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1. La net.art
Fino a pochi anni fa quando si parlava di arte in rete si pensava a quell'insieme di
copie di opere d'arte digitalizzate che erano accessibili attraverso diversi indici
tematici o portali. I sistemi di ricerca più abituali in Internet (Yahoo, Google..)
offrono, come risultato della ricerca di arte in Internet o di arte digitale, cataloghi di
arte tradizionale, esposizioni virtuali di grandi musei, opere di artisti che
scannerizzano i propri quadri per farsi conoscere. In seguito, la ricerca che stiamo
facendo offre una lista di artisti che utilizzano il computer per realizzare le loro opere,
con Software come Pothoshop o Flash.
E' quindi necessario fare una differenziazione tra l'arte che si trova in Internet, per la
quale la rete è solo un mezzo di divulgazione, dall'arte creata nella, dalla e per la rete,
la cosiddetta net.art.
“L'arte in rete non è altro che la documentazione dell'arte che non è stata creata per la
rete […] e che, in termini di contenuti, non stabilisce nessuna relazione con la rete.
[…] La net.art invece non funziona senza la rete e seleziona questa e il netmyth come
propri temi: un gruppo o una persona disegna un sistema che può essere visto da altre
persone. I progetti di net.art senza la partecipazione di persone esterne, possono
5
essere anche concetti interessanti, però non possono essere considerati facenti parte
della corrente di net.art
1
“.
A differenza dell'arte in rete, la net.art è quindi frutto della somma della telematica,
dell'informatica e dell'arte, e includerebbe qualsiasi manifestazione artistica
sviluppata nel web. Essa utilizza la rete in se stessa e/o i suoi contenuti in qualsiasi
ambito, sia esso tecnico, culturale o sociale come base dell'opera d'arte.
Com’è normale quando si tenta di dare delle definizioni, vi sono diverse correnti di
pensiero anche per quanto riguarda la net.art: i cosiddetti puristi, ad esempio,
reclamano e identificano l'arte in rete non più con l'arte che si trova online, mentre
altri includono sia l'arte in rete come quella fuori dalla rete, sempre che questa
partecipi alla cultura del web. Quest’ultima è l'opinione per esempio di Josephine
Bosma
2
, Vuk Cosic
e di Andreas Broeckmann
3
, il quale sostiene che il termine net.art
inglobi sia l'arte sviluppata in Internet sia quella che, nonostante non partecipi alla
rete in senso stretto, sfrutta la tecnologia propria delle reti di telecomunicazione
informatica e quindi l’arte in rete.
La nascita del termine net.art è dovuta agli stessi artisti che avevano iniziato a
promuoverla alla metà degli anni ’90.
1
<<Art on the net is mostly nothing more than the documentation of art which is not created on the […] and, in terms of content,
does not establish any relationship to the net. Net.art functions only on the net and picks out the net or the netmyth" as a theme. It
often deals with structural concepts: A group or an individual designs a system that can be expanded by other people. Along with that
is the idea that the collaboration of a number of people will become the condition for the development of an overall system. Netart
projects without the participation of external persons are perhaps interesting concepts, but they do not manifest
themselves as a collective creativity in the net>> Joachim Blank (1996), What is net.art ;-)?, http://www.irational.org/cern/netart.txt
2
Heck, Petra: Saving net art for posterity: an inetview with Josephine Bosma, in <<Rhizome>> 10-desembre-99. Cf.
anche Petra Heck: Salvando el net art para la posteroridad, Aleph, http://aleph-arts.org/pens/saving.html
3
Andreas Broeckmann, Estar en linea? Presencia y partecipacion en el arte en la red in <<Aleph pensamiento>>,
http://aleph-arts.org/pens/online.html
6
Nel messaggio Net.Art – the origin
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, inviato dall'artista Alexei Shulgin alla lista net-
time
5
, si descrive l’aneddotica storia dell'origine di questo concetto: nel dicembre
del 1995, Vuk Cosic riceve un’e-mail anonima e, a causa dell’incompatibilità dei
programmi (software), il testo è praticamente illeggibile. L'unico frammento ad avere
un senso compiuto riporta:
[…] J8~G#|\;Net. Art{-^s1 […]
Vuk, quasi convinto che sia stata la stessa rete ad avergli suggerito un nome per
l'attività sulla quale stava lavorando, inizierà a diffondere questo termine.
Molto simile alla nascita del motto dada, la parola net.art è quindi una specie di ready
made duchampiano, un objet trouvè, un'opera d'arte e manifesto che definisce le
pratiche artistiche che vuol designare. Lo stesso termine net.art, riunisce alcune delle
componenti che configurano la sua origine, il suo linguaggio specifico e la sua
tematica. In primo luogo il fatto che esista la separazione con un punto tra i termini
“net” e “art” è propria della sintassi del dominio di Internet e la provenienza anonima
del messaggio originale si rimette alla debolezza delle identità nella cultura della rete.
Il fatto che Vuk Cosic abbia trovato questo termine è dovuto all'errore di
codificazione che fa emergere il codice ASCII e che quindi svela la tecnologia
nascosta dietro l'interfaccia dell'utente; la scomparsa posteriore del testo originale a
causa di un altro problema informatico palesa il carattere effimero delle creazioni in
4
Alexei Shulgin: Net.Art – the origin, http://amsterdam.nettime.org
5
Nettine Mailing List, http://nettime.org
7
un contesto tecnologico in continuo cambiamento.
I nomi di Vuk Cosic, Igor Markovic e Alexei Shulgin, inoltre, sottolineano il carattere
periferico della nascita geografica di questo termine, con artisti dell'Europa dell'Est
come protagonisti, nel contesto storico della fine della Guerra Fredda.
La diffusione del termine net.art inizia nel 1996, in una riunione a Trieste che aveva
come titolo “net.art per sè”
6
a cui partecipa lo stesso Vuk Cosic. Il tema del dibattito
era l'esistenza di un'arte in rete specifica. Tra le principali questioni delineate si
distinguono le seguenti domande: esiste un'arte nella rete specifica? che controllo
possiede l'artista sulla distribuzione del suo lavoro? come influisce la percezione
modernista/romantica dell'opera d'arte come “pezzo” tangibile sull'artista di net.art?
è il territorio (realmente) obsoleto?
A partire da quella riunione, possiamo seguire i dibattiti ed i punti d'interesse dei “net
artisti” attraverso i temi dei festival di arte elettronica. Prendiamo come esempio il
festival Ars Electronica celebrato a Linz (Austria) che dal 1995 incorpora nei suoi
contenuti l'arte in Internet. La giuria del festival, quell’anno, non si limita solamente
alla selezione delle pagine correttamente costruite, ma anche alla discussione dei
nuovi criteri di scelta applicabili ai nuovi media, dando speciale importanza alle
opere che hanno un senso solo nella rete; il primo premio sarà accordato al progetto
Idea Futures
7
, elaborato dal fisico della Università di Chicago Robin Hanson
8
. Il
contenuto del progetto non è chiaro a un primo sguardo, ma presenta, secondo la
6
Cosic, Vuk: Net.art per se, http://www.ljudmila.org/naps
7
Vedi http://hanson.gmu.edu, ed anche http://www.wired.com
8
Vedi http://hanson.gmu.edu/
8
giuria, tutti i criteri suscettibili di qualificare una opera web: “presenza condivisa,
costruzione e coesione comunitaria, potenza metaforica, creazione d'entità virtuali
resistenti” e si presenta come un “modello di auto organizzazione, di pensiero
collettivo e di trattamento dell'informazione in tempo reale”
9
.
Considerando anche il secondo premio, è palese il metro di giudizio dei giurati, che
sostituisce i criteri di selezione abituali con una nuova estetica delle reti, tra l'arte e la
tecnoscienza, l'intelligenza performativa e la sensibilità estetica. Il 1997 e il 1998
sono gli anni dell'esplosione della net.art, sicuramente come conseguenza
dell'accettazione da parte delle istituzioni e il prestigio riconosciuto
10
. Sin dal
principio i dibattiti gravitano attorno alla questione se la net.art sia o non sia una
nuova forma di arte, come debba essere studiata e valutata, se debba essere inclusa
nell'arte telematica, etc.
Nel 1994 intanto si teneva a Venezia la prima riunione internazionale di Nettime
11
con
l'obiettivo di formulare un discorso critico del mezzo (canale). In questo contesto
appare il concetto di «critica di rete» - net.criticism - che, fuggendo dal pessimismo e
dall'euforia, si proponeva di riflettere in maniera analitica sull'importanza e le
conseguenze della nascita della rete. Dopo questa riunione viene dato il via alla già
citata lista di distribuzione Nettime, nella quale vengono pubblicati gli scritti dei suoi
membri.
9
Catalogo del premio Ars Electronica. 1995.
10
Nel 1996, il Walker Art Centre di Minnealoilis (Minnesota) fonda il dipartimento New Media Initiatives, diretto da
Steve Dietz, per esplorare la rete come mezzo d'espressione creativo. http://www.walkerart.org/salons/shockoftheview/
Nel 1997 la Documenta X di Kassel (Germania), includerà lavori di net.art di alcuni degli artisti più rappresentativi del
momento: Jodi, Alexei Shulgin, Holger Friese. http://www.documenta.de/
Pagina principale di Desk.nl, <http://yggdrasil.desk.nl/nl/>
11
Vedi http://www.nettime.org/
9
Tra le altre iniziative di Nettime che generavano un discorso critico c'è stata la lista 7-
11
12
che proclamava la libertà d'espressione e la libera partecipazione nelle comunità
virtuali e denunciava apertamente il carattere elitario che invadeva la maggior parte
delle liste di discussione su Internet, censurate dai moderatori.
La polemica sul fatto se la net.art sia uno in più dei nuovi media o se sia una nuova
forma di arte che taglia con l'arte tradizionale, si polarizza attorno a due nomi. Il
primo teorizzatore, Andreas Broeckmann,
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include la net.art dentro a quella che
viene denominata “arte dei nuovi media” -new media art- termine che ingloba quelle
iniziative artistiche che utilizzano le nuove tecnologie come robots, computer, reti di
comunicazione etc. Secondo questo pensatore, l'arte in rete non è separata da altre
forme artistiche mediatiche, né necessita di un’estetica specifica; la confusione si
origina perché i nuovi media esigono alcune condizioni particolari di lavoro che
causano degli effetti estetici caratteristici. La net.art, quindi, dovrebbe essere definita
prendendo in considerazione il contesto esterno alla rete. Al contario, Gerfried
Stocker
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non considera l'arte in rete come un sottogenere dell'arte mediatica, ma
come una categoria indipendente: l’unica cosa che condivide con l'arte mediatica è la
tecnologia. Anche Olina Lialina
15
sostiene la necessità di analizzare la nuova arte
dall'interno considerando che, ad oggi, l'arte in rete invece è stata studiata attraverso
una prospettiva esterna, nel contesto dell'arte dei media.
Anche Alexei Shulgin pensa che qualsiasi classe di arte in rete debba essere
12
Cf. Josephine Broeckmann, Nettime? Excerpt net.art article, in Nettime, http://amsterdam.nettime.org/
13
Andreas Broeckmann, Towards an aesthetics of heterogenesis, in http://www.medialounge.net, 1996.
14
Mark Tribe, Interview with Gerfried Stocker, in Rhisome Digest, http://rhizome.or, Settembre 1999
15
Cf. O. Lialina, cheap.art, in Nettime, http://amsterdam.nettime.org/lists-Archives/nettime-1-9801