Giuseppe avvenuta nel giugno 1789; in questo preciso anno la sua vita
muterà radicalmente a causa, non solo del nuovo rango acquisito, ma
soprattutto per le funeste ombre che la Rivoluzione Francese getterà sul suo
dorato futuro. Infatti, la sciagurata partenza dalle Tuileries di Parigi, per
scampare al follia popolare, e l’arresto, a Varennes, della Famiglia Reale in
fuga, condurranno il giovane Luigi ed i suoi cari alla prigione del Tempio,
teatro delle più terribili disgrazie.
Il secondo capitolo descriverà l’internamento al Temple per volere della
Comune e le quotidiane ingiustizie che gli ex sovrani ed i loro figli, Maria
Teresa, detta Madame Royale, e Luigi-Carlo, dovettero subire in nome dei
diritti che la neonata Nazione aveva appena acquisiti; in questa sezione è
palese il rapporto esistente tra le vicende politiche della cadente monarchia
ed il principino, legato indissolubilmente alla sorte dei propri genitori e alla
stessa Rivoluzione. Due date salienti vengono menzionate: il 21 gennaio
1793, egli diviene Luigi XVII, ascendendo ad un trono senza corona mentre
il capo di suo padre ancora gronda di sangue sul patibolo del boia Sanson; il
16 ottobre 1793, Maria Antonietta è condannata a morte con accuse
gravissime proferite dallo stesso bambino, costretto ad incolpare di incesto
la tenera e adorata madre, dopo esserne stato allontanato affinché, per opera
del ciabattino Simon, divenisse un vero cittadino francese, indifferente e
ostile alla nobiltà.
Il terzo capitolo è dedicato alla morte di Luigi XVII per tubercolosi, ed al
mistero creatosi in seguito ad essa; molti infatti ritennero che il fanciullo
fosse fuggito con la complicità di alcuni carcerieri, e poi sostituito. Alla
dubbia scomparsa del Re bambino sono incatenate le centinaia di impostori
che, recitando alla perfezione la parte dell’orfanello del Tempio, godettero
di fama e fortuna; un paragrafo a parte è per Naundorff, l’unico pseudo-
principe sostenuto da estimatori ed ammiratori realmente persuasi che egli
fosse il figlio di Maria Antonietta.
Il quarto capitolo, definibile “scientifico”, chiude la tesi svelando come si è
pervenuti alla risoluzione del famoso enigma, attraverso il test del DNA
4
praticato sul cuore che il dottor Pelletan prelevò dal corpo del principe
durante l’autopsia, avvalorando così la tesi della morte e sfatando le pretese
degli odierni discendenti di Naundorff, proclamatisi eredi del Delfino di
Francia; nel 2000 la scienza è arrivata in soccorso della storia pronunciando
un verdetto indiscutibile: Luigi XVII, Re di Francia e Navarra, è
effettivamente perito al Tempio, dopo esser stato, in soli dieci anni di vita, il
perno di uno scorcio di passato colmo di mistero e degno d’essere
apprezzato non solo dai nostri cugini d’oltralpe o dai curiosi navigatori di
Internet, ma da chiunque sia affascinato dal periodo definito “moderno”.
Anche questa è storia.
5
I.1 La famiglia di Luigi XVII
Luigi-Carlo, duca di Normandia, era il terzo figlio di Luigi XVI, re di
Francia e Navarra, e di Maria Antonietta Lorena d’Austria*, quindicesima
erede dell’imperatrice Maria Teresa e del consorte Francesco Stefano I°.
La coppia reale francese, ascesa al trono il 10 maggio 1774 in seguito alla
morte -per vaiolo- di Luigi XV, aveva già due figli: la principessa Maria-
Teresa-Carlotta, che sarebbe stata “Madame Fille du Roi o quando avesse
compiuto cinque anni Madame Royale”
1
e Luigi-Giuseppe-Saverio-
Francesco, il primo Delfino**. Nel 1786 nacque un’altra bambina, Maria-
Sofia-Elena-Beatrice, che sfortunatamente morì l’anno seguente a causa di
violente convulsioni.
Il matrimonio tra l’arciduchessa Maria Antonietta, che allora aveva
quattordici anni, e il Delfino Luigi-Augusto, di appena due anni più grande,
era stato fortemente voluto dalla regina Maria Teresa al solo scopo di
rafforzare la “naturalissima, utilissima, e preziosissima”
2
alleanza col
monarca Luigi XV e renderla duratura in nome della pace e dell’equilibrio
tra le potenze europee. Ovviamente le motivazioni erano esclusivamente
dettate dalla ragion di stato, ma non è certamente questa la sede atta a
chiarire tale delicata e controversa questione.
Alle nozze, celebrate sul suolo francese il 16 maggio 1770, si fece precedere
una legittima unione per procura nel mese di aprile, dove lo sposo era
rappresentato dall’arciduca Ferdinando, fratello minore di Maria Antonietta;
ciò era da considerasi “una prassi normale per il matrimonio di una
principessa con un principe straniero: una volta concessa la validità
ecclesiastica, la giovane sposa poteva intraprendere il viaggio inserita nel
1
A. Fraser, Maria Antonietta la solitudine di una regina, trad. it., Arnoldo Mondadori
Editore, Milano, 2004, p. 187.
* Il nome di battesimo di Maria Antonietta era “Maria-Antonia-Josepha-Joanna” ed in
famiglia veniva chiamata “Antoine”. Divenuta regina, il popolo francese, in segno di
disprezzo, coniò per lei il dispregiativo “Autrichienne”.
** Nome conferito al primogenito del re di Francia ed erede al trono; questo venne
concesso dai Conti di Vienna sul Rodano, rimasti senza eredi, a Filippo di Valois nel 1343.
2
F. Herre, Maria Teresa il destino di una sovrana, trad. it., Arnoldo Mondadori Editore,
Milano, 2001, p. 329.
6
suo nuovo rango”
3
.“Da quel momento ci si poteva rivolgere all’arciduchessa
con l’appellativo di Madame la Dauphine”
4
.
I primi sette anni di quest’unione, avvenuta tra due perfetti sconosciuti,
pedine consapevoli di un intricato scacchiere di politiche, non furono
allietati da alcuna nascita; la mancanza di eredi preoccupava enormemente
l’Imperatrice austriaca, che costantemente si teneva aggiornata, attraverso
corrispondenza, sulle condizioni della giovane sovrana di Francia. Nelle sue
lettere, Maria Teresa aveva un’ unica idea fissa: “Ci occorre assolutamente
un delfino!”
5
.
L’assenza di figliolanza era da imputarsi a fattori inibitori, scatenatisi a
causa di un problema fisico del giovane Luigi XVI, i quali non gli
consentivano di adempiere al suo dovere di marito; la faccenda si risolse
felicemente il 19 dicembre 1778, quando Maria Antonietta diede alla luce
una Figlia di Francia (appellativo conferitole essendo Fille du roi, cioè
Figlia di un re), Maria-Teresa-Carlotta*. Questa principessa fu l’unica a
superare indenne il violento periodo del Terrore rivoluzionario.
Il lieto evento però non concretizzava del tutto specifiche necessità, che
consistevano nel “provvedere il casato dei Borboni di una discendenza e
quello degli Asburgo di un nuovo importante ramo dell’albero
genealogico”
6
. Infatti, nell’ infelice eventualità in cui il Re non avesse avuto
eredi diretti, la corona avrebbe ornato il capo del Conte di Provenza, suo
fratello; se quest’ultimo a sua volta non fosse divenuto padre di figli maschi,
la Francia sarebbe stata governata, secondo rigide regole di successione, dal
conte d’Artois, altro fratello del Re, che aveva generato un vivace e robusto
bambino, Luigi Antonio di Borbone duca d’Angoulême**, futuro sposo di
Maria-Teresa-Carlotta, sua cugina. Il 22 ottobre 1781 però, un anno dopo la
3
A. Fraser, Maria Antonietta la solitudine di una regina, cit., p. 63.
4
Ivi, p. 64.
5
F. Herre, Maria Teresa il destino di una sovrana , cit., p. 328
* Condivise la prigionia al Tempio con la sua famiglia e né diede testimonianza scritta.
6
Ibidem.
** Secondo le opinioni di alcuni rigorosi monarchici, nel 1830 egli fu re di Francia per tre
minuti, cioè il lasso di tempo che il figlio di Carlo X (successore di Luigi XVIII ) impiegò
per firmare un documento di abdicazione.
7
scomparsa dell’imperatrice Maria Teresa, la regina mise al mondo* il tanto
atteso erede; solo i membri della famiglia reale e qualche dama assistettero
alla nascita del Delfino, poiché il re, decise di mutare il protocollo che, fino
a quel momento, aveva consentito a chiunque di accedere liberamente alla
camera della partoriente. A Versailles la notizia si sparse in brevissimo
tempo, alimentando un clima di gioia che raggiunse la vicina Parigi; il Paese
sperava fosse nato un futuro sovrano giusto e caritatevole, perciò nelle
piazze e per le strade, la gente non faceva altro che abbracciarsi. I numerosi
festeggiamenti in onore di “Louis-Joseph-Xavier-François”
7
durarono tre
giorni, sollevando un entusiasmo tale che mai avrebbe fatto intuire il declino
cui la monarchia andava incontro. Maria Antonietta “apprese la felice
notizia quando un emozionato Luigi XVI le disse: 'Monsieur il Delfino
chiede il permesso di entrare ' ”
8
. In quella stessa occasione, il piccolo duca
d’Angoulême ebbe modo di esclamare queste parole: “Mio Dio padre,
com’è piccolo mio cugino!”.“Di certo lo troverai abbastanza grande, un
giorno, figlio mio”
9
, rispose il conte d’Artois. Quel dì però, non sarebbe
arrivato; il principe scomparve sette anni dopo, evitando le sofferenze che
ebbero a patire i suoi cari.
I.2 Il piccolo duca di Normandia
Il giorno di Pasqua 27 marzo 1785, alle ore sette e trenta della sera, quattro
anni dopo la nascita del Delfino, la regina partorì a Versailles un altro
maschio, di sana costituzione. Il travaglio fu breve e non creò particolari
problemi alla sovrana che, a questo punto, aveva garantito la discendenza
dei Borboni; al bambino* il re impose il nome di Luigi-Carlo, titolandolo
7
G. Bordonove, Louis XVII et l’énigme du temple, Pygmalion, Parigi, 1995, p. 19.
* “Per le regine di Francia, il parto era regolato da un cerimoniale barbarico ed era
un’esperienza orribile. Assistite da un ostetrico, da medici e levatrici, mettevano al mondo i
propri figli in pubblico”. E. Lever, Maria Antonietta l’ultima regina, trad. it., RCS libri,
Milano, 2001, p. 161.
8
Ivi, p. 191.
9
Ivi, pp. 191-92.
8