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• Il terzo capitolo è dedicato al Metodo degli Elementi Finiti (FEM) e riporta gli
aspetti generali del metodo inoltre descrive la formulazione isoparametrica
generalizzata.
• Il quarto capitolo è riportato la teoria sulle strutture bidimensionali piane e le
procedure di calcolo automatizzate sviluppate.
• Il quinto capitolo sono riportati esempi di analisi su edifici in muratura.
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CAPITOLO 1
STORIA DELLE STRUTTURE IN MURATURE
1.1 Evoluzione delle costruzioni in muratura
La conoscenza dello sviluppo che ha caratterizzato le costruzioni murarie, non solo è
presupposto essenziale alla progettazione dei nuovi edifici, ma costituisce bagaglio
imprescindibile per chi debba intervenire sul patrimonio edilizio esistente con
interventi di manutenzione, consolidamento, miglioramento o adeguamento.
Purtroppo, invece, lo studio delle antiche costruzioni sembra essere divenuto
appannaggio solamente degli storici, mentre nella realtà gli ingegneri e gli architetti
avrebbero molto da imparare in tale settore. La continua necessità di studiare e
approfondire la concezione delle antiche strutture, prima di effettuare su di esse
interventi di qualsiasi genere, mi ha convinto di conoscere il passato delle costruzioni,
per poter operare efficacemente nel presente e poter preservare gli antichi edifici per il
futuro: un futuro nel quale le costruzioni in cemento armato, minate dal cancro
dell'armatura, saranno destinate in gran parte a scomparire, mentre l'edilizia in
muratura (vittoriosa nella battaglia della sopravvivenza) sarà destinata a un recupero
sempre maggiore oltre che a un rinnovato interesse.
1.2 Origini della muratura
1.2.1 La muratura a secco
Le prime costruzioni lapidee furono ottenute sovrapponendo semplicemente pietre
nella forma in cui si trovavano, ovvero così come si erano distaccate dai massi rocciosi
effetto degli agenti atmosferici o degli apparati radicali della vegetazione. Essendo
inizialmente i muri realizzati "a secco", e cioè senza impiego di malta, la stabilità della
costruzione era affidata sia alla grandezza dei blocchi che alla loro regolarità, e
risultava tanto migliore quanto maggiore era la superficie di contatto. In presenza di
materiale "minuto" o di pietre arrotondate (come quelle di fiume) o fortemente
irregolari, si rese necessario l'uso di un elemento complementare come il fango, che
avesse funzione di connettore. Con il perfezionamento degli utensili, si capì che per
conseguire maggiori superfici di contatto conveniva sbozzare le pietre manualmente,
prima della messa in opera. Si capi che quanto più tali superfici, oltre che piane, erano
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orizzontali tanto più stabili risultavano i muri: fu naturale, pertanto, l'evoluzione verso
la pietra squadrata la cui forma parallelepipedica consentiva un perfetto contatto tra le
pietre e la trasmissione delle sole componenti verticali delle forze di gravità.
1.2.2 1 leganti
Il legante, inizialmente, fu costituito da fango di natura qualunque e, solo
successivamente, da argilla; certamente, però, la natura dei luoghi fece sperimentare e
adottare anche altri materiali: ad esempio, nell'area mesopotamica ricca di giacimenti
petroliferi, gia nel secolo XXI a.C. si utilizzava anche il bitume. Frequenti sono stati i
ritrovamenti di malte di gesso utilizzate come legante, dagli egizi nel III millennio a.C.
e dai greci in età ellenistica; tali malte, pur presentando una presa molto rapida,
perdevano però capacità resistente in presenza di umidità. I romani, invece, ne
introdussero e codificarono l'uso quale legante allo stato puro (come dimostrano gli
edifici di epoca repubblicana in opus quadratum). L'abbondanza di cave di calcare in
Campania fece sì che, proprio ìn tale regione, si verificasse la prima diffusione delle
malte di calce (così come testimoniano gli scavi di Pompei). Poiché queste ultime
presentavano notevole ritiro, nuove miscele vennero confezionate impastando il
grassello di calce con inerti: uno di questi fu la sabbia che aveva la stessa funzione
sgrassante" già esercitata sulle argille, ovvero la funzione di evitare l'eccessivo ritiro e
le conseguenti fessurazioni. Impiegando come inerte la pozzolana (così chiamata dalla
località di Puteoli - oggi Pozzuoli - ove era reperita) già nel III secolo a.c. i romani
ottennero in Campania malte talmente tenaci da sfidare i secoli, resistendo benissimo
anche all'umidità, in virtù del fatto che la pozzolana trasformava la calce aerea in calce
idraulica.
1.2.3 La muratura in pietre artificiali
Per pietre artificiali si intendono quelle confezionate attraverso l'agglomerazione di
materiali sciolti. Circa la loro origine, non sussiste alcun dubbio che esse siano nate in
quelle località ove mancavano le pietre naturali di grandi dimensioni ma erano presenti
materiali argillosi: questi, modellati allo stato plastico quando erano saturi di acqua,
mantenevano la forma allorché venivano fatti asciugare all'aria, dando luogo a zolle
rigide. Per evitare le screpolature che si verificavano durante l'essiccazione dell'argilla
cruda si pensò di combinarla con altri materiali aventi funzione di ridurre tale
fenomeno . Un primo sistema si ritrova negli stessi scritti biblici, ove si narra che gli
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impasti per la costruzione dei mattoni venivano "additavate" con paglia avente
funzione sgrassante: questa, peraltro, conferiva al materiale una maggiore resistenza a
trazione esercitando una funzione di armatura capillare e dando così vita agli antenati
dei conglomerati fibro-rinforzati. Un altro inerte adoperato per limitare i fenomeni di
ritiro fu, la sabbia. Le murature a base di argilla cruda potevano essere costituite, in
definitiva da:
- un impasto di terreno argilloso e paglia tritata, detto torchi;
- un conglomerato di terreno argilloso e pietre, denominato pisé;
- mattoni crudi essiccati al sole (caratterizzati da maggiore leggerezza rispetto alle
pietre naturali e da tempi rapidissimi di produzione e di posa in opera).
Fra queste tre tipologie, la seconda assume grande importanza in quanto rappresenta
l'antenato del calcestruzzo. Il pisé era costituito da un impasto di terra e pietre
costipato all'interno di casseforme in legno. Tale tecnologia costruttiva si differenziava
completamente da quella delle murature in pietra, non solo in quanto impiegava un
materiale decisamente più economico, ma soprattutto perché l'uso delle casseforme
consentiva di modellare le forme più svariate. Il pisé, comunque, considerato troppo
umile per le costruzioni in confronto alla nobile pietra da taglio, fu relegato tra i
materiali poveri sino alla fine dell'ottocento, allorché fu diffusamente reintrodotto in
Francia da Cointeraux, che suggerì di realizzare con tale tecnologia costruzioni rurali a
prova di incendio e muri ondulati. Per evitare l'inconveniente che i mattoni crudi
presentavano una consistenza bassa(plastica allorché venivano a contatto con l'acqua)
si pensò di cuocere gli elementi, dando luogo alla cosiddetta terracotta. Inizialmente
impiegata per le costruzioni stagne. Nella confezione di mattoni cotti vennero usati
solamente sgrassanti minerali (come la sabbia), in quanto quelli vegetali (come la
paglia) venivano distrutti durante la fase di cottura. E proprio per il fatto che la cottura
comportava costi elevatissimi , la produzione di mattoni cotti fu limitata alle opere più
importanti, perlomeno fino all'avvento delle moderne fonti di energia. Il mattone ebbe
un campo di utilizzazione più ridotto di quello della pietra, innanzitutto perché
presentava una resistenza minore ma anche perché, essendo la stabilità dei muri
affidata al peso proprio e allo spessore, particolarmente nelle sollecitazioni da sforzo
normale eccentrico, era preferibile impiegare materiali dotati di elevato peso specifico.
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1.3 Origini delle costruzioni
1.3.1 Le costruzioni mesopotamiche
Verso 1'VIII millennio a.c., in Medio Oriente una comunità di uomini si insediava nel
fertilissimo bacino mesopotamico compreso tra il Tigri e l'Eufrate: venivano, così,
realizzati i primi villaggi costituiti da case che, in considerazione del materiale
disponibile sul greto dei fiumi, erano edificate con mattoni di fango essiccato al sole,
talvolta additivato con paglia. L'esigenza di realizzare opere di difesa meno vulnerabili
di quelle ottenute con l'argilla cruda costrinse, successivamente, gli uomini a
trasportare pietre dalle vicine montagne per costruire muri di cinta. Il più antico e
famoso insediamento (8350 ed il 7350 a.C.) è quello di Tell-es-Sultan, rimasto famoso
per le sue difese, costituite da un muro in pietra dotato di una torre circolare. Tra il
6250 a.C. ed il 5400 a.C. fioriva la città di Cata1 Huyuk che si estendeva per ben
130.000 mq, con case molto vicine tra loro. Tra il 4000 a.C. ed il 3500 a. C., i Sumeri
si insediarono costruendo la mitica città di Babilonia. Nella città di Eriddu, a sud di
Babilonia (oggi Abu Sahariana), è stato ritrovato un tempio del 3000 a.c. circa,
realizzato con mattoni di fango, al disopra di una piattaforma in pietra. Le costruzioni
destinate ad abitazione erano realizzate mediante murature di argilla o di mattoni
semplicemente sovrapposti o, talvolta, collegati da strati di canne e bitume. Nel caso di
palazzi nobiliari e di templi, le murature venivano rivestite da pietre naturali oppure da
mattoni cotti o smaltati. Tra il 2180 a.c.. e il 2160 a.c.. veniva costruita, addirittura,
una galleria in muratura (larga circa 4,50 m e alta circa 3,60 m) che sottopassaggi il
fiume Eufrate.
1.3.2 Le costruzioni egizie
Circa 7000 a.c. sorgevano, nella valle del Nilo, i primi insediamenti stabili di
popolazioni etiopiche, anche se si fa risalire alla seconda metà del V millennio a.c.. la
costruzione corrente di abitazioni realizzate con l'impiego di mattoni di fango essiccati
al sole. Il graduale passaggio dall'impiego dei mattoni crudi a quello della pietra
naturale, ben più resistente e durevole, si verificò per motivazioni religiose, cercarono
di realizzare gli edifici funerari e quelli destinati al culto. All'inizio del periodo arcaico
(comprendente la prima e la seconda dinastia) le tombe dei re e dei nobili erano
costituite da una buca scavata nella sabbia, al disopra della quale veniva costruita una
sovrastruttura di fango e legno (mastaba), destinata a proteggere la salma. In seguito a
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successive evoluzioni le buche divennero camere, anche multiple, e le mastabe furono
sostituite da grandi edifici di forma parallelepipedi, per la cui costruzione venivano
impiegati mattoni crudi disposti su strati orizzontali. La pietra naturale veniva usata
solamente, in forma triliti, per la realizzazione degli stipiti e degli architravi delle
porte, oppure come rivestimento in lastre. Per analogia, appare lecito ritenere che
anche gli edifici dell'epoca destinati ad abitazione presentassero sistemi costruttivi
simili. Agli inizi dell'Antico Regno (2667-2648 a.c.) l'architetto Imhotep, operando
una vera e propria rivoluzione nelle tecniche costruttive, introdusse l'uso della pietra
da taglio. Egli progettò per il faraone Zoser della terza dinastia, il primo grande
edificio costruito dall'uomo interamente in pietra squadrata: un'opera piramidale al
centro di un vasto complesso funerario recintato da un muro fortificato anch'esso in
pietra squadrata. Il pietrame adoperato era calcare: di qualità più tenera e porosa per il
nucleo interno e di qualità più compatta e resistente per il rivestimento esterno. I
Faraoni della prima e seconda dinastia, aveva una forma piramidale a base rettangolare
(contrariamente alle successive che avranno pianta quadrata) con superfici non lisce
ma a gradini. La sua costruzione però, subì successive evoluzioni partendo da una
originaria mastaba (alta solamente 8 m) e giungendo, attraverso successivi
ampliamenti e soprelevazioni, sino all'altezza di 61 m per complessivi sei gradoni. La
transizione da questo genere di piramidi a quelle con pareti lisce si ebbe attraverso
molteplici modificazioni delle tecniche costruttive, quali riempimento dei gradoni e il
loro rivestimento. Le malte erano composte da sabbia e gesso.
1.3.3 Le costruzioni megalitiche europee
Dall'Anatolia, giunsero i primi colonizzatori dell'Europa che, circa 6000 anni a.c.,
realizzarono villaggi costituiti da case semplici a pianta quadrata, con struttura in
mattoni di fango essiccato. A datare dal 4500 a.c.. circa, numerosissimi sono
(particolarmente in Spagna, in Francia e in Gran Bretagna) i luoghi nei quali furono
realizzate le cosiddette opere megalitiche.
Le strutture rudimentali più elementari sono costituite dai menhir: pilastri isolati con
significato religioso che raggiungevano pesi e altezze considerevoli (anche superiori ai
20 m): aveva così origine il primo elemento portante verticale, progenitore della
colonna e del pilastro. Sovrapponendo a due elementi verticali distanziati una pietra
orizzontale, era nato il famoso trilite, costruzione realizzata con tre pietre, di cui quella
orizzontale era, talvolta, costituita da lastroni di dimensioni ciclopiche. La massima
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espressione architettonica del trilite sarà il Tempio.
1.3.4 Le costruzioni minoiche e micenee
Le popolazioni dell'Asia minore davano luogo alla nascita della civiltà egea, il cui
inizio si fa risalire alla fondazione della città di Troia (avvenuta intorno al 3000 a.c.).
Gli edifici erano di tipo pluricellulare essendo costituiti da numerose pareti,
generalmente ortogonali tra loro, che delimitavano piccoli ambienti. La muratura era,
di solito, costituita da blocchi di pietra calcarea disposti ordinatamente e collegati
internamente da spinotti in legno, che conferivano alla muratura anche una certa
duttilità. Spesso i blocchi squadrati venivano perimetrati da intelaiature in legno,
dando così luogo al progenitore di quel sistema antisismico che sarà il futuro sistema
baraccato. L'architettura preminente fu caratterizzata dalla costruzione di palazzi
reali, tra i quali quello di Cnosso la cui fondazione si fa risalire al 1800 a.C. Gli
edifici, quasi sempre mutiliamo (fino a quattro livelli), poggiavano su letti di posa
ottenuti artificialmente con materiali sciolti che finivano con l'esercitare la
funzione di isolatori nei riguardi delle vibrazioni del suolo. Tra il 1500 a.c. e il
1000 a.c. si sviluppò la cosiddetta civiltà prebellica o micenea, che grande influenza
subì dalla cultura egizia e da quella risina, al punto da essere considerata come il
tramite fra la civiltà egizia e quella greca. Le costruzioni giunte sino ai giorni nostri
sono costituite essenzialmente da mutazioni per la difesa di città come Micene,
caratterizzate dalla semplice sovrapposizione di blocchi di pietra poggianti su piedritti
monolitici, talora architettavi, costituenti una sorta di struttura ad arco. La tipologia
più antica di muratura fu certamente quella ciclopica, realizzata mediante enormi
massi irregolari o poligonali, integrati da pietre più piccole aventi la funzione di
colmare i vuoti; una seconda tipologia fu quella costituita da pietre poligonali le cui
superfici di contatto, però, venivano rettificate; un terzo tipo, certamente più evoluto,
fu formato da pietre squadrate perfettamente sovrapposte. Quest'ultimo sistema
costruttivo può, ancora oggi, essere ammirato osservando i ruderi della cinta muraria
che proteggeva Micene e la sua celeberrima Porta dei leoni, che rappresenta il più
brillante esempio di trilite il cui architrave (lungo 5 m, largo 2.5 m e spesso 1 m)
presenta, addirittura, sezione variabile. E' interessante notare come la muratura al
lato dei leoni che sovrastano l'architrave non gravi direttamente sul trilite, essendo
realizzata da pietre disposte con piccoli sbalzi, ovvero dal sistema costruttivo poi
adottato nelle Tolosa. Le pietre utilizzate per la costruzione dei palazzi erano appena
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sbozzate, al contrario di quanto si riscontra nella reggia di Cnosso, ma anch'esse erano
spesso collegate da perni in legno.
1.3.5 Le costruzioni greche
La civiltà greca nella quale si può distinguere:
- un primo periodo, detto arcaico (700-450 a.c.), che ebbe come poli Sparta e Atene e
fu caratterizzato dalla nascita del tempio;
- un secondo periodo, detto aureo (450-430 a.c.), caratterizzato dalla costruzione del
Partenone;
- un terzo periodo, detto transitorio (430-306 a.c.);
- un quarto periodo, detto ellenistico (306-50 a.c.).
Come l'architettura preistorica era stata caratterizzata dal trilite, così quella classica lo
fu dalla colonna e dall'architrave. L'architettura greca fu segnata, essenzialmente,
dalla costruzione di templi, inizialmente in legno e successivamente in muratura
costituita da pietre squadrate e ben organizzate. Furono comuni all'architettura minoica
sia la presenza di piani di posa degli edifici realizzati con materiali sciolti, che i
collegamenti tra le pietre. Nel 480 a.c. da Arato veniva costruito un ponte in muratura
sull'Ellesponto che superava una luce di 1250 m circa.
1.3.6 Le costruzioni etrusche
La civiltà etrusca, sviluppatasi in Toscana tra 1'VIII ed il I secolo a.c. in seguito
all'insediamento di popolazioni provenienti dall'Asia Minore. L'architettura si articolò,
fondamentalmente, nella costruzione dei muri di cinta delle città (che venivano
realizzati a secco mediante blocchi squadrati di tufo o pietre calcaree poligonali) e
nella costruzione di edifici pubblici o dedicati al culto. Proprio nell'ambito dell'edilizia
funeraria si rinvengono interessantissimi esempi di costruzioni del VI secolo a.c.,
aventi forma rettangolare (le cui pareti sono realizzate con blocchi parallelepipedi ben
squadrati posti in opera con sistema triliti) oppure di forma circolare (le cui coperture
sono costituite da pietre di tufo squadrate aggettanti secondo cerchi concentrici).
1.3.7 Le costruzioni romane
I Romani, pur essendo migliori ingegneri dei Greci, operavano anch'essi su basi
sperimentali e intuitive: nonostante ciò, le loro opere come fortificazioni, acquedotti e
ponti, essendo dotate di elevati coefficienti di sicurezza, raramente crollarono; solo per
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gli edifici, che in seguito al forte inurbamento di epoca imperiale (dal 27 a.c..) ebbero
un notevole sviluppo verticale. L'architettura romana derivò, inizialmente, da quella
greca e da quella etrusca alle quali furono apportate, nel tempo, radicali trasformazioni
sostituendo alle travi gli archi, ai tetti le volte e introducendo una serie vastissima di
sistemi costruttivi dei muri. Grossa diffusione ebbe, presso i romani, la costruzione di
abitazioni cosiddette cieli, anche se gli stessi divennero celebri nei secoli come
costruttori di ponti e strade e per la realizzazione di acquedotti.
Per quanto riguarda le murature in pietra naturale, queste venivano realizzate, o
utilizzando elementi lapidei per l'intero spessore, oppure creando due paramenti
all'interno dei quali veniva effettuato un getto di conglomerato. Le pietre da taglio
adoperate erano, essenzialmente, il tufo e il travertino. Le superfici di contatto
superiore e inferiore venivano levigate per garantire una uniforme trasmissione degli
sforzi tra elementi sovrastanti e sottostanti, mentre le superfici rimanenti non subivano
alcuna particolare lavorazione. Il collegamento tra i diversi elementi lapidei non era
quasi mai costituito da malte ma da grappe, inizialmente lignee e successivamente
metalliche, per evitare i dissesti dovuti ad azioni sismiche o a cedimenti di fondazione.
Per quanto attiene le costruzioni in pietra artificiale, l'abbondanza di argilla nei
dintorni di Roma fece sì che anche i mattoni fossero piuttosto diffusi, con funzioni
essenzialmente decorative. Tutto il periodo repubblicano fu caratterizzato dall'uso di
mattoni crudi di argilla con funzione portante, mentre nell'età imperiale questi furono
adoperati quasi esclusivamente con funzione di cassaforma: per i muri di maggiore
spessore, il puntellamento esterno dei paramenti veniva integrato da archi interni di
alleggerimento, necessari a sopportare la spinta dei conglomerati durante il tempo di
presa. Le costruzioni in mattoni cotti portanti ebbero grande sviluppo con l'avvento
dell'Impero Romano di Oriente. Le malte adoperate dai romani possedevano elevata
resistenza a compressione essendo confezionate e dosati secondo rigide proporzioni.
Per avere un quadro chiaro e completo dei sistemi di costruzione delle murature
romane si ritiene opportuno riassumere le caratteristiche delle principali tipologie:
- Opus siliceum:
muratura a secco, realizzata con grandi blocchi in pietra di forma poligonale
accuratamente messi in opera (mura ciclopiche o pelasgiche), che venne adoperata
principalmente per manufatti di difesa o per muri di sostegno.
- Opus quadratum:
muratura a secco, realizzata con grandi blocchi squadrati di forma parallelepipedi
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(quasi sempre in tufo), disposti secondo filari orizzontali (tipologia molto diffusa a
Pompei tra il VI e il V secolo a.c. con impiego di materiali tifoidi e di arenarie); sino
all'avvento della muratura concreta, le pietre occuperanno l'intero spessore del muro
per divenire, poi, solo paramenti esterni di contenimento del riempimento; i primi muri
in opera quadrata risalgono agli inizi del IV secolo a.c. (mura serviate).
- Opus spicatum
muratura costituita da corsi orizzontali di pietre disposte a spina di pesa
,
. poste in
opera invertendo il verso per ogni filare e interrompendolo con uno strato di pietre
orizzontali; tale tipologia fu utilizzata, soprattutto, nelle fondazioni e nei basamenti.
Opus africanum:
muratura costituita da grandi pilastri irregolari, realizzati con blocchi africana verticali
e orizzontali sovrapposti aventi funzione portante, e da un riempimento di piccole
pietre squadrate; tale tipologia detta anche a telaio risale al IV secolo a.c. e si ritrova a
Pompei.
Opus craticium:
muratura di tipo misto costituita da una intelaiatura in legno (generalmente a maglie
rettangolari con pali e correnti, ma dotata anche di diagonali nelle zone sismiche) i cui
riquadri erano riempiti con piccole pietre e malta; gli unici esempi ben conservati si
ritrovano a Pompei e ad Ercolano, dove con tale tipologia si realizzavano tutti i
tramezzi interni e le murature esterne al disopra del piano terreno; tali muri, leggeri sia
per i materiali adoperati che per il ridotto spessore (20 cm circa), risultavano
particolarmente indicati per gli edifici mutiliamo e per l'impiego in zona sismica.
Questa tipologia costruttiva, antenata delle strutture intelaiate, è stata diffusamente
impiegata, nel cinquecento e nel seicento, in Francia, in Inghilterra e in Germania; ad
essa fu ispirato il sistema baraccato adottato nelle zone sismiche sin dal XVII secolo,
che sopravvive tutt'oggi nei centri minori.
Opus caementicium:
conglomerato di pietrisco e malta di calce.
Opus incertum:
muratura a sacco con paramenti esterni in pietra da taglio poliedrica e nucleo interno
in pus caementicium, ovvero in conglomerato; tale tipologia, con pietre piuttosto
regolari, si ritrova a Pompei già nel III secolo a.c. (con l'impiego di materiali vulcanici
e di arenaria) e durerà sino alla fine della Repubblica, quando sarà soppiantata
dall'opus reticulatum; fu adoperata specialmente per la costruzione di muri di cinta,
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costruzioni rurali e templi.
Opus reticulatum:
muratura a sacco ottenuta realizzando due paramenti esterni, costituiti da cubetti in
tufo posti in opera con inclinazione di 45°, e gettando all'interno un nucleo di
conglomerato; tale tipologia fu diffusa tra il I secolo a.c. e il I secolo d.C..
Opus mixtum:
muratura a sacco ottenuta realizzando due paramenti esterni, costituiti da fasce di pus
reticulatum listate o incorniciate da mattoni, e gettando all'interno un nucleo di
conglomerato; tale tipologia si ritrova nella residenza imperiale di Villa Jovis a Capri.
- Opus vittatum:
muratura a sacco con paramenti esterni, costituiti da blocchi di tufo (tuteli di
dimensioni 10-20x 10-12 cm2) disposti su filari orizzontali, e nucleo interno in
conglomerato; tale tipologia si diffuse dopo l'età auguste.
- Opus latericium:
muratura costituita da mattoni crudi (lateres) .
- Opus testaceum:
muratura a sacco con paramenti esterni costituiti da mattoni (sfalsati) e nucleo interno
in conglomerato; le prime grandi costruzioni realizzate con tale tipologia risalgono
all'età di Tiburio; in virtù della regolarità degli elementi e della loro semplice
produzione le costruzioni furono notevolmente diffuse.
Numerose notizie sui criteri costruttivi adottati dai romani ci sono pervenute attraverso
il manoscritto del celeberrimo De Architectura, scritto da Marco Vitruvio Pollione tra
il 25 ed il 23 a.c..
1.3.8 Le costruzioni dal Medioevo al XVIII secolo
Nel primo Medioevo, a fronte di una generale decadenza culturale, gli artigiani delle
costruzioni fecero notevoli progressi nella costruzione di edifici per il culto, unica
attività promossa e sostenuta in tale periodo storico, insieme a castelli e muri di cinta.
Nell'Impero Romano d'Oriente l'architettura bizantina conservò il sistema costruttivo
romano, seppur impiegando malte aeree applicate in strati dì maggiore spessore; con il
procedere del tempo, però, si diffuse sempre più l'uso delle murature piene e non più a
sacco. Nell'architettura bizantina si fece largo uso di murature in piccoli blocchi di
pietra listata con mattoni e matte sabbia e coccio pesto. Nell'architettura cristiana le
murature erano costituite (come quelle romane) da elementi eterogenei, ma mutavano
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procedimenti costruttivi ed i materiali componenti: veniva, infatti, realizzato prima un
nucleo di muratura, quasi sempre caotica, composta da pietrame informe di varia
pezzatura e da residui di laterizi; solamente quando questo si era assestato, si
eseguivano i due paramenti esterni in pietrame squadrato o in laterizio. Le
costruzioni furono caratterizzate dall'impiego di materiali generalmente
provenienti dalla demolizione di altre opere e dall'uso di matte aeree poco resistenti..
I castelli continuarono ad essere costruiti secondo i canoni dell'architettura
massiccia romana, attraverso una tecnica costruttiva basata sull'uso di pietre piccole
e di grandi volumi di malta. Nel periodo che va dal IX al XIII secolo, un notevole
impulso al risveglio di tutte le attività (anche tecniche) fu determinata dalla nascita dei
Comuni e di nuovi centri di potere che promossero, peraltro, il rifiorire delle vecchie
corporazioni. Sotto l'aspetto tipologico le murature, continue fino all'architettura
romanica, cominciarono a subire uno svuotamento caratterizzato dall'apertura di
frequenti vani che, riducendo sempre più le sezioni resistenti, individuavano zone di
maggiore concentrazione delle tensioni ove si rendeva necessario l'impiego di
materiali dotati di resistenza più elevata. Tale tendenza si accentuò sempre di più
fino a delineare, con l'avvento dell'architettura gotica nel XIII secolo, una prima
distinzione tra struttura portante e struttura portata cui corrisponderà, generalmente,
un differenziato impiego di materiali: pietra da taglio per le membrature sotto sforzo,
laterizi o pietrame squadrato per le tamponature. Le cattedrali gotiche sorte in Italia,
in Francia e in Germania furono caratterizzate da pilastri polittici e da volte
ogivali a crociera, con costoloni diagonali, che rappresentarono una radicale
innovazione in campo architettonico. Con il maggiore impiego degli archi,
soprattutto rampanti, cominciò ad apparire un elemento strutturale nuovo, in grado
di assorbire le spinte alle imposte estreme: il contrafforte in muratura. Tale periodo
edilizio fu contrassegnato anche da un'altra tipologia architettonica nuova: i
campanili, torri molto snelle la cui statica presentava problemi strutturali nuovi
rispetto alle altre opere. Solamente nel secolo XIII si verificò un ritorno agli edifici in
muratura, imposto dall'esigenza di porre rimedio alle vaste distruzioni causate dai
frequenti incendi. Nel secolo XVII a seguito degli incendi distruttivi che colpirono
alcune grandi capitali europee, come Mosca nel 1648 e Londra nel 1666, fu
ulteriormente promossa la costruzione di edifici in muratura in luogo di quelli in
legno.
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1.3.9 La "rivoluzione" nelle costruzioni
La cosiddetta Rivoluzione industriale caratterizzò gli ultimi decenni del secolo XVIII e
la prima metà del secolo XIX. Una rinnovata visione strutturale, l'edificio non veniva
più riguardato come insieme di elementi ma come organismo unitario, inteso a
trasferire i carichi dalla struttura in elevazione a quella di fondazione. La nascita di
materiali non naturali, resistenti a trazione oltre che a compressione, mentre consentiva
nuovi modelli di calcolo e nuove tipologie strutturali, segnava il tramonto
dell'egemonia della Muratura che per tanti secoli aveva dominato, praticamente
incontrastata, il mondo delle costruzioni.
Una modificazione della struttura resistente, già nell'ambito delle stesse costruzioni
lapidee, consistette nel sostituire gli elementi bidimensionali (costituiti dalle murature
portanti) con elementi monodimensionali (costituiti da pilastri in muratura, di pietre
spesso artificiali) che, particolarmente per gli edifici delle grandi periferie urbane
destinati alla locazione, consentivano una maggiore flessibilità dei distributivi interni.
Aveva, così, inizio quella distinzione tra strutture verticali portanti e portate che nel
tempo si sarebbe sempre di più accentuata, sino a divenire caratteristica degli edifici in
conglomerato cementizio armato e di quelli in acciaio. Un esempio di struttura
portante con elementi monodimensionali in muratura è rappresentato dagli edifici
progettati nell'ottocento da Alessandro Antonelli, nei quali i carichi verticali erano
sopportati da pilastri e da archi ribassati (con spinte eliminate da catene immerse nel
tessuto murario), mentre le azioni orizzontali erano fronteggiate da impalcati a volta,
sempre in laterizio.
1.4 Tipologie edilizie dell’Italia Centrale e Meridionale
Le caratteristiche tipologiche dell'impianto urbanistico e dell'edilizia abitativa di
innumerevoli Comuni dell'Italia Centrale e Meridionale, sono condizionanti per
corrette scelte progettuali, volte al loro restauro e adeguamento. Cosicché, con la
semplice elencazione di queste caratteristiche, possono essere introdotte in modo
convincente le tipologie ottimali di intervento, chiarendo motivazioni e significato
del sistema tecnologico proposto.
a) Lo schema strutturale riconoscibile negli edifici di abitazione ad ossatura muraria, è
quello di trave tozza, a sezione pluriconnessa, ad asse verticale, lunghezza pari
all'altezza dell'edificio, e sezione trasversale coincidente con la pianta dello stesso.
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In detta pianta, i vari ambienti concorrono a costituire la forma "multi-cellulare", con
setti di separazione e di contorno realizzati dalle pareti murarie; la struttura scatolare,
nel suo complesso, si può considerare generata dall'assemblaggio di elementi piani
(solai e pareti murarie) collegati lungo i bordi; i solai sono lastre orizzontali che
chiudono più volte ogni singola cella, assicurandone la indeformabilità sotto carico.
Le pareti murarie si intersecano lungo gli spigoli verticali, punti nodali della sezione
trasversale della trave pluriconnessa. I sovraccarichi verticali, che i solai riportano
sui muri, si compongono con i carichi fìssi, in una risultante generalmente non
passante per il baricentro della sezione resistente orizzontale. La trave, che è una
mensola con incastro al suolo, è quindi soggetta a sforzo normale eccentrico.
L'eccentricità cresce in presenza di forze orizzontasi, dovute al vento o a forze di
massa conseguenti ad accelerazioni da sisma, e che danno luogo anche a sforzi
taglianti e torcenti, il rapporto tra dimensione "della base e altezza fa rientrare
generalmente questo schema di trave tra quelle definibili "tozze". (Solo per edifici
a torre o per campanili, ci si potrebbe imbattere in travi snelle). Per questo motivo
gli edifici scatolari in presenza di accelerazioni sismiche, vedono prevalere, come in
tutte le travi tozze, gli effetti della caratteristica tagliante. Una verifica a sforzo
normale e flessione, comunque, è immediatamente conducibile, perché la pluri-
connessione non complica affatto, come è ben noto, lo studio di questo caso di
sollecitazione. La verifica a taglio, invece, presuppone la preventiva
determinazione del "centro di taglio" e non può fare a meno di considerare gli
effetti, spesso determinanti, dalla presenza di vani. (Porte e finestre). Si tratta
comunque di schemi poco vulnerabili alle azioni orizzontali, purché sia garantita
l'efficienza delle singole lastre e dei loro mutui collegamenti. Ma spesso le
impreviste e abnormi sollecitazioni dovute al sisma, che hanno trovato strutture già
indebolite da fatiscenze fisio-logiche per degrado nel tempo, hanno comportato
distacchi, lungo gli spigoli verticali, delle pareti contigue verticali. Questo venir meno
dì collegamenti essenziali, per il comportamento monolitico del complesso scatolare
pluricellulare, è intollerabile per la conservazione dell'immobile. Altrettanto grave è
la sconnessione lungo gli attacchi degli orizzontamenti ai muri.
Anche i solai, frequentemente con orditura principale in travi di legno e secondaria in
assito o panconcelli, sono poco rassicuranti quali elementi-lastre irrigidenti
orizzontali; le travi sono spesso deteriorate, incurvate e presentano spaccature
longitudinali.