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Cap. 1 – L’EVOLUZIONE STORICA DELLA FIAT
1.1 Dalla sfida dei fondatori alla nascita del Lingotto (1899 – 1929).
L’undici luglio 1899
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nove tra imprenditori e nobili piemontesi firmarono l’atto
costitutivo, con un capitale sociale di 800 mila lire (5 miliardi di oggi) della
inizialmente denominata “Fabbrica Italiana di Automobili Torino Società
Anonima” successivamente divenuta “Fabbrica Italiana Automobili Torino” più
semplicemente “FIAT”. È l’atto di nascita della FIAT, l’azienda destinata a
diventare, in poco tempo, uno dei maggiori gruppi industriali del mondo. La
nascita della FIAT è una sfida che vede
impegnato in prima linea un ex ufficiale di
cavalleria, Giovanni Agnelli che, grazie alla
sua determinazione e visione strategica, nel
1902 divenne amministratore delegato. Fu
proprio lui ad orientare lo sviluppo
dell’Azienda sulle due direttrici che la
caratterizzeranno nel futuro, ossia la
diversificazione produttiva e l’attenzione ai
mercati più allettanti, infatti, in pochi anni
l’originario stabilimento di Corso Dante non
bastava più, si pensò subito ad ampliarlo e a
trasferire alcune lavorazioni.
Nel 1906 il valore delle vendite raggiunse i 6 milioni di lire, su un totale di 8 e
tutto questo confermò quanto scritto dalla Gazzetta Piemontese il giorno dopo la
nascita dell’azienda. Nel riportare la notizia, la stampa, osservava che l’industria
sembrava esser destinata ad un grande sviluppo e ad un fiorente avvenire.
La Grande Guerra costrinse la FIAT a convertire parte della sua produzione alle
esigenze belliche producendo autocarri, mitragliatrici, ambulanze, velivoli, ecc.
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Il perché della nascita della FIAT nel 1899 a Torino viene spiegato dal concetto stesso di
Accidente Storico, con il quale si evidenzia la nascita di imprese (spesso di successo) costituite e
sviluppate nella stessa città di origine o di residenza degli stessi fondatori.
Fig. 1 – Atto Costitutivo della FIAT
(Fonte: www.balillaregistroitaliano.it)
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Nonostante questo imprevisto logistico i progetti di Agnelli non cambiarono, per
la FIAT egli sognava un grande futuro, soprattutto nella produzione di automobili
infatti incaricò Giacomo Matté Turco a progettare lo stabilimento del Lingotto
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.
Nel primo dopoguerra la vita in Italia era segnata da forti contrasti politici e
sociali, che nel settembre del 1920 portarono gli operai ad occupare le fabbriche.
Per la FIAT questi furono anni difficili in quanto, occorreva adottare una politica
di contenimento dei costi con conseguente riduzione del personale e delle
retribuzioni. Superata la crisi del ’23 fu inaugurato lo stabilimento del Lingotto,
simbolo di una FIAT rivolta allo sviluppo della produzione industriale di massa, al
miglioramento del benessere sociale della gente e all’aumento dei consumi.
Sul mercato si ebbero le prime vendite a rate
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e per la prima volta la pubblicità
delle vetture si rivolse anche alle donne.
Successi e innovazioni non colpirono solo il settore delle auto ma anche gli altri
settori ossia quello degli autocarri, dell’aeronautica e ferroviario. Sempre in
questo periodo la FIAT diede vita ad una serie di servizi sociali per i dipendenti
alcuni dei quali pur adeguati ai cambiamenti sociali, sono ancora oggi attivi
(assistenza sanitaria, colonie per le vacanze dei bambini, ecc).
(Castronovo V., 1977, Giovanni Agnelli. La Fiat dal 1899 al 1945).
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La progettazione e la realizzazione di un nuovo grande stabilimento è il risultato dei viaggi in
America di Agnelli, e delle missioni di tecnici (Benardino Maraini, Guido Fornaca, Ugo Gobbato,
fra gli altri). Il progetto del Lingotto, del 1915, si basa sul modello dello stabilimento della Ford di
Highland Park e quindi sulla introduzione della catena di montaggio, sull’organizzazione lineare
dello spazio produttivo e sul flusso sequenziale delle lavorazioni.
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Nel passato il termine a rate, veniva sostituito dalla gente con il termine “a credito”. La società
che da sempre si occupa della concessione del credito è la SAVA nata nel 1925.
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1.2 Dagli anni ’30 al miracolo economico italiano degli anni ’50.
I primi anni Trenta, furono caratterizzati da una forte espansione all’estero e le
vetture della casa furono costruite su licenza in Francia, Spagna e Polonia. La
spinta internazionale rallentò solo quando nel ’22 si adottò una politica
autarchica, di conseguenza l’Azienda dovette concentrarsi esclusivamente sul
mercato interno. Nel 1937 si diede inizio alla costruzione dello stabilimento
Mirafiori
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, che terminò due anni dopo. Tale stabilimento introdusse in Italia le
più avanzate forme di organizzazione del lavoro, infatti, si raggiunsero primati
tecnici, successi sportivi e tanto altro.
Il 14 Luglio del ’35, venne a mancare prematuramente all’età di 43 anni, Edoardo
Agnelli e nel 1939, il senatore venne affiancato nella carica di amministratore
delegato da Vittorio Valletta.
Il 10 giugno 1940 l’Italia entrò in guerra e la FIAT dovette per la seconda volta
convertire la sua produzione ai fini bellici, di conseguenza da un lato si ridussero
drasticamente il numero della auto costruite (da 53 mila nel ’39 a 3.700 nel ’45),
dall’altro aumentarono di cinque volte quello dei camion, ai quali si aggiunsero
mezzi corazzati, aeroplani e motori marini. A seguito dei bombardamenti degli
alleati, nelle fabbriche l’attività andò a rallentarsi, nonostante ciò si pensava
sempre al futuro.
Dal settembre del ’43 in poi, con il crollo del fascismo e l’occupazione tedesca del
Nord Italia, la gestione dell’Azienda divenne ancora più disagevole, infatti, alla
difficoltà di reperire materie prime e semilavorati, si aggiungevano le minacce di
trasferire interi reparti in Germania. Un aiuto vitale in un Paese dove tutto era
ridotto lo diede la FIAT, distribuendo sino a centomila minestre al giorno e
procurando scarpe, vestiti e legna da ardere.
Il 16 dicembre 1945 muore il senatore, nonché il presidente Giovanni Agnelli,
sostituito da Vittorio Valletta il quale dopo il lungo inverno delle privazioni e dei
lutti, sintetizzò ruvido “Adesso torniamo a lavorare”.
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All’epoca periferia torinese, gli stabilimenti Fiat Mirafiori vennero progettati fin dal 1936,
rivelatosi il complesso del Lingotto ormai invecchiato sotto l'aspetto produttivo e inadatto ai
nuovi metodi, introdotti di recente negli Stati Uniti, della lavorazione a catena.
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Valletta, con quest’ultima esclamazione, riportò gli stabilimenti FIAT alla
produzione in grande serie di automobili, autocarri, autobus, trattori,
automotrici, aeroplani e grandi motori navali. Questo fu garantito da un elevata
forza lavoro che in dieci anni aumentò del 30% raggiungendo 71 mila dipendenti.
In questi anni gli utili azzerati dopo il ’43 e in perdita dal ’46 ricominciarono a
crescere nel ’48, di seguito il benessere sociale si diffuse sia dentro che fuori alla
fabbrica e nel frattempo la FIAT assunse un ruolo centrale nell’economia italiana
contribuendo in modo determinante allo sviluppo del Paese.
Nel 1949 c’era una vettura ogni 96 abitanti, che diventarono una ogni 28 nel
1958 ed una ogni 11 nel 1963.
Fu la stagione del miracolo economico italiano, boom studiato nelle Università di
tutto il mondo. In dieci anni alla FIAT, i dipendenti aumentano del 20% e la
produzione aumentò di ben sei volte. In questo periodo furono prodotte le
vetture più popolari, la 600 nel 1955 e la nuova 500 nel 1957
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. Tante novità
anche nel settore dei camion; nel settore agricolo la produzione dei mezzi,
aumentò di 13 volte, nello stesso periodo si iniziò anche a costruire macchine
movimento terra. La FIAT tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60 si indirizzò
alla ricerca di altri mercati dove poter investire, infatti, iniziò a produrre
frigoriferi e turbine a gas, raddoppiò lo stabilimento di Mirafiori, costruì
fabbriche in Turchia, Jugoslavia, Argentina e produsse su licenza in Polonia,
Turchia e Spagna.
(Volpato G., 1996, Il caso fiat: una strategia di riorganizzazione e di rilancio)
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Anno nel quale nacque anche la Bianchina della Autobianchi, società che la FIAT costituì insieme
con la Pirelli e la Bianchi.
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1.3 Dagli anni ’60 al Robogate.
In tutto il mondo gli anni ’60 iniziarono all’insegna dell’ottimismo, John F.
Kennedy diventò presidente degli Stati Uniti, papa Giovanni XXIII aprì il Concilio
ecumenico Vaticano II, decine di colonie francesi e inglesi ottennero
l’indipendenza e in Italia il boom economico continuò ospitando nel 1960 le
Olimpiadi nella città di Roma.
In questo periodo, la produzione annua FIAT aumentò in maniera decisa, le
vetture passarono da 425 mila a 1.741.000; i camion da 19 mila a 64.800; i
trattori da 22.637 a 50.558; le macchine movimento terra da 3 mila a 6.255;
un’attività che nell’insieme, rappresenta il 6% della produzione mondiale e il 21%
di quella del MEC
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Raddoppiarono anche i dipendenti, che nel 1959 erano poco più di 85 mila e
dieci anni dopo quasi 171 mila, attivando perfino lo stabilimento di Rivalta
(Torino). Anche gli altri settori registrarono importanti novità, rilevante fu anche
l’espansione internazionale che vide nascere nuovi impianti in Argentina e in
Jugoslavia, producendo su licenza in Polonia, Turchia e Spagna. L’accordo più
importante firmato nel ’66 riguardò la realizzazione dello stabilimento russo Vaz,
a Togliattigrad, destinato a costruire 660 mila automobili l’anno.
Alla fine degli anni ’60 iniziò un lungo periodo di contestazione e di rivendicazioni
sociali. La conflittualità raggiunse il culmine nel ’69, con oltre 15 milioni di ore di
sciopero che determinò effetti devastanti sui risultati aziendali. Nonostante le
difficoltà reali, la FIAT continuò ad investire specie nel Mezzogiorno avviando
così la costruzione di nuovi stabilimenti a Termini Imerese (PA), Cassino (FR),
Termoli (CB), Vasto (CH), Bari (BA), Lecce (LE) e Brindisi (BR). Nel ’66 l’avvocato
Giovanni Agnelli, nipote del primo presidente assunse il ruolo di traghettatore al
posto di Vittorio Valletta che morì l’anno successivo.
Gli anni ’70 furono dominati da problemi sociali, quali la crisi petrolifera e
l’innovazione tecnologica. In Italia le tensioni politiche legate alla morte dello
statista Aldo Moro, ebbero notevoli ripercussioni sull’attività imprenditoriale
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Mercato Comune Europeo formato da Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Olanda.
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della FIAT infatti, agli scioperi e alle occupazioni degli stabilimenti, si aggiunsero il
ferimento e l’uccisione di alcuni dirigenti. Nonostante tutto nel ’71 fu presentata
la famosa 127 che riscontrò uno straordinario successo. Nel ’72 a Mirafiori
entrarono in funzione i primi 16 robot e sei anni dopo a Rivalta e a Cassino fu
installato il Robogate ossia quel sistema flessibile capace di assemblare le
scocche delle autovetture.
Nello stesso periodo la FIAT iniziò il processo di decentramento gestionale, che
trasformò l’Azienda in una holding industriale e di conseguenza le attività svolte
per decenni da Sezioni e Divisioni, confluirono in società autonome, che
operarono ognuna in uno specifico Settore.
Tra le prime, vengono costituite Fiat Macchine Movimento Terra, Fiat
Engineering e Iveco, nella quale confluirono le attività relative agli autocarri dei
marchi italiani Fiat, Om e Lancia, della francese Unic, della tedesca Magirus e dal
’91, della spagnola Pegaso. Nel ’79, fu la volta di Fiat Auto, che raggruppò i
marchi Fiat, Lancia, Autobianchi e Ferrari.
Tra le più importanti acquisizioni di questi anni ci furono Abarth (vetture
sportive), Agrifull (trattori), Laverda (mietitrebbiatrici), Hesston (mezzi per
raccolta fienoforaggio), Allis-Chalmers (macchine movimento terra), Telettra
(leader nelle trasmissioni con ponti radio) e Gilardini (componenti).
(Mazzuca A. G., 2004, La fiat: da Giovanni a Luca. Un secolo di storia sotto la
dinastia Agnelli).
1.4 Dall’utilizzo dell’elettronica alla fine degli anni ’90.
Negli anni ’80, il mondo industriale registrò profondi cambiamenti, legati
soprattutto allo sviluppo dell’elettronica e all’impiego di nuovi materiali.
La FIAT aumentò anche l’attenzione verso l’ambiente realizzando i primi veicoli
elettrici o a metano e avviando il progetto Fare, per il riciclo delle auto destinate
alla demolizione. In questi anni nacquero auto che ancora oggi circolano; la
Panda, la Uno, tutte auto che riscontrarono un enorme successo tra le utilitarie