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dell’interesse per la formazione permanente, in quanto fattore necessario per la
crescita di ogni individuo e per l’esercizio di una cittadinanza attiva.
Chiariremo il concetto di apprendimento organizzativo e cercheremo di
capire come si può creare una learning organization, utilizzando varie
definizioni fornite negli anni da alcuni autorevoli autori quali:Beckhard,
Bennis e Shein. Approfondiremo poi il processo che dall’apprendimento
organizzativo porta all’organization development.
Esamineremo due concetti fondamentali per le organizzazioni quali: la
democrazia e l’efficacia organizzativa. Faremo riferimento al pensiero di
Bennis per quanto riguarda la democrazia nelle aziende. Per l’efficacia
organizzativa metteremo invece a confronto le teorie di Bennis con quelle di
Selznick e Brown. La democrazia, come afferma Bennis, è l’unica soluzione
alla base del cambiamento organizzativo. Essa spinge i dirigenti ad aggiornarsi
per apprendere tecniche e atteggiamenti atti a promuovere questa nuova
politica aziendale, che ristruttura nuovi valori come la comunicazione libera,
l’affidamento sul consenso, l’autorità basata sulla competenza e fa si che le
persone consapevoli dei conflitti tra organizzazione e individuo cerchino di
mediarlo. L’efficacia organizzativa si identifica in due dimensioni: gli indici
di rendimento (tassi di produttività, profitto etc.) e le risorse umane
(motivazione,salute mentale coesività all’interno del gruppo etc.) spesso però
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queste due dimensioni non si convertono in un organizzazione dall’alto
rendimento.
Per spiegare i motivi di tale processo ricorreremo ad alcuni approcci
che si sono sviluppati negli anni: il criterio degli obiettivi multipli, il criterio
della situazione e quello delle caratteristiche del sistema. Infine analizzeremo
il concetto di scuola come organizzazione e illustreremo quali sono stati i
cambiamenti avvenuti nel sistema scolastico in senso globale e del ruolo degli
attori sociali che si trovano al suo interno, ricorrendo alle definizioni di Tyler e
Mintzberg.
Il secondo capitolo è interamente dedicato all’approfondimento della
leadership. Esamineremo i diversi tipi di leadership individuati da Weber, le
caratteristiche che deve avere un buon leader e i diversi stili di leadership che
sono andati delineandosi negli ultimi anni, in particolare la leadership
trasformazionale.
Proveremo poi a capire, se, e come la figura del leader scolastico
rispecchia quella del leader aziendale.
Illustreremo il ruolo rivestito dai docenti che abbraccia tre dimensioni
quella di esperti disciplinari, di educatori e di certificatori.
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Nel terzo capitolo vedremo come il modello burocratico si esplica
all’interno delle organizzazioni prendendo in esame i due concetti di base che
la caratterizzano, la reciprocità e l’adattabilità. Per ciò che riguarda invece il
modello burocratico nella scuola dobbiamo dire che essa ha tentato spesso di
allontanarsi da questo approntando modifiche nelle teorie poco innovative
legate all’apprendimento come quello a circuito semplice per passare a quello
a circuito doppio che vede i manager impegnati nello svolgere una doppia
funzione di tipo middle-up-down. Al modello burocratico si lega la teoria
dell’azione di Argyris e Schon che spiega come un’organizzazione di tipo
burocratico possa modificare i propri processi in modo da soddisfare le
esigenze degli utenti. Approfondiremo poi il nuovo sistema di organizzazione
detto post-fordismo, che sta interessando la scuola negli ultimi tempi e
illustreremo le sue caratteristiche quali: la complessità, l’informazione, la rete
e l’auto organizzazione. Proseguiremo con l’analisi delle dinamiche che si
esplicano all’interno delle organizzazioni dando un particolare rilievo alle
cinque discipline, che secondo Senge caratterizzano la learning organization
ovvero la padronanza personale, i modelli mentali, la visione condivisa,
l’apprendimento di gruppo e il pensiero sistemico. Infine parleremo
dell’organizzazione che crea conoscenza.
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Secondo Nonaka, massimo esponente di questo approccio, la creazione
di conoscenza scaturisce dall’interazione reciproca tra conoscenza tacita e
conoscenza esplicita. Questo processo può aver luogo solo attraverso la
combinazione di quattro dimensioni: la socializzazione, l’esternalizzazione, la
combinazione e l’interiorizzazione.
Cercheremo infine di trarre le opportune conclusione sulla base dei
temi trattati per rispondere agli obiettivi che ci eravamo posti, ossia se la
scuola può essere considerata o no una organizzazione che apprende.
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Capitolo 1
1.1 Breve storia dell’apprendimento nel nostro paese
Prima ancora di parlare di apprendimento nelle organizzazioni
dovremmo chiederci come è cambiata la concezione dell’apprendimento del
singolo e quali avvenimenti hanno favorito l’alfabetizzazione nel nostro paese.
Credo che sia importante fare un excursus delle tappe che hanno favorito
l’apprendimento all’interno delle organizzazioni in Italia.
In Italia, nel 1941, lo stato interviene nel campo formativo istituendo
scuole popolari per contrastare l’analfabetismo.
Gli interventi delle scuole popolari contro l’analfabetismo erano rivolti
al conseguimento di un certificato con valore legale ed erano costituiti dal
primo e secondo ciclo della scuola elementare.
Per il conseguimento della licenza media furono istituiti i cosiddetti
Cracis, “corsi di richiamo e aggiornamento culturale di istruzione secondaria” .
I docenti impiegati, venivano nominati annualmente secondo ordinanze
ministeriali e non avevano alcuna preparazione nel settore dell’educazione degli
adulti
1
. Alla fine degli anni ‘60 diventa indispensabile una distinzione tra
educazione degli adulti e formazione professionale, perché nelle grandi aree
industriali nasce l’esigenza di definire nuovi profili e qualifiche in funzione
della mobilità professionale.
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ISFOL, Politiche regionali per la formazione permanente. FSE (2003).
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Nel 1973 Confindustria e Organizzazioni sindacali dei lavoratori
raggiungono un accordo, che riguarda l’istituzione di 150 ore di permessi per
coloro che intendono completare la loro formazione frequentando i corsi di
scuola media. Nel 1977 vengono regolamentati i corsi di alfabetizzazione
indirizzati al conseguimento della licenza elementare viene fissata la durata a
350 ore annuali con la possibilità di estenderli a 2 anni scolastici.
Negli anni ottanta il personale docente diviene stabile e passa di ruolo.
Si realizzano progetti che uniscono la formazione di base e formazione
professionale con iniziative culturali. Tutti gli enti coinvolti nella formazione
intervengono incorporando al curriculum di base, elementi più adeguati alle
necessità professionali di ciascun utente fruitore della formazione.
Negli anni novanta si assiste ad una vera e propria svolta nella politica
formativa dell’Unione europea per l’educazione permanente. Vengono
riconosciuti i crediti formativi, si ha l’integrazione tra istruzione e formazione
professionale e il superamento del vecchio concetto di alfabetizzazione che era
finalizzato solo al conseguimento di un titolo di studio. E ancora si passa dal
sistema delle 150 ore, alla formazione dei “Ctp”, centri territoriali permanenti
per l’educazione degli adulti, questo grazie anche ai docenti capaci di far
fronte ai cambiamenti sociali nonostante la staticità del modello ministeriale.
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In seguito alla quinta conferenza mondiale dell’Unesco svoltasi nel
1997 ad Amburgo, nel nostro paese viene emanata una circolare che affermava
che l’educazione in età adulta era stata inserita nel contesto generale
dell’istruzione e della formazione in tutto l’arco di vita, nel quale ognuno, a
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ISFOL, Politiche regionali per la formazione permanente. FSE (2003).
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qualunque età, poteva usufruire di offerte di istruzione per sviluppare le
proprie capacità, per apprendere e migliorare la propria qualità della vita. Tra
il 2001 e il 2002 l’offerta formativa rivolta agli adulti viene ampliata dando
luogo a orientamenti volti a favorire l’aggiornamento e l’acquisizione di
competenze e conoscenze di base indispensabili alla piena occupabilità e
all’esercizio di una cittadinanza attiva. Il Memorandum per l’istruzione e
formazione permanente del 2000 e la programmazione 2000-2006 del Fse
(fondo sociale europeo), promuovono il lifelong learning per adeguare le
competenze dei cittadini al nuovo panorama economico.
L’obiettivo principale della Fse è quello di creare “la società
dell’informazione”, puntando sull’alfabetizzazione informatica, la quale va
considerata un sostegno all’apprendimento e all’acquisizione di conoscenza
rivolta a tutta la popolazione adulta.
Le risorse della formazione permanente si concentrano
sull’alfabetizzazione informatica perché è considerata prerequisito essenziale
per esercitare una cittadinanza attiva e professionale.
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In questo panorama culturale, dopo un periodo di stasi nel panorama
scolastico italiano, il nuovo ministro della pubblica istruzione Letizia Moratti
presenta la riforma scolastica (legge n. 53 del 28 marzo 2003) proponendo un
ripensamento della scuola italiana e riprogettando il sistema scolastico dalla
scuola materna all’università.
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ISFOL, Politiche regionali per la formazione permanente. FSE (2003).