2
CAPITOLO 1
DATI E FATTI EMPIRICI DAL 1978 AD OGGI
UN RISULTATO ESALTANTE
Il record cinese iniziò nel 1979 quando, con una serie di riforme, ha aumentato le sue
performance.
Il PIL reale medio è cresciuto di circa il 9% ogni anno dal 1978 con un aumento
aggregato di circa il 700%. Il flusso di commercio con l’estero si aggira, tenendo
sempre come riferimento lo stesso arco di anni, ad un aumento annuale medio del 15%,
per un aggregato del 2.700%
1
Gli investimenti diretti stranieri sono inondati nel Paese soprattutto nel decennio
passato.
Dal 2002 la Cina è diventato il primo Paese dagli anni ‘80 ad attrarre più FDI in un
anno che gli Stati Uniti (apportando 53.2 miliardi di $ a fronte dei 52.7miliardi di $
degli Stati Uniti).
Questa rapida crescita è dovuta al confluire di vari fattori: una disciplinata forza lavoro
a basso costo, un grande quadro tecnico del personale, un sistema fiscale e altri incentivi
per attrarre investimenti, infrastrutture idonee a supportare efficientemente le operazioni
di fabbricazione e di export.
Il modello Comunista (1953-1978)
Nel ’49, al termine della Seconda Guerra Mondiale, la capacità produttiva del paese è
pressoché nulla, per via di infrastrutture danneggiate o distrutte, inoltre la Cina
attraversa un periodo di forte inflazione. Puntando su questi fattori per assicurarsi
l’unità del Paese, il Partito Comunista riesce a pianificare una serie di riforme.
Nel 28 giugno 1950 si ha la prima riforma agraria per distribuire la terra ai contadini
assicurando 1/6 di ettaro ad adulto.
La collettivizzazione procede lentamente, ma nel luglio del 1955 Mao Zedong da un
colpo al processo di formazione delle cooperative, fino al completo controllo statale
raggiunto nel 1956.
2
1
Harvard Press- Doing Business in China
2
Lemoine- L’economia Cinese 2005
Il piano quinquennale del 1953-1957 si incentra sullo sviluppo dell’industria pesante,
(estrattiva, siderurgica, meccanica) gettando le basi dell’ apparato industriale.
La produzione del carbone raddoppia raggiungendo le 130 milioni tonnellate, quella
della ghisa triplica con 5 milioni di tonnellate e la produzione industriale quadruplica
fino a 5,4 milioni di tonnellate.
Ciò nonostante nel 1956 il diverbio tra Cina e URSS si inasprisce con l’avvicinamento
del leader sovietico Crushev agli Stati Uniti; facendo crollare gli scambi economici.
La Cina così entra nella “fase degli anni bui” caratterizzata da una fase di recessione.
Per uscirne verranno elaborate una serie di riforme “del balzo in avanti” con
l’apparizione di grandi temi ideologici: liberare l’energia delle masse, emancipare gli
spiriti, spezzare la burocrazia e rifiutare i modelli esterni. Questa politica si concluderà
nella costituzione delle comuni popolari (unità di base dell’amministrazione popolare,
con il compito di organizzare la vita nelle campagne)
Il periodo che va dal 1957 alla morte di Mao Zedong (1976) può essere schematizzato a
livello economico come segue:
ξ Il sistema continua ad attribuire allo Stato il compito di mobilitare risorse e di
destinarle ai settori ritenuti prioritari;
ξ Prezzi e salari nelle imprese, la maggior parte di proprietà statale, fissati per via
amministrativa;
ξ Lo Stato è l’unico soggetto a fare investimenti in capitale fisso (escludendo il
settore agricolo), considerato il fatto che le imprese industriali versano in toto i
loro proventi allo Stato stesso;
Questa visione maoista dell’economia viene messa in discussione a partire dal 1976,
anno della morte di Mao. Dal 1978 inizia la “modernizzazione socialista” sostituisce la
“lotta di classe”
Su impulso di Deng Xiaoping a partire dalla fine del 1978 si avvia la liberalizzazione
dell’economia.
A partire dalla metà degli anni ’80 la Cina presenta un sistema misto nel quale
coesistono pianificazione e mercato
Alla fine degli anni ’90, il crollo dell’URSS pone in vantaggio i riformatori che
puntano allo sviluppo economico ed al miglioramento delle condizioni di vita della
popolazione.
3
A partire dal 1992, anno del tredicesimo congresso del partito, il nuovo modello
economico cinese viene denominato “l’economia socialista di mercato”. Le riforme non
comportano solo la liberalizzazione quasi totale dei prezzi, ma viene dato anche nuovo
impulso alle imprese statali. Viene riformato il sistema bancario ed anche il sistema di
cambio.
Queste ultime riforme trovano però alcuni oppositori, poiché vanno ad incidere
direttamente sul settore pubblico e sullo Stato. La transizione all’economia di mercato
non può quindi dirsi ancora conclusa.
4
CAPITOLO 2:
RIFORME FINANZIARIE E
MACROECONOMICHE
RIFORMA DELLE SOEs
Molti problemi dell’economia cinese sono collegabili all’inefficienza delle SOEs che
aumenta soprattutto nel periodo della crescita economica
La profitability delle SOEs cinesi si è deteriorata dal 1978 al 1998. Il deficit
delle azione delle SOE’s è stato stimato intorno al 43%, facendo diminuire la
produzione industriale e l’occupazione.
3
Dall’altra parte, il settore non pubblico, ossia quello privato e straniero, è
cresciuto rapidamente adattandosi al sistema socialista cinese;
Le cause del deterioramento sono state anche esterne come:
ξ la carenza di autonomia delle imprese statali, sottoposte al controllo e alla
gestione troppo stretta del governo.
ξ Soft budget constraint, come il paternalismo e il protezionismo e la cattiva
gestione.
4
ξ Bassa qualità dei manager che raramente si sa adattare ad cambiamenti. Nella
maggior parte sono burocrati, e sono scelti dal governo in base a un carattere
gerarchico e non di competenze. Circa l’86% è eletto dal governo per le imprese
statali mentre per le Foreign funded Share-holding la percentuale scende al
33%.
RIFORMA FINANZIARIA
Nel 1983 la Cina trasforma il sistema della monobanca ad un sistema a due livelli:
- la banca centrale (Banca popolare di Cina) cui sono affidati i compiti
macroeconomici;
- le banche di seconda fila: la Banca dell’Agricoltura, la Banca industriale e
commerciale, la Banca di Cina (per operazioni in valuta), la Banca della
3
Cifr. da Katsuji Nakagame - SOE a reform and privatization in China, November 2000
4
Under this principle, no state enterprise, particularly of relatively large size, would be allowed to go in
bankruptcy, even if they run long in deficit.
5
Costruzione. Sono queste le 4 grandi banche pubbliche, inizialmente
specializzate, che iniziano dal 1986 a farsi concorrenza nei diversi settori.
Vengono poi istituite nuove banche per volontà spesso delle autorità locali. Si
moltiplicano anche le istituzioni finanziarie non bancarie per soddisfare le crescenti
richieste di finanziamento a livello locale.
L’attuale peculiarità del sistema finanziario cinese consiste nel livello estremamente
significativo di financial depth ossia che il valore delle risorse finanziarie come depositi
bancari, patrimonio netto, debiti governativi, e debiti delle aziende, rapportati al valore
della ricchezza prodotta dall’economia riflettendo il fatto che l’intero sistema si fa
carico di una grossa proporzione del risparmio e degli investimenti della popolazione.
Il valore totale dei depositi, secondo il National Bureau ha raggiunto il 160% del Pil e di
questi per concedere crediti economici ne è stata erogata il 100% del Pil.
Per concludere si potrebbe sottolineare il fatto che dopo il l’entrata nel WTO anche
banche straniere possono operare in Cina, quindi le tendenze del prossimo periodo
potrebbero essere totalmente diverse dalle attuali; il trend del futuro cinese sarà
orientato non più alle grandi imprese statali, ma con la nascita di nuove banche e
“l’importazione” di istituti di credito stranieri, si indirizzerà verso i consumatori e le
piccole e medie imprese; equipaggiandosi di una rete di crediti assestement, risk
management, e marketing.
Questo porterà alla nascita di una middle class cinese con una rapida crescita del reddito
procapite e la richiesta di prestiti per i più disparati usi e un conseguente incremento dei
servizi bancari offerti.
5
Secondo un recente ricerca della Deutsche Bank si prevede sia un consolidamento
all’interno del settore bancario soprattutto per le joint stock banks, le city commercial
banks, e le rural banks, invece per quanto riguarda le banche straniere continueranno a
focalizzarsi sulle loro aree di predilezione come investiment banking, treasury product,
e wealth management. Il passo più logico resta quello di una partenership strategica con
le banche cinesi per poter penetrare più facilmente nel mercato.
6
5
C Cifr. The Banker- Chinese Banks step up drive for modernization June 2006
6
Cifr. Economist Intelligence Unit- Country finance, Banks Overview August 2006
6
RIFORMA RURALE
Nel periodo delle pre-riforme il governo centrale si concentrò sulla industrializzazione
pesante a spese del settore agricolo.
7
Nel 1953, quando il Governo iniziò a installare un
sistema basato sul modello comunista sovietico di pianificazione l’economia fu
indirizzata a fortificare il settore industriale per faro tornare ai livelli del periodo
precedente alla guerra, mentre la produzione agricola era troppo bassa per produrre
risparmi necessari al Governo centrale per incentivare l’industrializzazione. Lo scopo
dei produttori agricoli era di massimizzare i loro profitti a scapito anche dei programmi
statali, infatti anche con l’assenza di un mercato libero gli agricoltori potevano decidere
nel caso in cui i prezzi di vendita dei prodotti decisi dallo Stato fossero estremamente
bassi di abbandonare le coltivazioni per ovviare a questo inconveniente il governo
procedette con la collettivizzazione dell’agricoltura.
Nel 1957 vennero create le cooperative agricole e trasformate in comuni di persone
8
che
rispondevano sia al carattere politico che economico.
Nel 1978 una serie di riforme fu iniziata passando da un sistema collettivizzato a un
Household Production Responsibility System (HPRS) farm production, incrementata
da una serie di deregolamentazioni e liberalizzazioni sulle produzioni, creando un
sistema di mercato socialista.
Le comuni vennero sostituite da famiglie individuali,e le industrie incrementarono la
loro manodopera. Queste riforme hanno provveduto a sostenere la crescita del Pil
nazionale con il maggiore sviluppo di commerci e investimenti.
Agli inizi degli anni ’90 quando l’economia incominciava a svilupparsi rapidamente i
consumatori verterono la loro attenzione non più sulla quantità dei prodotti bensì sulla
qualità; una nuova fase di espansione inizio anche agli inizi del 2000, quando la
oversupply emerse nella maggior parte dei mercati agricoli, causando una diminuzione
dei prezzi a favore di una maggiore competitività internazionale.
7
Huang Jikun and Zhan Linxiu- The macroeconomic and public expenditure implications of grain
policies in China: some selected issues for discussion December 1996
8
As a result of such collectivization, about 120 million of farm household were forced into 24.000
communes, each of which contained about 5000 household (Lin, 1994)
7
CAPITOLO 3:
INTERNATIONAL TRADE
LA CINA NEL WTO
9
La fase culminante delle riforme intraprese dagli anni ’70 si può associare all’entrata
della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio l’11 dicembre 2001.
Questo ha richiesto alla Cina un decisivo cambiamento della normativa internazionale
non solo inerente alla materia commerciale, ma anche alla legislazione e agli assetti
politici interni.
L’ingresso nel WTO
La pianificazione delle riduzioni tariffarie cinesi è in gran misura il frutto della
continuazione delle riforme degli anni 90 quando per la prima volta ci furono le prime
diminuzioni di NTBs
10
. Tuttavia dall’entrata nel WTO, un ulteriore passo è stato
compiuto: la Cina ha visto un ulteriore riduzione tariffaria già dal 2005 di quasi il 10%.
Lo Yuan e la rivalutazione del 2005
L’ingresso nel WTO, per la Repubblica Popolare Cinese ha segnato una svolta epocale e
tale evoluzione si è riflesso anche sulla moneta cinese, storicamente con uno scarso peso
a livello mondiale.
Proprio con l’ingresso nel WTO lo Yuan ha subito un’ incredibile rivalutazione, con
ripercussioni su tutta l’economia cinese.
LA BILANCIA COMMERCIALE
11
La bilancia dei pagamenti indica l’impatto dell’ economia interna su quella esterna.
In anni recenti il bilancio dell’economia cinese si è mantenuto su un doppio surplus
incrementando il suo PIL nazionale di ben 3.3 volte dal 2001.
Il surplus nel current account ha costituito una spinta per l’aumento percentuale del Pil
passando dal 1.3% nel 2001 al 7,2% nel 2005, dimostrando che i risparmi nazionali
eccedono gli investimenti e che la produzione di merci sorpassa la domanda, in altre
parole è la capacita produttiva sostiene i relativi surplus.
9
Cit- China’s Growth and Integration into the World Economy
10
No Tariff Barriers
11
China’s Balance of Payment Report for 2005- April 2006
8
In questo periodo i riforme anche se la domanda di investimenti è aumentata a
un ritmo molto sostenuto i risparmi nazionali hanno saputo crescere anche loro a gran
velocità, allargando ulteriormente in buco tra risparmi e investimenti per dirigersi verso
il surplus del current account. È stato stimato che il rapporto di investimento cinese
(domestic National saving /Pil) è cresciuto dal 38% del 2001 al 46% del 2005, mentre il
rapporto tra i risparmi nazionali nello stesso periodo (gross national savings/Pil) si è
incrementato dal 40% al 50%.
I risparmi nazionali cinesi che comprendono i risparmi delle famigli, delle imprese e
del governo hanno potuto incrementarsi per cause congiunturali interne e tradizionali.
Per quanto concerne le famiglie cinesi, esse s sono per tradizione grandi risparmiatrici e
desiderano mantenere un preventivo risparmio prima che tutte le riforme sociali in fase
di trasformazione non siano ultimate.
Per i risparmi del governo sono stati sostenuti dalla crescita un delle rendite finanziarie
che sono aumentate negli ultimi anni, mentre le spese non produttive come educazione,
salute pubblica, e amministrazione non sono state eccessivamente effettuate.
Pr quanto riguarda il risparmio delle imprese, le imprese statali hanno visto aumentati i
loro profitti solo nel 2005 del 25% rispetto al 2004,ma non avendo ancora perfezionato
i meccanismi di distribuzione dei profitti, di rado hanno ridistribuito i dividenti ai
possessori di azioni statali promuovendo cosi un aumento del risparmio aziendale.
Le imprese private hanno invece qualche problema nell’aumento dei loro finanziamenti
a causa del sistema finanziario, infatti, possono solo contare sulla conservazione delle
rendite dei guadagni giornalieri e degli investimenti.
Per quanto riguarda le prospettive della domanda e offerta interna il sistema finanziario
e degli investimenti è ancora ritardato a causa di un sottosviluppato mercato
finanziario. Un momento di frenesia degli investimenti ha interessato solo il settore
manifatturiero e il settore dell’export (acciaio, cementi, elettricità, alluminio, e
automobili). La restante capacità di produzione che ha ecceduto la domanda interna, è
stata compensata dall’espansione delle esportazioni e dalla diminuzione delle
importazioni relativa ai suddetti prodotti.
9
FDI (FOREIGN DIRECT INVESTIMENTS)
Le riforme dei commerci e degli investimenti hanno provocato un aumento improvviso
degli foreign direct investiments, che sono la maggiore fonte per la crescita cinese.
Si è passati dai $636 milioni del 1983 a $58 miliardi del 2005, per un totale cumulativo
di 638 miliardi di dollari, questo flusso tuttavia non diminuirà, poiché gli analisti hanno
predetto che con la diminuzione delle barriere commerciale sotto il WTO la domanda
cinese per le importazioni continuerà a crescere.
Basandoci sugli investimenti cumulativi per il periodo 1979-2004, circa il 43% di questi
proviene da Hong Kong.
12
Agli Stati uniti spetta solo il secondo posto come investitore con il 8,5% (48 miliardi di
$) sul totale degli investimenti mentre il terzo posto è riservato al Giappone con 46
miliardi di $.
CINA ED ITALIA
L’Italia si stima sia essere le quindicesima nazione in termini di esportazioni verso la
Cina (cioè solo 1,5%, delle esportazioni cinesi, dal resto del mondo provengono
dall’Italia) e la undicesima in termini di importazioni (2,55% importazioni dalla Cina
verso l’Italia)
13
12
Yaseng Huang - Foreign Direct Investments during the reform era
13
Claudio Colaciurcio- Le relazioni economiche tra la Cina e L’italia: Investimenti esteri.
10
CAPITOLO 4
PROSPETTIVE PER IL FUTURO
CRESCITA ED AMBIENTE
14
La Cina è uno dei paesi più inquinati al mondo. La rapida crescita economica
dell’ultimo cinquantennio ha portato con se un significativo degrado ambientale nonché
della qualità di aria e acqua. La persistenza del processo di crescita di urbanizzazione
prevista nei prossimi venti anni rischia di aggravare ulteriormente una situazione già
preoccupante. Per la Cina il costo di questo inquinamento è notevole. La banca
mondiale stima che il costo annuale dell’inquinamento in termini di salute rappresenta
tra il 3-8% del paese pari a gran parte della crescita annuale.
PROSPETTI PER IL FUTURO
Nonostante il successo ottenuto nell’ultimo quarto del ventunesimo secolo nel
conciliare transizione verso il mercato e crescita economica, lo sviluppo di lungo
periodo della Cina non sembra al riparo da possibili crisi, a causa delle tensioni e dei
disequilibri che accompagnano la sua modernizzazione. Malgrado i molteplici fattori di
incertezza che pesano sull’avvenire, vale la pena di tentare l’esplorazione di qualche
scenario futuro considerando le prospettive di crescita e di inserimento nel contesto
internazionale a lungo termine, e le conseguenze del deterioramento ambientale
15
.
Per campire i futuri andamento strutturali dell’economia è necessario creare due scenari
di crescita differenti. Il primo si concentra sui trend passati e su come si svilupperebbe
l’economia il secondo analizza invece la situazione nel caso in cui le politiche lanciate
nell’ultimo periodo sortiscano i desiderati effetti.
Nel primo caso ipotizzato la crescita rimane per lo più collegata ai forti investimenti e
diretta a incrementare il settore industriale, con un andamento costante di alti
investimenti e alti risparmi, insieme a questi anche l’occupazione e il total factor
productivity sono destinati a crescere. Tuttavia l’aumento moderato dell’occupazione e
dello sviluppo delle zone rurali porterà ad un ulteriore aumento della disparità tra
reddito pro capite urbano ed industriale
14
AIE- CO2 emissions de fuel combustion December 2002
15
Jianwu He- Louis Kuijs -World Bank China reserch paper n.7 Rebalancing China’s Economy
11
Nel secondo caso si va ad analizzare la futura situazione nel caso in cui le politiche
promosse sortiscano effetti desiderati; tra queste ricordiamo:
ξ Maggior utilizzo di investimenti per lo sviluppo di politiche sociali come salute,
educazione e sicurezza sociale
ξ Incremento del mercato finanziario
ξ Stabilire una politica per a distribuzione dei dividendi delle SOE
ξ Incrementare i tassi di scambio
ξ Incoraggiare la protezione ambientale
Con questo secondo scenario si ha una maggiore crescita del settore terziario e meno
del settore industriale, il settore secondario diminuirà si 13 punti percentuali rispetto
entro il 2035 ma il settore terziario ne aumenterà di ben 20.
La maggiore crescita è data dal consumo e non dalle esportazioni, con una
accumulazione minore di capitale ma un aumento del total factor productivity data da
una migliore allocazione dei fattori produttivi come capitale e lavoro cosi che anche se i
risparmi sono maggiori la crescita del Pil sarebbe sostenuta dai consumi della
popolazioni cresciuti grazie ad una migliore crescita dell’occupazione e una
diminuzione della disparità tra redditi dei ceti urbani e agricoli.
12
CONCLUSIONE
Dalla mia analisi è possibile evincere vari andamenti storici che hanno la Cina, abbiamo
infatti visto che da un modello comunista di impianto sovietico, basato sulla
pianificazione (1958-1978) si è passati a un modello di economia socialista di mercato,
istituzionalizzata nel testo costituzionale nel 1992; tuttavia è possibile affermare che dal
1992 ad oggi altre e numerose riforme sono state intraprese, e queste hanno favorito la
diffusione d un sistema di libero mercato e di maggiore privatizzazione.
Tra le prime misure adottate dalla Cina abbiamo visto la ristrutturazione delle SOEs e
della loro profitability deteriorata dall’eccessivo intervento pubblico passato sulla
gestione delle loro risorse, la riforma del sistema bancario che ancora oggi non dispone
di un mercato borsistico fiorente, tuttavia anche istituti di crediti esteri possono entrare
a far parte del sistema creditizio cinese; anche l’agricoltura è stata riformata, da una
pianificazione e divisione della terra in comuni, sono state create dei centri autonomi
famigliari anche se non si è ancora arrivati ad una totale liberalizzazione della terra ai
contadini, il mercato del lavoro diventato maggiormente market- oriented anche se il
suo scopo è quello di assorbire gli Xiangang, ovvero colo che sono stati licenziati dalle
SOEs o che lavoravano nel settore primario, grazie ad un incremento anche del settore
sociale.
È stato anche analizzato l’impatto della Cina sui mercati mondiali e sui commerci
internazionali, tendenza che è stata incentivata dall’entrata nel WTO nel 2001, che ha
richiesto al paese numerosi cambiamenti nella struttura commerciale sia negli assetti
politici; tra questi sono imparti le riduzioni tariffarie dei prodotti primari e secondari che
hanno causato maggiore scambi tra i differenti paesi a favore dei prodotti a basso costo
cinese.
Si è passati anche all’analisi della bilancia dei pagamenti cinese del 2005 data in cui
tutte le misure apportate con l’entrata nel WTO sono state applicate, questa ha
dimostrato che le espansioni esterne hanno rafforzato l’economia interna.
Importante non è solo lo scambio di beni ma anche le transizioni finanziare e l’afflusso
di FDI che dal 1990 si è fatto sempre più importante fino a raggiungere la somma di 769
miliardi di $, sostenendo in gran parte la crescita cinese e i commerci con l’estero, come
con Hong Kong, primo partner commerciale, o con gli altri paesi dell’ASEAN.
13
Abbiamo anche visto che l’Italia e le industrie italiane, soprattutto quelle del Nord
stanno aprendosi strada in Cina sia nella delocalizzazione della loro produzione si nel
rivendere i loro prodotti nel mercato interno.
In ultima analisi sono stati visti i problemi ambientali che la crescita sta causando.
Da tutti questi dati sono stati elaborati due differenti modelli di sviluppo futuro, uno
incentrato sull’uso delle riforme e uno che invece rigetta le riforme stesse per
appoggiarsi sui trend passati favorendo solo la sua crescita industriale. Dai dati emersi è
stato visto come la situazione sia migliore se si sviluppino anche altri settori e se si
investa anche nel settore sociale per diminuire la differenza tra contadini e popolazione
urbana.
Da questa approfondita analisi macroeconomica e anche un po’ storica sono arrivata
alla conclusione evidente che il germe del capitalismo si sta diffondendo in Cina a gran
velocità che se le riforme verranno rispettate verrà alla luce una potenza mondiale che
è capace di rinnovarsi e che è capace di generare una crescita costante e di lungo
periodo capace di mettere in crisi anche le potenza occidentali.
14