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anni precedenti è stato largamente recuperato dalle nuove imprese di
comunicazione e di alta tecnologia.
Anche se le aziende di questi settori sono in grado di meccanizzare e di
sub-appaltare molto del loro lavoro modificando profondamente la
produzione, esse restano ancorate ad alcune figure chiave che ricercano e
creano prodotti originali, dal software ai chip per computer, ai libri, ai
programmi televisivi.
Ora quindi, è necessario ricredersi su molte di quelle aspettative e
immaginare una evoluzione molto più lenta anche se bisogna riconoscere
le fondamentali modificazioni dei modi di fare e pensare.
A questo scopo una analisi il più possibile obiettiva di ciò che accade nel
campo della creatività sembra necessario ed attuale.
La ricerca artistica
La ricerca artistica ha da sempre introiettato istanze e teorie dai campi più
disparati delle cultura e della produzione industriale ricavandone
importanti riferimenti per interpretare e comprendere le modificazioni
degli individui e delle società. Esempi di ciò sono facilmente rintracciabili
nelle esperienze surrealiste in diretta relazione con la psicoanalisi e nelle
ricerche d’avanguardia della Bauhaus che rifletteva in arte le spinte della
produzione industriale e della cultura di massa.
L’arte, intesa come chiave di lettura della realtà, si trova di fronte ad
un’ennesima sfida che coinvolge profondamente alla stregua dell’avvento
della fotografia e del cinema e sta già incidendo e modificando molti degli
ambiti culturali attuali. Ed in quest’ottica, la scultura, se non vuole
rimanere “lingua morta” deve comprendere a fondo i mutamenti e le
nuove forme di espressione artistica.
I computer
Per capire quanto i computer abbiano impattato sulla società bisogna
partire dall’affermazione che uno dei più grandi magnati della cultura
informatica fece ormai molto tempo fa. Il sogno di Bill Gates:"Un
computer in ogni famiglia" descrive, non solo, il fare marketing della
Microsoft, che puntava ad una produzione di massa piuttosto che mirare
solo alle fasce professionali, ma anche una precisa visione del nuovo
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media nascente che sarebbe diventato essenziale, oltre che per le
aziende, anche per il singolo in tutte le sfaccettature della propria vita
quotidiana.
Altrettanto indicativo è il fatto che questo “media” abbia inciso anche in un
ambito insospettabile come quello devozionale, per cui è stato individuato
e ufficializzato il santo protettore del web. Si tratta di San Isidoro
nominato dalla Chiesa nel 2002. La sua opera, “Etimologie”, é considerata
la prima enciclopedia della storia, ed era lettura richiesta nelle universitá
europee durante il Medioevo. Per quanto possa sembrare laterale o
casuale, questo fatto ci sembra, invece, piuttosto significativo se
accompagnato dall’atto del pontefice di utilizzare personalmente mail
pastorali come forma di divulgazione della fede.
Di valore intellettuale è invece l’intervento di Umberto Eco che, leggendo
la società contemporanea, intravede nella cultura informatica un futuribile
spartiacque tra nuove caste di alfabetizzati ed analfabeti.
"Intendevo dire che tutti questi nuovi mezzi sono ancora riservati ad una
élite: in Italia c'è un computer collegato ad Internet ogni milleottocento
persone. Ma anche in America, dove ce n'è uno collegato in Rete, per
settantasei persone che posseggono un computer, vuol dire che ce n'è uno
ogni milleseicento americani. In effetti abbiamo a che fare con ciò che io
chiamo una "nomenclatura" nel senso sovietico del termine, ovvero ad
una classe privilegiata che sa dominare questi mezzi e ha dunque sapere,
informazione, eccetera; quindi, con una classe mediamente alfabetizzata,
che li domina solo in modo passivo, come l'impiegato delle compagnie
aeree che usa il computer per avere i voli; e infine, con un enorme
proletariato, che ne rimane escluso, che ha solo la televisione. Allora, il
problema democratico è di riuscire ad arrivare ad una nomenclatura di
massa. Che poi è stato lo stesso problema che si è dovuto affrontare con
l'alfabeto e con il libro, prima riservati a pochi sacerdoti e poi,
dall'invenzione della stampa, alla portata di tutti". Umberto Eco
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Innegabili, poi i significativi cambiamenti nella produzione industriale dove
le macchine tornitrici a controllo numerico hanno rivoluzionato il processo
produttivo. La “forma”, è quindi, già da tempo progettata, elaborata e
forgiata con mezzi digitali.
I campi in cui l’applicazione dei computer ha funzionato da catalizzatore
dello sviluppo e della produzione, agevolatore di processi, forma di
stoccaggio di informazioni o semplicemente da attrazione sono sempre di
più. Se ne possono trovare esempi nell’Architettura, nel design, nella
musica e oltre. Emblematico anche il mutamento di un evento come lo
S.m.a.u. (occasione fieristica di Milano) che da “Salone del mobile per
ufficio” si trasforma in un esposizione fieristica improntata principalmente
sulla tecnologia informatica non esclusa quella ludica con immensi
padiglioni dedicati ai videogiochi.
Il digitale entra in tutti i campi produttivi e della vita quotidiana non può
quindi rimanere fuori dalla cultura artistica e nelle discipline plastiche in
particolare.
Esistono importanti esperienze che precorrono le ricerche artistiche sul
computer ma che cominciano a vedere nella programmazione un elemento
di interesse , ci riferiamo alla “arte programmata” da Munari al Gruppo T
(Colombo, Varisco).
Domande a cui rispondere
Il campo è evidentemente molto vasto e sfaccettato, per questo motivo è
necessario circoscrivere fin da subito l’ambito delle nostre osservazioni.
Con questo testo vogliamo tentare di rispondere alle seguenti domande:
- può essere considerato, il computer, uno strumento espressivo, di
ricerca artistica ma anche di valore poetico?
- In che modo l’incontro tra la forma, la creatività e la tecnologia
digitale può generare esperienze significative e stimolanti?
- È possibile immaginare, al pari di altre discipline artistiche, come la
musica, un rapporto con il digitale che arricchisca la scultura di
nuove vie di ricerca?
- In che modo la didattica delle discipline plastiche può trarre
giovamento dall’apporto del computer?
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I pro e i contro dell’uso massiccio del computer
Per poter prendere correttamente le distanze da false o pressappochiste
visioni di questo argomento vogliamo ora individuare quelle che sono le
percezioni comuni riguardanti l’utilizzo massiccio del computer. Volendo
così dare una visione il più possibile coerente e corretta di ciò che il
computer può o non può ancora fare con un grado sufficientemente alto di
credibilità.
:: PRO
- correggibilità
La caratteristica forse più apprezzata del computer è la possibilità di
sbagliare senza gravi conseguenze immediate, banalmente nella scrittura
a video ma anche in tutto il resto, dal disegno alla progettazione
architettonica. Esiste in ogni momento la possibilità di fare uno o più passi
indietro e correggere l’errore. Questo particolare valore aggiunto farebbe
pensare ad un mezzo più che umano, certamente più elastico di una
classica, anche se più romantica macchina da scrivere.
- collegamento e annullamento delle distanze
La rete mondiale, agorà elettroniche, di computer sovverte, sposta e
ridefinisce radicalmente le nostre nozioni di luogo d’incontro, di comunità,
di vita urbana. Ora non serve andare in qualche luogo deputato
all’incontro per manifestare la propria idea e dimostrare l’appartenenza ad
un gruppo; basta entrare del web utilizzando la propria identità virtuale e
comunicare con altre identità virtuali.
Anche e-learning è una conseguenza molto significativa di questo
ristrutturato rapporto con lo spazio. Così come si può controllare la propria
posta elettronica da un qualsiasi internet point è possibile ricevere nozioni,
delucidazioni e indicazioni didattiche, le quali, anche se non
necessariamente esaustive ai fini di un apprendimento completo sono
giorno dopo giorno sempre più profonde ed approfondibili.
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- interazione e personalizzazione
L' interfaccia (dialogo uomo/macchina), pelle e superficie tattile, è il
mezzo con cui si costituisce la protesi comunicativa dove sono presenti
tutti gli elementi per l'interazione.
Con l'ausilio e l'integrazione del digitale il constructo artistico si fà
realmente aperto, dinamico e polisensibile, attiva meccanismi di
rilevazione e risposta, elaborando e interpretando i dati provenienti dal
fruitore, reagendo con modificazioni fisiche.
L'interfaccia può essere aperta o pre-programmata. Aperta perchè
l'utente può modificare il codice sorgente, con cui è stata programmata,
cambiando i connotati dell'opera; pre-programmata, compilata, perchè
l'utente può intervenire solo su una interazione ciclica (ripetitiva) o su un
numero di operazioni finite.
La partecipazione dello spettatore-fruitore, gli user, modifica l'opera con
la sua osservazione e con il suo comportamento.
L'opera interattiva non mai identica a se stessa, sempre diversa e
metamorfica, si basa sulla differenza e non sulla identità. L'interazione e
il coinvolgimento è la ragione dell'esistenza dell'opera. Si ribaltano i ruoli
canonici tra artista (creatore) e fruitore.
L'opera diventa dialogica (che ha forma di dialogo) mediante l'approccio
fisico-mentale (solo con il pensiero). Il fruitore non è solo il terminale del
messaggio, ma elemento del processo dinamico e plurivoco (imput e
output) di comunicazione estetica.
- aiuto per le disabilità
La tastiera, il mouse, la penna ottica, riconoscimento vocale, sono solo
alcuni dei mezzi che la tecnologia ha messo a disposizione per dialogare
con la machina e conseguentemente con gli altri. I mezzi si sono via via
raffinati e da un interfaccia grafica scarna fatta solo di lettere bianche su
fondo nero con cui si poteva interagire solo attraverso la tastiera, siamo
arrivati a soluzioni molto più vicine all’essere umano, come la sopracitata
penna ottica che permette di recuperare il disegno a mano libera e la
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sensibilità della pennellata. Naturalmente, queste soluzioni sono ancora
più importanti nei casi di disabilità, ed anche per questi casi la tecnologia
ha cercato e a volte trovato delle interessanti soluzioni.
KOKOROGATARI, L'INTERFACCIA CEREBRALE
Il concetto alla base del funzionamento di Kokorogatari, che significa
approssimativamente "indovino", è semplice. Una speciale fascia dotata
di sensori, applicata sulla fronte, misura la pressione sanguigna nelle
zone anteriori del cervello e la comunica ad un calcolatore. Un valore
facilmente controllabile, persino da chi non riesce più a muoversi. La
vascolarizzazione del lobo frontale, a differenza dei muscoli, viene
attivata semplicemente con l'incremento dell'attività cerebrale: la
speranza condivisa dai progettisti è che l'indovino digitale renda la parola
alle persone paralizzate.
- controllo delle regole fisiche
La simulazione, in tutte le sue forme, permette di ricreare ambienti a
misura delle esigenze di progetto. In un luogo ricreato, l’uomo è il gestore
di tutte le variabili fisiche. In un ambiente di simulazione virtuale nelle
esercitazioni di volo della aeronautica militare o civile in cui la luce, le
sollecitazioni e la gravità sono parametri perfettamente controllabili,
registrabili e modificabili in ogni attimo dell’attività.
:: CONTRO
- freddezza del mezzo
Il fatto che il mezzo impone una postura, una specifica conoscenza, una
forma mentale adatta a lavorarci non è certo invitante o agevole.
L’intuizione creativa deve ora essere filtrata, non più solo da carta e penna
ma da tastiere, mouse e complesse meccaniche di trasformazione
elettronica dell’informazione. Non è più diretto ed intuitivo il rapporto tra
l’utente e il suo manufatto che viene immediatamente codificato e
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trasformato in impulsi elettrici. Ciò allontana dall’immediatezza e dalla
spontaneità.
- dipendenza dalla macchina
Il mezzo elettronico sembra aver preso il completo possesso delle nostre
vite, dagli elettrodomestici alla televisione che hanno occupato tutti gli
spazi di una casa, fino al telefonino che ci rende perennemente nodi di
una rete invisibile. Questo potrebbe essere inteso come opprimente e
spersonalizzante in una società sempre più in collegamento ed in
interdipendenza ma in modo mediato ed indiretto.
- perdita della tattilità
Già con la fotografia e con il cinema, che in quanto proiezione di luce si
imparenta idealmente con la visione impalpabile dell’anima o degli spiriti,
il tema della perdita del corpo fisico è entrato a far parte del dibattito
culturale. La cultura informatica accentua questo tema amplificandone le
istanze data la propria massiccia divulgazione e dal fatto che può toccare
ambiti molto diversi tra loro.
- perdita unicità
E con i prodotti digitali il concetto di copia vera, prima, originale, perde
d'importanza perchè tutte le copie sono identiche. Non c'è più la tela del
pittore, la pellicola del cinema. Il quesito posto in essere dal concetto di
“riproducibilità tecnica” diventa con il digitale ancora più profondo. Non
solo l’opera si può riprodurre visivamente, ma se l’opera è nata come
digitale la sua copia non sarà inferiore a lei in nessuna delle sue parti. Da
qui tutta la problematica sulla proprietà di un opera digitale come un
software o la battaglia per l’opensource.
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- elitarietà del mezzo
Secondo J.Mitchell in “la città dei bits” le modificazioni della società
dovuti alla interconnessione digitale sono numerose e molto profonde,
soprattutto riguardanti il modo di vivere gli spazi comuni delle città.
Avere una connessione a banda larga è come avere una
proprietà immobiliare sul viale principale; non avere un flusso veloce di
informazioni è come trovarsi in periferia. Poiché il costo del collegamento
aumenta con la distanza.
Come le oasi si sono formate intorno alle fonti di acqua così gli edifici
commerciali erranno edificati in prossimità di tali nodi multimediali.
Altrettanto elitario può essere il costo (ricordiamo, a proposito la
campagna di diffusione dei computer da parte di Nicolas Negroponte in
Africa) e le competenze tecniche necessarie (come si è già detto da parte
di Umberto Eco).
- illudersi che sia un media omnicomprensivo
Esattamente come è successo con la carta stampata, la televisione ed altri
mezzi di comunicazione di massa, proprio per la capacità di questi di
inglobare infinite istanze e argomenti, anche la rete può dare
l’impressione di esaustività. Fornisce l’erronea sensazione di contenere
tutto il conoscibile e grazie alla interconnessione tra banche di memoria si
ha l’impressione che tutto possa essere a portata di mano.
Il luogo comune vuole che se un dato argoento non è presente on line
(google o altro motore di ricerca), non ha sufficiente prenianza o
semplicemente non esiste.
Questo non è e non solo perché le informazioni possono essere protette in
modo più o meno efficace, ma anche solo perché un qualsiasi mezzo di
comunicazione non è omnipresente.
Esiste anche il pericolo inverso e cioè credere che siccome una data cosa è
presente in internet sia vera e valida ed anche questo, forse ancor più del
precedente è un elemento che deve determinare un comportamento
accorto e cosciente.
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- virus e pirateria
Infine la questione della pirateria informatica e dei virus rimangono
elementi di diffidenza piuttosto forti. Una volta collegati con la rete si
diventa un elemento di un network e come tali si è esposti. Il concetto di
privato e di pubblico è in mutazione e in questa fase di mezzo in cui da
parte di alcuni si innalzano dei muri (di fuoco – firewall -) e da parte di
altri si inneggia alla trasparenza, la situazione è in bilico. Un bilico a cui
forse ci abitueremo, rimane comunque il fatto che qualsiasi cosa costruita
dall’uomo può essere smontata dall’uomo e così come porte blindate
sempre più blindate possono essere scardinate da attrezzi sempre più
potenti così anche antivirus evoluti saranno tarlati da virus sempre più
evoluti. La dove ci sarà qualcosa che ne varrà la pena ci sarà sempre
qualcuno disposto a rischiare per averla, ma questo è un male umano non
della macchina.
Conclusioni
Abbiamo visto come, nel senso comune, il computer possa assumere
connotati molto positivi come molto negativi. Conoscere le caratteristiche
peculiari di ogni strumento è una condizione necessaria all’uomo e
all’artista che voglia farne un uso cosciente.
Uno strumento può essere usato in modo da favorire la crescita e
l’evoluzione dell’uomo oppure per danneggiarlo isolandolo o inibendone le
capacità ed è altrettanto vero che ogni strumento ha specifiche e apporta
valori propri e indipendenti da come viene usato.
Più avanti vedremo diversi casi riportati ci serviranno ad approfondire, con
degli accenni il più possibile significativi.