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Capitolo I
Shakespeare e la sua epoca
1.1 Biografia e formazione di William Shakespeare
“An upstart crow, beautified with ourfeathers”
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, così Robert Greene definiva
William Shakespeare quando quest’ultimo giunse a Londra nel 1592 come attore e
drammaturgo.
Le notizie relative alla sua vita sono piuttosto esigue ma di lui si sa che nacque
a Stratford-on-Avon nell’aprile 1564, e che il padre, John, era guantaio e
commerciante in pelli, il quale fu nominato sindaco del paese e forse era di religione
cattolica.
William frequentò la Grammar School di Stratford dove acquisì una solida
formazione classica, in particolare la conoscenza del latino, ma non proseguì gli studi
all’università di Oxford o Cambridge. Gli anni della sua giovinezza sono avvolti da
un fitto alone di mistero in quanto si conoscono svariate “leggende” nessuna delle
quali però è mai stata conclamata; ad esempio alcuni studiosi associano la figura del
bardo a quella di un certo “William Shake-shaft”, un attore legato ad una cerchia
cattolica in Lancaster intorno al 1581.
L’unica notizia certa che abbiamo dopo il suo battesimo, ci conduce
direttamente al suo matrimonio, contratto all’età di 18 anni con Anne Hathaway, di
otto anni più grande di lui. Dopo tale evento esiste una sorta di “buco nero” nella vita
dello scrittore in quanto nessuno sa quali siano state le sue attività svolte durante i
sette anni successivi, fin quando non si hanno nuovamente notizie nel 1592, anno in
cui per l’appunto, si trasferisce a Londra.
Muove i primi passi della sua carriera come attore, ed a partire dal 1594, inizia
a scrivere commedie e drammi storici per la compagnia dei Lord Chamberlain’s Men
che mutò poi il suo nome in King’s Men, con l’ascesa al trono di Giacomo I Stuart
nel 1603.
La prima delle sue opere storiche fu Tito Andronico, costruita attingendo una
notevole quantità di materiale storico ai testi di Raphael Holinshed e ad altre
1
S. Greenblatt, Norton Anthology of English Literature, 8a edizione, New York, Norton, 2006, p.
1058.
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Cronache del XVI secolo. Tale opera si inserisce nella prima fase della sua
produzione a cui risalgono del resto gli history plays, con i quali Shakespeare si
proponeva di tracciare e ricostruire la trama dinastica Inglese che si era dipanata fino
alla sua epoca, e la nascita dello stato moderno governato da un autorevole e
carismatico monarca: Richard III, Richard II, King John, le due parti dell’ Henry IV
ed Henry V.
Sempre negli anni novanta si situa un’ampia serie di commedie romantiche:
The Taming of the Shrew, The MerryWives of Windsor, Love’sLabour’s Lost, The
Two Gentlemen of Verona, Much Ado about nothing, The Merchant of Venice, A
Midsummer Night’s dream, As you like it e The twelfht Night, opere caratterizzate da
una significativa ricchezza poetica ed emotiva, ed in cui svettano gli esperimenti
linguistici
2
. Il suo linguaggio, variegato, eterogeneo e composito, attinge ad una vasta
gamma di registri linguistici per poi trasformarli in quelli del pensiero e del
sentimento: metafore, duplici significati, ossimori ed echi verbali pullulano nelle sue
opere
3
.
Protagoniste assolute delle sue commedie sono le donne, di cui evidenzia vizi e
virtù e alle quali applica instancabilmente la sua visione misogina, si veda ad
esempio The Taming of the Shrew, dove la protagonista Katherine è trasformata dal
marito in una dolce e sottomessa sposa
4
.
In queste prime commedie l’autore si rivela ancora molto legato alle sue fonti,
prime tra tutte la commedia Plautina, la quale si struttura su quelle componenti
specifiche che generano comicità: scambi di persona, equivoci, incomprensioni,
persone perse e poi ritrovate. Ne è una valida conferma The Commedy of Errors che
si ispira esattamente al modello plautino e dove spiccano ancora la simmetria della
trama, il rispetto delle unità aristoteliche e l’eleganza stilistica; tali elementi
incontreranno poi esiti distinti nei drammi successivi
5
.
Gli anni compresi tra il 1601 ed il 1607 registrano un radicale mutamento nella
sensibilità dell’autore, che difatti si rivela più cupa, esibisce una potente inclinazione
2
Ivi, 1059.
3
R. Camerlingo “ Il Rinascimento e Shakespeare”, in Storia della Letteratura Inglese, Dalle Origini al
Settecento, a c. di P. Bterinetti, Torino, Einaudi, 2000, vol.1, p. 150.
4
S. Greenblatt, Norton Anthology of English Literature, 8a edizione, p. 1058.
5
R. Camerlingo “ Il Rinascimento e Shakespeare”, in Storia della Letteratura Inglese, Dalle Origini al
Settecento, a c. di P. Bertinetti, p. 151.
3
alla dimensione metafisica ed esistenziale, e sembra discendere da un’angoscia
personale
6
.
In realtà, tale cambiamento è intimamente congiunto agli eventi storici di
quegli anni e soprattutto all’incertezza generata dalla successione al trono di
Inghilterra: Elisabetta I, poiché nubile e senza figli, non lasciava eredi e questo
naturalmente fece precipitare il paese in una forte instabilità politica ma anche
emotiva, in quanto riapriva l’incubo già vissuto all’epoca della stessa Elisabetta al
momento della sua ascesa al trono. Alla sua morte, sopraggiunta il 24 marzo 1603, le
succedette il nipote Giacomo I Stuart, già re di Scozia ed Irlanda, con il quale si
realizza un cambio di dinastia ma anche di costumi
7
.
Una preziosa convalida di tale mutamento è offerta dalle opere composte, per
l’appunto, dal 1601 al 1607: Hamlet, Othello, King Lear, Macbeth, Anthony and
Cleopatra, e Coriolanus.
Non restano immuni a tale mutamento anche le commedie dello stesso periodo,
come Troilus and Cressida , All’s Well that Ends Well, e Measure for Measure, le
quali differiscono profondamente dalle commedie degli anni Novanta a tal punto da
essere definite problem plays o dark commedies: più salaci e taglienti nel tono, si
interrogano sui valori che animano i personaggi e sulle soluzioni delle trame
8
.
Della terza ed ultima fase, fanno parte Pericles, Cymbeline, The Winter’s Tale
e The Tempest, composti tra il 1608 ed il 1611 e che vanno sotto il nome di
romances; si tratta di drammi dell’ultimo periodo, e dunque della fase conclusiva
della carriera letteraria dello scrittore, in cui ritornano le tematiche degli anni
Novanta, ma ora l’asse delle attenzioni si sposta dai figli ai genitori, e più in
particolare ai padri.
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Qui, in aggiunta, l’esito delle storie è sempre sereno, il
contenuto è venato di spiccate tonalità politiche e di un’acuta riflessione sulla storia.
Come hanno sostenuto numerosi studiosi, questo cambiamento di rotta nelle opere
shakespeariane discende dalle mutate condizioni storiche che si realizzano sotto il
6
S. Greenblatt, Norton Anthology of English Literature, 8a edizione, p. 1058.
7
Ibidem.
8
Ivi, p. 1059.
9
R. Camerlingo, “ Il Rinascimento e Shakespeare”, in Storia della Letteratura Inglese, Dalle origini al
Settecento, a c. di P. Bertinetti, p. 170
4
regno di Giacomo I; il re, difatti, articolò gran parte della sua politica estera sulle
alleanze internazionali stipulate attraverso i matrimoni dei suoi figli
10
.
Purtroppo nessuno dei drammi di Shakespeare ci è pervenuto in manoscritto; in
realtà, i drammaturghi elisabettiani non scrivevano per la pubblicazione ma solo per
la rappresentazione, l’applauso ed il diletto del pubblico. I drammi erano considerati
semplici canovacci sottoposti alle alterazioni della recitazione ed improvvisazione, e
l’unico autore a preoccuparsi del destino editoriale dei suoi testi fu Ben Jonson
11
. Lo
stesso Shakespeare non si interessò mai di preservare per i posteri la mole dei suoi
scritti, si limitò a specificarne la cronologia e ad indicare in quali opere si era avvalso
della collaborazione di altri scrittori. Egli scriveva unicamente per la sua compagnia
teatrale, le sue sceneggiature erano conservate nei suoi personali manoscritti o in testi
copiati a mano, o persino in “libri pirata”, fondati sui resoconti degli spettacoli
annotati da uno stenografo oppure sulla ricostruzione fornita da un attore o
spettatore
12
.
Il testo canonico cui si fa riferimento per le opere del bardo è il First Folio,
pubblicato nel 1623 da due attori della compagnia di Shakespeare, John Heminges e
Henry Condell; esso era dedicato ai conti di Pembroke e Montgomery ed accoglieva
tutti i drammi di Shakespeare ad esclusione di Pericles e The two Noble Cousins,
rispettivamente del 1613 e del 1634
13
.
Gli in folio erano composti da grandi fogli piegati una vola volta e formavano
due pagine con quattro facciate
14
. Tuttavia durante la sua vita, il poeta e
drammaturgo aveva già dato alle stampe diciotto delle sue opere pubblicate però in
edizioni in quarto, più economici dell’ in folio, in cui i fogli erano piegati due volte
formando cosi quattro pagine con otto facciate
15
.
Dopo la stesura di The Tempest nel 1611, lo scrittore, ormai affermato, si ritira
dal coinvolgimento diretto nel teatro e ritorna a Stratford, suo paese natale, dove
10
Ivi, p. 171.
11
Ivi, p. 134.
12
S. Greenblatt, Norton Anthology of English Literature, 8a edizione, p. 1059.
13
R. Camerlingo “ Il Rinascimento e Shakespeare”, a c. di P. Bertinetti, Storia della Letteratura
Inglese, Dalle origini al Settecento, p. 144.
14
Ibidem.
15
Ibidem.
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morirà nel 1616 dopo aver lasciato tutto il suo patrimonio in eredità alla primogenita
Susanna
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.
Attraverso le sue opere, Shakespeare ha portato in scena una vasta galleria di
personaggi rigorosamente umani, ciascuno ritratto nelle sue debolezze e nelle fibre
più riposte dell’animo, ponendo enfasi, per primo, sull’indagine psicologica
dell’essere umano, sulle infinite sfumature della sfera sensibile e del comportamento.
Ha raccontato l’odio, l’amore, la gelosia, la falsità, gli inganni, le ambizioni, la
passione, la brama di potere e persino il desiderio erotico, dunque è passato in
rassegna le molteplici ed inaspettate manifestazioni del mondo interiore, le quali
tuttavia sono comuni a tutti gli individui, senza alcuna distinzione di sesso, cultura e
strato sociale
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.
Egli ha anticipato cosi quell’indagine introspettiva che si imporrà poi nel 1800
con il Romanticismo, evidenziando come in ciascuno di noi, dimorino un mondo
nascosto alla vista ed una moltitudine di “persone” diverse. In funzione di questo
William Hazlitt, importante saggista romantico, asseriva che Shakespeare aveva il
potere di moltiplicare se stesso
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.
I suoi personaggi si ergono come una metafora del suo tempo, sono quasi una
vetrata che filtra la luce del Rinascimento inglese, una luce purtroppo non limpida,
ma piuttosto torbida in quanto costellata da eventi drammatici e tumultuosi.
Nell’Inghilterra ormai protestante, tormentata dai contrasti religiosi, più volte si
attentò, difatti alla vita della stessa regina.
Raramente le trame delle sue opere sono il prodotto della sua fertile
immaginazione in quanto lo scrittore amava intervenire e lavorare su storie incontrate
in romanzi, poemi narrativi o in opere di altro genere. Egli dunque partiva da
un’impalcatura preesistente sulla cui base edificava una storia ben più solida e
robusta, ma plasmando sempre un nuovo ordine: iniziava dal molteplice per giungere
poi all’unità, da un “disordine” egli ricava un nuovo ordine
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.
La sua abilità nell’indagare fino al midollo la psicologia di un personaggio e
nel ritagliare figure sovversive, avvincenti e di grande malvagità, gli deriva dalla
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S. Greenblatt, Norton Anthology of English Literature, 8a edizione, p. 1058.
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Ivi, p.1059
18
Ivi, p. 1060.
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Ivi, p. 1059