~ 6 ~
Introduzione
Nel corso del XX secolo ha acquisito sempre più importanza il tema del
movimento, infatti, numerosi studi hanno dimostrato come il movimento sia
una caratteristica peculiare dell’essere umano, parte integrante della vita
stessa.
Pensiamo semplicemente al ruolo fondamentale che ha il movimento già
all’inizio della vita: è con il corpo che il neonato percepisce, apprende e
comprende; il corpo è lo strumento attraverso il quale il bambino si
riconosce e si relaziona agli altri, entrando in contatto con un orizzonte di
vita e di senso sempre più ampio. Si può quindi affermare che il movimento
è la manifestazione principale dell’essere umano e dei suoi processi vitali.
Diverse e numerose sono le teorie che pongono il corpo e il movimento alla
base dello sviluppo umano. Piaget, Bruner, Gesell, hanno ampiamente
dimostrato come l’azione motoria sia fondamentale per lo sviluppo
intellettivo e cognitivo del bambino, nonché per lo sviluppo della sua
personalità; Wallon, descrive l’uomo come unità biologica in cui il corpo
rappresenta un mezzo di relazione con il mondo e con gli altri; per Freud e
Klein il corpo è manifestazione del sé e dunque la relazione col proprio
corpo influisce sullo sviluppo dell’identità personale; Ajuriaguerra, ritiene il
movimento un linguaggio relazionale, utile nei rapporti con l’ambiente e
con gli altri.
Si palesa quindi l’importante ruolo che il movimento assume nella vita
dell’uomo, un ruolo che è in un certo senso “determinato geneticamente” in
quanto l’evoluzione dell’individuo è globalmente influenzata dai movimenti
che esso è in grado di attuare.
Forma particolare di movimento è lo sport. Esso ha da sempre assunto un
ruolo di spicco nella società umana, dalle lotte nelle arene dell’Antica
Grecia alle moderne gare delle nostre Olimpiadi. Lo sport però, in quanto
attività antica e socialmente organizzata, si presenta come un fenomeno
complesso, e dunque problematico.
~ 7 ~
La problematicità aumenta allorché, negli ultimi decenni, l’attività sportiva
cessa di essere prerogativa di una limitata élite di talenti, e si apre a tutti,
donne, anziani, amatori e disabili. In particolare inizia ad evidenziarsi il
ruolo sociale dello sport: praticare uno sport, oltre ad influire positivamente
sullo sviluppo fisico e sull’acquisizione dell’autostima, diventa mezzo di
socializzazione e accettazione, e quindi strumento di integrazione sociale.
È da queste premesse che parte la volontà di dedicare un lavoro di tesi al
ruolo che assume lo sport nella vita di una persona diversamente abile. In
particolare l’attenzione è stata posta sull’utilità della pratica sportiva al fine
della realizzazione, concreta ed effettiva, dell’integrazione del disabile
all’interno dell’attuale società.
Nei primi capitoli del lavoro si è voluto raccontare brevemente la storia
dello sport e della disabilità; il primo capitolo ripercorre l’evoluzione dello
sport, dalle sue radici ludiche sino al professionismo, senza tralasciare
l’importanza, mediatica, sociale e politica, che esso ha assunto nella nostra
epoca. Il capitolo due invece descrive quale sia stato, nelle diverse epoche, il
ruolo “assegnato” al diversamente abile, nonché l’escursus legislativo grazie
a cui si è giunti ad una maggiore, anche se non ancora totale, integrazione
del disabile all’interno della società.
I capitoli tre e quattro sono invece dedicati al rapporto esistente tra la pratica
sportiva e l’integrazione sociale di un soggetto. Nel primo sono innanzitutto
esposti i concetti di integrazione ed identità, sottolineando la loro stretta
interdipendenza, per poi passare all’illustrazione delle teorie che
evidenziano le funzioni dello sport, per cui esso è da considerarsi mezzo
d’integrazione del disabile. Nell’ultimo capitolo è riportata una breve
indagine, condotta tramite la somministrazione di un questionario, ad un
campione di disabili che praticano regolarmente sport. Tale indagine, a
carattere esplorativo, nasce dall’esperienza personale, e vuole dimostrare,
anche se limitatamente al campione scelto, l’esistenza di un riscontro pratico
delle teorie esposte.
~ 8 ~
«Lo sport è parte del patrimonio di ogni uomo e ogni donna
e la sua assenza non potrà mai essere compensata».
(Pierre de Coubertin)
~ 9 ~
Capitolo I
Nascita e sviluppo dello sport
1. Le origini del termine sport
Nell’attuale società del fitness e del wellness, è sempre più utilizzato il
termine “sport”; la parola riempie le nostre giornate: spot televisivi,
cartelloni pubblicitari, inserti di riviste, persino messaggi di posta elettronica
ci ricordano continuamente come, quanto, dove e quando fare sport: ma
cosa vuol dire sport?
Il termine trova le sue origini nell’antico francese “desport”, vocabolo che
stava ad indicare il divertimento e lo svago. La parola sport iniziò ad essere
usata in Inghilterra verso la fine del 19° secolo e diventa gradualmente un
termine di uso comune. Nella lingua italiana il termine sport viene definito
come «Complesso di attività, prove, esercizi fisici, giochi individuali o
collettivi, atti a sviluppare forza e agilità fisica, a scopo di semplice svago o
di competizione»
1
. Questa definizione è in parte inappropriata, in quanto
sport ed attività fisica non sono termini sinonimi tra loro:
- L’attività fisica è «qualsiasi movimento del corpo prodotto dalla
contrazione della muscolatura scheletrica che determina un
sostanziale aumento del dispendio energetico superiore a quello
della condizione di riposo»;
- Sport è una «forma di attività fisica che implica la competizione. In
linea generale lo sport è un’attività fisica competitiva intrapresa in
un contesto di regole definite da un comitato internazionale».
2
Si evidenziano in tale enunciato, due elementi fondamentali affinché uno
sport sia ritenuto tale: la competizione e le regole.
Le regole, sono in generale, derivate direttamente dalle norme sociali del
contesto in cui si è sviluppato lo sport, ad esempio gli sport di lotta derivati
dai combattimenti dei gladiatori, hanno regole ben diverse dai
1
Gabrielli A., Grande Dizionario Italiano,
http://dizionari.hoepli.it/Dizionario_Italiano/parola/sport.aspx?idD=1&Query=sport&lett
a=S.
2
Buono P. et al., Attività fisica per la salute, Napoli, Idelson-Gnocchi, 2009, pp. 267-268.
~ 10 ~
combattimenti marziali derivanti dalle antiche filosofie orientali; molto
importante è anche il periodo storico di riferimento: sempre in riferimento
all’esempio precedente, fino a qualche decennio fa era netta la distinzione
tra combattimenti di radice occidentale e quelli di radice orientale, invece,
con l’era della globalizzazione e della spettacolarizzazione del corpo, le due
discipline vanno sempre più rassomigliandosi, acquisendo quei tratti di
esibizione del corpo, tipici dell’attuale epoca.
Come per le regole, evolutesi col tempo nelle diverse società, così anche il
significato del termine competizione è mutato nel tempo seguendo
l’evolversi della società. Etimologicamente derivato dal latino “cum-
petĕre”, il termine competizione stava ad indicare la volontà di convergere,
incontrarsi, lavorare insieme per il comune fine di raggiungere la
conoscenza necessaria ad apportare benefici fruibili dall’intera società. La
competizione sottintende la volontà di agire; per tale motivo essa è da
considerarsi un qualcosa di intrinseco alla persona, infatti «l’azione
rappresenta il momento più importante della manifestazione del nostro
essere persone umane».
3
Dalla stessa radice di competizione, deriva il
termine competenza, cioè “capacità di fare qualcosa” riaccordando
conoscenze e abilità.
4
L’origine comune sottolinea il legame esistente tra
competizione e competenza: non esiste competizione che non sia
competente e competenza che non sia competitiva. Questo legame sembra
essersi dissolto nel tempo, ma in realtà ciò che è avvenuto, soprattutto nel
mondo sportivo, è che i due termini sono diventati pressoché sinonimi:
quasi nessuno ormai al termine competere attribuisce il significato di
“sapere” ed “essere capace di di”; la competenza viene misurata con i
risultati economici ottenuti e le vittorie riportate, così come la competizione
viene ormai intesa come « gara, lotta, contesa»;
5
competizione è
concorrenza, è voler superare gli altri, è una corsa al successo e al prestigio;
nulla a che fare col percorso di riconoscimento e di crescita culturale
sottinteso nel significato originario del termine. Ecco che lo sport diventa
3
Togni F., Competenza personale e competizione sportiva, Brescia, La Scuola, 2009, p.85.
4
Ibidem.
5
Gabrielli A. Grande Dizionario Italiano,
http://dizionari.hoepli.it/Dizionario_Italiano/parola/competizione.aspx?idD=1&Query=co
mpetizione&lettera=C.
~ 11 ~
esposizione del corpo, perdendo l’originario significato, che andrebbe
invece ripreso e compreso, per poter parlare veramente di sano e
competitivo sport.
2. Storia dello sport: dall’antica Grecia all’Umanesimo
Definito il significato e gli elementi di base dello sport, andiamo ora ad
indagare quali siano le sue origini e la sua evoluzione nell’arco della storia.
Dal punto di vista ludico, lo sport può considerarsi qualcosa di antecedente
all’uomo, infatti la natura ci insegna come anche gli animali giochino e
usino il gioco per insegnare ed imparare la sopravvivenza; il gioco è quindi
un fatto naturale, che ha radici biologiche
6
. Per quel che riguarda lo sport
inteso come attività competitiva, esso era diffuso già intorno al 3000 a. C.
nell’età antica Cina, dove venivano praticati il kung-fu e il tiro con l’arco, e
in Egitto, dove ginnastica, lotta, nuoto, canottaggio, corsa e salto erano
praticate a scopo ludico. Lo sport era diffuso anche presso gli Etruschi e i
Romani, ma, la “culla dello sport” rimane la Grecia.
In Grecia i giochi sportivi erano un privilegio dell’aristocrazia e si
disputavano solo in due casi:
- Festeggiare un dio
- Commemorare e onorare un defunto
In quest’ultimo caso erano disputati perché si pensava che le energie
impiegate dagli atleti diventassero energia che il defunto poteva usare per
passare con maggior facilità all’aldilà.
Tra i giochi dedicati agli dei i più importanti erano senz’altri i giochi
Olimpici: questi erano organizzati in onore di Zeus e si disputavano ad
Olimpia, città da cui prendono il nome. La prima Olimpiade antica risale al
776 a.C., e col tempo il suo disputarsi assunse una tale importanza che in
occasione di esse venivano persino sospese le guerre, e l’atleta vincitore dei
giochi era osannato al pari di una divinità. La città o la comunità cui
6
Bruner, in Natura e usi dell’immaturità, sottolinea come gli studi etologici sui giochi dei
cuccioli animali e dei bambini, abbiano evidenziato l’esistenza di una play-face, cioè una
espressione facciale comune ad animali e umani, che comproverebbe le radici biologiche
del gioco.
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apparteneva il vincitore, acquistava prestigio ed importanza, da qui nasce
una sempre maggiore attenzione nel reclutamento e nell’addestramento
degli atleti, attenzione che si è conservata sino a giorni nostri. Dal 776 a.C.
si tennero Olimpiadi ogni quattro anni, finchè l’imperatore Teodosio, sotto
pressione della Chiesa, bandì i giochi olimpici, ritenuti rappresentazioni
pagane (393 d.C.).
Sparta e Atene
È comunemente risaputo che le due grandi città greche di Sparta e Atene,
avevano leggi, etica e morale spesso opposte: la città di Sparta rigida e
dedita alla guerra, la città di Atene democratica e dedita alle arti. Queste
diverse caratteristiche delle due culture, tanto vicine geograficamente
eppure tanto distanti tra loro, si riscontravano anche nel modo di concepire
lo sport: a Sparta la forma fisica e la vittoria nelle competizioni erano quasi
un obbligo imposto dallo Stato, mentre ad Atene si lasciava maggior scelta
al cittadino in quanto l’orgoglio della nazione veniva fatto coincidere
maggiormente con successi in campi artistici e letterari. Un particolare
rilevante è che solo a Sparta anche le donne erano ammesse alle
competizioni sportive al pari degli uomini; questo ci fa capire come la
struttura sociale e culturale di una comunità possa influenzare lo sviluppo e
la pratica dello sport (in questo caso dello sport femminile).
La sport presso gli Etruschi
Secondo la leggenda gli Etruschi organizzarono le prime competizioni
sportive a Cere, per ingraziarsi il favore degli Dei, adirati con loro a causa di
uno sterminio. Le competizioni venivano svolte in zone agricole adiacenti
alle aree sacre della città e consistevano sia in prove simili a quelle disputate
durante le Olimpiadi, sia in prove nuove (come il salto con l’asta). Così
come per i greci, anche per gli etruschi, il sangue versato dagli atleti serviva
ad agevolare il passaggio dei defunti alla vita ultraterrena. La cultura etrusca
rimaneva comunque, essenzialmente guerriera, e il popolo amava i giochi
più cruenti, per cui le gare che si svolgevano maggiormente, e con
aumentato entusiasmo erano quelle dei gladiatori, dove i prigionieri di
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guerra venivano fatti combattere, fino all’ultimo sangue, tra loro o contro
animali feroci.
Lo sport per i Romani
Anche a Roma, così come in molte città antiche, l’attività fisica aveva
grande importanza sotto due aspetti: quello ludico e quello militare.
Per quanto riguarda l’aspetto ludico, per capirne l’importanza, basti pensare
al motto di Giovenale “panem et circenses”, cioè il popolo chiedeva pane e
giochi circensi. Questi giochi erano per lo più disputati negli anfiteatri o nel
foro, e prevedevano: cacce a bestie feroci, corse di cavalli, rappresentazioni
mitologiche, combattimenti navali, ma soprattutto, erano richiesti i
combattimenti tra gladiatori. I combattimenti romani si differenziavano da
quelli etruschi per due motivi: il primo è che spesso i gladiatori non erano
schiavi, ma professionisti che si allenavano appositamente per i ludi
gladiatori, e in ogni caso, anche se il gladiatore fosse stato uno schiavo, egli
poteva essere affrancato se risultava vincitore; in secondo luogo, il
gladiatore sconfitto non necessariamente veniva ucciso, ma veniva rimesso
al giudizio del popolo che poteva decidere che gli fosse risparmiata la vita.
Da punto di vista militare, l’addestramento dei giovani era connesso alle
attività sportive. I futuri soldati venivano addestrati praticando attività
ginnica e militare presso il Campo Marzio; lo stesso Augusto si impegnò
affinché i giovani ricevessero tale addestramento. Cesare invece, così come
Silla, aveva una visione dello sport ispirata al mondo greco, ed infatti fu
promotore di ludi e gare ginniche non finalizzate all’addestramento e al
divertimento, ma per festeggiare le divinità e le vittorie sui nemici.
Umanesimo e sport
Nel periodo medioevale si assiste, in Italia, a diverse invasioni, tra cui quelle
dei Barbari, che furono causa di mortalità e carestia. Date le basse
condizioni di vita che conseguirono alle invasioni, le attività ludiche e
sportive cessarono quasi completamente, e i giochi divennero delle
occasioni riservate alla classe dei cavalieri. Il motivo di ciò è che, per tale
classe, i giochi erano occasione per esercitarsi alle armi, per sfidarsi e
simulare battaglie, ai fini di essere preparati in caso di guerra. I giochi
~ 14 ~
sportivi, avevano quindi, in questo periodo, più una valenza militare che
ludica: sarà con l’avvento dell’Umanesimo (1400 d. C.) che l’attività ludico-
sportiva acquista importanza. Tra i maggiori promotori dell’attività fisica
ricordiamo Vittorino da Feltre, fondatore della “Ca’ Gioiosa” di Mantova
(1423 d.C.). Importante elemento, caratteristico delle attività che si
svolgevano all’interno della struttura mantovana, era l’alternarsi di esercizi
mentali e fisici, cioè vi è uno dei primi tentativi di sviluppare
armonicamente corpo e mente. Altro elemento importante introdotto nelle
lezioni da Vittorino da Feltre, è che egli, seguendo le orme del maestro
Guarino Guarini, utilizzava la ginnastica e l’attività fisica come mezzo
finalizzato all’educazione e all’apprendimento, ovvero, con Vittorino da
Feltre abbiamo uno dei primi casi di sport come strumento pedagogico.
7
3. Lo sport moderno
Dopo più di 2000 anni dal decreto di Teodosio, l’idea di ricelebrare le
Olimpiadi sembrava una follia, ma non bastò questo a fermare il barone
francese Pierre de Coubertin, che, ispirato dal ritrovamento delle rovine
dell’antica città di Olimpia, propose e ottenne di riaprire i giochi olimpici.
La prima Olimpiade dell’Era Moderna prese il via il 6 Aprile 1896 ad
Atene, in seguito all’approvazione dell’Unione francese per gli sport atletici
e all’approvazione del Congresso internazionale di Parigi. De Coubertin «si
figurava i campioni essenzialmente come educatori»,
8
era inoltre fautore del
principio dilettantistico, per cui regole delle prime competizioni olimpiche
dell’età moderna, furono molto differenti da quelle che attualmente
conosciamo, e i giochi erano aperti esclusivamente ai dilettanti e quindi a
persone per cui lo sport era solo un hobby. Per tale motivo, e per il carattere
nuovo dei giochi, nessuna nazione inviò ai giochi atleti professionisti: nelle
prime edizioni delle moderne Olimpiadi, nonostante i buoni risultati, non vi
furono talenti passati alla storia. Sarà quaranta anni dopo, con le Olimpiadi
di Berlino del 1936, che le regole i giochi iniziano ad assumere l’aspetto
7
De Pascalis P., Storia dello sport, in L’intervento adattivo, Roma, Nonsolofitness, , 2008.
8
Magnane G., Sociologia dello sport: il “loisir” sportivo nella cultura contemporanea,
Brescia, La Scuola, 1972.
~ 15 ~
attuale, e l’Olimpiade riacquista l’antico significato: Adolf Hitler fece dei
Giochi un mezzo per dare prestigio della nazione, uno strumento di
propaganda, nonché un modo per affermare la superiorità della razza
germanica. Gli atleti vengono da questo momento in poi scelti
rigorosamente tra i migliori di ogni nazione, ad ogni nuova edizione dei
giochi il livello diventa sempre più alto, e la vittoria di un atleta diventa
simbolo della grandiosità della nazione cui l’atleta appartiene.
Con la fine della guerra, lo sport subisce una nuova trasformazione: non più
grandi professionisti a rappresentare il Paese, ma partite disputate in campi
semidistrutti, gare di ginnastica tra le macerie di una palestra; non più grandi
riconoscimenti, ma al massimo premi in cibo. Lo sport acquista
un’importanza diversa, diventa il mezzo per la riconquista del quotidiano,
nessuna grande ambizione segna lo sport del Dopoguerra, soltanto «il
desiderio di rimettersi al lavoro, tutti insieme, per ricostruire una vita finita
in macerie»
9
. Lo sport era un mezzo di riconciliazione tra ceti e partiti «non
è mai esistito un volteggio alla sbarra proletario-marxista, né alcuna
verticale capitalistico-borghese» affermava Heuss nel 1950. Pochi anni
dopo, con i Mondiali di calcio del ’54, un’ulteriore rivoluzione inizia la sua
opera nel mondo sportivo: la mediaticità si affaccia all’universo sport e per
la priva volta lo sport non è celebrazione, non è affermazione nazionale, non
è riconquista della libertà: lo sport diventa evento.
3.1. Lo sport moderno in Italia: ONB e CONI
L’intuizione pedagogica di Vittorino da Feltre, iniziò ad assumere
importanza solo alcuni secoli dopo; è infatti alla fine del ‘700 che Gaetano
Filangieri inizia l’opera di “restaurazione” dell’educazione motoria,
attribuendole anche una funzione educativa. Si inizia quindi a prospettare
l’inserimento dell’attività motoria a scuola come materia obbligatoria cosa
che avverrà per volontà del ministro dell’istruzione Casati nel 1859. Il
clima politico di fine ‘800 non era però favorevole al mutamento di
pensiero, e l’educazione fisica, anche se inserita nelle scuole, continuava ad
9
Bausinger H., La cultura dello sport, Roma, Armando Editore, 2008.