3 I CAPITOLO
Vita e opere di Tomás Eloy Martínez
Tomás Eloy Martínez è nato a Tucumán, in Argentina nel 1934. Si è laureato in
letteratura spagnola e latinoamericana all’università di Tucumán ed è stato anche critico
cinematografico del quotidiano “La Nación” nel 1961 e capo di redazione del
settimanale “Primera Plana” (1962-1969). Inoltre ha vinto vari premi con i suoi poemi e
racconti e ha composto sceneggiature per cinema e televisione Tra il 1969 e il 1970 ha
assunto la carica di inviato della casa editrice “Abril en Europa”, con sede a Parigi, e in
seguito è stato direttore del settimanale “Panorama” (1970-1972). Ha diretto il
supplemento culturale del quotidiano “La Opinión cultural” (1972-1975) e tra il 1975 e
il 1983 ha vissuto esiliato a Caracas, dove è stato editore del quotidiano “El Nacional” (
1975-1977) e consulente della direzione dello stesso quotidiano (1977-1978). Lì ha
fondato “El Diario de Caracas”, del quale è stato capo di redazione (1979) e nel 1991 ha
partecipato alla nascita del quotidiano “Siglo 21 de Guadalajara”, Messico. Nel giugno
del 1991 ha creato il supplemento letterario “Primer Plano” del quotidiano “Página/12”
di Buenos Aires, che ha diretto fino ad agosto del 1995. Da maggio del 1996 è
editorialista del quotidiano “La Nación” di Buenos Aires e del “New York Times
Syndicate” , che pubblica i suoi articoli in duecento quotidiani europei e americani.
Oltre alla sua carriera giornalistica e letteraria ha percorso una fortunata carriera
accademica, con conferenze e corsi in importanti università europee, nordamericane e
sudamericane. E’ stato anche professore presso l’università di Maryland (1984-1987).
Ha pubblicato le seguenti opere: i saggi “Estructuras del cine Argentino”, “Los testigos
de afuera” e “Retrato del artista enmascarado”, i romanzi “Sagrado”, “La novela de
Perón”, “La mano del amo”, “Santa Evita”, il romanzo argentino più tradotto di tutti i
tempi. L’ultimo romanzo che ha scritto è “El vuelo de la reina” con il quale ha ricevuto
il premio Alfaguara nel 2002. Ha scritto inoltre il resoconto giornalistico “La pasión
según Trelew”, la raccolta di racconti “Lugar común la muerte”, la cronaca “Las
memorias del general”, “El suelo argentino” e infine l’antologia “Ficciones
verdaderas”. E’ anche autore di dieci copioni per il cinema, tre dei quali in
4collaborazione con il romanziere paraguaiano Augusto Roa Bastos, e di vari saggi,
inclusi in volumi collettivi. Attualmente è direttore del Programma di Studi
Latinoamericani della Rutgers University a New Jersey, negli Stati Uniti.
Opere
Tomás Eloy Martínez ha scritto vari saggi: “Estructuras del cine argentino”, un
saggio sul cinema pubblicato nel 1961, “Los testigos de afuera”, del 1978, è un saggio
nel quale vengono riportati i pensieri e le idee di differenti personaggi sul Venezuela
con occhi critici e amorosi e “Ramos sucre. Retrato del artista enmascarado”, un
saggio di critica letteraria che viene pubblicato nel 1982.
Ha scritto anche diversi romanzi come “Sagrado”, pubblicato nel 1969, il primo fra
tutti i romanzi dello scrittore. E’ considerato da lui stesso come un fallimento, forse
perché ne curò solo il linguaggio; in seguito, nel 1985, ha scritto “La novela de Perón”
dove Tomás Eloy Martínez ricostruisce, attraverso documenti, lettere, testimonianze,
pagine di diari e fotografie, la vita di Juan Perón. Inoltre, in questo libro vengono riunite
tutte le memorie che Perón dettò a Martínez durante l’esilio a Caracas tra il 1966 e il
1972. Lo scrittore afferma che “tutto ciò che scrive è verità” e che “le verità di questo
libro non ammettono altro linguaggio che quello dell’immaginazione”. Nel 1991
pubblica “La mano del amo”: in quest’opera Tomás Eloy Martínez tratta i temi che
preoccuperanno sempre l’umanità come i conflitti sociali e politici, il destino, la morte e
la ricerca della felicità in un mondo in continuo processo di trasformazione. Ma il
romanzo può essere letto anche come una parabola sul mondo artistico sottomesso al
potere. Nel 1995 pubblica “Santa Evita”, il romanzo di maggior successo dello
scrittore, insieme a “La novela de Perón”. Infatti questi due romanzi sono gli unici che
sono stati tradotti in varie lingue. “Santa Evita” racconta fra realtà e finzione la storia
del cadavere di Evita: la donna, infatti, poco prima di morire chiede di non essere
dimenticata e Perón per esaudire il suo desiderio da inizio all’opera di imbalsamazione.
Il popolo argentino così potrà continuare a sentire la vicinanza di quella figura così
carismatica. Ma tre anni dopo, quando i militari rovesciano il governo peronista, la
salma di Evita diviene una presenza scomoda e i generali non possono tollerare che la
popolazione continui a venerarla. Per questo faranno di tutto per farla sparire e
cancellarla dalla memoria della gente.
5 Infine l’ultimo romanzo di Tomás Eloy Martínez è “El vuelo de la reina”, pubblicato
nel 2002. Narra la storia di G. M. Camargo, il direttore di un giornale di Buenos Aires,
che è ossessionato da Reina Remis, una giornalista di talento. La sua superbia gli
impedisce di vedere che i sentimenti altrui non sono sotto il suo controllo, e questa
cecità lo fa affondare in una storia d’amore dalla quale uscirà trasformato.
Lo scrittore costruisce un romanzo sul desiderio, il potere e l’identità dove tutto ciò che
accade si ripete sempre una seconda volta, in modo sempre più oscuro e sconcertante.
Oltre ai saggi e ai romanzi Tomás Eloy Martínez ha scritto anche “La pasión según
Trelew”, un resoconto giornalistico pubblicato nel 1974 nel quale si raccontano gli
avvenimenti di Trelew, dove furono uccisi sedici estremisti; “Lugar común la muerte”,
del 1979, una raccolta di racconti che hanno in comune il tema della morte. Si narrano
massacri di gruppi etnici, bombardamenti di città e le memorie di personaggi importanti
attraverso il giornalismo narrativo di Martínez.
Inoltre, nel 1996, lo scrittore ha pubblicato “Las Memorias del General”: una cronaca
sugli anni ‘70 in Argentina. In questo periodo Tomás Eloy Martínez poté registrare le
memorie di Juan Domingo Perón: questi ricordi riguardano tutta la vita di Perón, dalla
sua nascita fino all’esilio a Madrid. Vengono inseriti inoltre lettere, documenti e
testimonianze fino ad allora sconosciute di parenti, di ex compagni di arma e di amici
della sua infanzia. Con questa cronaca quindi, lo scrittore, ha ottenuto un ritratto storico
molto suggestivo dell’Argentina di questo secolo.
“El suelo Argentino”, pubblicato nel 1999, è, come afferma lo stesso scrittore, “una
meditazione sul paese, sul suo passato e sul suo futuro, sulle illusioni di grandezza
degli argentini e sulla frustrazione di questa illusione a partire dal 1930, con il
fallimento della democrazia”.
Infine Tomás Eloy Martínez ha scritto “Ficciones verdaderas”, del 2000, è
un’antologia di tredici testi nei quali si riesamina il modo in cui la letteratura si è
appropriata di fatti reali per rielaborarli e trasformarli. La selezione dei testi, realizzata
insieme a Jennifer French, rappresenta in ordine cronologico un’indagine su fatti reali
che ispirarono grandi opere letterarie, da Macbeth fino a “Beloved” di Toni Morrison.
Secondo la giornalista Adriana Petra, Eloy Martínez ha realizzato una ricerca esaustiva
e intelligente riuscendo ad ottenere un libro che intrattiene e allo stesso tempo
sorprende per il suo lavoro di indagine e scoperta di fonti praticamente impossibili.
Quindi, con Ficciones verdaderas, lo scrittore offre una svolta alla conflittuale e latente
relazione tra storia, realtà e finzione.
6
II CAPITOLO
La fortuna dell’autore in Italia
L’opera di Tomás Eloy Martínez, scrittore e giornalista argentino, è penetrata in Italia
grazie ai suoi due romanzi di maggior successo “Santa Evita” e “La novela de Perón”,
che sono stati tradotti in varie lingue. Le sue altre opere, nonostante abbiano avuto
successo in Spagna e in America Latina, non sono state tradotte in altre lingue.
Allo stesso modo, la carriera giornalistica dello scrittore, si è svolta principalmente
in America e in Spagna, infatti Tomás Eloy Martínez ha scritto articoli per il “New York
Times”, “La Nación” e “El País”. Tuttavia, gran parte dei suoi articoli sono stati
pubblicati anche in Italia su “Internazionale”, un settimanale che pubblica una
selezione di articoli della stampa estera.
Sono stati pubblicati qui articoli di vario genere di Tomás Eloy Martínez, non solo di
cronaca politica ma anche di critica cinematografica: per esempio in aprile del 2005 e
ad ottobre dello stesso anno vengono riportate le critiche di Martínez sul film di Bennet
Miller , “Truman Capote” e sul film, “La caduta” che descrive gli ultimi giorni di
Hitler.
Sono numerosi anche gli articoli politici, alcuni molto recenti (degli anni 2004-
2005), riguardanti il terrorismo, la politica di Bush, le torture dei prigionieri iracheni, i
dittatori dell’America Latina Juan Vicente Goméz e Antonio Domingo Bussi, il
razzismo e la guerra civile in Bolivia. Nello stesso periodico sono riportati anche
articoli di Martínez riguardanti la letteratura spagnola e latinoamericana.
72.1 “Santa Evita”: l’odissea del corpo.
Il 26 luglio del 1952 morì, a Buenos Aires, a soli trentatré anni, Evita Perón. Il
presidente pensò di far imbalsamare il corpo della consorte per accontentare la sua
richiesta, in punto di morte, di non volere essere dimenticata. In questo modo, la
presenza fisica di Evita, credeva Perón, avrebbe illuso il popolo d’averla ancora con sé
e avrebbe potuto evitare il crollo del suo potere. Ma due anni dopo la morte di Evita,
Perón venne costretto da un colpo di stato militare a rifugiarsi in Spagna: il primo
problema di cui i golpisti dovettero occuparsi fu proprio quello della salma di Evita. Ma
ci fu un trattamento poco riguardoso nei confronti della morta che provocò una furiosa
reazione del popolo d’Argentina; così i militari decisero di spedire la salma in Italia.
Al ritorno di Perón, le autorità della Repubblica autorizzarono il rimpatrio anche
della salma di Evita e l’anno dopo Perón partecipò alle elezioni per la presidenza della
Repubblica: la campagna elettorale fu letteralmente dominata dall’immagine di Evita.
Manifesti e volantini ricordavano agli argentini l’opera incessante svolta al loro servizio
dalla donna che ancora una volta si dimostrò indispensabile per la vittoria di Perón, che
divenne per la terza volta presidente della Repubblica argentina. Ma nove mesi dopo,
nel 1974, Perón morì a causa di un infarto: fu quindi la vicepresidente, Isabel Perón, ad
occuparsi di Evita, il cui corpo riposa ancora oggi nel cimitero più importante di
Buenos Aires.
Il romanzo di Tomás Eloy Martínez è incentrato quindi sull’odissea del corpo di
Evita che con la morte acquista una dimensione inattesa e ridefinisce in forma mitica la
donna che fu in vita. Poche volte nella storia un simbolo ha inquietato tanto come il
cadavere di Evita Perón e il romanzo “Santa Evita” racconta per la prima volta il
lunghissimo calvario che subì questo cadavere imbalsamato ritraendo perfettamente i
personaggi che accompagnarono il suo pellegrinaggio: militari che impazzirono, mani
anonime che depositarono candele accese e fiori in ogni parte, attori falliti, carcerati
della Patagonia, un imbalsamatore che non volle abbandonare la sua opera, etc.. Tutti
questi personaggi vengono presentati nel libro insieme alla storia di Evita, da quando
era bambina, a quando divenne l’attrice provinciale disposta a conquistare Buenos Aires
fino a quando divenne la protettrice dei poveri, una prima donna amata e odiata a
dismisura.
In “Santa Evita” Tomás Eloy Martínez fonde realtà e finzione, thriller poliziesco e
ricostruzione storica e biografica: infatti, lui stesso, afferma in un intervista nel “País”
8che «la letteratura è un gioco fra la verità e la menzogna, e l’importante non è capire
quale sia la verità o la menzogna, ma l’importante è il gioco». E proprio questo ha fatto
in “Santa Evita”: la verità si è trasformata in finzione e la menzogna si è convertita in
verità.
2.2 La traduzione in Italia di “Santa Evita”
Il romanzo “Santa Evita” è stato tradotto da Silvia Meucci e pubblicato nel 1996
dall’editore Ugo Guanda. Confrontando il testo di arrivo di arrivo con l’originale si può
constatare che la traduttrice è rimasta sostanzialmente fedele al testo anche se sono da
notare degli accorgimenti adottati dalla traduttrice di fronte ad alcune maggiori
difficoltà di traduzione. Poiché nel testo originale sono presenti molte parole
latinoamericane che non hanno un corrispondente nella lingua di arrivo, la traduttrice ha
preferito non tradurle e porre una nota a pié di pagina spiegando con una o più
proposizioni il significato della parola. In questo modo, non ha intercalato nel testo di
arrivo con delle spiegazioni che avrebbero portato alla perdita del ritmo della
traduzione. Così ad esempio l’aggettivo «grasitas» viene tralasciata in latinoamericano
e nella nota Silvia Meucci spiega che «grasa» è un dispregiativo usato per indicare
persone di umile condizione sociale e di scarsa cultura. Evita, utilizzando il diminutivo
grasita, conferisce al termine una connotazione affettuosa. Allo stesso modo anche la
parola «gallego», difficile da tradurre in italiano, è definita nella nota dalla traduttrice
spiegando che è il termine con il quale vengono designati gli emigrati spagnoli nei paesi
latinoamericani. Lo stesso tipo di operazione viene effettuato per le parole «humitas»,
un tipico cibo sudamericano, «descamisados», nome dato ai lavoratori argentini dopo la
rivoluzione del 1943, «chinita», tipico vezzeggiativo affettuoso sudamericano,
«Confederación General del Trabajo», un’organizzazione sindacale argentina,
«cholita», diminutivo con cui la madre si rivolge sempre ad Evita, «montonera», un
movimento di guerriglieri antimperialisti del 1966.
Nella traduzione vengono aggiunte anche altre note allo scopo di identificare dei
personaggi che potrebbero essere poco conosciuti in Italia come Enrique Discépolo,
compositore argentino, Facundo Quiroga, militare argentino soprannominato «la tigre
della pianura» per le sue imprese, Oliverio Girondo, poeta argentino ed infine Manuel
Belgrado, militare argentino.
9 Inoltre nel testo originale sono presenti dei modo di dire in spagnolo che vengono
interpretati dalla traduttrice non in modo letterale ma con dei corrispondenti modi di
dire del medesimo significato; ad esempio «con una mano atrás y otra adelante», viene
tradotto con l’espressione “con i suoi quattro stracci”.
In conclusione, si può affermare che l’unico problema di traduzione che non è stato
possibile risolvere è un gioco di parole intraducibile in italiano; infatti, il personaggio
Pio XII con il termine «embarazada» che in spagnolo significa “incinta”, intende
l’aggettivo italiano “imbarazzato”che viene frainteso. Questo gioco di parole non si può
rendere in italiano perché non esiste uno stesso termine che indichi i due significati
differenti, quindi la traduttrice Silvia Meucci spiega attraverso una nota a pié di pagina
che “nel testo originale vi è un gioco di parole in quanto in spagnolo il significato più
comune del termine embarazada è incinta, ma Pio XII vuole proprio intendere
“imbarazzata”.