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CAPITOLO I
I BENI CULTURALI
I.1 Storia
Il primo riconoscimento ufficiale di ” bene culturale” in campo
internazionale si ebbe durante la Convenzione dell‟ Aja firmata il 14
maggio 1954
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da quaranta Stati di tutto il mondo e confermata in Italia
con la legge del 7 febbraio 1958
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.
Le norme sui beni culturali erano essenzialmente accordi per la
salvaguardia di questi patrimoni in occasione di eventi bellici,
sostenendo che gli attentati ai beni culturali di qualsiasi popolo
costituivano una violenza al patrimonio dell‟intera comunità
internazionale.
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Convenzione dell‟Aja – 14 maggio 1954. Art.1 “ Definizione dei beni culturali”
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Legge 7 febbraio 1958, n. 279 (G.U. n. 087 del 11/04/1958) : ratifica ed esecuzione
della convenzione internazionale per la protezione dei beni culturali in caso di
conflitto armato, firmata all'Aja il 14 maggio 1954, con annesso regolamento di
esecuzione e del relativo protocollo di pari data. (pubblicata nel supplemento
ordinario alla gazzetta ufficiale n.87 del 11 aprile 1958)
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In Italia la definizione di “bene culturale” venne via via
modellata da alcune commissioni parlamentari tra gli anni sessanta e
settanta, che dovevano dare indicazioni per la creazione di un futuro
dicastero. La prima fu la Commissione Franceschini (1964-1967)
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che
raggiunse importanti risultati sul piano scientifico. Poi tra il 1968 e il
1970 operò la Commissione Papaldo. Nel frattempo a Parigi, il 17
novembre 1970, l‟Organizzazione delle Nazioni Unite per
l‟Educazione, la Scienza e la Cultura firmava una Convenzione
Internazionale per stabilire le misure da adottare per bloccare
l‟esportazione, importazione e trasferimento di proprietà in illecito di
beni culturali. Vennero definiti in tale ambito come beni culturali:
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La legge n. 310 del 26 aprile 1964 istituisce una Commissione di indagine per la Tutela e la
Valorizzazzione del patrimonio storico, archeologico, artistico e del paesaggio. Questa
Commissione , è nota come Commissione Franceschini dal nome del suo presidente. L‟istituzione
della Commissione è segno della presa di coscienza della necessità che l‟azione pubblica si rivolga
con maggiore consapevolezza e risultati più efficaci ai compiti di protezione del patrimonio
culturale ed ambientale
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“Tutti i beni che sono designati da ciascuno Stato come
importanti per l‟ archeologia, la preistoria, la letteratura, l‟arte o la
scienza
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Nel 1974 per iniziativa dell‟allora presidente del consiglio Aldo
Moro e di Giovanni Spadolini nacque il Ministero per i Beni Culturali
ed Ambientali che venne più volte revisionato fino a giungere
all‟attuale denominazione di Ministero per i Beni e le Attività
Culturali. Grande importanza normativa ebbe la promulgazione del
testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali ed
ambientali (Dlgs. n.490 del 29 ottobre 1999), dove si raggruppano tutte
le norme sulla materia. Il 22 gennaio 2004 è stato approvato il nuovo
Codice dei beni culturali che ha sostituito il testo unico ed ha chiarito
finalmente il concetto di bene culturale. Secondo l‟articolo 10 del
Codice sono beni culturali “ le cose immobili e mobili appartenenti allo
Stato, alle Regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni
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Parigi 17 novembre 1970, l‟Organizzazione delle Nazioni Unite firmava una
ConvenzioneInternazionale. All‟art.1 vennero definiti come bene culturale “ Tutti ibeni che sono
designati da ciascuno Stato come importanti per l‟archeologia, la presistoria, la letteratura, l‟arte o la
scienza”
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altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fini
di lucro, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o
etnoantropologico”.
I.2 Che cosa sono i beni culturali?
I beni culturali sono quel sistema di cose che fanno il patrimonio
culturale, essi costituiscono la ricchezza di un luogo e della relativa
popolazione
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. Essi hanno un valore monetario complesso, suscettibile
di oscillazioni estreme e sottoposto ad infinite variabili. Una società che
definisce i suoi oggetti d‟arte e li protegge giuridicamente nell‟esercizio
della tutela, opera una selezione che mira al riconoscimento del pregio
storico ed estetico di tali oggetti che compongono il patrimonio della
collettività.
Il patrimonio culturale è una realtà dinamica, non definitiva ma
in perenne ampliamento: di esso vengono a far parte ritrovamenti e
acquisizioni continui di dati e materiali (la ricerca nei campi della storia
dell‟arte e dell‟architettura, dell‟archeologia, della documentazione
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G.Candela, A.E. Scorcu, Economia delle Arti, Zanichelli, Bologna, 2004, p.130.
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archivistica e bibliografica delle storie sociali non si interrompe mai),
nonché sperimentazioni artistiche ed espressive dei nostri tempi o dei
tempi appena trascorsi. I beni che entrano a far parte del patrimonio
culturale esprimono dei valori irriproducibili ed irripetibili della società
di cui sono emanazione hanno forti connotati estetici ed espressivi e gli
si riconosce un valore economico, quindi redditività. Essi possono
essere mobili (trasportabili) o immobili (definitivamente ancorati al
luogo per il quale sono stati costruiti).
Le principali tipologie di beni sono:
1. Beni artistici e storici
2. Beni architettonici
3. Beni archeologici
4. Centri storici
5. Beni librari e biblioteche
6. Beni archivistici
7. Musei.
Anche i beni ambientali fanno parte del patrimonio culturale di
un paese, essi sono costituiti da paesaggi naturali o trasformati ad opera
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dell‟uomo (quelle zone in cui siano presenti strutture urbane che, per il
loro pregio offrono testimonianza di civiltà).
I.3 Amministrazione dei beni culturali
Quale deve essere il criterio di intervento e quali azioni si devono
intraprendere nel campo dei beni culturali?
Chi deve occuparsene, il pubblico o il privato?
Se è il pubblico a quale livello territoriale deve intervenire?
A carico di chi sono i costi di intervento?
La risposta a queste domande differisce a seconda dei diversi
ordinamenti istituzionali. Luigi Bobbio individua cinque concezioni
circa il criterio con cui le istituzioni devono amministrare il bene
culturale:
1. Approccio nazionale-patrimoniale:
I Beni Culturali sono un patrimonio della nazione. Se la
proprietà del patrimonio culturale è dei cittadini in quanto titolari della
sovranità popolare, lo Stato deve tutelarlo, gestirlo e promuoverne la
conoscenza. I beni culturali di proprietà privata possono essere soggetti
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a vincolo, poiché ricadono nell‟interesse pubblico. Infatti il patrimonio
culturale costituisce l‟identità nazionale ed è inalienabile.
2. Approccio societario:
I Beni Culturali appartengono ai gruppi che li governano, siano
essi istituzioni giuridiche (enti territoriali) o associazioni spontanee
(gruppi di imprese che trattano il turismo culturale). Secondo questa
impostazione le esportazioni di beni culturali sono permesse, salvo
un‟opzione di proprietà concessa ai gruppi d‟interesse. In un secondo
momento questo tipo di approccio è stato esteso anche alle collezioni
dei musei.*
3. Approccio cosmopolita:
I Beni Culturali appartengono all‟umanità e sono tutelati
nell‟interesse globale ( in generale tutti i monumenti dichiarati
patrimonio mondiale da parte dell‟Unesco) la loro gestione è
demandata a chi li conserva meglio e nel modo più efficiente. In
opposizione all‟approccio nazional-patrimoniale, non esistono
restrizioni alle esportazioni: lo spostamento del bene culturale dal sito
d‟origine a un lontano museo è giustificato se ciò ne permette una
migliore conservazione e fruizione.
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4. Approccio contestualista:
La gestione dei beni culturali è regolata in maniera diversa
secondo il contesto e le relazioni secondo cui sono inseriti. Questa
concezione esalta la relazione bene- ambiente- società sia riguardo alla
tutela sia rispetto alla fruizione; in opposizione all‟approccio
cosmopolita, le esportazioni sono proibite, perché lo spostamento
modifica la relazione del bene culturale con l‟ambiente e la società.
5. Approccio minerario:
Il Bene Culturale viene considerato una risorsa da sfruttare per
cui il patrimonio artistico è fonte di introiti diretti ed indiretti.
L‟utilizzo del bene è regolato da programmi di gestione ottimale delle
risorse come il petrolio del sottosuolo. Se il bene è un edificio storico,
la decisione riguardo al suo restauro e riutilizzo si basa sugli stessi
criteri di valutazione utilizzati per qualsiasi altro tipo d‟investimento.
La gestione del bene può anche essere privata, se ciò permette di
realizzare in modo più efficiente il programma ottimale.
Nazioni e gruppi d‟interesse diversi sono portatori di concezioni
diverse dei beni culturali. La posizione della Gran Bretagna è molto
vicina alle concezioni societarie e cosmopolite; l‟approccio della
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Francia è di tipo nazional-patrimoniale e mineraria e quella dell‟italia
nazional-patrimoniale e contestualista, collezionisti, mercanti d‟arte,
case d‟asta e direttori dei musei appoggiano la posizione cosmopolita,
mentre archeologi e storici dell‟arte (e, in Italia, le Soprintendenze)
adottano una posizione contestualista.
I.4 L’Azione pubblica ed i beni culturali
Le azioni da intraprendere nei confronti dei Beni Culturali
possono essere distinte in
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:
1 La tutela, attività diretta a riconoscere, conservare e
proteggere i Beni Culturali. Essa si esplica tramite l‟individuazione dei
beni da sottoporre a tutela, l‟attribuzione all‟autorità pubblica dei
poteri di controllo e di autorizzazione all‟uso e alle modificazioni di
stato dei beni stessi e alla loro circolazione ed esportazione.
2 L‟inventario e la catalogazione,
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attività conoscitive di
controllo e monitoraggio volte a censire, inventariare, catalogare e
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G.Candela, A.E Scorcu,Op.Cit.,p.132.
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schedare i beni culturali, mobili e immobili presenti sul territorio
nazionale allo scopo di acquisire e di ordinare informazioni e di portare
alla luce il patrimonio non ancora recuperato.
3 La valorizzazione, attività diretta a migliorare le
condizioni di conoscenza, conservazione e fruizione dei beni Culturali.
La valorizzazione si realizza attraverso una serie di interventi pubblici
spesso attuati in collaborazione con altre istituzioni culturali, turistiche
e di ricerca ( tra cui l‟Università) e con privati.
4 La promozione, attività diretta a suscitare interesse verso
i beni culturali e a sostenere le relative attività culturali.
5 La gestione, attività diretta a favorire la fruizione dei beni
culturali, concorrendo alle finalità di tutela e valorizzazione. Nella
gestione quindi si inserisce un continuum di scelte strategiche
riguardanti da un lato la conservazione, lo studio e la ricerca, e
dall‟altro la divulgazione e la promozione al pubblico.
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Taluni riconoscono nell‟inventario un aspetto di tutela. Oggi si tende ad attribuire a tale funzione
solo una valenza di conoscenza scientifica e di ricerca; ovviamente possono esistere interrelazioni,
dato che la conoscenza è preliminare all‟azione vincolistica.