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Introduzione
Nate nel XV secolo sulla spinta del recupero del sapere e dei modelli antichi, le
Accademie videro uno sviluppo prodigioso nel Cinquecento in Italia, e in particolare nel
Veneto. Dalla seconda metà del XVI secolo esse nacquero soprattutto nelle città della
terraferma
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.
A Vicenza sin dagli inizi del XVI secolo nei giardini e nelle ville patrizie gli intellettuali
si riunirono per discutere di temi culturali, soprattutto letterari. Tra i luoghi di incontro
più importanti e d’avanguardia vanno ricordati gli orti della villa di Giangiorgio
Trissino a Cricoli; lì si incontravano gli esponenti delle principali famiglie nobili
vicentine, come i Thiene, i Pigafetta, i Da Porto, tra cui spiccano personaggi che
venivano considerati “intellettuali innovatori” come Bartolomeo Pagello e Luigi Da
Porto. In questi anni durante gli incontri a Cricoli si discute di retorica, filosofia
neoplatonica, medicina, storia, di archeologia e della minaccia dell’impero ottomano.
Inoltre si raccolgono testi, soprattutto greci e latini. Nel 1522 viene data al giardino la
denominazione di “cenacolo” e nel 1537 a Cricoli il Trissino fonda una vera e propria
Accademia chiamata “Villa” e istituzionalizzata due anni più tardi. In questo periodo tra
gli argomenti di discussione ci sono anche questioni teologiche e dottrinali.
All’Accademia poterono accedere non solo gli esponenti delle famiglie nobili ma anche
persone di umili origini. Proprio grazie a questa normativa il giovane Andrea Palladio
poté far parte della “Villa” entrando così in contatto con gli intellettuali del tempo. Alla
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GINO BENZONI, Aspetti della cultura urbana nella società veneta del ‘5-‘600. Le Accademie, in Archivio
veneto, 1977, p. 108.
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morte del Trissino, poi, l’Accademia venne affidata al calvinista Bernardino Partenio
che istituisce un collegio improntato su un’educazione di tipo umanistica e aperto ai
figli dei nobili veneti.
Nella seconda metà del Cinquecento erano tre le Accademie vicentine esistenti:
l’Accademia dei Secreti, quella Olimpica e quella dei Costanti
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. All’impostazione di
tipo medievale dell’Accademia dei Secreti, che aveva sede presso l’abitazione di
Odoardo Thiene e che prevedeva la presenza solo di esponenti di origine nobile, e
all’atteggiamento di chiusura nei confronti delle novità sociali e religiose nonché
all’esclusivismo aristocratico dell’Accademia dei Costanti fondata nel 1556 per
iniziativa di Girolamo Gualdo, si contrappose la modernità dell’Accademia Olimpica.
L’Accademia Olimpica venne fondata nel 1555. Nel manoscritto redatto da Bartolomeo
Ziggiotti si legge:
Una scielta compagnia di virtuosi, e gentili spiriti della città di Vicenza, nel secolo decimo
sesto, al numero di ventiuno, nominati, e riferiti in certa memoria scritta di propria sua mano dal
Sig. Elio Belli medico fisico di quel tempo, ed uno d’essi accademici, instituì l’Accademia
Olimpica, formando alcune leggi, le quali da poi sono state da essi riformate, corrette ed
accresciute di tempo in tempo secondo gli accidenti, e le occasioni.
Questa letteraria adunanza fu instituita per diligenza, e sollecitudine del Sig. Cavalier Valerio
Chieregato, splendore della pedestre milizia de’ tempi suoi, molto coadiuvando il Sig. Cavalier
Girolamo da Schio, nelle Giostre e Torneamenti esercitatissimo; ed il Sig. Cav. Ant. Maria
Angiolelli, chiarissimo Poeta ed Oratore, et il Sig. Conte de Monte, medico, fisico, uomo
celebre in ogni genere di dottrina: soggetti tutti nelle greche, latine, e volgari lettere
eccellentissimi, i quali poco tempo dopo si fecero anch’essi del detto numero, prevedendo i gran
frutti, ch’erano per raccogliere la Patria, ed i cittadini suoi amatori della virtù. Nomi de’
fondatori: Giacomo Pagello, Bernardin da Mosto, Pietro Loschi, Francesco Rapa, Orazio
Almerico, Antonio Capra, Giuseppe Ovettaro, Orazio Camozza, Elio Belli, Silvio Belli, Andrea
Palladio, Bernardin Trinagio, Giovanni Battista Garzadore, Agostin Rapa, Valerio Barbarano,
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ENRICO NICCOLINI, Le accademie, in Storia di Vicenza, Vicenza, Angelo Colla Editore, 1990, p. 96
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Giulio Galascin, Francesco Ghellin, Guido Campiglia, Andrea Fossato, Alessandro Massaria et
Vincenzo Magrè
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Tra gli accademici compaiono, oltre ai promotori e fondatori Valerio Chiericati e
Girolamo da Schio, studiosi di medicina come Elio Belli, il conte Da Monte e
Alessandro Massaria, il matematico Silvio Belli, l’umanista Bernardino Trinagio, i
celebri pittori Antonio Fasolo e Gian Battista Maganza, l’architetto Andrea Palladio. A
questi si aggiunsero nel corso degli anni anche personaggi illustri non vicentini quali
Orsato Giustiniani, Battista Guarini, Luigi Groto detto il Cieco d’Adria, Celio Magno,
Angelo Ingegneri e Camillo Camilli. Va ricordato anche Sperone Speroni, designato
dall’Accademia per la scelta del testo da rappresentare in occasione dell’inaugurazione
del Teatro Olimpico, e Torquato Tasso, che fece visita all’Accademia nell’aprile 1589.
Nei primi anni della sua fondazione l’Accademia dimostrò una particolare attenzione e
interesse per gli studi scientifici. Lo statuto accademico approvato il 1 marzo 1556,
infatti, afferma che lo scopo degli accademici era quello di “imparare tutte le scientie, et
specialmente le matematiche, le quali sono il vero ornamento di tutti coloro che hanno
l’animo nobile e virtuoso”. Gli argomenti prediletti durante le discussioni accademiche
riguardavano dunque la matematica, la medicina, l’astronomia, le arti.
L’Accademia, che assunse per “impresa” il corso dei carri di Olimpia e per motto “Hoc
opus hic labor est”, nel primo trentennio di vita non ebbe una propria sede e i suoi
membri si riunivano dapprima a Portanova in casa dei Todeschini, poi nel 1556 si
spostarono a San Francesco Vecchio; successivamente si trasferirono nella casa dei da
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BARTOLOMEO ZIGIOTTI, Memorie dell’Accademia Olimpica, in Biblioteca Civica Bertoliana di
Vicenza, ms. Gonzati 22. 11. 2., c. 1r.
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Porto, lungo le mura di Pallamaio e nella casa di Elio Belli, fino a quando nel 1579
l’Accademia ottenne dalla municipalità la concessione di un luogo adatto alla
realizzazione di una sede stabile e di un spazio teatrale per le rappresentazioni
accademiche all’interno delle “prigioni vecchie” del Castello del Territorio
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. Il progetto
del Teatro Olimpico, considerato il primo esempio di teatro stabile dell’epoca moderna,
venne affidato al celebre architetto Andrea Palladio e la costruzione fu avviata nel
gennaio 1580. In seguito alla morte del Palladio nell’agosto di quell’anno, i lavori
furono perseguiti dal figlio Silla sulla base degli appunti paterni. Più tardi venne
chiamato l’architetto Vincenzo Scamozzi per la realizzazione della scena a prospettive.
A quest’ultimo vengono anche attribuite le contigue sale dell’Odeo e Antiodeo, nonché
il portale d’ingresso. L’inaugurazione del Teatro Olimpico avvenne il 3 marzo 1585 con
la rappresentazione dell’ Edipo re di Sofocle volgarizzato da Orsato Giustiniani e i cori
di Andrea Gabrielli.
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MICHELE MAYLANDER, Storia delle Accademie d’Italia, Bologna, Cappelli, 1926-1930, vol. 4, pp. 109-
120.
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Livio Pagello
La vita
“Livius Pajellus Vir nobilissimus, inter Vicetinos, Academicos, acerrimique Judiccii in
litteris, et in poetica facultate excellens”.
Così Girolamo Giovannini da Capugnano
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, inquisitore di Vicenza dal 1596, ricorda
Livio Pagello in una delle sue integrazioni agli Itinerarii Italiae rerumque Romanarum
di Franciscus Schottus
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Livio Pagello è stato un oratore e poeta vicentino, appartenente all’antica casata dei
Pagello
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, trasferitasi nel 1136 a Vicenza dalla Baviera e dotata del titolo comitale
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Teologo domenicano, correttore ed editore di testi sacri e profani. Nato intorno alla metà del XVI
secolo, morto a Roma nel 1604. Originario di Capugnano (Porretta Terme) nell’Appennino Bolognese.
Priore dei conventi di San Domenico a Bologna (1582) e a Venezia, inquisitore di Vicenza dal 1596. Noto
per la sua attività di espurgatore di libri messi all’indice dall’Inquisizione, nel 1601 viene chiamato ad
integrare a margine la seconda edizione degli Itinerarii Italiae (per i tipi di Francesco Bolzetta e Pietro
Bertelli di Vicenza) di Franciscus Schottus.
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Franciscus Schottus, fratello del grande umanista Andreas Schottus, proveniente da una famiglia agiata
di Anversa, studiò giurisprudenza. Nel 1600 Franciscus Schottus pubblica gli Itinerarii Italiae presso Jean
Moretus di Anversa; il fine della pubblicazione era di fornire ai pellegrini che si recavano in Italia (e a
Roma) in occasione dell’Anno Santo una guida fitta di informazioni pratiche.
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Antichissima famiglia vicentina, che si vuole di origine bavarese e le cui prime memorie certe risalgono
al 1136. La famiglia riconosce come capostipite un Corrado, nobile bavarese, capitano di Enrico VI.
Comunque fin dal XII secolo è ascritta al Nobile Collegio vicentino dei Giudici. La famiglia si distinse
nelle lettere e nelle armi (si veda Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Milano, 1928-
36, vol. 5).