4
elabora “le informazioni che gli provengono dall’ambiente così da orientare
adattivamente il proprio comportamento, sulla base del rapporto tra elementi
cognitivi e motivazionali”
6
G. Kanizsa afferma che “l’esistenza di una corrispondenza fra le caratteristiche
della realtà fisica e quella percettiva appare come un dato e non come un
problema”
7
.
Comunque il nostro senso comune conosce un certo numero di situazioni nelle
quali questa corrispondenza viene a mancare, per esempio casi in cui i nostri sensi
ci ingannano. Il valore di questa ultima situazione in apparenza paradossale sta
nel fatto che ci si rende conto sul piano percettivo che un certo aspetto non si può
spiegare facendo sempre riferimento all’esistenza di quell’aspetto sul piano di
realtà fisica; di fatti, un oggetto può non esserci fisicamente senza cessare di
esserci percettivamente. Un altro caso di presenza fenomenica in assenza di una
corrispondente realtà fisica è la trasparenza.
Numerosissimi esempi stupefacenti di una cecità per ciò che sta “sotto il naso”
ci sono offerti dal mimetismo animale che ci dimostrano che possiamo aggirarci
in un ambiente che per noi ha un certo aspetto, senza vedere una quantità di cose
che sono presenti.
“ Infine ultima categoria di situazioni che respingono un semplicistica concezione
della percezione come registrazione passiva nell’ambiente fisico sono situazioni
di discrepanza, a volte notevole, tra colore, forma, grandezza ad altre
caratteristiche dell’oggetto fenomenico, e le corrispondenti caratteristiche
dell’oggetto fisico”
8
.
Tali situazioni osservate evidenziano che l’esistenza sul piano fisico di una certa
proprietà non è sempre sufficiente perché questa esista anche sul piano
fenomenico: “è dunque necessaria la presenza di altre condizioni, l’individuazione
e l’analisi delle quali sostituiscono il compito principale dello studio della
percezione”
9
.
5
M. Armezzani, Esperienza e significato nelle scienze psicologiche: naturalismo, fenomenologia,
costruttivismo, Laterza, Bari, 2002 pp 146-160
6
Palmonari G, Cavazza N, cit. p. 16.
7
Kanizsa G , quanto segue è una rielaborazione mia dei paragrafi 1-2 nel capitolo: “ La
percezione : registrazione passiva o costruttiva?”, pp. 26-44
8
Kanizsa, cit. p. 163
9
ibidem
5
Il mondo che vediamo è il risultato di un’attività percettiva che ci fornisce una
conoscenza mediata ed indiretta degli oggetti: questi ultimi sono l’inizio di una
catena di processi complessa che nel caso della percezione visiva può essere così
schematizzata:
- oggetto fisico (fonte degli stimoli) emette o riflette radiazioni luminose di varia
frequenza ed intensità, che dopo un tragitto più o meno lungo, danno luogo sulla
retina di un osservatore ad un’area di stimolazione ( stimolo prossimale)
corrispondente alla proiezione ottica dell’oggetto. Dopo ciò inizia una serie di
processi fisiologici che modificano lo stato dell’area corticale alla quale giungono.
-I processi corticali sono il substrato fisiologico delle esperienze percettive (livello
psicofisico).
-Il dato percettivo (oggetto fenomenico) è un’esperienza privata di ciascun
operatore.
Per meglio esprimere quanto è implicito in ciascuna fase del processo costituito
dagli eventi fisici e biologici che intercorrono tra oggetto fisico e fenomenico, è
necessario analizzare alcuni problemi:
1. l’oggetto fenomenico ci fornisce normalmente una conoscenza sufficiente
a guidare il nostro comportamento nell’ambiente perché riproduce più o
meno fedelmente l’oggetto fisico. Nei processi mediatori tra i due poli,
l’unità dell’oggetto fisico va completamente perduta. Alla fine della
catena di fasi mediatrici l’oggetto compare come correlato fenomenico di
un processo fisiologico centrale. Primo quesito al quale deve rispondere
una teoria della percezione.
2. in base alle cosiddette “costanze percettive” non solo vediamo il mondo
popolato da oggetti distinti l’uno dall’altro ma essi rimangono invariati nel
tempo nelle loro principali caratteristiche. Però nessuna relazione che ci
permette di identificare come tali questi oggetti si verifica in modo
perfetto:nonostante il variare entro certi limiti assai ampi dei rapporti
spaziali tra oggetto fisico ed osservatore dell’intensità e composizione
spettrale delle radiazioni provenienti dalle superfici degli oggetti, i
corrispondenti oggetti fenomenici di norma non mutano le loro
caratteristiche.
3. terzo problema è quello della profondità o distanza. A livello fenomenico,
si stabilisce la tridimensionalità o corporeità degli oggetti e dell’ambiente
6
perduta nella trasmissione dei messaggi a livello retinico, dove la
proiezione ottica è bidimensionale.
4. quando un oggetto si muove, la stimolazione prodotta dalla proiezione
ottica delle sue radiazioni luminose si sposta sulla retina ma anche
quando ci si muove nell’ambiente tali proiezioni si spostano nei modi più
svariati. Eppure nel primo caso, vediamo un oggetto in movimento, nel
secondo l’ambiente è in quiete.
5. Gli oggetti possiedono oltre alle caratteristiche elencate, qualità terziarie e
valenze. Queste sembrano far parte della natura degli stessi oggetti;
pertanto ci si chiede come si può determinare un correlazione costante tra
condizioni di stimolazioni e percezione delle valenze, dei sentimenti, delle
intenzioni, dei rapporti casuali.
6. infine è importante osservare come l’esperienza passata dall’osservatore, i
suoi bisogni, le sue motivazioni ed atteggiamenti, influiscono sulle
percezioni. A riguardo l’esperienza sperimentale è ancora esigua e
contraddittoria ma è un tema di grande interesse.
Nel voler rispondere al primo quesito, secondo gli indirizzi psicologici ad
impostazione prevalentemente atomistica e associazionistica, “ogni impulso
proveniente da un recettore darebbe luogo ad altrettante sensazioni elementari con
una corrispondenza punto a punto tra stimoli prossimali e sensazioni. Su questa
prima fase psichica delle sensazioni elementari interverrebbero facoltà o istanze
psicologiche cosiddette superiori che attraverso giudizi o inferenze in gran parte
inconsapevoli fondate su esperienze passate, assocerebbero o integrerebbero tali
sensazioni elementari, in modo da generare unità percettive più vaste con forma e
significato come oggetti della nostra esperienza”
10
.
La scuola di Berlino col nome di psicologia della Gestalt attribuisce“ particolare
importanza all’esperienza diretta. Parte dal descrivere fedelmente il mondo
visivo. Le unità dell’analisi sono quelle ritrovate nell’esperienza immediata e sono
individuate grazio al metodo fenomenologico.
L’analisi fenomenologia di Rubin riguarda l’articolazione della figura e lo sfondo.
Essa obbedisce a determinate condizioni, conoscendole si prevede quale zona dal
10
Enciclopedia Universo, cit. voce “Percezione”
7
campo assumerà con mggior probabilità ruolo di figura rispetto alle alte zone. Tra
tali condizioni si distinguono:
grandezza relativa delle parti, i loro rapporti tipologici e i tipi dei loro margini.
A parità delle altre condizioni tenderà cioè ad emergere come figura la zona più
piccola inclusa e circondata dalle altre aree caratterizzate come sfondo.
Altra condizione è la complessità o la concavità dei margini, in cui la figura è la
zona dove il margine curvilineo o angolare volge la propria parte interna.
L’orientamento spaziale fa si che tendono ad essere figura zone del campo in cui
gli assi verticale ed orizzontale, coincidono con le direzioni principali dello
spazio. Se nessuna di queste due direzioni privilegia una parte del campo sulle
altre si ha ambiguità, instabilità e reversibilità del rapporto figura- sfondo. Da un
punto di vista percettivo esistono notevoli differenze funzionali tra la ragione del
campo figura e quella sfondo: la figura ha carattere oggettuale, ha aspetto più
solido, maggior risalto, attira lo sguardo, ha un contorno, sta davanti o sopra lo
sfondo in genere.
Infine altri fattori vanno aggiunti all’analisi di Rubin riguardanti l’organizzazione
percettiva del nostro mondo. Essi sono: la vicinanza, somiglianza, continuità di
direzione, chiusura, pregnanza, esperienza passata.
Nell’associare al concetto di percezione quello di azione altro approccio
impiegato nel suo studio è il comportamentismo.
11
Questo propone come unico
ed adeguato oggetto della psicologia il comportamento dell’uomo e degli animali.
Nega ogni scientificità al metodo introspettivo per la sua assoluta soggettività
reagendo alla tendenza prevalente dell’epoca (1913) di considerare la conoscenza
come oggetto principale della psicologia. L’attenzione alla percezione si evidenzia
nelle esplicazione dei processi psichici: da uno stimolo si può prevedere la
risposta, da una risposta si può risalire allo stimolo percettivo.
In base al fenomeno del condizionamento (“ fenomeno naturale o artificialmente
elaborato, consistente nella formazione di legami nervosi temporanei tra uno degli
innumerevoli fattori dell’ambiente e una determinata attività dell’organismo, [..]
secondo la “legge della corteccia cerebrale”: rapporti intercorrenti tra cervello e
organi interni che chiariscono indirettamente numerose attività complesse quali
11
Enciclopedia Universo, volume X, Quanto segue è una rielaborazione di quanto trattato alla
voce “comportamentismo- condizionamento”
8
l’emozione, l’affettività, le motivazioni”
12
), si prevede la possibilità di provocare
nell’ambiente una condizione (stimolo) tale da sollecitare l’individuo ad un certo
comportamento (= all’apprendimento di una certa condotta) nel corso di
esperienze individuali e sociali.
Derivano da condizionamenti nel corso del tempo anche atteggiamenti compiuti
per lo più senza sforzo e inconsciamente, in gran parte sollecitati dall’osservanza
di usi , costumi, stereotipi e pregiudizi propri del mondo culturale per esempio il
condizionamento della propaganda e della pubblicità.
Anne Sauvageot afferma che “la cultura pubblicitaria ha avuto un’influenza
importantissima sulle nostre strutture percettive [..].
Lo spazio pubblico come quello privato sono ormai talmente sovraccarichi di
stimoli visivi da creare attorno a noi un sistema- immagine eccessivamente esteso.
“L’immagine- video presente ovunque, attira lo sguardo nella sua sfera
d’influenza, a cui si aggiungono i quotidiani stress visivi: i cartelloni stradali , le
sfilate di fanali, ecc.. L’occhio freme sotto la massa di segnali, sotto l’insieme dei
loro appelli che, in ogni momento ci costringono a selezionare in pochi decimi di
secondo un messaggio dotato di significato. I nostri riferimenti spazio-temporali
dipendono più che mai interamente dalla celerità del nostro occhio.
[..]La pubblicità è stata incontestabilmente tra i protagonisti di questo sempre più
veloce”.
13
14
La combinazione di pubblicità e televisione, ha trovato una sinergia di azione. In
particolare uno studio di J. P. Rouch mostra come nel giro di qualche anno, “gli
spot pubblicitari abbiano trasformato lo sguardo, fino a quel momento abituato
dall’esercizio della lettura ad analizzare criticamente l’informazione,
sottomettendolo al gioco discontinuo di sbalzi multidirezionali che permettono al
messaggio di essere avvertito fisicamente piuttosto che venire compreso
analiticamente”
15
.
12
Pavlov J, “Lezioni sull’attività dei grandi emisferi cerebrali”, 1927
13
Sauvageot A., “Sguardi e saperi. Introduzione alla sociologia dello sguardo”, Armando, 2000
pp. 148,159
14
Kanizsa G., rielaborazione pp 159,163
15
Rouch J. P. , tesi di dottorato “Instants d’images: approches sociologique de l’image, du temps
et des rythmes sociaux”; Centre de recherches sociologiques, université Toulouse- le Mirail.
9
Questa proliferazione di segni porta, secondo la Sauvageot ad una perdita
assoluta della dimensione reale per l’individuo esposto a tali messaggi pubblicitari
e televisivi, cui si sostituisce il nuovo regno della simulazione. Il medium
televisivo e, quindi la pubblicità aprono la strada alla progressiva
derealizzazione
16
del nostro proprio sguardo.
La pubblicità dunque, coinvolge percettivamente tutti i nostri sensi; in particolare
però induce a guardare. E’la vista che per prima produce sensazioni
nell’individuo esposto al messaggio sia questo televisivo oppure cartaceo.
Ma in che modo il linguaggio pubblicitario può diventare strumento di
persuasione per colui che guarda uno spot? Cosa vuole trasmettere un
messaggio pubblicitario mostrando un volto,degli occhi (intimità, seduzione,
ironia,inganno,ecc…) ?
E in che modo lo sguardo della persona che è esposta al messaggio pubblicitario
risente degli effetti provocati da tali stimoli esterni? Guarderà ancora quello spot o
sarà tentata di voltar pagina- cambiare canale alla prima vista di quello spot?
Nel corso della trattazione mi servo di alcuni studi relativi al paradigma della
persuasione che utilizzo nelle pubblicità –esempio. Nello specifico mi servirò dei
seguenti approcci:
• L’approccio funzionalista degli atteggiamenti
• L’approccio della coerenza cognitiva
• L’approccio percettivo
• L’approccio della risposta cognitiva.
Cercherò di rispondere ai due quesiti combinando parte teorica e tecnica
pubblicitaria evidenziando alcune tra le più importanti strategie visive
pubblicitarie che richiamano le caratteristiche fondamentali della psicologia della
Gestalt succitata ovvero la corrispondenza tra stimolazioni esterne e interne e il
rapporto fondamentale figura –sfondo.
Nel primo capitolo mi dedico al rapporto immagine e società, ovvero a come lo
sguardo diventa strumento di conoscenza ed è a sua volta condizionato dalle
stimolazioni quotidiane.
16
Kanizsa G., cit. pp.162- 163