fra i quali è sicuramente rilevante quello della integrazione sociale dei bambini e dei
giovani di diversi gruppi etnici.
Se assume rilievo l’esigenza di favorire l’integrazione degli immigrati,
valorizzando insieme la loro cultura di origine, sicuramente con altrettanto rilievo va
posta l’esigenza di sviluppare atteggiamenti di accettazione e di compartecipazione
verso culture diverse, facendo in modo che tali atteggiamenti diventino essi stessi un
aspetto caratterizzante la cultura di cui le nostre istituzioni educative si fanno
promotrici.
E’ importante evidenziare che, in situazioni caratterizzate dal pluralismo etnico
e culturale, gli atteggiamenti con cui si percepisce la presenza degli immigrati, o
comunque dei gruppi minorati, giocano un ruolo decisivo nel determinare non solo il
tipo di rapporto con i giovani “diversi” ma anche il complesso delle opportunità
educative che vengono offerte, sia a questi ragazzi sia alla totalità del gruppo.
“Come provvedere al problema dell’ integrazione multietnica?”
“Quali mezzi si hanno a disposizione”?
Si deve riconoscere che un ruolo decisivo lo svolgono i piani di intervento educativi
tempestivi ed efficaci che mirano a promuovere “l’ educazione alla diversità” e che
contribuiscono di conseguenza in modo sostanziale, al formarsi (o al superamento) di
quelle rigidità sul piano emotivo e sul piano cognitivo sulle quali radica il pregiudizio
sociale in tutte le sue forme, in particolare il pregiudizio contro gruppi etnici diversi
da quelli di appartenenza. Compito questo, di educazione ed istruzione, che interessa
tutte le istituzioni scolastiche e maggiormente quelle extrascolastiche, tra le quali
5
emergono le associazioni sportive, che più di tutte influiscono direttamente sulla
formazione personale del soggetto in crescita.
Lo sport proprio attraverso il gioco, la cooperazione, il divertimento, lo svago,
favorisce vantaggi di estrema importanza per la formazione del soggetto. Favorisce le
relazioni interpersonali fra allievi e adulti di culture diverse; crea un clima
collaborativo efficace; agevola la socializzazione; garantisce l’aumento della
consapevolezza della sensibilità per i bisogni dell’altro e della reattività dei punti di
vista; mette in atto procedimenti di costruzione delle conoscenze basate sul confronto
fra modi diversi di pensare.
Grazie a queste fondamentali funzioni lo sport può favorire la capacità di
decentramento e la disponibilità a capire ciò che diversifica e ciò che accomuna le
culture e gli individui che di esse partecipano e può garantire un’educazione
multiculturale attraverso l’esperienza diretta ed attiva che lo caratterizza.
L’educazione alla multiculturalità, dunque, ovvero la capacità di accettare che
le civiltà dell’uomo non è una, e che si nutre e si rafforza attraverso il contatto e lo
scambio, richiederà probabilmente un lungo e paziente processo di apprendimento
collettivo, capace cioè sia di dar senso allo slabbrato scenario dell’esperienza
frammentaria del quotidiano, sia di prefigurare scenari meno ingiusti, ipocriti ed
egoistici.
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I° CAPITOLO
L’INTERCULTURA
1.1 I caratteri universali della cultura
La tematica multietnica non può essere presa in considerazione se prima non
viene definita la giusta collocazione del concetto di cultura, “appunto come tutto
quello che un uomo acquisisce in quanto partecipe di una società: tutti gli usi e tutte
le capacità che egli apprende per tradizione e per esperienza”
1
.
Da questa definizione si trae un concetto di cultura molto ampio e complesso,
che va dalla natura delle relazioni interpersonali al sistema di valori, dal modo di
abbigliarsi alle abitudini nel campo dell’alimentazione e allo stile nelle costruzioni,
nell’atteggiamento nei confronti degli stranieri alla concezione del tempo e dello
spazio. La cultura può essere definita come il patrimonio di conoscenze, esperienze e
comportamenti che caratterizzano gli appartenenti di una società e, in senso più lato,
si considerano elementi culturali gli oggetti prodotti mediante l’applicazione delle
1
Corriere Unisco, 7 agosto 1982.
7
conoscenze. Ogni società ha la propria cultura che, considerata nel suo insieme,
risulta differente dalla cultura di ogni altra società.
Per gli antropologi anche le popolazioni che non hanno una storia scritta hanno
una cultura che comprende tutte le caratteristiche distintive di quelle popolazioni. La
cultura include anche la civiltà; nessun antropologo moderno considera la civiltà
come qualitativamente diversa dalla cultura, né fa una distinzione tra popoli civili e
incivili. Tutte le civiltà, comprese anche le “grandi” civiltà del passato, sono soltanto
casi particolari della cultura.
Non è semplice individuare le caratteristiche di una data cultura, una volta
accettata la definizione socio-antropologica, tenendo conto del fatto che la cultura
cambia nel tempo. Si tratta infatti di esaminare i modi di vita e di produzione, i
giudizi di valore, le opinioni e le credenze e, accanto a tutto questo, la tradizione
artistica e le abitudini alimentare, l’organizzazione politica e del lavoro, la
dimensione storica e i servizi sociali.
Dice Hall: “per cultura si intende il concetto definito e utilizzato dagli
antropologi, e cioè ogni sistema di creazione, di emissione, di conservazione e
trattamento dell’informazione sviluppato dagli esseri umani e che li differenzia dagli
altri esseri viventi. I termini usi, tradizioni, costumi, abitudini, ecc., sono inclusi nel
vocabolo più ampio di cultura. La parola cultura richiama ugualmente le conoscenze,
le arti, la letteratura, la poesia, ecc., ma è nella prima accezione del termine che viene
usata prevalentemente dagli antropologi. Il complesso di usi sociali, comportamenti,
8
pensieri, viene trasmessi dal gruppo che lo detiene alle generazioni successive come
propria cultura”
2
.
“Che cos’è la cultura di una nazione?” si chiedeva Pasolini nel ’74. E
proseguiva “correntemente si crede, anche da parte di persone colte, che essa sia la
cultura degli scienziati, dei politici, dei professori dei letterati, dei cineasti, ecc., cioè
che sia la cultura dell’intelligencija. Invece non è così”
3
.
Aggiungeva quindi che accanto alla cultura dei dominanti c’è quella dei
dominati, cioè la cultura degli operai e dei contadini e quindi “la cultura di una
nazione è l’insieme di tutte queste culture di classe”. Clyde Kluckhohn ha tentato
insieme a Kroeber di raccogliere tutte le possibili formulazioni del concetto di
cultura, e vi ha aggiunto la definizione seguente: “Cultura è una serie di attributi e di
prodotti delle società umane, e quindi trasmissibili per mezzo di meccanismi diversi
dalla eredità biologica”
4
.
Tutte le culture hanno in comune certe caratteristiche fondamentali, che per
questo sono dette “universali”. Il motivo di tali comunanze nelle varie culture è che la
vita e il destino degli uomini per certi aspetti coincidono, ovunque essi vivano. Tutti
hanno la facoltà di comunicare, sia con linguaggi verbali che con linguaggi non
verbali, tutti hanno bisogni e sentimenti, percezioni, pensieri, fantasia e creatività.
Charlotte Buhler propone la seguente divisione degli aspetti fondamentali della
cultura che si trovano verso i vari popoli: - cultura materiale (indica tutto quanto è
2
E.T. Hall, M.R. Hall, Les differences cachèes. Uneètude sur su la communicatio intercurturulle entre francais et
Allemands, Amburgo, Stern, 1984, p. 114.
3
P.P Pisolini, “Il potere senza volto” in Corriere della sera, 24 giugno 1974.
4
C. Kluckhohn, A.L. Kroeber, Il concetto di cultura, tr. it. Milano, Garzanti, 1974.
9
compreso nell’ambito dell’economia e della tecnica); - istituzioni sociali (comprende
forme e strumenti della comunicazione, strutture sociali e politiche, istituzioni
educative); - arte e scienza (indica le arti grafiche e plastiche. Musica, danza, usanze
e costumi, attività ludiche ad esempio lo sport, lingua e letteratura, organizzazione
intellettuale e scienza); - uomo e universo (contiene il sistema fideistico; il sistema
valutativo; la filosofia). Tutte le culture mostrano tali aspetti in gradi diversi. I mezzi
e i metodi con cui esse li realizzano variano notevolmente, ma ci sono anche
concordanze.
G. Murdock ha compilato un elenco di comportamenti e costumi riscontrati
generalmente. Eccone alcuni: “Presso tutti i popoli si trovano la famiglia, un rito per
il matrimonio e uno per il funerale, la distinzione per età, la cura dei figli, il gioco
(che può essere paragonato a sport), il lavoro, la musica, la danza e l’arte, ma, cosa
che ancor più sorprende, universale è l’uso del calendario, dell’interpretazione dei
sogni, di regolamenti sociali, visite e regali, scherzi, ripartizioni del lavoro, posizione
e rango, leggi, eredità…”
5
.
Questi aspetti ci introducono nell’esaminare le differenze culturale dal punto di
vista dell’antropologia, scienza sociale che si occupa del comportamento umano e in
particolare delle varie maniere con cui gli uomini esplicano le attività connesse con la
loro vita quotidiana. Essa si occupa delle varie trasformazioni delle culture, con
l’obiettivo di giungere ad uno schema riunificate, che veda le trasformazioni di ogni
cultura nel quadro generale dello sviluppo di tutta la cultura umana.
5
Citato in Ch. Buhler, op. cit., p. 383 – 4.
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Valori, temi e modelli variano da cultura a cultura, ma la scienza
antropologica deve trovare delle costanti sotto queste variazioni, delle strutture
sottole mode culturali.
Le scoperte e le invenzioni non sono il frutto di un singolo genio, ma spesso il
risultato di complicate combinazioni tra scoperte ed invenzioni diverse, che le
società si comunicano quando vengono a contatto, in quanto non c’è nessuna
invenzione che non abbia le basi in un invenzione precedente.
Gli scambi tra due culture che vengono a contatto costituiscono un bene
reciproco. Da sempre l’uomo ha viaggiato da solo o in gruppo, e la sua cultura è stata
influenzata da altri gruppi sociali con i quali ha avuto modo di comunicare.
1.2 Diversità ed uguaglianza in prospettiva interculturale
Le culture umane possono essere profondamente diverse le une dalle altre per
le varie direzioni in cui ciascuna ha indirizzato le potenzialità dell’uomo. Ma
diversità non vuol dire gerarchie tra le civiltà.
Il mito della superiorità degli europei è nato da una teoria che si fonda
sull’evoluzionismo di Charles Darwin. Secondo tale teoria, gli uomini, pur partendo
da una comune origine, si sono evoluti in modo differenziato. Sono definiti popoli
civili quelli che hanno raggiunto un più alto grado di tecnologia passando attraverso
tre fasi: dallo stato selvaggio a quello delle barbarie per giungere a quello della
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