e piccoli laboratori artigianali, catene e alta gioielleria,
semilavorati e oreficeria di tendenza.
A Vicenza il mondo del prezioso si presenta in tutte le sue numerose
sfaccettature, ma con un unico comune denominatore: l’elevato livello
qualitativo della produzione.
Il punto di forza delle imprese orafe vicentine è, infatti, la capacità di progettare
oggetti che hanno un forte appeal sul mercato, facendo ricorso ad un ricco
patrimonio di competenze tecnico-produttive disponibili all’interno del distretto
industriale.
Spirito innovativo e un’attenta strategia di up-grading qualitativo, uniti alla
raffinatezza stilistica e a una forte propensione creativa, hanno permesso
all’oreficeria Made in Vicenza di conquistare le vetrine dei più prestigiosi negozi
di tutto il mondo, dove si fa apprezzare per l’originalità delle linee e l’attenzione
alle tendenze moda.
Elementi distintivi, questi, che si possono ritrovare anche nelle grandi
produzioni in serie, destinate alle più diffuse catene commerciali e all’innovativo
canale della vendita via Internet. Perché è proprio sull’innovazione, produttiva e
stilistica, che gli orafi vicentini hanno piantato, solidamente, le radici del proprio
successo. Senza mai dimenticare però la propria storia, settecento anni e forse
ancor più di arte orafa, che hanno impresso nel Dna degli imprenditori berici
l’istinto delle cose belle, un’innata predisposizione a trasformare il più prezioso
dei metalli nel più affascinante dei gioielli. Sono numeri di prim’ordine quelli che
contraddistinguono il distretto vicentino dell’oreficeria anche se per questa
filiera, stime ancor più recenti segnalano una flessione sia per gli addetti, sia
per le imprese.
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DATI SETTORE ORAFO 2008
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Unità locali 1.140
Addetti 11.035
Fatturato (ml. €) 3.373
Export (ml. €) 1.363
Tutto il territorio provinciale è tuttavia un’autentica fabbrica diffusa, un pullulare
di aziende impegnate in una vasta gamma di produzioni. Sono 1.140, infatti, le
imprese del settore, che danno lavoro ad oltre 11mila addetti. Il giro d’affari del
comparto supera abbondantemente i 3milioni di euro e quasi la metà è fatturato
sui mercati esteri.
Sono questi i dati che permettono al Vicentino di tenere saldamente nelle mani
la leadership italiana della produzione di oreficeria; basti pensare che le
aziende beriche del settore lavorano circa il 40 per cento dell’oro importato nel
Belpaese.
Oro, ma anche argento, che la laboriosità e la creatività tutta vicentina
trasforma in monili di alta gioielleria, semigioielleria, oreficeria fine, oreficeria e
argenteria a maglia catena e stampata, gioielli d’argento di tendenza,
minigioielleria in oro e argento, semilavorati, montature per gioielli, chiusure,
portaorologi, vasellame d’argento, complementi d’arredo, incisioni, sculture e
quadri.
Per dire, in sostanza, che nei cataloghi delle aziende vicentine non manca
proprio nessun prodotto. Certo, il catename rappresenta comunque uno dei
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Dati reperiti da http://www.vicenzaqualita.org/a_34_IT_96_1.html
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punti di forza, con realtà internazionali di prim’ordine, concentrate soprattutto
nella zona di Bassano del Grappa e che in alcuni casi raggiungono, grazie ad
impianti di elevata tecnologia, livelli produttivi con punte che arrivano a 30mila
chili di oro trasformato all’anno. Un comparto così dinamico ha ovviamente
sviluppato un indotto altrettanto significativo.
L’altra grande vocazione del tessuto economico vicentino, la meccanica, si è
così fusa con l’oreficeria dando vita ad un importante polo tecnologico
specializzato negli impianti per la lavorazione dei metalli preziosi.
I successi del presente non vengono quasi mai dal caso, ma sono spesso
costruiti attraverso una lunga attività preparatoria, una storia, una tradizione.
L’oreficeria Made in Vicenza non sfugge a questa regola, anzi, ne è
probabilmente uno dei più fulgidi esempi. Il primo atto pubblico che testimonia
una significativa attività orafa nella città è infatti la costituzione, ben 700 anni or
sono e precisamente nel 1300, della Fraglia degli Orafi di Vicenza, una
corporazione che riuniva 150 artigiani. Una cifra consistente se si pensa che
allora gli abitanti della città erano appena 20mila.
Ma se questo è il primo atto pubblico, non vanno tralasciate le testimonianze
dirette rappresentate da oggetti di straordinaria fattura rinvenuti in vari scavi
archeologici succedutisi negli anni e che avvalorano l’ipotesi di lavorazioni
artistiche dei metalli risalenti addirittura all’epoca paleoveneta, vale a dire sette
secoli prima di Cristo.
E che il vicentino abbia un rapporto speciale con i monili in oro lo si capisce
anche visitando la città, soffermandosi per esempio nella Basilica del Palladio
dove hanno ancora sede un buon numero di negozi di oreficeria, eredi di una
tradizione medievale che vedeva questo tipo di attività concentrarsi nel cuore
del borgo.
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Nel Rinascimento, poi, sarà proprio un vicentino, Valerio Belli, intimo di
Michelangelo e di Raffaello, a portare l’arte orafa ai suoi massimi splendori,
tanto da meritarsi gli elogi del Vasari.
Il decollo industriale si ebbe comunque nell’ottocento, dopo che il settore aveva
vissuto un momento di grande sviluppo in epoca napoleonica. Fu il decollo di
un comparto che, comunque, nella sua dimensione produttiva, fatta di piccole
aziende, conserva ancora la cura della bottega artigiana, pur guardando anche
alle tendenze della moda.
La vocazione all’export viene di conseguenza, tanto che oggi i prodotti Made in
Vicenza si possono trovare nei più prestigiosi negozi di oltre 120 Paesi nei
cinque continenti. Per dire che nel settore orafo vicentino la globalizzazione
esiste già, e da molto tempo è un fattore di successo.
Da sottolineare infine la larga diffusione di aziende (spesso e volentieri le più
piccole) lavoranti per conto terzi.
Punti di forza del distretto
Pur in presenza di situazioni critiche permangono alcuni significativi punti di
forza in grado di delineare una possibile azione di sostegno e di rilancio del
comparto:
- Elevato livello di qualità della produzione;
- Flessibilità produttiva;
- Forte orientamento ai mercati esteri;
- Expertise, know how e competenze diffuse;
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