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"Ma tu che sol per cancellare scrivi"
L'arte e la cancellatura
Il titolo di questa tesi, Ma tu che sol per cancellare scrivi, si riferisce ad
una terzina del XVIII canto del Paradiso di Dante (versi 130- 132):
Ma tu che sol per cancellare scrivi,
pensa che Piero e Paulo, che morirono
per la vigna che guasti, ancor sor vivi
1
.
Dante, con la guida di Beatrice, è arrivato nel cielo di Giove e apostrofa
aspramente il papa a lui contemporaneo, Giovanni XXII: lo “scrivere per
cancellare” si riferisce al suo lanciare scomuniche con facilità per poi
ritirarle e cancellarle in maniera definitiva con la riscossione di denaro
2
.
Questo verso ben evidenzia la natura ambivalente della cancellatura: un
testo è scritto per essere letto, riletto e modificato, e perché ciò avvenga
esso deve essere più e più volte variato e dunque cancellato. Analogamente
nella produzione artistica, occorre apportare continue correzioni all'opera,
sia essa su tela, legno, marmo o rame. Il presente lavoro si propone di
affrontare il tema della cancellatura all'interno delle arti visive. Ne traccerà
in seguito le diverse tipologie di cancellature, ossia quelle parziali, più
comuni in ambito artistico, e quelle totali, oltre che analizzare i vari campi
di applicazione del termine ''cancellatura''. Dopo una considerazione sulla
damnatio memoriae e su come essa riguardò le figure di Federico II di
Svevia e di Martino Faliero nell'arte, si prenderà poi in esame l'atto di
cancellazione ossessivo-compulsivo compiuto da soggetti instabili ai danni
di famose opere d'arte, e quali effetti essi abbiano avuto sulla percezione
dell'opera stessa (in particolar modo, della Pietà di Michelangelo).
1
Lett: Ma tu (o pontefice) che scrivi (scomuniche) solo per cancellarle, pensa che Pietro e Paolo, che
morirono per la vigna (di Dio) che tu rovini con i tuoi atti, sono ancora vivi in cielo (Dante, 1304-1321, p.
334)
2
Potrebbe però riferirsi anche alla cancellazione dei benefici ecclesiastici accordati da papa Clemente V,
oppure ancora all'elezione dei vescovi fatte dai capitoli locali, cancellazioni eseguite allo scopo di goder
delle rendite durante i periodi di vacanza. Non vi sono tuttavia prove storiche certe riguardo alla seconda
opzione. Cavicci 2001, p. 335.
3
Nel secondo capitolo si prenderanno in considerazione le cancellazioni
effettuate dal tempo: si attuerà una focalizzazione sul restauro e
sull'importanza di non rimuovere le cancellature che il tempo ha prodotto,
così come le ridipinture artisticamente rilevanti, poiché esse forniscono un
valore aggiunto alle opere antiche. Si prenderanno in considerazione due
restauri effettuati da Cesare Brandi, ossia la Madonna del Bordone di
Coppo di Marcovaldo – senese d'epoca pre-duccesca – e la più famosa
Annunciazione di Antonello da Messina
3
. Nello stesso capitolo, si tratterà
della ''cancellatura iconoclasta'', in particolare del dettato dell'imposizione
di Martin Lutero di neutralizzare l'immagine sacra. In questo ambito ci si
soffermerà sulla figura di Pieter Jansz Saenredam, artista fiammingo e
autore di diversi quadri che hanno per tema le diafane chiese protestanti del
XVII secolo. Si menzioneranno alcuni casi di iconoclastia ''rivoluzionaria'',
da quella francese fino a quella sovietica. Si accennerà poi alla cancellatura
più controversa del nostro secolo, ossia la censura, in particolar modo delle
opere pittoriche ''sconvenienti'', come il caso di un Banksy recentemente
censurato a Londra.
Infine, il terzo capitolo esporrà il tema delle cancellature nell'arte
contemporanea, partendo dal curioso caso dell'Erased de kooning di Robert
Raushemberg; passando per le cancellature ''strappate'' di Mimmo Rotella;
mettendo in risalto i testi cancellati di Emilio Isgrò, la scultura e la pittura
di Nicola Samorì, e, per concludere, la ''guerra all'ultima cancellatura'' tra
gli street-artists Banksy e Robbo. Il tutto per affermare come la cancellatura
nell'arte contemporanea possa essere una sorta di affermazione dello spazio
pittorico (o scultoreo) nella sua negazione.
3
Della quale si tratterà anche e soprattutto il restauro più recente.
4
1. Cosa significa cancellare?
1.1 Origine del termine
La cancellatura è come lo zero in matematica,
chiamato a formare, da solo, tutti i numeri e tutti i
valori
4
.
Il verbo cancellare, nella lingua italiana, è impiegato principalmente in
relazione alla scrittura. Il significato più comune è quello di depennare
delle parole scritte in precedenza, o utilizzare la gomma per correggere un
segno di matita e, sempre più di frequente, cancellare file virtuali con un
click del mouse. Tuttavia, all'interno di un ambito molto più ampio, esso
può assumere significati inaspettati, e la sua accezione varia a seconda del
contesto cui esso si riferisce.
A livello, etimologico, il sostantivo ''cancellatura'' deriva in verità dal
latino lidere, deleo e dal greco e ἐξαλείφω
5
. I termini latini sono due verbi,
di cui il primo sta a significare l'atto di ''spalmatura, cancellatura dello
scritto con la parte inversa dello stilo e stendendo nuova cera sulle
tavolette''
6
, tavolette che infatti erano usate dagli scolari Romani al posto
della carta per scrivere appunti
7
. La seconda parola è composta dallo stesso
verbo lidere e dal prefisso de
8
, significa ''distruggere, annientare,
cancellare'' ed è usata soprattutto in contesto urbano o bellico: ''rovesciare
la patria costituzione (…) finire, terminare di un colpo (…) cancellare una
cosa scritta o incisa''
9
. Similmente la parola greca deriva dall'unione del
4
Isgrò E., 1984, p. 7.
5
Accademia della Crusca, lessicografia della crusca online. Ed. 1729/38, 'cancellatura'
6
Calonghi F., Dizionario Latino – Italiano, 1950, 'lidere'.
7
Trattasi in realtà di un'invenzione greca, con alcune testimonianze in Egitto. Erano formate da una
superficie di legno cava, riempita di cera – generalmente nera – sulla quale si scriveva incidendo i segni
con uno stilo, con la parte opposta appiattita per poter cancellare sulla cera, spalmando via le parole
indesiderate. In prativa uno strumento creato apposta per cancellare senza problemi. Ivi 1950.
8
Questa preposizione ha molteplici significati, ma il più usato è per indicare il punto di vista secondo cui
la qual cosa viene considerata: "riguardo a, attorno a, inquanto a". Si pensi al De pictura di Leon Battista
Alberti (1435) o De' veri precetti della pittura di Giovan Battista Armenini (1587). Ibidem, 1950, 'de'.
9
Calonghi 1950, 'deleo'.
5
prefisso ἐξ e dal verbo αλείφω
10
. Mentre quest'ultimo ha il solo significato
di ''ungere con olio, oliare la pelle'' come era in uso presso il popolo greco,
dopo il bagno o prima degli esercizi ginnici, le due parole unite stanno a
significare anche ''cancellare, obliterare, metaforicamente dimenticare o
annullare''
11
, riferendosi anche alla spalmatura dell'intonaco sul muro, o allo
spalmarsi il gesso sul corpo, utilizzato come trucco dalle donne greche al
posto della cipria.
Il primo risultato del verbo ''cancellare'' sul dizionario italiano è quello
più letterale, che significa cioè ''chiudere con un cancello''
12
. Questo perché,
di fatto, pur avendo significati apparentemente incompatibili, le due parole
hanno la stessa radice:
ETIMOLOGIA← lat. cancellāre, propr. ‘chiudere con un graticcio’; nel sign. di
‘depennare’, con allusione alle sbarre che si tracciano sul testo e che somigliano a
quelle di un cancello; nel sign. di ‘disdire’ traduce l’ingl. to cancel
13
Dunque, originariamente le frasi da eliminare andavano rinchiuse
all'interno di un piccolo cancello e sigillate al di fuori del contesto. Ciò
continua a valere ancora oggi, specialmente nel caso in cui si faccia uso
della scolorina, dal momento che questo strumento non fa altro che coprire,
senza eliminare, i segni sopracitati
14
. Anche la parola ''cancelleria'', come si
può dedurre, deriva dallo stesso termine, e ha anch'essa più di un
significato: ufficio di cancelliere dello Stato moderno; l'ufficio con il
compito di redigere i documenti inerenti allo stato dall'impero romano al
rinascimento; l'insieme di quanto serve per scrivere.
Esiste infatti l'espressione ''oggetti di cancelleria'', quali penne, matite,
10
Rocci L., Dizionario Greco – Italiano, 1950, αλείφω
11
Ivi., ἐξαλείφω
12
CANCELLARE [lat. cancellare, propr. "chiudere con un cancello"; nel sign. 2, per influsso del v. ingl. (to)
cancel] (io cancèllo, ecc.).(...). Dizionario Treccani online, ''cancellare''
13
Ivi, ''cancellare''.
14
Il termine scolorina deriva direttamente dal verbo scolorire. Tuttavia, pur essendo esso un composto
chimico che apparentemente distrugge le parole scritte in precedenza, esse vengono semplicemente
coperte, dal momento che se si prova a grattare via la sostanza (una volta asciugata), le parole riemergono
immediatamente. (Dizionario Garzanti Online)
6
carta, gomme ecc
15
, che contribuivano alla eliminazione – sigillatura del
testo. Il verbo cancellare appare per la prima volta nella prima edizione
del dizionario dell'Accademia della Crusca, pubblicata nel 1612.
CANCELLARE: cassar la scrittura, fregandola; dal Lat. delere, cancellare.
Esempi: E in poca d'ora fu la battaglia non solamente ricoverata, anzi cominciano i
Sabini a cancellare
16
.
Qui, come si può notare, ha ancora un'altra accezione: cancellarsi è
infatti inteso come fuggire da un nemico in battaglia, quasi come a
nascondersi dietro ad un cancello sicuro, o semplicemente sparire dalla
vista dello stesso. Nell'edizione del 1691 dell'Accademia della Crusca
compare anche la parola cancellatura:
CANCELLATURA: sin. Di Cancellazione. Dal Lat. deletio. Ed il pregio che si paga per
essa. Lat. deletionis, expensa.
Esempi: Innanzi, che, ec. e che si fussero accordati i birri, i notai, tasse, cancellatúre,
uscite, spese di, ec
17
.
Nel linguaggio giuridico una cancellazione equivale ad estinguere i
debiti in maniera definitiva, oltre che al ''pregio'', il denaro dato per
estinguere gli stessi debiti. Inoltre, pur sembrando ''cancellare'' e derivati
anche una traduzione letterale del termine inglese to cancel, quest'ultimo,
oltre al significato letterale di cancellare, ha ben altre due accezioni nella
lingua originale, molto più usate:
To Cancel: to decide that an organized event will not happen, or to stop an order for
goods or services that you no longer want; to mark a stamp to show that it has been
used and cannot be used again
18
.
15
Dizionario Garzanti Online, ''cancelleria''
16
Accademia della Crusca, Lessicografia della Crusca in rete, ed. 1691
17
Ivi. 1691, p. 9.
18
''Decidere che un evento organizzato in precedenza non avverrà, o cancellare un ordine che non si
desidera più'. E 'timbrare un francobollo per renderne nullo il valore'' Dizionario dell'università di
Cambrige Online, 'to cancel'