4
illustrano il rapporto: tra politica e società (II); politica ed economia (III);
politica ed ideologia (IV); politica e morale (V); politica e diritto (VI).
Gli ultimi due capitoli riguardano infine le forme di stato e di governo
(VIII) e le trasformazioni o “mutazioni” (VIII). L’indagine sulla
definizione del concetto di politica, sarà condotta cominciando con il
tracciare la distinzione tra la politica come agire pratico e la riflessione
intellettuale su tale agire (Cap.I). L’analisi della riflessione sulla politica
indagherà le differenze tra l’indagine filosofica, scientifica e storica del
fenomeno politico e sul ruolo, nello scibile politico, della filosofia
politica come analisi concettuale e della teoria generale della politica.
L’analisi della politica come agire pratico, identificata da Bobbio con la
problematica del potere, sarà condotta partendo dall’indagine sul
concetto di potere in generale per giungere, attraverso la tipologia delle
forme di potere, alla definizione del potere politico. Del potere politico
verranno definiti dapprima i caratteri e gli attributi (Cap.II), per poi
passare al problema della sua organizzazione. Nel discorso
sull’organizzazione del potere politico, l’attenzione sarà focalizzata sui
concetti di stato (Cap.III) e democrazia (Cap. IV). Nel quinto ed ultimo
capitolo cercherò di analizzare il rapporto tra etica e politica. Infine, per
l’intima relazione che hanno con il problema della definizione del
concetto di politica e con la determinazione del suo ambito, saranno
rapidamente richiamate alcune questioni che attengono al rapporto tra
politica e diritto, tra politica ed economia, tra politica e società.
5
ALCUNI CENNI BIOGRAFICI E BIBLIOGRAFICI
È opinione generalmente diffusa che l’odierna riflessione sui fenomeni
del diritto e della politica trovi nella sconfinata opera di N. Bobbio (già la
prima edizione della bibliografia dei suoi scritti (1984) comprendeva ben
1304 titoli!)
4
un costante punto di riferimento in Italia e all’estero
5
. Nato
a Torino il 18 Ottobre 1909, Bobbio trascorre un’infanzia ed
un’adolescenza complessivamente felici. L’Autore stesso scandisce la
sua esistenza in tre tappe: “gli anni della prova” (1940-1948); la “lunga
trentennale monotona età della routine accademica” (1948-1979); gli
anni della riflessione (a partire dal 1979)
6
. Gli anni precedenti al 1940
sono definiti dallo stesso Bobbio come preistoria
7
: la partecipazione alla
resistenza traccia nella vita dello scrittore uno iato tra due diverse
stagioni. Pur provenendo da una famiglia che, “al pari di tante altre
famiglie borghesi, ha salutato la marcia su Roma come un evento
fausto”
8
, la sua “educazione politica”
9
avviene nell’ambito della scuola,
4
C. Violi (a cura di), N. Bobbio: 50 anni di studi. Bibliografia degli scritti 1934-1983,
Milano, Angeli, 1984. Curata dallo stesso Violi esiste una nuova versione aggiornata al
1993, edita da Laterza, ma anch’essa bisognosa di essere nuovamente aggiornata.
5
Per la diffusione del pensiero filosofico, giuridico e politico di Bobbio in Ispanoamerica e
Spagna si veda A. Filippi, Per una storia della cultura italiana fuori d’Italia: il pensiero
filosofico, giuridico e politico di Bobbio in Ispanoamerica e Spagna, in L. Ferrajoli e P. Di
Lucia (a cura di), diritto e democrazia nella filosofia di Norberto Bobbio, Giappichelli,
Torino 1999.
6
N. Bobbio, De senectute e altri scritti autobiografici, Einaudi, Torino 1996, p. 14.
7
Preistoria è il titolo del primo capitolo di N. Bobbio, Autobiografia, in A. Papuzzi (a cura
di), Laterza, Roma-Bari 1997, p. 3.
8
Ivi, cit., p. 10.
9
Ivi, cit., p. 12.
6
al ginnasio-liceo Massimo d’Azeglio, prima, e quindi all’università. Si
laurea nel 1931 in giurisprudenza, sotto la guida di Gioele Solari, con
una tesi in filosofia del diritto, ispirata al pensiero di Giovanni Gentile,
intitolata Filosofia e dogmatica del diritto. Nel 1933 si laurea in filosofia
con una tesi sulla fenomenologia di Husserl, La filosofia di Edmund
Husserl, con Annibale Pastore. Quindi la filosofia idealistica, la
fenomenologia e, subito dopo, l’esistenzialismo saranno i primi approdi
filosofici di Bobbio, ma saranno presto abbandonati per aderire al
movimento neoilluminista. Nel 1932 compie un viaggio di studio in
Germania e nel 1934 prende la libera docenza in filosofia del diritto. A
partire dalla prima metà degli anni trenta Bobbio inizia a frequentare
l’ambiente antifascista, ma non come parte attiva, del gruppo Giustizia e
Libertà. Per tal motivo viene arrestato il 15 maggio del 1935. In questi
anni comincia a maturare il netto rifiuto per il regime fascista e per la
dittatura che, come imparerà a proprie spese
10
, “corrompe l’animo delle
persone. Costringe all’ipocrisia, alla menzogna, al servilismo”
11
. Dopo il
conseguimento della libera docenza, ottiene l’incarico all’Università di
Camerino. Qui avviene per Bobbio il passaggio da un antifascismo inteso
come atteggiamento ideale ad uno consapevole ed attivo, attraverso
l’adesione al movimento liberalsocialista di Guido Calogero ed Aldo
Capitini. Alla fine del 1938 viene chiamato all’Università di Siena, dove
resta per due anni. Nel 1940 ottiene la cattedra di Filosofia del diritto
10
Mi riferisco alla lettera indirizzata da Bobbio, Ivi, cit., pp. 29-32, a “ S.E. il Cavalier
Benito Mussolini, capo del governo”, dell’8 luglio 1935 , protestando la sua “coscienza di
fascista”, affinchè gli venisse tolta l’ammonizione che ne minava la carriera accademica.
11
Ivi,cit., p. 32.
7
all’Università di Padova. Nel 1942 partecipa alla fondazione della
sezione veneta del Partito d’azione. Viene di nuovo arrestato nel 1943 a
Padova per attività clandestina, e detenuto nel carcere di Verona fino alla
fine del Febbraio del 1944. Uscito dal carcere, Bobbio si stabilisce a
Torino dove entra stabilmente in contatto con il CLN. Caduto il fascismo
e finita la guerra, Bobbio torna all’Università di Padova. Nel 1946
partecipa, come candidato nelle liste del partito d’Azione, alle elezioni
per l’Assemblea Costituente; ma non viene eletto. Con la pesante
sconfitta elettorale del partito d’Azione termina la stagione della politica
pratica e inizia la lunghissima e feconda stagione accademica. Nel 1948
diventa titolare della cattedra di Filosofia del diritto all’Università di
Torino presso la Facoltà di Giurisprudenza, ufficio che manterrà fino al
1972. Nella stessa Università, oltre alla Filosofia del diritto, a partire dal
1962, e fino al 1971, Bobbio insegna anche Scienza della politica.
Nell’anno accademico 1972-73, trasferitosi nella, da poco costituita,
Facoltà di Scienze Politiche di Torino, tiene il primo corso di Filosofia
della politica. Proseguirà nell’insegnamento di questa disciplina fino al
1979. Nell’anno accademico 1980-81 tiene come supplente il corso di
Scienza della politica. Nel 1984 viene insignito, dall’allora Presidente
della Repubblica Sandro Pertini, del titolo di senatore a vita. Nel 1985
viene nominato professore emerito. L’Autore stesso classifica i suoi
scritti in due categorie: cultura accademica e cultura militante
12
. I primi
possono essere distinti a seconda che rientrino nell’alveo della filosofia
politica o della filosofia del diritto. In materia giuridica vanno
12
N. Bobbio, De senectute e altri scritti autobiografici, cit., p. 87.
8
menzionati: i tre corsi universitari, la Teoria della norma giuridica
(1958), la Teoria dell’ordinamento giuridico (1960)
13
, il Positivismo
giuridico (1970); e la raccolte di saggi: Giusnaturalismo e positivismo
giuridico (1965) e Dalla struttura alla funzione. Nuovi studi di teoria del
diritto (1977). Nel campo della riflessione politica: il corso universitario
La teoria delle forme di governo nella storia del pensiero politico
(1976), e i saggi, Da Hobbes a Marx (1965) e Saggi sulla scienza
politica in Italia (1969). Per quel che concerne gli scritti di cultura
militante, essi vertono su temi di attualità politica: Politica e cultura
(1955), sui diritti di libertà; Quale socialismo? (1976), sulla teoria dello
stato e della democrazia in Marx; Il futuro della democrazia. Una difesa
delle regole del gioco (1984), sulle regole democratiche; Il problema
della guerra e le vie della pace (1966), sul tema della pace. A questi
scritti vanno ad aggiungersi: “gli scritti di testimonianza”
14
, come Italia
Civile (1964) e Maestri e compagni (1984); gli scritti “tra la storia e
l’autobiografia”
15
, come Profilo ideologico del Novecento (1969); ed
infine, oltre a numerosissimi scritti d’occasione, le raccolte di articoli
apparsi sul quotidiano “La Stampa di Torino”, mi riferisco ai volumi Le
ideologie e il potere in crisi (1981), L’utopia capovolta (1990) e agli
articoli sulla pace e sulla guerra raccolti nel volume il Terzo assente
(1989). A questo elenco, puramente indicativo, vorrei aggiungere, per
quel che concerne l’oggetto specifico del presente lavoro, vale a dire la
13
Questi due corsi sono stati ristampati in un unico volume con il titolo Teoria generale
del diritto dall’editore Giappichelli, Torino 1993.
14
N. Bobbio, De senectute e altri scritti autobiografici, cit., p. 91.
15
Ivi, cit., p. 91.
9
definizione della categoria politica, dei concetti precipui che la
innervano, come potere, potere politico e stato, e la delimitazione del suo
spazio nell’universo sociale: la voce Politica
16
del Dizionario di politica
curato da Bobbio, Matteucci e Pasquino; lo scritto La politica, in La
società contemporanea, diretta da V. Castronovo e L. Gallino
17
; la
raccolta di scritti Stato, governo e società: Per una teoria generale della
politica (1985) , e la raccolta di saggi a cura di C. Violi Né con Marx né
contro Marx (1997).
16
Ora in N. Bobbio, Teoria generale della politica, a cura di M. Bovero, Einaudi, Torino
1990, pp. 101-120.
17
Anch’esso ora in, Ivi, cit., pp. 161-183.
11
CAPITOLO PRIMO
LA RIFLESSIONE SULLA POLITICA
QUALE AGIRE PRATICO
1. Politica, potere, dominio.
A che cosa, a quale fenomeno fa riferimento Bobbio quando usa la parola
politica? Per rispondere a questa domanda possiamo prendere le mosse
dal seguente passo dove il filosofo torinese definisce la politica come “la
sfera dove si svolgono i rapporti di dominio, inteso il dominio nella sua
espressione più intensa, come il potere che è in grado di ricorrere, per
raggiungere i propri fini, se pure in ultima istanza, o extrema ratio, alla
forza fisica. Detto altrimenti, l’uso della forza fisica, se pure in ultima
istanza, se pure come extrema ratio, è il carattere specifico del potere
politico”
18
. Analizziamo gli elementi della definizione. Anzitutto la
politica viene considerata come una sfera. Sfera è nel linguaggio comune
sinonimo di ambito e dunque esprime l’idea di parte di un qualcosa. Ma
cos’è questo qualcosa? Questo ulteriore quesito ci spinge a prendere in
considerazione un altro contesto in cui Bobbio afferma che: “Il concetto
di politica, intesa come forma di attività o di prassi umana, è strettamente
18
N. Bobbio,La crisi della democrazia e la lezione dei classici, in N. Bobbio, G. Pontara,
S. Veca, Crisi della democrazia e neocontrattualismo, Editori Riuniti, Roma 1984, pp. 10-
11
12
connesso con quello di potere.”
19
Tralasciamo per il momento il rapporto
tra i concetti di politica e potere, per soffermarci sulla prima parte di
questa frase. Da essa si evince che il filosofo torinese riferisce il termine
“politica”, inteso come sostantivo, all’agire pratico e dunque un ambito
specifico dell’universo sociale, cioè “l’universo in cui si svolgono i
rapporti tra individui, si costituiscono i gruppi di individui, e si svolgono
i rapporti tra i gruppi.”
20
La politica è una sfera del mondo della pratica
accanto ad altre sfere come la morale, il diritto, l’economia
21
. Da quanto
sin qui detto si evince che l’agire politico pratico va tenuto distinto dalla
riflessione teoretica sulla medesima attività umana. Infatti, quando lo
scrittore politico usa la parola “politica” in senso aggettivato, preceduta
da locuzioni come filosofia, storia, scienza, allora si riferisce non già
all’attività pratica, ma alle attività conoscitive che quella stessa attività
umana assumono come oggetto d’indagine
22
, e che saranno analizzate
nel terzo paragrafo di questo stesso capitolo. Detto ciò, procediamo
nell’analisi della definizione di politica. Nei due passi sopra citati la
politica viene definita in termini di dominio, potere e forza, concetti
chiave che abbisognano a loro volta di essere specificati. Lo stretto
legame tra la nozione di politica ed il fenomeno del potere ricorre in vari
passi dell’opera dell’Autore, e questo perché le manifestazioni e le forme
19
N. Bobbio, Teoria generale della politica, cit., p. 102.
20
Ivi, cit., p. 167.
21
Ivi, cit., p. 17.
22
Ivi, cit., pp. 101-102. Inoltre si vedano anche: S. Belligni, Paradigmi del politico.
Appunti in margine alla “nobile scienza”, Giappichelli, Torino 1991, p. 12; V. Mura,
Categorie della politica. Elementi per una teoria generale, Giappichelli, Torino 1997, p.
97.
13
in cui si articola il fenomeno del potere diventano gli irrinunciabili
strumenti analitici che gli permettono di affrontare il problema
ontologico e fenomenologico della politica, sì da delimitare il campo
della politica rispetto alle altre sfere del mondo della pratica. La nozione
di potere risulta così essere concepita come elemento costitutivo del
concetto di politica ed oggetto peculiare della riflessione politica
23
.
Perciò, nell’opera del filosofo torinese, il problema del potere come
centro focale della riflessione politica non viene relegato ad un contesto
storico determinato, quello che va dall’età moderna ai nostri giorni
24
,
bensì è parte integrante di quel “ripetuto” che, come vedremo
successivamente, è oggetto peculiare della sua indagine politica
25
, una
vera e propria “regolarità della politica”
26
che tutt’al più conosce
solamente un limite geografico-culturale; infatti: “Ciò che spesso si
dimentica è che è sempre stato così, che sin dalle origini del pensiero
occidentale la riflessione sulla politica ha sempre avuto inizio da una
riflessione sul potere…il problema del potere è sempre stato al centro
degli interessi di tutti coloro che si sono occupati di politica”
27
. Ma prima
23
N. Bobbio, Il problema del potere. Introduzione al corso di scienza politica, CLUT,
Torino 1966, p. 21-22. Si tratta di una serie di lezioni tenute da Bobbio e raccolte da Iliana
Secchieri.
24
Per una diversa interpretazione si vedano G. Sartori, Elementi di Teoria Politica, il
Mulino, Bologna 1995, pp. 257-263, e G. Duso, La logica del potere. Storia concettuale
come filosofia politica, Editori Laterza, Roma-Bari 1999, pp. 35-43. Per questi autori
l’associazione dell’idea di potere all’idea di politica è un costrutto teorico che diviene
dominante solo a partire dall’età moderna.
25
“Non ho nessuna difficoltà a confessare che mi sono sentito sempre più attratto dalla
scoperta del ripetuto che non dall’inseguimento dell’irripetibile”. La citazione è tratta da N.
Bobbio, Teoria generale della politica, cit., p.34.
26
G. Miglio, Le regolarità della politica, Giuffrè, Milano 1988.
27
N. Bobbio, Viaggi attraverso il mondo 3: la filosofia politica [intervista a cura di G.
Pecora], “Mondoperaio “, a. XXXIX, gennaio 1986, n. 1, p. 111