Capitolo 1- Cos’é lo sviluppo sostenibile
anche dare loro un ambiente sano e capace di garantire una vita serena.
Una definizione adatta ad esplicare l’ampiezza concettuale di tale
argomento è quella data da R. Repetto nel 1996, il quale afferma che la
sostenibilità è “una strategia di sviluppo che gestisce tutti gli aspetti, le
risorse naturali ed umane, così come gli aspetti fisici e finanziari, per
l’incremento della ricchezza e del benessere nel lungo periodo. Lo
sviluppo sostenibile, come obbiettivo respinge le politiche e le pratiche
che sostengono gli attuali standard deteriorando la base produttiva,
incluse le risorse naturali, e che lasciano le generazioni future con
prospettive più povere a maggiori rischi”.
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E’ possibile quindi individuare alcuni punti fermi che contraddistinguono
una gestione sostenibile delle attività produttive, essi sono:
una gestione razionali delle risorse limitate presenti in natura;
una concreta incentivazione dell’utilizzo di fonti rinnovabili;
lo sviluppo di attività eco-compatibili (ciò vuol dire rispettare
l’ecosistema)
un reale ed efficace sostegno ai paesi in via di sviluppo.
I primi tre punti sono in modo evidente legati tra loro, poiché gestire in
modo razionale le risorse vuol dire non sprecarle; si pensi ad esempio al
consumo energetico di un paese industrializzato. La richiesta di energia
si sviluppa principalmente negli ambienti domestici e nel trasporto
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Citazione tratta da Francesco La Camera, Sviluppo sostenibile: origini, teoria e pratica”, Roma, Editori
Riuniti, 2005, p. 12.
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pubblico urbano, insieme ovviamente ai consumi dovuti ai processi
industriali. Il problema però non è tanto il consumo energetico, quanto lo
spreco di energia che ogni giorno ha luogo nelle nostre case e nelle
nostre strade e che è frutto della cultura consumistica che da anni viene
proposta nella nostra società e che abbiamo accettato di buon grado, non
sapendo o facendo finta di non sapere i rischi che in alcuni casi può
determinare. Inoltre rilevante è l’impatto ambientale che la produzione di
energia da fonti fossili (cioè fonti non rinnovabili come petrolio e
carbone) determina. Ciò che si verifica è una sorta di reazione a catena:
l’aumento delle emissioni nocive nell’atmosfera (principalmente anidride
carbonica) provoca un aumento della temperatura; questa determina un
aumento del livello medio delle acque con il rischio che alcune terre
vengano sommerse e che si estinguano definitivamente alcune specie
animali. In definitiva, l’atmosfera, che in passato è stata fonte di vita per
l’uomo poiché gli garantiva un clima adatto alla sopravvivenza, rischia di
diventare il suo peggior nemico. Per poter scongiurare queste, che sono
semplicemente delle previsioni, bisognerebbe guardare alle fonti
energetiche alternative che la stessa natura ci offre.
In tal senso vanno viste le fonti energetiche rinnovabili che permettono
un’alta produzione energetica con un impatto ambientale quasi del tutto
inesistente, e cioè:
l’energia solare (sfruttabile per il riscaldamento attraverso dei
pannelli
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Capitolo 1- Cos’é lo sviluppo sostenibile
solari o per produrre energia attraverso le celle fotovoltaiche);
l’energia idrica;
l’energia eolica;
l’energia geotermica (sfruttando l’acqua calda proveniente dal
sottosuolo);
l’energia da biomassa (materiali vegetali, legno e scarti agricoli
utilizzabili per produrre calore o energia elettrica).
L’importanza di usare fonti rinnovabili e di gestire in modo oculato le
risorse limitate presenti in natura rientrano nelle capacità delle imprese di
attuare delle politiche economiche compatibili con l’ambiente.Conoscere
le problematiche non è però sufficiente affinché si possa assistere ad
un’improvvisa inversione di tendenza nella gestione delle imprese. I
problemi che si incontrano sono due: il primo riguarda il problema
culturale, che vede la maggior parte degli imprenditori restii a politiche
di gestione dell’impresa più ecologiche, legati come sono al vecchio
modo di fare marketing e ad un indispensabile profitto di breve periodo.
Il secondo problema è invece di carattere economico e riguarda in
particolare le piccole e medie imprese che senza adeguati finanziamenti
di origine statale o internazionale non sono nelle condizioni di rendere
più ecologiche le loro attività.
Infine sviluppo sostenibile vuol dire venire incontro alle esigenze dei
paesi poco sviluppati, ed è questo forse uno dei punti che crea più
scissioni e dibattiti tra i paesi occidentali, i quali si interrogano sul come
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Capitolo 1- Cos’é lo sviluppo sostenibile
intervenire in aiuto a questi paesi; il dibattito si scatena in virtù del fatto
che i paesi in via di sviluppo criticano gli stati occidentali perché dare
finanziamenti per mettere in moto le attività economiche di un paese e
non permettergli di entrare nel mercato internazionale a causa delle
barriere doganali presenti in particolare in Europa, non rappresentano un
aiuto concreto. Dall’altra parte i paesi industrializzati (in particolare la
Francia) si difendono sostenendo di non poter fare diversamente a causa
del basso costo della manodopera in questi paesi. Alla fine poco importa
di chi abbia ragione in questo dibattito, visto che alla fine l’attuale
situazione risulta negativa solo a quei paesi in via di sviluppo che non
hanno il potere di influire sulle politiche economiche.
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Capitolo 1- Cos’é lo sviluppo sostenibile
1.2 Un profilo storico
Concetto globale per eccellenza, lo “sviluppo sostenibile” è nato in realtà
prima che il mondo iniziasse a prendere coscienza del processo di
globalizzazione che lo stava trasformando. Si può anzi dire che i primi
studiosi americani che si occuparono dei gravi effetti collaterali
sull’ambiente e sulle società umane provocati dalla crescita economica,
siano stati tra i primi a scoprire il tratto più caratteristico di quel
fenomeno che oggi chiamiamo appunto globalizzazione:
l’interdipendenza planetaria delle più diverse attività umane compiute a
livello locale e delle loro conseguenze.
Ed è proprio per questo suo caratteristico tentativo di connettere
dimensione locale e dimensione globale che oggi quello di “sviluppo
sostenibile” è un termine utilizzato un po’ da chiunque.
Lo sviluppo sostenibile altro non è che il tentativo di elaborare un
modello di sviluppo economico che, a differenza delle dinamiche
economiche attuali, faccia un uso più oculato delle risorse naturali e sia
più rispettoso degli equilibri economici della Terra, e al contempo riesca
a garantire a tutta l’umanità un tenore di vita dignitoso. Uno sviluppo,
quindi, in grado di garantire a tutti i membri delle generazioni future
un’esistenza sicura.
In passato però il dibattito sul rispetto dell’ambiente non è stato acceso
come negli ultimi anni, ed è quindi naturale chiedersi il motivo di questa
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Capitolo 1- Cos’é lo sviluppo sostenibile
improvvisa presa di coscienza da parte dell’uomo. La ragione che ha
convinto l’uomo a cercare di cambiare le sue abitudini per renderle più
eco-sostenibili, vanno rintracciate nel passato, quando il verificarsi di
alcune catastrofi ambientali, ha messo in grave pericolo non solo
l’ambiente (che è stato fortemente inquinato), ma la vita stessa delle
persone. La problematica ambientale infatti ha visto crescere, tra gli anni
’50 e ’60, la sua portata in maniera eccezionale, e le questioni ambientali
hanno cominciato ad attrarre l’attenzione dell’intera umanità. A tutto ciò
hanno contribuito i gravi incidenti che hanno coinvolto grandi petroliere
o l’intensificazione di fenomeni d’inquinamento atmosferico, dei terreni
o delle acque in zone ad elevata concentrazione industriale, oltre ai
mutamenti climatici oggi chiaramente avvertiti da chiunque e non solo
più previsti da metereologi e scienziati; tutti questi avvenimenti
rappresentano l’espressione più radicale di un intervento senza limiti
attuato dal progresso.
Ma come al solito l’uomo per far fronte ad un problema, deve trovarsi in
una situazione di grave pericolo, prima che possa prendere coscienza
della gravità del problema che deve affrontare. I rischi (soprattutto se
sono di carattere ambientale) possono essere messi in secondo piano se ci
sono interessi politici o economici più grandi, come ad esempio il
controllo del petrolio. Proprio questa risorsa, limitata e in possesso di
pochi paesi, rappresenta uno dei motivi principali di contesa, ma ciò che
più importa è che l’uomo, per trasportare il petrolio da un paese ad un
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Capitolo 1- Cos’é lo sviluppo sostenibile
altro si è reso vittima di numerosi incidenti che hanno visto sprofondare
in mare grandissime petroliere insieme con il suo carico di combustibile.
Ecco un elenco degli incidenti più disastrosi:
ξ 18 marzo 1967- Cornovaglia:
la petroliera liberiana Torrey Canyon si incaglia lungo le coste della
Cornovaglia (Gran Bretagna) e riversa nell'Oceano Atlantico 121.000
tonnellate di petrolio che contaminano 180 km di spiaggia;
ξ 16 Marzo 1978- Bretagna:
la petroliera liberiana Amoco Cadiz affonda al largo della Bretagna
(Francia) e il petrolio si espande su 200 km di spiagge. Muoiono
15.000 uccelli marini;
ξ Aprile 1983- Golfo Persico:
durante la guerra tra Iran e Iraq, alcuni pozzi di petrolio, bombardati
dall’aviazione irachena scaricano in mare, nel Golfo Persico, una
enorme quantità di petrolio che forma una macchia lunga 600 km.
Muore la maggior parte degli uccelli marini.
ξ 24 Marzo 1989- Alaska:
la petroliera statunitense Exxson Valdez si incaglia al largo
dell'Alaska. Muoiono 580.000 uccelli marini, 5.000 nutrie, 30 foche,
11 balene grigie e 14 leoni marini;
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ξ 11 Aprile 1991- Liguria:
la petroliera cipriota Haven esplode al largo del porto di Genova;
ξ 16 Febbraio 1996- Galles:
la petroliera liberiana Sea Emprees si squarcia al la largo del Galles;
ξ 8 Febbraio 1997- Uruguay:
la nave San Jorge riversa in mare tonnellate di petrolio al largo delle
coste dell'Uruguay.
Sembra evidente come il genere umano abbia diversi debiti con la natura
e, inoltre, quelli appena citati, sono solo i casi di inquinamento dovuti al
petrolio.
Il passato porta con sé infatti il ricordo di numerosi incidenti che hanno
visto come protagonista diverse industrie chimiche e nucleari.
Tre in particolare sono gli eventi che hanno segnato negativamente la
storia del progresso industriale: il primo riguarda lo stabilimento
dell’Icmesa a Seveso; il secondo coinvolge due stabilimenti a distanza di
due settimane, prima a San Juanico, alle porte di Città del Messico e poi
a Bhopal in India, ed infine la catastrofe di Cernobyl, l’unica che forse
conoscono e ricordano tutti.
Riguardo lo stabilimento di Seveso, in provincia di Milano, accadde che
tra il 9 e il 10 luglio del 1976, dallo stabilimento chimico dell’Icmesa fu
emessa una nube tossica che, a distanza di una settimana, si scoprì essere
composta da diossina, uno dei più potenti tossici conosciuto, usato
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spesso come arma chimica. Tecnicamente l’incidente fu dovuto ad una
“reazione chimica incontrollata”
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che in seguito all’emissione contaminò
circa 3.500 persone.
Il secondo caso invece include due incidenti nel breve tempo di due
settimane. La sequenza è la seguente: il 19 novembre 1984 nel sobborgo
di San Juanico alle porte di Città del Messico, salta un serbatoio di Gpl
della Pemex, la compagnia petrolifera dello Stato. Nel giro di mezz’ora
scoppiano altri due serbatoi e le fiamme giungono a un’altezza di circa
300/400 metri. Il censimento delle persone coinvolte conta circa 500
morti e migliaia i feriti.
Passano circa quindici giorni, è il 3 dicembre 1984, ancora si parla della
tragedia di Città del Messico, e un nuovo incidente cattura l’attenzione
della cronaca internazionale. Questa volta il fatto accade in India nella
città di Bhopal, dove il serbatoio E610 della Union Carbide (una
multinazionale nata in Virginia per produrre carburo di calcio), va in
sovrapressione facendo aprire la valvola di sfiato. Secondo i dati di
Greenpeace i morti furono almeno 20.000 e innumerevoli le vittime che
ancora soffrono di lesioni gravi. Come è potuto accadere? Si crede che
“l’impianto della Union Carbide a Bhopal era talmente fatiscente che le
continue fughe di gas facevano suonare in continuazione la sirena
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Jacopo Giliberto, La guerra dell’ambiente, Editori Laterza, 2003, p. 23.
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