Introduzione
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Introduzione
La creazione di nuove imprese è un fenomeno che riveste un’estrema rilevanza date le sue
implicazioni sia in termini d’apporto innovativo e di sviluppo dei diversi settori, sia per lo
sviluppo economico territoriale. Il motore principale della nascita di nuove imprese risiede
nell’architettura e nella concorrenzialità del sistema di ricerca, nella sua flessibilità e capacità
di generare nuove opportunità di crescita economica attraverso la formazione di capitale
umano qualificato e anche nel contesto di programmi “mission oriented“ che combinano la
ricerca scientifica di base con quella applicata.
In un’economia “knowledge-driven” come quella odierna, la competitività del sistema Paese
dipende da un lato dalla capacità delle imprese di competere nei settori science-based,
dall’altra dalla capacità di un Paese di attivare meccanismi virtuosi di selezione di idee
innovative d’impresa e di accelerazione del loro processo di sviluppo. Un ruolo importante è
rivestito dagli incubatori d’impresa. Un incubatore rappresenta uno strumento di sostegno
all’imprenditorialità, avente come obiettivo la minimizzazione dei costi (attraverso la
condivisione di strutture, spazi e servizi), l’assistenza nella redazione del business plan, la
spinta verso il mercato, l’orientamento al medio-lungo termine e la creazione di un valido
network di contatti sia a livello di clientela che di partner e interlocutori finanziari.
Il presente lavoro di tesi è strutturato in due parti.
La prima parte analizza gli attori che intervengono nel processo di innovazione analizzandone
le evoluzioni dei ruoli e delle funzioni svolte e cercando di individuare gli elementi che
contraddistinguono il nostro paese. Sono analizzati i principali schemi di incubazione di
impresa e i processi di investimento e come venga ad instaurarsi una correlazione tra le figure
individuate. Infine, si è cercato di cogliere quali siano i drivers e i principali fattori di rischio e
le maggiori criticità durante la fase di start-up delle nuove imprese.
La seconda parte del lavoro, invece, si rivolge in modo più specifico al ruolo degli incubatori
nell’avvio e nello sviluppo della nuova imprenditorialità, attraverso l’analisi dei servizi offerti
con particolare riferimento al caso di studio “TechNest”, l’incubatore dell’Università della
Calabria. Vengono elaborati e presentati i dati di monitoraggio che sono stati raccolti dai
responsabili dell'incubatore nel 2011, avanzando anche una ipotesi di analisi sintetica basata
Introduzione
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sulla rilevazione di pochi indicatori di diretta rilevazione. Infine, la tesi propone di applicare
un approccio formale per uno studio qualitativo orientato all’analisi dei processi (con l’ausilio
del formalismo IDEF0), con il fine di analizzare la logica di funzionamento dell’incubatore e
dei servizi offerti e facilitare l'identificazione di problematiche e limiti dell’incubatore nella
gestione dei servizi offerti alle Start-up. Un focus viene sviluppato sul processo di “Supporto
al networking e partnership”: un servizio orientato alla costruzione di progetti di ricerca e
sviluppo basato sulla ricerca di partner con specifiche caratteristiche.
CAPITOLO 1: Università, innovazione e creazione d’impresa
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CAPITOLO 1: Università, innovazione e creazione
d’impresa
L‘innovazione è l‘utilizzazione per finalità economiche di invenzioni tecniche o di know-
how tecnologico. Un‘innovazione tecnologica è: un prodotto nuovo o considerevolmente
migliorato; un processo di produzione nuovo o considerevolmente migliorato. Il processo
di innovazione include tutte le attività che conducono all‘innovazione: dalla percezione di
una necessità irrisolta, alla generazione di un‘idea, alla R&S per risolvere il problema,
alla definizione di processi produttivi fino all‘introduzione e diffusione di mercato.
«L'innovazione non riguarda solo la tecnologia e può assumere forme diverse, per esempio
lo sviluppo di nuovi concetti commerciali e nuovi mezzi di distribuzione, la
commercializzazione e la progettazione o i cambiamenti organizzativi e d'immagine»
dal Consiglio "Sulla Competitività", tenutosi a Bruxelles il 13 maggio 2003
1.1 Il ruolo e il contributo delle università
In un’economia basata sulla conoscenza, in cui la competitività delle imprese dipende sempre
più da risorse intangibili, prevalentemente personal o addirittura organizational embodied
1
, la
conoscenza, le competenze tecnologiche e la capacità di innovazione assumono quindi un
ruolo marcatamente strategico.
L'innovazione, infatti, è il risultato di un sistema di relazioni che parte dalla ricerca scientifica
fondamentale e, attraverso una complessa rete di interazioni ed evoluzioni che coinvolge la
comunità scientifica internazionale, diviene una nuova base di conoscenza diffusa in contesti
sociali (territoriali) e aziendali attraverso cui ottenere ricadute produttive anche in comparti
fra loro diversi.
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Nel processo sopra tratteggiato l’università ha sempre avuto il ruolo di organizzazione elettiva
per la produzione di conoscenza. La novità alla quale si è fatto cenno, invece, è che le
università, quantomeno quelle che assumono un chiaro posizionamento da research
university, stanno divenendo organizzazioni chiave anche nella diffusione e nella
valorizzazione della conoscenza a fini innovativi e imprenditoriali.
1
Nooteboom, 2006
2
Audia et Alii, 2006
CAPITOLO 1: Università, innovazione e creazione d’impresa
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Si tratta di un ruolo relativamente nuovo, almeno in Italia, che deve essere interpretato alla
luce delle evoluzioni nel sistema di governance dei processi di ricerca e innovazione. Una
governance decisamente meno centralista e dirigista a cui si è progressivamente sostituito un
sistema “duale” fatto da interventi governativi, nazionali ed europei, che procedono in
parallelo a un vero e proprio “libero mercato” per le tecnologie. Un mercato, quello della
ricerca e della tecnologia, in piena evoluzione, in cui si affacciano attori dell’offerta,
intermediari e buyer, a volte pronti a valorizzare in via diretta la conoscenza acquisita, a volte
in grado di investire ulteriormente sullo sviluppo tecnologico (e.g. spin off di ricerca o
imprese science-based) per renderla fruibile sotto il profilo commerciale su larga scala a
beneficio di altre imprese (e.g. spin off applicativi o imprese management-based).
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Una nuova missione per l'università. Ed è proprio nel nascente mercato della ricerca e della
tecnologia che emergono ruoli ibridi, con l’Università pronta a giocarne alcuni di assoluto
rilievo e a promuovere, al contempo, la nascita e lo sviluppo di nuovi attori (parchi
tecnologici, incubatori, acceleratori, agenzie per l’innovazione, ecc.); anch’essi ibridi sotto il
profilo dell’assetto istituzionale, a cavallo fra Stato (ovvero soggetti attuatori di interventi
governativi nazionali o europei per la ricerca) e Mercato.
La missione dell’Università era un tempo ricondotta a una finalità ampia, sostenuta da due
“compiti” strumentali e fortemente interrelati: accrescere le conoscenze scientifiche e
tecnologiche attraverso la ricerca e la diffusione dei suoi risultati all’“interno” alla comunità
accademica, e al tempo stesso mediante propagazione nell’ambiente esterno, mondo del
lavoro e contesto socio-economico di riferimento, da realizzarsi con la formazione e il
placement di laureati di vario ordine e grado.
Le dinamiche economiche e competitive alle quali si è fatto cenno, tuttavia, stanno
imponendo un significativo ampliamento di tale missione, rendendo centrali non solo la
ricerca e l’insegnamento ma anche la valorizzazione della ricerca, e specificamente l’insieme
delle azioni volte a trasferirne i risultati in tecnologia e innovazione a sostegno delle attività
imprenditoriali e dello sviluppo socio-economico in senso lato.
3
E’ interessante al riguardo menzionare il caso di D-Helix (www.d-helix.com) un’impresa specializzata
nel brokeraggio e nella valorizzazione di ricerche in ambito biotech, fondata da un gruppo di italiani in
California e operante su scala globale.
CAPITOLO 1: Università, innovazione e creazione d’impresa
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Si parla al riguardo di “terzo ruolo dell’Università”
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proprio per identificare il crescente
impegno delle università nella propulsione di attività imprenditoriali e innovative in genere;
un impegno sempre più intensamente incentivato – e in alcuni casi obbligato dall’entità e
dalla struttura dei finanziamenti pubblici – dai policy maker che intendono enfatizzare la
produzione di scienza e tecnologia quale fonte di crescita economica.
Molte università hanno fatto propria tale spinta all’ampliamento della loro missione, seppure
con strategie e strutture eterogenee in diversi paesi del mondo e anche all’interno dello stesso
paese
5
. Il nuovo ruolo richiede, infatti, un investimento volto ad acquisire nuove competenze
da applicare allo sviluppo di nuove capacità, finalizzate a svolgere ruoli ibridi o comunque
non convenzionali per le università; ruoli che talora richiedono il ricorso a innovazioni
strutturali nell’organizzazione (unità per il trasferimento tecnologico) altre volte si
manifestano mediante la creazione di nuovi attori organizzativi, controllati o partecipati dai
medesimi atenei
6
.
Non sono pochi oggi i casi, a livello internazionale (in particolare nelle economie avanzate),
in cui le università si presentano all’attenzione del mondo istituzionale, economico e
imprenditoriale come vere e proprie fucine di produzione tecnologica, e che in virtù di tale
ruolo si affacciano ai mercati quali “venditrici” di tecnologie e innovazioni
7
.
Nuove strutture per il trasferimento tecnologico – USA ed Europa a confronto. Tale
genere di attività, tuttavia, non viene realizzata con le strutture e le competenze
convenzionalmente dedicate a sostenere le prime due missioni della ricerca e
dell’insegnamento. L’evoluzione appena descritta, infatti, introduce alcuni elementi di
complessità, tra i quali quello riguardante il rapporto università-industria e le sue molteplici
ed eterogenee manifestazioni.
Il sistema scientifico universitario è collegato all’industria da una rete di relazioni che veicola
4
Slaughter e Leslie, 1997; Gulbrandsen e Slipersaeter, 2007
5
Chiesa e Piccaluga, 2000; Piccaluga, 2001.
6
Burton, 2001;2002
7
Si pensi ad alcune best practices quali quelle del MIT o di Cambridge (UK). In particolare, nel 2006 il
MIT ha registrato 118 brevetti e ha costituito 7 start-up. L’ammontare della spesa in R&S per la stessa università
è stata pari a $699 milioni. L’università’ di Cambridge (UK), sempre nel 2006, ha presentato invece 44 domande
di brevetto internazionale.
CAPITOLO 1: Università, innovazione e creazione d’impresa
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lo scambio e il trasferimento di conoscenze di natura tecnologica, oltre che scientifica
mediante collaborazioni in cui lo scambio sociale avvolge quello economico rendendo
quest’ultimo misurabile e rilevante solo a livello di sistema socio-territoriale e nel medio-
lungo andare.
Non tutti i paesi, e non tutte le università, hanno adeguato strutture, sistemi di governance e
reti di partnership per svolgere con efficacia il terzo ruolo, che ormai viene loro diffusamente
assegnato.
In Italia è frequente rilevare che le università sono maggiormente orientate alla ricerca di
base, mentre l’industria è relativamente ancorata a settori e tecnologie tradizionali. Negli Stati
Uniti, al contrario, le università sono molto attive sul fronte della valorizzazione della ricerca
applicata e hanno notevolmente accresciuto la propensione a brevettare e successivamente a
‘licenziare’, ossia cedere pro tempore attraverso una licenza l’utilizzo dei contenuti, senza
alienare la proprietà degli stessi, i risultati delle attività di ricerca. In particolare, mentre prima
del 1980 a essere brevettati erano principalmente i risultati della ricerca applicata, dopo il
1980 molte università hanno iniziato a brevettare anche i risultati della ricerca scientifica,
avendo sperimentato che in tempi brevi anche questi sono traducibili in tecnologie e
innovazioni commerciali.
Al riguardo, peraltro, la crescente specializzazione della ricerca e la spinta di mercati sempre
più competitivi ha giocato un ruolo niente affatto secondario nella compressione dei tempi,
che dalla seconda metà del Novecento ha caratterizzato la traduzione dei risultati della ricerca
scientifica in tecnologie (invenzioni) prima e in innovazioni commerciali di successo poi.
Molte università americane costituiscono oggi esempi eccellenti nell’attuazione di operazioni
di bridging e networking volte a favorire il trasferimento tecnologico e rappresentano
importanti realtà in termini di ritorni economici generati dai risultati delle ricerche concesse in
licenza alle imprese
8
.
In Europa, allo stato attuale, alcune politiche di valorizzazione della ricerca e di trasferimento
tecnologico si scontrano con problematiche legate alla struttura organizzativa, alla burocrazia
sia a livello centrale che di singolo Ateneo, alla mancanza di cultura imprenditoriale, e alle
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Nel 2006, ad esempio, il MIT ha concesso 109 licenze, per un reddito pari a $61,3 Milioni, mentre
l’Università di Cambridge ne ha concesse 60 e ha registrato $40 milioni come reddito da licenze.