4
Infatti, se il legame con l’aspetto temporale è stato spesso oggetto di
analisi sociologica, per quanto riguarda la dimensione spaziale, non
c’è stato mai uno studio sistematico che la ponesse come pietra
angolare nella spiegazione di una dinamica sociale o comunque come
elemento irrinunciabile e costantemente presente nella costruzione
dell’identità individuale e collettiva.
Allora, uno degli scopi di questa trattazione, sarà quello innanzitutto
di individuare con precisione quale funzione abbia la coordinata
spaziale nella società umana.
Poi sarà utile capire il ruolo dello spazio nei percorsi interpretativi
effettuati dalla scienza sociologica e quindi verificare se, oltre ad
essere grandezza costitutiva, lo spazio possa essere strumento
d’analisi sociologica.
A questo scopo verrà adottata anche una prospettiva storica, in cui
saranno passati in rassegna i principali approcci che hanno dato una
certa importanza ai fenomeni spaziali. In questa fase, tenteremo poi di
comprendere le ragioni di una tale diversità di trattamento tra lo
spazio ed il tempo da parte della teoria sociologica.
5
Dopo aver quindi introdotto a grandi linee la tematica spaziale, sarà
importante cercare di comprendere le potenzialità insite nel concetto
di spazio, in particolare provando ad individuare i percorsi teorici più
stimolanti da questo punto di vista.
Questa esigenza è causata proprio dalla consapevolezza, a nostro
avviso, non del tutto recepita in ambito sociologico, del fondamentale
legame tra le valenze simboliche della dimensione spaziale e la
formazione, non solo dell’identità individuale, ma anche della
struttura sociale e del sistema culturale di riferimento.
A questo proposito, ci è sembrato opportuno analizzare l’opera di due
studiosi che, in epoche e contesti diversissimi, hanno fornito una
lettura originale di questa problematica.
Il primo è Georg Simmel che, unendo un’impostazione filosofica ad
un vivace interesse sociologico, ha scritto pagine importanti in cui le
caratteristiche elementari dello spazio diventano oggetto di
reinterpretazione di forme e interazioni sociali.
Poi abbiamo focalizzato la nostra attenzione sul francese Marc Augè e
sul suo progetto di analisi della surmodernità attraverso la definizione
dei “nonluoghi” in cui viene esperita un nuovo tipo di socialità, che
6
offre spunti inediti e complessi all’occhio del sociologo
contemporaneo.
Due approcci distinti dunque, così come diversi sono i punti di
partenza e di arrivo, ma una comune spiccata sensibilità nello studio
della categoria spaziale colta attraverso la centralità della dimensione
simbolica e culturale. Sarà proprio su questo livello che si snoderà
principalmente la nostra analisi e l’occasione per dimostrare
l’inevitabile legame tra queste due componenti (quella simbolica e
quella culturale) e il contesto spaziale ci sarà data dal caso del ponte
sullo Stretto di Messina.
La particolare relazione tra quella che sembra essere solo un’opera di
ingegneria e il luogo in cui dovrebbe sorgere, reca con sé delle
implicazioni culturali molto complesse e degli aspetti di forte
problematicità sociale.
Lo strumento concettuale con cui cercheremo di coglierle sarà lo
studio degli “oggetti culturali” e l’importanza che esso assume anche
nell’individuare il significato sociale di un luogo geografico.
Per evidenziare questo aspetto, analizzeremo il dibattito mediatico
attorno all’oggetto culturale “ponte sullo Stretto”.
7
La nostra ipotesi è che tale produzione culturale sia testimonianza
diretta del modo di percepire uno spazio come espressione primaria
dell’identità personale e del gruppo sociale di riferimento.
Uno spazio che sia dunque ispiratore di modalità di relazionarsi con
l’altro e di processi comunicativi che possano esprimere il senso della
nostra appartenenza.
Cercheremo dunque di trovare queste connessioni vitali tra aspetti
simbolici e punti di riferimento concreti innanzitutto da un punto di
vista geografico. In seguito ci interesserà vedere se questo accade in
un luogo specifico come lo stretto di Messina e di come questa
interazione sia creatrice di oggetti culturali e di precise dinamiche
comunicative.
8
Capitolo I
L’ANALISI SPAZIALE IN SOCIOLOGIA.
AMBITI DI RICERCA ED EVOLUZIONE STORICA
1.1 - Le coordinate spazio-temporali.
L’attenzione per la “cornice” spazio-temporale nell’analisi sociologica
nasce anche dall’esigenza di capire quale ruolo hanno le scienze
sociali nella conoscenza della realtà, e in che modo il rapporto tra
teoria e ricerca sia influenzato dal metodo con cui si sviluppa questa
conoscenza.
Max Weber, uno dei padri fondatori del pensiero sociologico, si è
interrogato molto su questo argomento, inserendosi nel dibattito
intellettuale in corso in quegli anni
1
. Secondo lo studioso tedesco, la
sociologia, infatti, si trova di fronte, nella sua attività euristica,
un‘ “infinità priva di senso” davanti alla quale lo scienziato sociale
1
Pensiamo, ad esempio, alle distinzioni operate da Dilthey e Windelband rispettivamente tra
“scienze della natura” e scienze dello spirito” e tra scienze nomotetiche e idiografiche . Questa
discussione influenzò molto la nascente scienza sociologica e apportò novità significative nella
concezione del metodo in questa disciplina.
9
deve compiere un’attività di selezione. Questa selezione, secondo
Weber, si compie secondo una scala di valori storicamente e
socialmente relativi (e quindi non universali); questo determina un
condizionamento inevitabile nel modo con cui si forma la nostra
conoscenza.
Da qui nasce la consapevolezza del sociologo che dovrebbe sempre
rendersi conto della pluralità di punti di vista che può assumere la sua
ricerca e di come quest’ultima possa analizzare, di volta in volta, tratti
finiti di realtà (scelti appunto in quell’ “infinità priva di senso).
Per questo il contesto dell’azione sociale è così importante per definire
la portata della conoscenza sociologica e l’oggettività del suo metodo.
Quando parliamo di contesto, ci riferiamo alle coordinate spaziali e
temporali entro le quali si sviluppano le azioni sociali che stiamo
osservando e che sono categorie fondamentali per lo studio della
società.
Come è stato osservato: ”le coordinate di tempo e luogo definiscono
due categorie sintetiche che individuano lo scenario entro cui si
collocano tanto le azioni sociali quanto i sistemi sociali”
2
. In questo
modo possiamo innanzitutto notare la grandissima varietà di strutture
2
V. Cesareo, a cura di, Sociologia, concetti e tematiche, Milano 1993, pg.193
10
sociali a seconda degli altrettanto numerosi “scenari” in cui l’uomo,
attraverso azioni ed interazioni, compie la sua esperienza di “animale
sociale”.
Inoltre abbiamo la possibilità di soppesare la portata delle teorie
elaborate per un dato momento storico o per una particolare situazione
spaziale : è evidente che quello che scopriamo essere vero in un
contesto di riferimento potrebbe non esserlo per realtà con altre
coordinate spazio-temporali. In questo modo sarà sempre chiaro che i
nostri schemi interpretativi non sono assoluti bensì influenzati dalle
circostanze in cui avvengono gli accadimenti sociali.
D’altra parte, dovremmo evitare che questa consapevolezza
metodologica irrigidisca la nostra analisi in “determinismi” che
annullino l’importanza delle scelte individuali e collettive.
In altre parole, non possiamo mai considerare l’azione sociale solo
come la semplice risultante dell’ambiente o dell’epoca in cui si è
sviluppata.
Si tratta di valutare in maniera equilibrata l’importanza della “cornice”
in cui si trova il fenomeno osservato perché da questa “cornice” può e
deve partire il nostro percorso interpretativo.
11
Quello che dobbiamo capire è il ruolo che di volta in volta gioca il
contesto di riferimento. Potremmo intenderlo come semplice
“contenitore” (comunque senza mai perderne di vista l’importanza)
dei fatti che andiamo a studiare o come componente strategica in
grado di condizionare radicalmente l’ intera impostazione della nostra
analisi.
Se scegliamo quest’ultimo punto di vista, quelle che sono variabili
iniziali diventano chiavi di lettura decisive, se non proprio l’oggetto
stesso, dell’analisi sociologica. Così facendo, la nostra attenzione si
può spostare sulla fruizione sociale di certi spazi, ad esempio i “non-
luoghi” delle città moderne
3
o sulle valenze simboliche del concetto
di tempo.
A questo proposito è utile ricordare alcuni tra i più interessanti filoni
di ricerca nella storia della sociologia che si sono creati attorno a
questa ipotesi interpretativa.
Uno dei più importanti e proficui, nell’ambito dei contesti spaziali, è
sicuramente quello della Scuola ecologica di Chicago che negli anni
’60 ha studiato a fondo il rapporto tra spazi urbani e vita sociale
3
cfr. AUGÈ M. , Non luoghi. Introduzione a un’antropologia della surmodernità, Elèuthera,
Milano, 1993
12
partendo proprio dalla dimensione spaziale che determina l’azione
sociale ma crea anche simboli culturali.
Per quanto riguarda le categorie temporali, possiamo pensare
all’attualissimo dibattito sulla globalizzazione e sulla società post-
industriale e su quanto questi processi stiano influendo sulla fruizione
della risorsa “tempo” e, di conseguenza, sull’organizzazione sociale
del tempo.
Potremmo chiaramente andare avanti citando molti altri contributi in
questo senso, ma vorrei rinviare questo aspetto della mia analisi ai
capitoli successivi, dove sarà trattato più approfonditamente.
13
1.2 - Lo spazio come categoria sociologica.
Prima di essere un fondamentale punto di partenza per
contestualizzare e quindi analizzare diversi fenomeni della vita
collettiva e un’interessante chiave di lettura nonché oggetto di studio
autonomo della ricerca sociologica, il concetto di spazio denota in
maniera molto profonda l’esperienza umana.
Da secoli infatti, correnti filosofiche e teorie scientifiche dibattono sul
significato dell’idea di spazio e sulla percezione che ne ha l’uomo.
Il senso del nostro interrogarci sullo spazio cambia infatti
radicalmente se partiamo da un presupposto scientifico e oggettivante,
come ad esempio poterebbe fare un fisico, o se intendiamo parlare dei
“luoghi dell’anima” o in termini estetici e naturalistici.
Gli ambiti di discussione sono evidentemente tantissimi e anche
all’interno di una sola disciplina variano in maniera considerevole:
basti pensare, solo per fare un esempio, alle diversità di approccio per
quanto riguarda la speculazione filosofica.
È proprio all’interno dell’indagine filosofica che possiamo trovare una
delle distinzioni più importanti per quanto riguarda l’idea di spazio:
quella tra una concezione idealistica, per cui lo spazio è un a priori,
14
una categoria con cui la mente umana organizza i pensieri (basti
pensare alle riflessioni kantiane) e una fisicalista, che definisce lo
spazio come una delle dimensioni del reale: l’estensione.
Possiamo notare in maniera abbastanza intuitiva, come questo
discorso, di natura filosofica, si intrecci inevitabilmente alle teorie
delle scienze naturali per cui noi dovremmo ragionare sullo spazio
come categoria mentale senza mai perdere di vista il lungo processo
evolutivo, fatto di interazione costante tra l’organo e l’ambiente, che
sta dietro la creazione di categorie mentali come questa.
A questo proposito è interessante il dibattito tra un’idea di spazio
assoluto, come “cosa in sé” o una descrizione dello spazio come
risultante delle relazioni tra gli oggetti e quindi come una qualità degli
oggetti stessi.
Aristotele e Isaac Newton sostenevano, ad esempio, la prima ipotesi
mentre Leibniz la seconda e con questo possiamo osservare come una
riflessione approfondita sul concetto di spazio non possa esimersi da
coinvolgere allo stesso tempo, concezioni filosofiche e teorie della
fisica.
Proseguendo su questa linea, è proprio la scoperta einsteniana (e
quindi della fisica moderna) di una nozione di spazio strettamente
15
legata ad una di tempo che creerà il concetto di spazio-tempo
indispensabile per le nostre considerazioni, iniziate nel paragrafo
precedente, sul ruolo delle coordinate spazio-temporali nell’analisi
sociologica.
È dunque la scoperta di un fisico a creare, anche se indirettamente,
nuovi spunti teorici sugli spazi sociali e sul loro essere collegati a
doppio filo con la dimensione temporale anch’essa portatrice di
socializzazioni differenti e complesse. Non solo dunque la
consapevolezza di un semplice legame tra spazio e tempo ma una
nuova legittimità nel considerare uno in funzione dell’altro, in
un’interazione continua.
Siamo partiti da dei concetto di spazio e di tempo che hanno una forte
connotazione fisica, come se fossero un “asse cartesiano” dell’agire
sociale. Ma l’analisi sociologica si fa più compiuta e interessante
quando queste due coordinate cessano di avere solamente una valenza
“geometrica” e oggettivante e cominciano a dare nuovi orizzonti di
senso ai fenomeni sociali per i quali fanno da cornice.
Così come non possiamo pensare alla dimensione temporale solo
come ad un susseguirsi di eventi, altrettanto non possiamo considerare
lo spazio come un mero contenitore di oggetti. Queste categorie hanno
16
infatti importanti funzioni di integrazione, stabilizzazione,
strutturazione della realtà sociale.
A questo punto può essere utile introdurre una distinzione utile alle
nostre considerazioni sulla natura sociale dello spazio, vale a dire
quella tra spazio
“fisico” e spazio “sociale”.
Lo spazio fisico è omogeneo, riguarda le tre dimensioni nella loro
accezione più semplice, “è illimitato e astratto, cioè depurato da
specificazioni materiali”
4
. Quello sociale invece fa riferimento
all’esperienza simbolica che si crea attraverso procedure complesse di
rappresentazione con cui si riflettono le istanze principali della
struttura sociale.
Lo spazio sociale a differenza di quello fisico è “differenziato, non
omogeneo, “anisotropo”, strutturato, articolato in parti, direzioni e
regioni”
5
.
Lo spazio sociale è quello che ci interessa maggiormente anche se non
dobbiamo mai dimenticare di vedere questi due diversi ambiti senza
dicotomie assolute ma analizzandoli nella loro complementarietà .
4
Strassoldo R. , “Spazio e società”, in DEMARCHI F. – ELLENA A.- CATTARINUSSI B. ( a cura di),
Nuovo dizionario sociologico, S.Paolo, Roma 1987, pp. 1099-2014.
4
Ibidem
17
Essi infatti si influenzano reciprocamente e da questa interazione
nascono significati e simbologie che influenzano il linguaggio e la
produzione culturale in maniera a volte molto varia e complessa.
Per chiarire l’importanza dello spazio(inteso nella sua accezione
fisica) nei processi di interpretazione e simbolizzazione della nostra
vita sociale, possiamo riprendere quanto detto in precedenza a
proposito della concezione “aprioristica”, di matrice kantiana, dello
spazio. Kant, infatti, sosteneva che lo spazio fosse una
“rappresentazione a priori” grazie alla quale la mente umana ordina i
dati della realtà tanto che possiamo riconoscere il nostro pensiero
come “spazialista” poiché un fenomeno ci appare reale solo quando,
in maniera intuitiva, lo colleghiamo ad un punto spaziale fisso.
Tramite questo processo elaboriamo una “definizione della
situazione” che, partendo da una percezione sensoriale, contribuisce a
creare significati culturali condivisi.
Quando osserviamo un dato ambiente ne cogliamo le caratteristiche
fisiche utilizzando però anche altre categorie conoscitive che non
quelle esclusivamente sensoriali. Si tratta di categorie comuni a chi
appartiene allo stesso gruppo sociale come l’orientamento all’azione,
le motivazioni, i ruoli, le distanze assegnate.