Relazione finale in Amministrazione governo e sviluppo locale.
Lo sviluppo di un’idea imprenditoriale. Bixinau: Vestirsi in Sardo
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Pensare e realizzare una grafica richiede spirito di osservazione, un certo
distacco, una buona dose di ironia, la volontà di comunicare un messaggio
particolare che va oltre l’oggetto e che racchiude una dimensione emotiva
personale, che è il punto di forza di un prodotto che vuole essere unico nel
suo genere.
Il contatto coi fornitori, è probabilmente il primo passo nel mercato.
Controllare i listini dei prezzi, chiedere preventivi, verificare di persona la
qualità della merce, pagare una fattura, rappresentano dei momenti
fondamentali, poiché col contatto con gli altri attori economici si tastano le
prime difficoltà del mondo imprenditoriale e si verificano le proprie
capacità portare a termine le transazioni, contrattazioni e relazioni
economiche in generale.
Stampare i prodotti manualmente, rappresenta invece la nascita del prodotto,
vedere concretizzarsi quella che era inizialmente una semplice idea.
Infine, ma non ultima, anzi fondamentale per la continuità dell’attività, è la
diffusione del prodotto, sia come promozione dell’idea che per la vendita
del prodotto finito.
A questo punto, solamente la qualità del prodotto e i conseguenti risultati di
vendita sono gli unici giudici di un lavoro che giorno dopo giorno ti insegna
a vivere una esperienza a 360 gradi.
Con questo lavoro, vorrei tirare le somme di una prima fase importante della
costruzione di un’idea che vuole diffondersi nel tempo ed affermarsi nel
mercato prima locale poi forse in uno molto più ampio, grazie alle
potenzialità del commercio on-line.
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I. La nascita dell’idea.
1.I. La scelta del marchio.
Partendo dalla definizione attribuita a Bixinau, possiamo collocare questa
esperienza in un contesto sociologico.
Letteralmente vicinato, racchiude in una sola parola, tante caratteristiche che
rispecchiano il nostro modo di vivere e pensare tra le quali un modo
particolare di comunicare che non pretende esser diverso dagli altri ma che
esiste in noi stessi.
Nasce cosi l’idea di un marchio Sardo, che attraverso i suoi prodotti, vuol
dare un impulso alla riscoperta di antichi valori.. dei quali noi stessi siamo
custodi.
Gli elementi che possiamo evincere sono comunicazione e riscoperta di
valori e saperi locali.In questo capitolo parleremo della riscoperta dei saperi
locali.
Sappiamo appunto che negli anni recenti, vi sono stati segnali di dinamismo
in numerose attività produttive basate su know how radicati nella cultura
locale.
E’ il caso di numerose produzioni familiari –destinate inizialmente
all’autoconsumo- divenute produzioni per il mercato.
Questi fenomeni rappresentano una inversione di tendenza rispetto ai primi
decenni del dopoguerra, dove la produzione di massa e la standardizzazione
dei modelli di consumo, sembrava non lasciare più spazio a quelle
produzioni artigianali incapaci di competere con le tecnologie più efficienti
e con il conseguente abbattimento dei costi di produzione dei beni
standardizzati.
Appariva fisiologica la conseguenza di questo processo, con un progressivo
spiazzamento ed espulsione dal mercato di determinate attività produttive.
Questa visione è però mutata nel tempo.
Infatti la crescita del reddito disponibile, ha permesso di modificare i
modelli di consumo in direzione di una maggiore diversificazione e
personalizzazione, introducendo nel mercato dei bisogni che la produzione
di massa non appariva in grado di soddisfare.
La preferenza per la varietà e l’incremento di utilità che deriva dalla sua
soddisfazione divengono importanti nella teoria del consumatore e del
benessere economico.
Vari sono gli autori che hanno lavorato a queste teorie: Lancaster , Spence,
Dixit e Stiglitz e Krugman
1
.
La maggiore disponibilità a pagare da parte del consumatore, per beni
differenziati e personalizzati, si traduce in un apertura di nuovi spazi di
1
A. Sassu, S.Lodde, Saperi locali, innovazione e sviluppo economico, Milano,
FrancoAngeli 2003.
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mercato dove il fattore di competitività più importante non è la riduzione dei
costi bensì la capacità di soddisfare bisogni differenziati.
E’ il caso di alcuni sistemi locali come i distretti industriali italiani, il loro
successo è dovuto dalla maggiore flessibilità e capacità di adattarsi ad una
più elevata volatilità delle abitudini di consumo.
La flessibilità è però solo una parte della spiegazione, l’altra parte va
individuata nell’efficienza produttiva e nella competitività sui costi, ottenute
grazie allo sfruttamento dell’esternalità da agglomerazione derivanti dalla
diffusa circolazione delle conoscenze,dal coordinamento e cooperazione fra
le imprese e da un adeguato stock di capitale umano.
Rilevante per lo sviluppo dei distretti industriali è stata la capacità di
quest’ultimi di sfruttare la domanda di flessibilità derivante dai mutamenti
nelle preferenze dei consumatori.
Il mutamento delle caratteristiche della domanda ha interessato molti altri
settori basati su know how che non hanno però raggiunto gli stessi sviluppi
dei distretti industriali.
Basta pensare alla riscoperta e rivalutazione delle tradizioni locali collegata
alla rinascita del localismo in molti aspetti della vita culturale e politica.
Questo clima culturale ha favorito non solo la riscoperta e la
riappropriazione della tradizione locale di appartenenza ma anche tradizioni
diverse dalla propria.
L’interesse del consumatore non è rivolto solo alla varietà ma anche
all’identità e tipicità del bene.
Da qui ne deriva il fatto che il prodotto tradizionale si differenzia da quello
industriale grazie alla sua identificazione e radicamento nella cultura e nelle
tradizioni di uno specifico territorio.
Grazie alla riduzione dei costi di trasporto si aprono anche per i prodotti
tradizionali nuove opportunità di scambio commerciale.
Le sollecitazioni dovute dai mutamenti sopra descritti in riferimento alle
scelte del consumatore hanno stimolato un certo dinamismo nei settori
tradizionali basati sui saperi locali.
Questo ha portato ad uno sviluppo di imprese artigiane, grazie anche a
politiche d’incentivo
2
.
In molti casi non si tratta di nuove imprese bensì di imprese
precedentemente attive ma in quel settore di economia denominata
informale.
L’economia informale mette a fuoco come campo di ricerca non tanto
l’economia nascosta o illegale come il contrabbando o le frodi fiscali che
comunque grazie a metodi di calcolo indiretti si riesce a controllare bensì le
forme produzione o gli scambi economici informali, basati su fiducia ,
reciprocità, regolazione sociale, che esistono accanto all’economia di
mercato.
Il loro problema di calcolo è dovuto dal fatto che questa fenomenologia è
ampia e in essa rientrano vari comportamenti.
Lo sviluppo di queste forme economiche nasce negli anni ’70 in
concomitanza con una particolare situazione delle grandi economie: dopo
trent’anni di sviluppo, caratterizzati dalla produzione di massa organizzata
2
A. Sassu, S.Lodde, op. cit., p. 18.
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in grandi imprese, tendono a essere caratterizzate da stagnazione, inflazione
e disoccupazione.
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Nonostante la produzione di massa abbia messo in crisi quel meccanismo di
trasmissione di know how, quest’ultimo rimane diffuso all’interno della
comunità locale, soprattutto nell’ambito familiare, dove continua ad
alimentare attività produttive che mantengono un mercato di nicchia grazie
alla capacità di soddisfare particolari esigenze dei consumatori locali.
Proprio questo meccanismo di know how ha rappresentato la base della
vivacità imprenditoriale degli anni recenti di fronte a condizioni di mercato
più favorevoli.
Benché quello locale rappresenti nella quasi totalità dei casi il mercato di
sblocco prevalente,si manifesta, una tendenza all’ampliamento dei mercati
nazionali ma anche internazionale.
Questo perché l’estensione dei mercati non sempre è connessa ad una
trasformazione in senso aziendale dei processi produttivi.
Infatti molte imprese continuano a mantenere tecnologie tradizionali e a
perseguire strategie di nicchia anche sui mercati esterni.
Sono frequenti gli esempi di coesistenza all’interno della stessa impresa di
tecnologie abbastanza avanzate, come quelle computerizzate, accanto a
strumenti artigianali,tradizionali o manuali.
4
Proprio nel nostro caso la produzione va ad abbinare tutti questi elementi.
La sociologia ha gia suo tempo indicato che una delle fonti dell’agire umano
e quella che deriva dagli usi e costumi abitudinari.
Nel modello economico classico i fattori determinanti del comportamento
imprenditoriale sono i prezzi e le tecniche produttive e l’obiettivo principale
è la massimizzazione del profitto.
Tuttavia questo modello semplicistico può essere arricchito da altri elementi
e variabili, soprattutto quelle culturali.
In questo contesto si vuole infatti dimostrare come degli elementi soggettivi
immateriali quali le credenze, gli atteggiamenti, i comportamenti
consuetudinari, le abitudini, i valori e le norme sociali possono avere un
ruolo decisivo nella nascita e nello sviluppo di attività imprenditoriale.
Bixinau nasce proprio da questo presupposto…
Gli elementi soggettivi immateriali sono comuni a tutte le specie umane, va
da sé che poi nel loro concreto atteggiarsi assumono poi un importanza
diversa in relazioni ai diversi periodi e alle singole culture regionali.
E’ del tutto evidente che sento particolarmente forte il legame con la mia
terra.
In definitiva il modello da me adottato è un modello economico-culturale
diverso da tutti gli altri modelli economici dove la logica del mercato e
valutata mediante una lente culturale che nel processo produttivo attribuisce
un ruolo importante ai valori culturali e alle convinzioni.
L’insieme degli elementi sopra elencati, portano alla nascita e allo sviluppo
dell’idea di Bixinau.
3
A. Bagnasco, Tracce di comunità, Temi derivanti da un concetto ingombrante,Bologna, Il
Mulino 1999.
4
A. Sassu, S.Lodde, op. cit, p18.
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Il concetto di vicinato richiama il termine comunità in connessione con
l’aggettivo locale .
Fa riferimento ad una società che si organizza in uno spazio circoscritto.
Il Bagnasco cita il Parsons che definisce il termine comunità locale non
come un concetto ma come “una scala di analisi”, un metodo di lavoro.
Usa comunità solo per indicare quel tipo di collettività i cui membri
condividono un’area territoriale, come base delle operazioni e delle attività
giornaliere
5
.
Bisogna invece vedere la comunità come luogo di intersezione, dove la
tradizione incontra la volontà di porre in essere le esperienze di vita
quotidiana e le consuetudini in un attività economica con un forte
radicamento sociale.
La definizione e lo sviluppo dei concetti di comunità locale portano ad
evidenziare che le relazioni sociali sono caratterizzate da forme di
combinazioni e compresenza di plurimi aspetti del sociale.
L’idea di collegare il termine Bixinau all’immagine di una piccola casa con
viadotto, è stata per me un passo quasi naturale.
L’immagine ha, secondo me, varie proprietà intrinseche.
In primis quella di esprimere tutte le caratteristiche che contraddistingue una
produzione locale, quasi casereccia, dove aspetti culturali come la fiducia, le
relazioni sociali, specificità del prodotto sono alla base.
Ha inoltre la volontà di contraddistinguere il prodotto.
Dare una garanzia di un prodotto che sia pensato, creato e confezionato per
il singolo cliente. Infatti è quest’ultimo il principale input per la creazione di
una grafica.
L’individuo sia esso singolo o in gruppo manifesta tipologie
comportamentali che tendono nel tempo ad affermarsi creando cosi delle
tendenze, mode, consuetudini, modi d’agire che fanno scattare in me la
volontà di trasporle sotto forma grafica.
Bixinau osserva, crea e diffonde….
5
A.Bagnasco , op.cit.,p.126
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2.I. La registrazione del marchio.
Il primo passo verso un riconoscimento giuridico è la registrazione del
marchio d’impresa finalizzata a permettere ad una semplice idea, fino a quel
momento astratta, di trovare posto nel mercato e nell’ordinamento
garantendo ad esso una adeguata tutela. Un marchio registrato infatti si
differenzia da un marchio di fatto. Il marchio "di fatto", che è quello
utilizzato ma non registrato, ha una debole protezione ed è soggetto a tutti i
rischi di contraffazione o limitazione d'uso che possono derivare da una
successiva registrazione altrui. L'esperienza dimostra che registrare un
marchio è molto conveniente, sia per i bassi costi sia per gli enormi
vantaggi, pratici ed economici, che se ne traggono.Il marchio è un segno,
una figura, una parola, idonei a contraddistinguere determinate merci
prodotte o commercializzate.
Secondo una classificazione dottrinaria, il marchio è debole se costituito da
un segno o da una parola assolutamente privi di qualsiasi caratteristica
rilevante, è normale quello avente alcune caratteristiche che differenziano la
merce protetta dalle altre simili, forte quello avente caratteristiche originali e
di gradevole accettazione da parte dei consumatori, tali da differenziare la
merce protetta dalle altre simili e da consentire l'individuazione della stessa
da parte della clientela.