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Seguivo gli sviluppi della guerra tra l’Iran e l’Iraq, conoscevo in dettaglio cosa
accadeva nelle varie parti del mondo e questo interesse cresceva di anno in anno
in maniera smisurata.
Nel 1996 decisi di lasciare il Libano per raggiungere l’Italia. Avevo venti anni
quando arrivai a Trieste per studiare alla Facoltà di Economia e Commercio e
sono giunto fino qui, nel giorno della mia laurea, accompagnato da quella scelta
fatta a soli otto anni. Per la seconda volta la mia tesi è dedicata all’economia e
alla politica del petrolio in quanto le motivazioni dei conflitti armati attuali e
passati, delle crisi economiche che hanno colpito l’economia mondiale negli anni
settanta ma anche nei giorni nostri, sono legate al petrolio.
Mi sembrava doveroso oltre che accattivante continuare in quel percorso
intrapreso anni e anni fa e nonostante la consapevolezza di quanto sia stata
dolorosa la sorgente da cui ho attinto le mie energie, sono felice che il giorno
tanto atteso sia finalmente arrivato.
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CAPITOLO I
LA STORIA DEL PETROLIO
1.1 LE ORIGINI
Il petrolio accompagna la storia dell'uomo da secoli e, se esso ha avuto una
crescente e imponente valorizzazione nel corso del ventesimo secolo, ciò non
significa che precedentemente non fosse conosciuto e utilizzato. Fin da tempi
assai remoti l'uomo ha notato in manifestazioni superficiali la presenza di
idrocarburi e ben presto ha imparato a utilizzare petrolio e asfalto raccolti in modo
rudimentale. Numerosissime sono le testimonianze in merito, in gran parte
relative ad antiche civiltà Medio Orientali. Così, l'asfalto ricavato da giacimenti
superficiali frequenti sulle rive del Mar Morto, del Mar Caspio e del Golfo Persico
veniva commerciato già 5000 anni fa per calafatare imbarcazioni, per cementare i
blocchi di pietra degli edifici, per impermeabilizzare le condotte d'acqua.
La Bibbia cita l'uso di bitume per impermeabilizzare l'arca di Noè e la cesta di
papiro in cui la madre affidò alle acque del Nilo Mosè bambino; ne sottolinea
l’utilizzo, inoltre, quale legante nella costruzione della torre di Babele.
Presso Assiri, Babilonesi ed Egizi il petrolio serviva anche per i riti sacri del culto
del fuoco: i Parsi, adoratori del fuoco, costruivano i loro templi in vicinanza di
fughe di gas naturale incendiatosi per cause spontanee, i cosiddetti “fuochi eterni”.
Il petrolio e l'asfalto venivano utilizzati anche per illuminazione e a fini
medicinali; in tempi più recenti fu usato per scopi guerreschi nella preparazione
del “fuoco greco”.
Tale utilizzazione degli idrocarburi naturali aveva però carattere prevalentemente
locale, concentrata intorno alle loro manifestazioni superficiali. Solo nel secolo
XIX si cominciò a ricercare e a commerciare il petrolio distillandolo
essenzialmente per usi di illuminazione e riscaldamento in sostituzione degli oli
vegetali e animali fino allora usati, il cui costo subiva un continuo incremento
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Nessun’altra materia prima nel ventesimo secolo ha avuto il peso del petrolio
nell’economia mondiale e nelle relazioni internazionali, nelle strategie di
sicurezza nazionale e nel destino di interi popoli.
La storia di questa merce inizia nel 1854 quando Benjamin Silliman jr.,
insegnante di chimica presso l’università di Yale, per arrotondare lo stipendio
,decise di procurarsi un reddito extra e accettò di lavorare ad un progetto di ricerca
affidatogli da un gruppo di imprenditori e uomini d’affari in particolare George
Bissell, legale di New York, e James Townsend, presidente di una banca di New
Haven.
Ciò che questi uomini avevano in mente era qualcosa di nuovo e assolutamente
straordinario: lo sfruttamento di una sostanza nota come “olio minerale” per
distinguerlo dagli olio vegetali e dai grassi animali.
Il gruppo riteneva che l’olio minerale potesse essere sfruttato in maggiori quantità
e trasformato in un fluido utilizzabile per alimentare le lampade. Erano sicuri che
il nuovo prodotto sarebbe stato altamente competitivo rispetto agli “oli ricavati dal
carbone” che attorno al 1850 stavano conquistando i mercati. In breve, pensarono
che se avessero potuto disporre di grandi quantità, sarebbe stato facile vendere
quel prodotto poco costoso e di alta qualità, assai richiesto a quei tempi. Erano
convinti di poter illuminare le città e le fattorie del Nord America e dell’Europa.
Senza contare che potevano usare l’olio minerale per lubrificare le parti mobili dei
nuovi macchinari. Inoltre, come tutti quelli che si nutrono dei loro stessi sogni,
erano sicuri di poter fare fortuna.
Nonostante gli ostacoli, riuscirono a porre le basi per un’era completamente nuova
nella storia dell’umanità l’era del petrolio.
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1.2 CHE COS’È ?
Il petrolio è un combustibile fossile, così come il carbone e i gas naturali. Tali
combustibili sono prodotti da resti di piante e animali morti centinaia di milioni di
anni fa, quando il genere umano non era ancora comparso sulla Terra. Quelle
piante e quegli animali, esattamente come accade oggi, hanno accumulato
l'energia proveniente dal Sole e, dopo la loro morte, sono rimasti sepolti per
milioni di anni fino a trasformarsi in petrolio e carbone. Le piante e gli animali
preistorici ci restituiscono oggi sotto forma di calore ed energia elettrica l'energia
solare accumulata in passato. Dai combustibili fossili, in particolare dal petrolio,
proviene la maggior parte dell'energia che utilizziamo attualmente. Si tratta però
di una fonte di energia non rinnovabile, e quindi destinata ad esaurirsi in periodi
di tempo più o meno lunghi.
Più precisamente, il petrolio è una miscela naturale di idrocarburi liquidi e altre
sostanze di origine fossile, contenuta in rocce sedimentarie e associata a
idrocarburi gassosi (gas) e solidi (bitumi) in quantità minori.
Tutte le molecole degli idrocarburi esistenti sono costituite da due soli tipi di
atomi: atomi di carbonio e atomi di idrogeno. In base alla quantità di atomi di
carbonio presenti nella molecola, gli idrocarburi sono gassosi (fino a 4 atomi),
liquidi (da 5 a 16 atomi) o solidi (oltre 16 atomi).
Gli idrocarburi costituiscono un'ampia categoria di sostanze, dal momento che il
carbonio ha molte possibilità di legarsi ad altri atomi di carbonio e idrogeno in
catene aperte (lineari o ramificate), chiuse (ad anelli, gli idrocarburi ciclici come il
benzene ne hanno uno solo) o miste (con parti aperte e parti ad anello).
Esistono migliaia d'idrocarburi con una diversa struttura molecolare, ma la stessa
composizione chimica. Vi sono idrocarburi con legami semplici (gli alcani o
idrocarburi saturi, come il metano), doppi (gli alcheni, come il propilene) o tripli
(gli alchini, come l'acetilene).
Trattando a caldo e in assenza d'aria gli idrocarburi più pesanti (questo processo è
chiamato cracking), è possibile romperne i legami e ottenere molecole più leggere
e versatili con le quali si compone l'infinita gamma dei prodotti petrolchimici.
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1.3 I GIACIMENTI DI PETROLIO
Una volta formato, il petrolio viene "strizzato" fuori dalla roccia-madre
(compressa dagli strati sovrastanti) muovendosi prima attraverso le sue micro-
fratture (migrazione primaria) e poi nei canalini delle rocce permeabili adiacenti
(migrazione secondaria). In certi casi, gli idrocarburi possono raggiungere la
superficie terrestre e disperdersi. In altri, la loro migrazione viene bloccata da
rocce impermeabili. In questo caso gli idrocarburi sono in trappola e si
accumulano fino a formare un giacimento.
Una trappola è composta da due elementi: in basso, una roccia serbatoio, contiene
il petrolio, e in alto, una roccia di copertura lo trattiene. Le rocce di copertura
hanno forma convessa verso l'alto e sono impermeabili per meglio trattenere gli
idrocarburi. Al contrario, le rocce serbatoio devono essere permeabili e porose
come spugne per permettere agli idrocarburi di muoversi al loro interno, venendo
così estratti con facilità. Una roccia serbatoio impregnata di idrocarburi costituisce
un giacimento le cui dimensioni dipendono dalla quantità di riserve originarie:
dagli oltre 11 miliardi di tonnellate del giacimento di Ghawar (Arabia Saudita) a
qualche centinaio per i giacimenti più piccoli.
1.4 A COSA SERVE?
Dal petrolio si possono ottenere molti prodotti, da alcuni dei più diffusi
combustibili (la benzina, il gasolio e altre sostanze dette derivati del petrolio) a
molte delle materie plastiche utilizzate dall'uomo.
Gli idrocarburi semplici di cui è composto il petrolio sono, infatti, la materia
prima essenziale per produrre materie plastiche che danno una risposta alle
molteplici esigenze di materiali plastici con caratteristiche specifiche: resistenza,
plasticità, durezza, elasticità, biodegradabilità, indeformabilità, aderenza,
impermeabilità, malleabilità, ecc.
I quattro idrocarburi più usati sono l'etilene, il propilene, il butadiene e il benzene.
La loro molecola li rende particolarmente adatti a ricomporsi in lunghe catene
organizzate. La complessità delle sostanze petrolchimiche viene ricostruita con
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numerosi passaggi e diversi percorsi produttivi attraverso i quali si giunge a
un'infinita varietà di prodotti.
L'etilene è la sostanza di partenza più utilizzata al mondo (5 milioni di tonnellate
all’anno). Da solo viene usato per far maturare la frutta più rapidamente e per
produrre detergenti con poca schiuma.
Mediante polimerizzazione si ottiene il polietilene (PE), presente in numerosi
imballaggi, oggetti stampati e rivestimenti. Combinando l'etilene con acqua si
ottiene l'alcol etilico, un solvente per profumi, cosmetici, pitture, saponi, coloranti,
fibre tessili e materie plastiche.
Combinandolo con il benzene, si ottiene il polistirolo (PS), usato come isolante in
edilizia, nonché materia prima per imballaggi delicati e giocattoli.
Combinandolo con il cloro si ottiene il polivinilcloruro (PVC), anch'esso molto
utilizzato nel settore edile e per realizzare tessuti impermeabili.
Il propilene è il punto di partenza per numerose sostanze chimiche, tra cui
l'isoprene, la glicerina e l'acetone. Combinando tra loro migliaia di molecole di
propilene si ottiene il polipropilene (PP), ideale per imballaggi e altri manufatti
resistenti. Il butadiene viene usato soprattutto nella preparazione di gomme
sintetiche, succedanei del cuoio e come solvente.
Infine è da citare il benzene, dal quale si ricavano importanti prodotti intermedi
come il fenolo, l'anilina, lo stirene e il clorobenzene, utilizzati per coloranti, fibre,
resine, materie plastiche, gomme sintetiche, prodotti farmaceutici, insetticidi,
detersivi, fibre tessili.
I derivati del petrolio sono poi utilizzati come combustibili nelle centrali
termoelettriche per la produzione di energia elettrica, nonché in impianti di
riscaldamento domestico e di produzione di acqua calda.
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1.5 IL PRIMO POZZO
Il sistema tradizionale di estrazione del petrolio nell'ottocento era basato sul
vecchio sistema degli stracci ed inoltre era limitato allo sfruttamento delle sole
pozze superficiali di petrolio a cielo aperto. Un metodo primitivo e a basso costo
che riusciva a soddisfare a malapena la domanda di petrolio per fini medicinali.
Venne valutata l'ipotesi di scavare sulle sorgenti di petrolio in superficie ma la
produzione addizionale di petrolio che ne conseguiva era troppo bassa per
compensare gli elevati costi degli scavi. Anche in questa occasione l'intuito di un
uomo arrivò dove tutti gli altri si fermavano.
George Bissell un uomo d'affari americano, si soffermò ad osservare le persone
chinate a estrarre petrolio nelle pozze superficiali. Rimase colpito dalla particolare
infiammabilità del petrolio, una caratteristica ideale per il mercato crescente
dell'illuminazione. Propose l'uso della perforazione mediante trivelle,
accantonando del tutto il metodo dello scavo in superficie. La sua proposta non
era campata in aria ed era frutto del suo acuto spirito di osservazione. Bissell
osservò come in Cina venisse utilizzata da secoli la tecnica della perforazione per
estrarre sale dalle cave di salgemma anche a migliaia di metri di profondità. In
particolar modo Bissell osservò come un sottoprodotto dell'attività di estrazione
del sale fosse proprio l'olio minerale utilizzato dai cinesi per fabbricare prodotti
farmaceutici. L'idea di Bissell era pertanto logica e semplice: estrarre petrolio
tramite la tecnica di perforazione utilizzata in Cina.
Propose il suo progetto agli investitori e non mancarono derisioni e scetticismo. Il
banchiere James Townsend di New Haven gli diede però ascolto finanziando la
prima attività di trivellazione del petrolio della storia nel territorio della
Pennsylvania. Fu incaricato a coordinare i lavori Edwin L. Drake, tuttofare e
uomo di fiducia di Townsend.
Townsend lo mandò in Pennsylvania con un prezioso viatico. Il primo compito di
Drake consisteva semplicemente nel perfezionare l’acquisto di un terreno a
Titusville che si pensava ricco di petrolio e che faceva parte di una fattoria. Sbrigò
rapidamente la pratica e tornò a New Haven in attesa della fase successiva, più
stimolante, cioè trivellare in cerca di petrolio. “Mi ero convinto”, disse poi
(Drake), “che si potevano ricavare grandi quantità di petrolio perforando il terreno
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come si usa nelle cave di sale; decisi anche che me ne sarei occupato
personalmente. Ma non trovai nessuno d’accordo con me, in quanto si credeva che
il petrolio provenisse da un grande filone o letto di carbone”.
Drake non si arrese. Nella primavera del 1858 ritornò a Titusville per iniziare il
lavoro in una fattoria che comprendeva una sorgente di petrolio da cui si
estraevano da 3 a 6 galloni di petrolio al giorno con i metodi tradizionali.
I risultati non arrivavano e i fondi iniziarono a scarseggiare. Drake cercò di
assoldare dei “trivellatori di sale” ma trovò parecchie resistenze, nella zona si
iniziò a pensare che Drake fosse pazzo. Dopo un anno di lavori Drake non aveva
ancora nulla da presentare e i finanziatori facevano pressioni perché non avevano
ancora visto nulla di concreto. Perciò, ostinato nelle sue convinzioni, si impegnò a
montare personalmente il compressore che avrebbe spinto la trivella, mentre a
New Haven Townsend fremeva nell’attesa.
Nella primavera del 1859, Drake trovò il suo trivellatore, un maniscalco di nome
William A. Smith che fabbricò gli utensili atti allo scopo.
Con l’aiuto dei suoi due figli Smith eresse il derrick, o torre di trivellazione,
montò le apparecchiature e iniziò il lavoro. Si pensava di dover scavare per più di
cento metri.
Il lavoro procedeva a rilento, nell’agosto del 1859, Townsend era l’unico tra i
finanziatori di New Haven a credere ancora nel progetto di Drake.
Il 27 agosto del 1859, alla profondità di circa ventuno metri, la trivella entrò in un
crepaccio e scivolò per altri quindici metri.
Il giorno seguente, una domenica, Smith uscì per controllare il pozzo; guardò nel
tubo e vide un fluido scuro galleggiare sull’acqua, poi rilevò un campione
servendosi di uno spezzone di grondaia.
Il lunedì Drake installò una normale pompa a mano ed eseguì esattamente
l’operazione tanto derisa dai suoi detrattori: pompò il petrolio.
Il giorno seguente ricevette il vaglia, inviato pochi giorni prima da Townsend con
l’ordine di chiudere bottega. Se fosse arrivato una settimana prima Drake avrebbe
desistito. Non ora. La sua testardaggine aveva vinto.
Immediatamente si sparse la notizia, a Titusville i contadini gridavano: “Lo
Yankee l’ha trovato!”.