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Lo stalking è spesso associato ad altre forme di molestie, tra cui ordinare merci
a nome della vittima, inviare materiale indesiderato e avviare spurie azioni
legali.”
Meloy e Gothard
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lo definiscono come:
“..inseguimenti e molestie testarde,maliziose e ripetute nei confronti di un’altra
persona la cui sicurezza è minacciata” .
Il tentativo di definire lo stalking in modo univoco è assai difficile ma, come si
evidenzia da queste definizioni, è possibile rintracciare almeno tre componenti
necessarie:
1. un attore (stalker) che, in base alle sue motivazioni, individua una vittima
nei confronti della quale sviluppa un’intesa polarizzazione;
2. una serie di azioni intrusive ripetute nel tempo (telefonate, lettere, e-mail,
regali, appostamenti ecc.), caratterizzate da sorveglianza, controllo, ricerca
di contatto e/o comunicazione;
3. una vittima che percepisce la condotta dello stalker come spiacevole,
disturbante, lesiva e inquietante.
Tali elementi permettono di costruire la categoria dello stalking che acquista
così rilevanza sociale e giuridica, contribuendo a soddisfare il bisogno di
definire, contenere e delineare una forma di persecuzione che veniva ignorata
perché priva di un nome (Curci,Galeazzi e Secchi,2003). A tale proposito la
Westrup ritiene che finché non ci sarà un consenso su cosa significhi questo
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Meloy,R. (1998). The Psychology of Stalking. San Diego : Academic Press
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termine, quindi una chiara definizione e precisi criteri di inclusione, lo svulippo
nella comprensione dello stalking non potrà proseguire: l’autrice preferisce
infatti usare il termine di “stalking behavior” per indicare una o più costellazioni
di comportamenti (Aramini,2002).
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2. Tipologie di stalker
Attualmente, così come non è stata ancora trovata una definizione univoca del
fenomeno, manca anche una classificazione universale degli stalker. Il gran
numero di diverse tipologie e raggruppamenti è conseguenza delle esperienze
specifiche, delle teorie di riferimento e delle necessità pratiche degli autori che li
hanno proposti.
La prima classificazione, proposta da Zona e colleghi nel 1993 (Glancy,2008), si
basa sulla relazione tra lo stalker e la vittima. Gli autori, sulla base di 74 fascicoli
di polizia contenenti le minacce ai membri del Congresso degli Stati Uniti,
hanno identificato tre gruppi di stalker : erotomani, amanti ossessivi (love
obsessional) e semplici ossessivi (simple obsessional).
Il gruppo degli erotomani comprende individui, in particolare donne, che a causa
di un disturbo delirante (Sindrome De Clerambault
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) credono di essere amati o
di amare i soggetti molestati (Kamphuis & Emmelkamp, 2000). In questo caso si
fa riferimento all’erotomania primaria, ossia un disturbo delirante del sottotipo
erotomane, mentre quella secondaria si ha quando il delirio erotomane è
associato ad un’altra condizione psicotica (es. schizofrenia, disturbo
schizoaffetivo, disturbo bipolare). L’erotomane spesso è una persona sola,
socialmente isolata che nella maggior parte dei casi non ha mai avuto alcuna
relazione con la vittima, infatti a livello di gruppo prevale, quasi esclusivamente,
la focalizzazione su personaggi pubblici, celebrità dello spettacolo o in genere
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Sindrome De Clerambault: persecuzione amorosa che in passato vedeva vittime monarchi e nobili da
parte di donne di una certa età. (Aramini,2002)
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uomini più vecchi e con uno status socio-economico più elevato rispetto allo
stalker.
Il secondo gruppo, degli amanti ossessivi, è composto soprattutto da persone con
disturbi di personalità. Gli autori hanno rilevato spesso la presenza di
schizofrenia o disturbo bipolare, inoltre, come per il gruppo erotomane, anche in
questo caso un certo numero di stalker è affetto dall’idea delirante di essere
amato dalle sue vittime. A differenza degli erotomani però, i deliri di questo
gruppo non sono primari, si tratta di manifestazioni secondarie delle patologie
menzionate sopra. Solitamente sono soggetti socialmente disadattati e raramente
o mai hanno avuto relazioni intime significative, diventano infatti stalker per far
conoscere la loro esistenza alla vittima. Un’ulteriore differenza dal gruppo degli
erotomani è rappresentata dal genere sessuale caratteristico degli amanti
ossessivi: la maggior parte sono infatti di genere maschile; mentre entrambi sono
attratti da personaggi dello spettacolo.
Generalmente gli amanti ossessivi sono meno pericolosi dei semplici ossessivi,
questi ultimi infatti conoscono la loro vittima e si possono incontrare o scontrare
direttamente con lei più spesso. Di solito le vittime sono ex partner, spesso, in
questi casi, lo stalking rappresenta la prosecuzione di una violenza domestica: lo
stalker attraverso molestie, intimidazioni, pressione psicologica cerca di
vendicarsi o costringere la vittima a riprendere la relazione. In altre situazioni
invece, la relazione è breve e la fine del rapporto si scontra con un investimento
emotivo non realistico da cui derivano perdita di controllo, attacco all’immagine
del Sé e senso di maltrattamento. Spesso la presenza di disturbi di personalità e il
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frequente abuso di sostanze incrementano il comportamento dello stalker. Nei
casi in cui la vittima è rappresentata da vicini di casa, colleghi di lavoro,
conoscenti, compagni di scuola, l’obiettivo dello stalker è quello di stabilire una
relazione o vendicarsi per un maltrattamento subito, reale o immaginato .
In questa categoria viene infatti compreso anche lo stalking sul lavoro, che può
presentarsi sotto forma di tre fattispecie:
- il lavoratore sospeso o licenziato può iniziare a molestare la persona che ritiene
responsabile dell’ingiustizia;
- il lavoratore, di solito maschio, cerca di stabilire una relazione con una collega
che lo rifiuta;
- un’ulteriore sottocategoria di questo tipo di stalking è rappresentata da persone
che hanno avuto delle relazioni professionali con la vittima: medico-paziente,
psicoterapeuta-paziente, insegnante-studente ecc. Nella situazione particolare
dello stalking nella relazione tra terapeuta e paziente, i limiti della relazione
professionale, quali visite a orari prefissati, telefonate solo per emergenza,
vengono superati: il paziente telefona insistentemente a casa o a lavoro, manda
lettere, fa visite senza appuntamento ecc. Il paziente si comporta in questo modo
perché pensa di non essere compreso, di essere maltrattato; spesso nei confronti
di un operatore della salute mentale il comportamento può riflettere
un’ambivalenza di amore e odio. I terapeuti hanno la tendenza a non denunciare
il problema, tanto che l’incidenza di questo tipo di stalking è sconosciuta. Essi
tendono piuttosto a ricorrere alla negazione, giustificando e perdonando i
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comportamenti del paziente sulla base della sua malattia per evitare che
un’eventuale reazione possa provocare un ulteriore danno (Aramini,2002).
Harmon,Rosner e Owens nel 1995 (Glancy,2008) sono stati i primi ad utilizzare
due assi sulla base di uno studio di 175 “molestatori ossessivi” seguiti da uno
psichiatra presso la Criminal and Supreme Court of New York (Curci,Galeazzi e
Secchi,2003). Il primo asse descrive il tipo di attaccamento, mentre il secondo si
rifà al rapporto con la vittima, dividendolo in personale, professionale, sul luogo
di lavoro o di conoscenza.
Gli autori distinguono due attaccamenti tipici: uno stile “affettivo-amoroso”,
caratteristico della maggior parte degli stalker, mentre nella restante parte dei
casi si riscontra uno stile “persecutorio-irato”. Il primo gruppo è spesso
costituito da pazienti con caratteri erotomani e in alcuni casi sono presenti tratti
di personalità narcisistici e paranoici. Normalmente il comportamento di stalking
ha inizio con lo scopo di instaurare una storia sentimentale, ma le emozioni, dopo
il rifiuto, possono trasformarsi in ira e persecuzione, provocando così il
passaggio dal gruppo affettivo-amoroso a quello persecutorio. Tale gruppo ha
inoltre la tendenza ad aggredire terze persone, perché accusate di intralciare i loro
comportamenti d’inseguimento verso il presunto oggetto d’amore.
Il gruppo “persecuzione-ira” agisce soprattutto nei contesti lavorativi o
professionali, a seguito di maltrattamenti o offese: in questi casi il numero delle
potenziali vittime può essere molto elevato. A livello di diagnosi psichiatrica il
gruppo “persecuzione-ira” è caratterizzato da un’ampia gamma di patologie, che
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coinvolgono disturbi deliranti, dell’umore, dell’adattamento o disturbi di
personalità.
Mullen e collaboratori nel 1999 (Mullen & Pathé ,2001), sulla base di un
campione di 168 casi di stalking, propongono una classificazione multi assiale,
che permette di fare previsioni sulla durata dello stalking, il tipo di
comportamenti che adotterà lo stalker e il rischio di violenza. L’Asse 1 fa
riferimento alla motivazione predominante dello stalker e al contesto nel quale
emerge il comportamento; in Asse 2 troviamo la natura del rapporto preesistente
con la vittima e l’Asse 3 è costituito dalla diagnosi psichiatrica in base alla quale
i soggetti vengono suddivisi in “psicotici” e “non-psicotici”. Tale classificazione
si propone di cogliere le motivazioni sottostanti il comportamento di stalking sia
in termini di esigenze e desideri a cui lo stalking può rispondere, sia in termini di
gratificazioni e rinforzi che lo perpetuano (Curci,Galeazzi e Secchi,2003).
Mullen e i suoi collaboratori distinguono (Mullen et al.,2001) nel primo asse
cinque sottotipi di stalker: il rifiutato, il ricercatore d’intimità, il risentito,
l’incompetente e il predatore.
Il Rifiutato reagisce alla conclusione non voluta della relazione con la vittima con
azioni volte alla ricerca di una riconciliazione, di una riparazione o, talvolta, di
entrambe. Lo stalker attribuisce a tale comportamento la possibilità di mantenere
una qualche parvenza di continuità di contatto e/o relazione con la vittima,
sebbene angosciante e dannosa.
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Il Ricercatore d’intimità conduce spesso una vita solitaria e la persecuzione della
vittima, di frequente sconosciuta o una semplice conoscente, rappresenta una
soluzione all’isolamento. Lo stalker persiste con le sue comunicazioni non
curandosi delle risposte negative della vittima, ma, al contrario, rafforzando le
sue azioni sulla base delle gratificazioni ricevute da un’immaginaria vicinanza,
che è sempre preferibile alla totale assenza d’intimità. Egli in particolare
attribuisce alla vittima solo caratteristiche personali desiderabili, convinto che la
sua ricerca terminerà nella creazione di una relazione intima (Aramini,2002).
Il Risentito risponde ad un presunto insulto o ad una lesione con azioni volte alla
rivendicazione delle proprie ragioni: la molestia rappresenta l’atto di vendetta. Lo
stalker, muovendo tale desiderio di rivalsa contro individui, gruppi o
organizzazioni, si sente giustificato, presentando se stesso come la vittima che
combatte contro entità più forti di lui. Il senso di potere e di controllo creato dallo
stalking agisce da rinforzo sulle molestie.
Gli Incompetenti sono potenziali pretendenti di un partner, ma, a causa della loro
ignoranza o indifferenza verso i normali rituali di corteggiamento, usano metodi
che, nelle migliori delle ipotesi, sono controproducenti e nel peggiore dei casi,
sono terrificanti per la vittima stessa. Questo tipo di stalking, essendo poco
soddisfacente e mancando di meccanismi di rinforzo che lo alimentino, non viene
perseguito a lungo nei confronti di una stessa vittima, ma la stessa modalità viene
ripetuta con nuove prede.