4Ancora, in passato gli obiettivi principali delle politiche di sostegno allo
sviluppo erano l’ industrializzazione ed il trickle mechanism
1
poiché si
pensava che questi fossero gli strumenti attraverso i quali la povertà
progressivamente sarebbe stata eliminata.
E’ da questo concetto che nacque negli Anni ’70 quello dei Basic Needs
(elaborato dall’ Oil)
2
che riconosce l’ importanza di ricorrere ad elementi
di valutazione dello sviluppo diversi dal semplice reddito pro capite e
che evidenzia l’ aspetto parziale della rappresentatività di tale indicatore
in quanto la sua rilevanza si riduce alla sola “acquisizione e al consumo
di un paniere di beni e servizi essenziali al raggiungimento di una soglia
accettabile di vita”
3
.
Nello specifico tale approccio sottolineava che “il perseguimento di un
accesso più esteso ai “bisogni di base” da parte dei gruppi poveri della
popolazione sarebbe stato agevolato dal conseguimento di uno status
occupazionale adeguatamente remunerato. Da ciò emerge la necessità di
aumentare la redditività del lavoro dei “poveri”, di operare cambiamenti
nella composizione dell’ output e nella proprietà dei fattori produttivi ed
1
L’ espressione significa letteralmente “meccanismo di sgocciolamento” e sta a significare la ricaduta
della crescita economica ( www.cocis.it/dizionario/page80.html Pag.1 )
2
“L’OIL, con sede a Ginevra, è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che persegue la
promozione della giustizia sociale e il riconoscimento universale dei diritti umani nel lavoro. L’OIL
formula, sotto forma di Convenzioni e Raccomandazioni, le norme internazionali in materia di lavoro.
Nel sistema delle Nazioni Unite è l’unica organizzazione a struttura tripartita: lavoratori, imprenditori
e governi vi sono rappresentati con pari dignità negli organismi esecutivi.” (www.ilo.org)
3
Ibidem.
5infine di dare spazio a mutamenti radicali nella struttura organizzativa
della produzione”.
1
L’ Undp prese le distanze da questa teorizzazione e formulò il concetto
di sviluppo umano introducendo anche un nuovo indice di misurazione
dello sviluppo, l’ ISU (Indice di Sviluppo Umano).
Dai Rapporti annuali dell’ Onu si evince l’ ottica di questo diverso
approccio: Lo sviluppo umano è il processo che permette alle persone di
ampliare la propria gamma di scelte. Il reddito è una di queste scelte ma
non rappresenta la somma totale delle esperienze umane.
La salute, l’ istruzione, l’ ambiente salubre, la libertà d’ azione e d’
espressione sono fattori altrettanto importanti
2
.
Tali affermazioni rivoluzionano comprensibilmente il concetto di
sviluppo, permettendo di ridefinirlo spostando le priorità di intervento
nelle agende dei governi dalla crescita del PIL al miglioramento della
qualità della vita nonché alle condizioni di sostenibilità sociale ed
ecologica della crescita.
La rivoluzione copernicana nello studio e nella messa in pratica dello
sviluppo avviene quindi proprio a questo punto ovvero quando ci si
rende consapevoli che la ricerca in questo campo non dovrà essere e non
1
Op.cit. pag.4.
2
Dal 1990 il suddetto UNDP cura ogni anno l’ edizione di un Rapporto sullo Stato dello Sviluppo
Umano nel Mondo, partendo proprio da questa accezione del concetto di Sviluppo Umano.
6sarà più a senso unico ( inseguendo perennemente la chimera della
crescita economica) includendo il concetto di distribuzione, di
partecipazione piena al processo di crescita.
Una ridefinizione dello sviluppo ha implicato ragionevolmente anche
una rielaborazione dei suoi obiettivi che ora sono: la promozione di una
crescita economica sostenibile
1
, il miglioramento della salute della
popolazione (con attenzione particolare ai problemi più diffusi ed ai
gruppi più vulnerabili), il miglioramento dell’ educazione della
popolazione (in particolare l’ educazione di base, l’ alfabetizzazione e la
educazione allo sviluppo), la promozione dei Diritti Umani (con
particolare riguardo al diritto alla convivenza pacifica, alla
partecipazione democratica, all’ equità delle opportunità di sviluppo e di
inserimento nella vita sociale).
La società deve rendersi consapevole di questa accezione del termine e
promuovere lo sviluppo umano come obiettivo tra i suoi obiettivi, questo
non solo per l’ aspetto umano e culturale ma anche per quello economico
poiché sviluppo umano e sviluppo economico sono collegati a filo
doppio, rendendosi in una successione altalenante, il cui ordine per così
dire eziologico è difficile delineare con chiarezza, di volta in volta fine e
mezzo l’ uno dell’ altro.
1
Il concetto di sostenibilità nasce negli Anni ‘ 90, mutuato dalla letteratura scientifica e naturalistica
ed esteso, dalla mera gestione di una risorsa naturale, all’ intero processo economico e sociale.
7Ciò si fa tanto più urgente quanto più i programmi e le politiche degli
stati mondiali hanno linee guida incentrate proprio sullo sviluppo umano.
Un esempio di tale interessamento dei governi mondiali è la decisione,
votata dalla Conferenza di Copenaghen delle Nazioni Unite per lo
Sviluppo Sociale, di rivolgere almeno il 20% dell’ aiuto allo sviluppo ad
interventi di natura sociale.
Altro esempio è quello dell’ OCSE
1
che, nel suo “Shaping the 21st
Century; the Contribution of Development Cooperation”
2
, ha fissato per
il prossimo futuro tali obiettivi:
- garantire l’ educazione di base per tutti gli abitanti di tutti i paesi
entro il 2015.
- realizzare progressi inconfutabili verso l’ uguaglianza tra i sessi ed
il rafforzamento dell’ autonomia delle donne, sopprimendo ogni
discriminazione di genere nell’ istruzione elementare e secondaria,
entro il 2005.
- ridurre di due terzi i tassi di mortalità infantile e dei bambini sotto
i cinque anni, e di tre quarti la mortalità materna, entro il 2015.
Con il fine di avvicinarsi ad una misurazione dello stato dello sviluppo
umano nasce uno strumento: l’ ISU, cioè l’ Indice per lo Sviluppo
1
L’ Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.
2
Op.cit. pag.4.
8Umano, espresso con un numero tra zero ed uno e risultante dalla
combinazione di tre elementi fondamentali:
1. la speranza di vita alla nascita
2. il tasso di alfabetizzazione degli adulti
3. il reddito pro-capite.
Nonostante tutto, “per quanto si tratti di un passo significativo nella
definizione del grado di sviluppo effettivo di un paese, i tre indicatori
dello sviluppo umano nascondono però i divari interni ad ogni singolo
paese”
1
.
Tale tipo di approccio è un criterio di interpretazione e valutazione della
condizione umana molto ampio che getta uno sguardo sul modo in cui
vivono le persone e sulle opportunità che le stesse hanno a disposizione.
E’ un criterio esteso che include molteplici dimensioni della vita umana,
che si rivolge agli uomini e alle donne ed è naturalmente, per la sua
stessa natura, una sorta di progetto che abbraccia le generazioni presenti
e le future, i paesi più ricchi e quelli più poveri e disagiati.
1
http://www.trentinocooperazione.it/Temi/temi-01-sviluppo-umano.htm.
9Ciononostante questo non deve far pensare che si tratti di un qualcosa di
vago o indefinito: “l’ intero edificio dello sviluppo umano poggia su
alcuni solidi pilastri i quali sostengono che:
1. Le persone devono essere messe in grado di incrementare la
propria produttività e di partecipare al processo di crescita
economica. Proprio perché l’ aspetto produttivo è importante per
ogni approccio che si preoccupi di questioni di sviluppo poiché
solo una popolazione ben nutrita, sana, con adeguate competenze
e motivata a partecipare può contribuire all’ accrescimento della
produttività.”
1
Ed è da qui che si diparte l’ intricata ragnatela delle relazioni tra
sviluppo ed economia, o meglio tra sviluppo umano e sviluppo
economico.
2. “ Investire sulle persone significa puntare su di un investimento
che arrecherà i maggiori profitti a medio-lungo termine, ma è
certamente un investimento remunerativo.”
2
1
UNDP, “United Nations Development Report n°6/95 in www.trentinocooperazione.it/Temi/temi-01-
sviluppo-umano.htm.
2
Ibidem.
10
La vera forza motrice dello sviluppo sono le persone e quindi
qualsiasi programma di investimenti per lo sviluppo deve partire in
primis dalle persone.
3. “Le persone devono godere di pari opportunità e ogni barriera
contro le opportunità politiche ed economiche deve essere
abbattuta affinché tutti possano trarne benefici.”
1
Non si può considerare valido né lungimirante un percorso di sviluppo
che escluda qualcuno da questo cammino.
4. “L’accesso alle opportunità deve essere assicurato non solo per le
attuali generazioni ma anche per quelle future. La sostenibilità
delle strategie di sviluppo deve assicurare che tutte le forme di
capitale fisico, umano, sociale, ambientale, possano essere
replicate e garantite anche per il futuro.”
2
Ciò rappresenta indiscutibilmente la “condicio sine qua non” di uno
sviluppo umano a lungo termine che guardi oltre la linea dell’
orizzonte del benessere dei contemporanei o di quelli che saranno i
posteri temporalmente più prossimi a noi.
1
Op.cit. pag. 9.
2
Ibidem.
11
5. “Le persone devono partecipare alle decisioni e ai processi che
modellano la loro vita. Lo sviluppo deve essere compiuto dalla
gente, non solo per la gente.”
1
Questo si suppone sia il punto d’ inizio ed insieme il punto di arrivo
di una corretta e matura gestione delle politiche per lo sviluppo.
Tale trattazione ha l’ obiettivo di descrivere in maniera approfondita lo
stato dello Sviluppo Umano nei Paesi Arabi ma anche di individuare le
complesse relazioni esistenti tra la dimensione umana e quella
economica dello sviluppo, giungendo infine alla tesi che entrambi sono
legati a filo doppio con un terzo tipo di sviluppo, quello politico,
giuridico, istituzionale.
Il Primo Capitolo vuole essere un excursus sulle teorizzazioni sullo
Sviluppo Umano nella Letteratura italiana ed internazionale, facendo
riferimento ad economisti, sociologi, storici, studiosi di varia natura e
scrittori.
In tale Capitolo si darà la dovuta rilevanza all’ HDR (Human
Development Report), il Rapporto sullo Sviluppo Umano che, dal 1990,
l’ UNDP (United Nations Development Program) redige sullo stato dello
Sviluppo Umano nel mondo, precisamente all’ ultima edizione dello
stesso, cioè quella del 2003.
1
Op.cit. pag.9.
12
Inoltre verrà preso in considerazione anche l’ ISU
1
, formulato dalle
stesse Nazioni Unite come criterio di misurazione dello Sviluppo
Umano.
Il Secondo Capitolo sarà dedicato ad uno sguardo alla Lega araba, alla
sua storia ed ai suoi significati.
Verrà studiato il Rapporto locale dell’ Onu del 2003 dedicato allo
Sviluppo Umano nei Paesi arabi e vi sarà un’ analisi comparativa,
mediante l’ uso di una tabella, tra i dati dei singoli paesi in merito di
sviluppo umano.
In più verranno presi in esame i casi di due Paesi arabi: il Marocco alle
prese con una difficile quanto importante riforma interna nell’ ottica
dello sviluppo stesso e l’ Arabia Saudita ed il suo “rapporto” con i diritti
umani. Inoltre verrà affrontata in breve la tematica della condizione della
donna nei Paesi arabi.
Nel Terzo ed ultimo Capitolo si affronterà il delicato tema dell’ Islam, la
religione più professata nei Paesi arabi ed ora anche quella più discussa
nel mondo.
Si parlerà del credo musulmano, dei complessi rapporti tra sviluppo
umano, fondamentalismo religioso e terrorismo e del diritto islamico.
1
L’ ISU o HDI (Human Development Indicator) è il criterio base delle Nazioni Unite per la
misurazione dello stato dello sviluppo umano, di cui è l’ indicatore per eccellenza.
13
Infine, dei tre capitoli qui brevemente descritti, si tireranno le somme
nelle Conclusioni, grazie al testo del grande economista indiano Amartya
Sen “Lo sviluppo è libertà”
1
, con cui si andranno a sottolineare le
relazioni tra la democrazia, l’ economia e lo sviluppo.
1
Sen, Amartya, “Lo sviluppo è libertà. Perché non c’ è crescita senza democrazia”, 2000, Cles (Tn),
Arnoldo Mondadori Editore Saggi.
14
Parte 1
Lo Sviluppo Umano nel Mondo
1.1 - Lo Sviluppo Umano.Letteratura italiana ed internazionale.
Nonostante i continui sforzi di organizzazioni governative e non, dei
governi rivolti alla componente umana dello sviluppo ed i pareri di chi, a
qualsiasi sfera della società appartenesse, si dimostrava propenso ad
accettare come accezione definitiva del concetto di Sviluppo quella
legata allo Sviluppo Umano, ancor oggi i policy-makers sono spesso
quasi ipnotizzati dalla quantità della crescita, piuttosto che dalla sua
struttura e dalla sua qualità.
Così accade che, in mancanza dell’ assunzione di adeguate misure
correttive, la crescita economica possa diventare distorta.
Esempi di crescita distorta sono:
- Crescita in mancanza di occupazione, che, nei PVS
1
, significa
anche allungamento del periodo di lavoro e redditi molto bassi per
milioni di persone intrappolati in lavori a bassa produttività e/o nel
settore informale.
1
Paesi in Via di Sviluppo.
15
- Crescita “crudele”, lì dove i frutti della crescita economica vanno
a beneficio solo (o quasi) dei ricchi a scapito di milioni di persone
abbandonate al loro profondo stato di povertà.
- Crescita senza possibilità di espressione quando la crescita
economica non è andata di pari passo con l’ estensione della
democrazia o di empowerment. Il controllo autoritario riduce al
silenzio il dissenso e la repressione politica soffoca le domande
per una maggiore partecipazione sociale ed economica.
Questo diventa per molti paesi un “cane che si morde la coda”, la
libertà chiama sviluppo (qui inteso come sviluppo dell’ intera società)
e “sviluppo è libertà” come dice il titolo di uno dei lavori del
celeberrimo economista indiano Amartya Sen
1
per cui nei paesi in cui
vigono ancora forme di governo fortemente assolutistiche, come nei
Paesi arabi islamici, le difficoltà dello sviluppo si sommano e si
intrecciano a quelle relative alla mancata evoluzione verso la
democrazia.
- Crescita con sradicamento, laddove questa stessa causi l’
inaridimento dell’ identità culturale delle persone. Molte delle
1
Sen, Amartya, “Lo sviluppo è libertà. Perché non c’è crescita senza democrazia”, Traduzione di
Gianni Rigamonti, Titolo originale “Development as freedom”, 2000, Cles (Tn), Arnoldo Mondadori
Editore Saggi.
16
attuali culture minoritarie rischiano l’ eliminazione perché travolte
da quelle dominanti il cui potere è consolidato dalla crescita.
- Crescita senza futuro, quando le generazioni presenti “sperperano”
le risorse necessarie alle future generazioni. Una crescita
economica rapida ed incontrollata sta comportando in molti paesi
la devastazione delle foreste, l’ inquinamento dei fiumi, la
distruzione della biodiversità e l’ esaurimento delle risorse
naturali.
1
Proprio per questi motivi è diventato di grande attualità il concetto di
sostenibilità dello sviluppo, concetto che si impernia sulla necessità di
una corretta gestione delle risorse a disposizione dell’ uomo
contemporaneo nel rispetto della natura e delle generazioni a venire.
C’è chi, come Maria Giovanna Musso parla dell’ “insostenibile
pesantezza dello sviluppo”
2
e chi, come J. Veron nel suo saggio dal
titolo “Popolazione e sviluppo”, invoca sia per il Nord che per il Sud
del mondo l’ invenzione “ di un nuovo modello di sviluppo che non si
riduca a un consumo sfrenato di beni e permetta di definire nuovi
rapporti sociali”
3
.
1
Per i riferimenti ad i tipi di crescita distorta: United Nations Development Program, “Rapporto sullo
sviluppo umano n.7. Il ruolo della crescita economica”, Titolo originale “Human Development Report
1996”, 1996, Torino, Rosenberg & Sellier in “Crescita per lo sviluppo umano” in www.manitese.it.
2
Musso, Maria Giovanna, “La trave nell’ occhio. Mito e scienza dello sviluppo”, 1996, Roma,
Edizioni Associate Editrice Internazionale.
3
Veron, Jacques, “Popolazione e sviluppo”, 1995, Bologna, Il Mulino.
17
Veron pone anche l’ attenzione sui legami tra sviluppo e demografia.
Incrementi demografici minori sembrano favorire lo sviluppo ma
anche qui la relazione causa effetto è controversa come è evidente da
“una formula lanciata alla Conferenza mondiale sulla popolazione di
Bucarest, nel 1974, diventata celebre:<<Lo sviluppo è il miglior
mezzo contraccettivo>> (Development is the best contraceptive).
Essa testimonia la reticenza dei teorici o degli esperti dello sviluppo a
separare i mutamenti demografici da quelli economici e sociali”
1
.
Veron tratta anche lo scottante tema degli aiuti internazionali allo
sviluppo, la concessione dei quali non è sempre soddisfacente
“perché gli obiettivi dei donatori possono essere di ordine
principalmente politico.
2
…Gli aiuti accordati a titolo bilaterale sono
mal ripartiti (UNDP, 1993)”
3
.
I paesi che ricevono gli aiuti superiori sono quelli che hanno forti
spese militari, circa un quarto degli aiuti allo sviluppo va a dieci paesi
che raggruppano i tre quarti dei poveri e solo una percentuale minima
degli aiuti viene erogata per i bisogni sociali ed i sistemi sanitari
primari (senza considerare la percentuale infinitesimale destinata all’
insegnamento primario, base di ogni sviluppo).
1
Op.cit. pag. 16.
2
Così può capitare che l’ Egitto riceva più aiuti dell’ India, per quanto disponga di un reddito per
abitante più elevato.
3
Ibidem.