3
Introduzione
La liquidity è stata sempre al centro dell’attenzione dei partecipanti ai mercati
finanziari, tuttavia è diventata oggetto di studio delle ricerche accademiche solo da
qualche anno. Uno dei motivi principali è da ricondurre alla complessità del
fenomeno che si articola su vari livelli e allo stesso tempo, alla sua difficile
misurazione. I paper a riguardo, si focalizzano soprattutto sul concetto di mercati
liquidi, dunque si soffermano sugli effetti. “The word liquidity has so many facets
that is often counter-productive to use it without further and closer definition”.
Charles Goodhart (BdF, 2008)
1
. Non esistono definizioni univoche della liquidity,
ma solo differenti angolazioni di uno stesso fenomeno. Il presente lavoro mira ad
osservare i livelli multidimensionali della liquidity e i suoi aspetti cruciali. La
liquidity può esser vista come un fattore che riduce il rischio, ecco perché gli
investitori potrebbero tuttavia essere propensi a mantenere asset dotati di maggior
liquidità. Così, una maggiore partecipazione, conduce a un’ulteriore liquidità, e più
liquidità, genera a sua volta, altra liquidità - Amihud e Mendelson (1986), Amihud
(2003); Pastor e Stambaugh (2003) . L’accezione di liquidità che tratteremo, è
quella di liquidity intesa come continua convertibilità di un titolo in moneta e
viceversa, in tempi brevi e senza imprevisti. È nel capitale di rischio che si
individua il principale sostegno del processo di crescita di una impresa. Ed è qui che
si inquadra il concetto di rischio di liquidity dell’attivo, strettamente connesso ai
tempi di smobilizzo del portafoglio, che per un investitore istituzionale rappresenta
la componente di maggior importanza dato che va a combinarsi con altre tipologie
di rischio (mercato, credito, ecc) in un complesso rapporto di causa-effetto. Dunque,
occorre imparare ad agire su ciascuna componente per evitare errori clamorosi del
passato come il caso LTCM (Long-Term Capital Management) che rappresenta una
materia di scuola in tema di rischio di liquidità. Gestire il rischio, senza eliminarlo.
In generale, i titoli trattati su mercati regolamentati sono più liquidi, quindi, meno
1
Famoso economista, membro di Bank of England Monetary Policy Committee
4
rischiosi, in quanto più facilmente smobilizzabili dei titoli non trattati su tali
mercati.
Obiettivo centrale del lavoro è imparare a gestire l’after market, ovvero il processo
che da visibilità alle aziende quotate e il ruolo dei mercati, e degli specialisti nel far
ciò.
Più in particolare l’elaborato è strutturato in tre capitoli. Nel primo verranno trattati
i concetti teorici alla base della liquidity. Si va dalle definizioni principali di
liquidity, alle dimensioni della stessa che permettono di definire un mercato
“liquido” con particolare approfondimento di alcune figure centrali del processo,
ossia i market maker (noise trader, dealer, broker). Poiché queste figure agiscono
all’interno dei mercati finanziari, indagheremo tali scenari e le recenti evoluzioni
del mercato. In particolare sono state esaminate le ragioni che spingono un’impresa
a quotarsi e quali sono vantaggi e svantaggi di tale processo che permette alle
imprese di avviare una comunicazione diretta coi mercati finanziari. Allo studio del
mercato finanziario, non può che far da complemento la Teoria dell’Agenzia di
Jensen e Meckling del 1976, accompagnata dall’approfondimento sulle asimmetrie
informative di Myers e Majiluf (1984), Stilglitz e Weiss (1981); e del concetto di
costrizione finanziaria, ossia la presenza di un wedge tra il costo delle risorse
interne e quello delle risorse esterne (La Rocca T. 2007). Due restrizioni alla
crescita di un’impresa che fanno si che le medesime, non ottengono quanto credito
essi vogliono, anche se hanno le capacità e il desiderio di restituire il debito, gli
interessi, e soddisfare tutte le condizioni dei lenders. Parte essenziale del capitolo è
quella riservata agli strumenti a supporto della liquidity, nel senso di strategie che
aumentino la platea degli investitori e basate per lo più attorno al concetto di
informativa, sia volontaria che obbligatoria, per conferire una maggiore efficienza
allocativa dei mercati, e a cui consegue una riduzione del costo del capitale. La
conseguenza di tale percezione è che aziende con elevati livelli di disclosure
possano beneficiare di una maggiore liquidità del titolo.
Nel secondo capitolo sono invece esaminati i risultati riscontrati in letteratura. Si
analizzeranno le evidenze empiriche sulla liquidity, che enfatizzano e
5
approfondiscono l’importanza della stessa, in questa epoca storica, che a partire
dalla fine del 2006 si è contraddistinta per l’emergere dell’insolvenza nei settori dei
mutui, e la difficoltà nel valutare il valore degli strumenti derivati.
Infine un’analisi empirica in Italia condotta su un campione di n imprese per
intravedere eventuali opportunità d’investimento, selezionando le migliori
controparti o emittenti che possano dare garanzie di solidità anche in condizioni
difficili del mercato.
6
CAPITOLO 1
CONCETTI TEORICI ALLA BASE DELLA LIQUIDITY
Il seguente capitolo mira dapprima ad investigare i profili teorici della liquidity, la
cui complessità rende difficile definire un quadro aggregato, per poterla poi trattare
come determinante del valore di un’impresa e ricercare i modi attraverso cui
incrementarlo. La sua multidimensionalità non permette infatti, di catturare
attraverso una singola misura tutti gli aspetti della liquidity, e le ricerche
accademiche si focalizzano principalmente sullo studio dei mercati liquidi. Si va
dalle definizioni principali di liquidity, alle dimensioni della stessa che permettono
di definire un mercato “liquido”, con particolare approfondimento di alcune figure
centrali del processo, ossia i market maker (noise trader, dealer, broker). Poiché
queste figure agiscono all’interno dei mercati finanziari, indagheremo tali scenari e
le recenti evoluzioni del mercato in cui il processo di de-levering e de-risking dei
portafogli degli ultimi anni, ha spinto al ribasso, in particolare le quotazioni dei
titoli più illiquidi e rischiosi, assistendo a un fenomeno di ampliamento degli spread
nei diversi mercati. In particolare sono state esaminate le ragioni che spingono
un’impresa a quotarsi e quali sono le contropartite di tale processo che permettono
alle imprese di avviare una comunicazione diretta coi mercati finanziari, dove
occorre prendere le distanze dall’ipotesi di mercati perfetti di Modigliani e Miller.
Allo studio del mercato finanziario, non può che far da complemento la Teoria
dell’Agenzia di Jensen e Meckling del 1976, accompagnata dall’approfondimento
sulle asimmetrie informative di Myers e Majiluf (1984), Stilglitz e Weiss (1981);
una delle principali cause del fallimento del mercato (dato che migliori
informazioni, possono avere un ruolo cruciale nel ridurre i vincoli finanziari), e del
concetto di costrizione finanziaria, ossia la presenza di un wedge tra il costo delle
risorse interne e quello delle risorse esterne (La Rocca T. 2007). Una volta
esaminato l’aspetto più teorico, si passa poi ad un profilo più dinamico in cui si
guarda alle determinanti della liquidity, in particolare alle strategie per aumentare la
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liquidity delle security di un’impresa e per diminuire il costo del capitale attraverso
una serie di strumenti diretti ed indiretti, con un’ approfondimento particolare alle
strategie di disclosure. Viene così sviluppata un’analisi che prevede una rassegna
dei principali modelli di comunicazione finanziaria e il ruolo di questa nella
riduzione del costo del capitale. L’ipotesi adottata dagli studi che si sono focalizzati
sull’aumento della liquidity del titolo, in conseguenza della disclosure, si fonda sulla
riduzione delle asimmetrie informative tra investitori informati e non informati, per
cui gli investitori diventano più fiduciosi circa il fatto che le azioni siano negoziate
a un prezzo equo. E dall’ analisi della disclosure, prende spunto la formulazione
delle ipotesi di ricerca.
1.1 Definizione di liquidity
È alquanto difficile misurare e catturare il valore intrinseco del termine liquidity,
poiché non esiste una definizione univoca e ampiamente accettata nel linguaggio
economico. Ciò che è comune in tutti i paper, è la liquidity intesa come, possibilità
di negoziare strumenti finanziari in breve tempo e con costi di transazione
contenuti. Una delle prime definizioni di liquidity viene da uno dei padri
dell’economia classica, Keynes (1935) che ne promuove una visione negativa,
secondo cui l’abilità di vendere e comprare asset in maniera immediata, conduce a
un mercato dei capitali, basato su un orizzonte temporale eccessivamente breve e
incline all’instabilità. L’eccessivo culto della liquidity è il risultato più antisociale
dei programmi di investimento, delle istituzioni finanziarie, dove, a creare ricchezza
è solo la liquidity, perché utile non a tutta la comunità, ma solo ad alcuni suoi
membri. Tobin (1978) invece, sostiene con forza l’ipotesi secondo cui la liquidità
può mettere a repentaglio i meccanismi base di funzionamento del mercato per via
della velocità con cui avvengono gli scambi, dei costi di transazione più bassi, dei
prezzi tenuti in linea, in maniera istantanea, col resto del mondo. Mostrò pertanto
una certa preoccupazione nel definire “efficiente” un mercato dotato di tutte queste
caratteristiche. Summers (1989) asserisce che la liquidity genera instabilità e
8
incoraggia una speculazione destabilizzante. Coffe e Bhide (1991), osservando le
politiche intraprese dai mercati statunitensi si focalizzano su aspetti positivi
derivanti da una spinta alla liquidazione, come un tentativo per ottenere portafogli
maggiormente diversificati e guadagnare più velocemente. Paradossalmente le
stesse politiche, compromettono la governance, dissuadendo da forme di
investimento attive. Per questi autori, le recenti difficoltà di Enron e Parmalat sono
naturali conseguenze di mercati liquidi in cui gli investitori si preoccupano
solamente di vendere e comprare, anziché investire nei fondamentali processi
economici. Tuttavia col passare del tempo si sono affermate anche prospettive dal
taglio positivo che sorpassano le precedenti versioni. Schmukler, Yeyati Van Horen
(2007) definiscono un “mercato liquido”, come luogo in cui, i partecipanti possono
eseguire immediatamente, transazioni di grandi volumi senza significativi impatti
sul prezzo. La liquidity è un argomento altamente determinante per i partecipanti al
mercato, quando questi decidono quali investimenti effettuare. Questa, fornisce loro
maggiore sicurezza, e diminuisce il rischio di perdite nel momento in cui decidono
di intraprendere transazioni di grandi volumi (come Schmukler et al affermano
sopra). Stahel (2004), sostiene che a causa dell’integrazione dei mercati azionari, gli
investitori tenderebbero a muovere i lori capitali laddove si attendono ritorni molto
alti nei loro investimenti. La presenza di mercati azionari liberalizzati e integrati
può esser spiegata attraverso il grande incremento nei movimenti dei capitali degli
ultimi 30 anni. Sotto una prospettiva di liquidity, un mercato poco liquido consente
alti ritorni, a causa dell’alta volatilità dei prezzi, che a sua volta implica alto rischio.
La liquidità dei mercati varia nel tempo, molto velocemente, per cui, il non poter far
previsioni è altresì, un’altra forma di rischio. Pastor e Stambaugh (2003), invece,
misurano la liquidity del mercato azionario osservando l’impatto dei prezzi e dei
volumi scambiati. In uno dei loro primi studi, Amihud and Mendelson (1986),
misurarono il legame tra liquidity del mercato e guadagni dei mercati azionari.
Bortolotti (2004), afferma che la liquidità è un aspetto fondamentale dello sviluppo
dei mercati azionari e che questa sembra essere sensibile all’ammontare di azioni
vendute ai dettaglianti (retailer investor), il cui scambio, riduce la selezione
9
avversa. Gli studi accademici si sono concentrati soprattutto sull’aspetto di “mercati
liquidi” e la sua importanza nel funzionamento dei medesimi. C’è una covarianza
positiva tra liquidity individuale delle azioni e tutta la liquidity del mercato. Chordia
e altri (2000, 2005) hanno documentato che la liquidità è correlata nei mercati a tutti
i livelli, sia con titoli privati che titoli statali.
Autori Definizione
Amihud e Mendelson (1988) “Liquidity is what markets are all about”
Goodhart (2008)
“The word liquidity has so many facets that is
often counter-productive to use it without
further and closer definition”
Schmukler, Yeyati, Van Horen, (2007)
“Liquid market as one where market
participants can promptly execute large
volume transaction without significant price
impact”
Bortolotti et al. (2004)
“Liquidity is the fundamental aspect of stock
market development. Liquidity appears to be
sensitive to the amount of shares sold to retail
investors, whose trading reduces the adverse
selection”
Chordia (2000, 2005) “Liquidity is correlated across markets”
Keynes (1935)
“Of all the maxims of orthodox finance none,
surely, is more anti-social than the fetish of
liquidity, the doctrine that is a positive virtue
on the part of investment institutions to
concentrate their holdings of liquid
securities’”
Summers (1989)
“Excessive liquidity actually encourages
destabilizing speculation”
Coffee e Bhide (1991)
“The liquidity promoted by U.S. policies has
obvious benefits: investors can encash their
assets quickly and diversify cheaply. The
same policies, however impair corporate
governance”
Fonte: Nostra elaborazione
Tabella 1.1. - Più importanti definizioni di liquidity
10
1.1.1 Caratteristiche della liquidity sui mercati finanziari
La definizione di liquidity va al di là del saper gestire il proprio capitale, dentro e
fuori dal mercato, in maniera efficiente, ovvero riducendo al minimo i costi di
transazione e l’impatto sui prezzi dei titoli. La partecipazione di molti attori ai
mercati finanziari dipende dai mercati stessi, e dalla facilità con cui questi titoli
possono esser scambiati creando una sorta di circolo virtuoso. La nozione di mercati
liquidi inizia a prendere forma con Keynes (1930) ed è trascorso molto tempo
affinché si arrivasse a una definizione consensuale; anche se sostanzialmente sono
tutti concordi nell’affermare che un mercato è liquido quando il costo di vendere e
comprare azioni è basso. Amihud e Mendelson (1986), mostrano che i partecipanti
al mercato sono favorevoli a pagare, pur di ottenere in cambio liquidity, misurata
attraverso il Bid/Ask spread. I due autori mostrano la presenza di una relazione
positiva tra ritorni attesi e spread, suggerendo che il costo di acquisire il capitale, è
più basso per quelle imprese dotate di titoli liquidi (securities). Un altro filone
invece, si concentra sulle asimmetrie informative, definendo mercati illiquidi quelli
caratterizzati da informazioni private disponibili solo ad alcuni agenti interni
all’impresa (Glosten e Milgrom 1985). Ad esempio Seyhun (1986) mostra come il
fenomeno dell’insider trading precede cambiamenti anormali nei prezzi delle loro
azioni. Ciò suggerisce che il livello di insider trading proprietario (insider
ownership) in un’azienda, può influenzare la liquidity delle azioni. Bhide (1993)
sostiene che gli stockholder che riducono i costi di monitoraggio dei manager,
possono ridurre i costi di liquidità, aumentando le asimmetrie informative. In
contrasto, Maug (1998) suggerisce che benché un mercato liquido riduce l’incentivo
degli shareholder al monitoraggio dei manager (dal momento che gli permette di
uscire dal mercato più facilmente), rende anche più facile ottenere azioni aggiuntive
e al minor costo, così da mantenere grosse partecipazioni. Studi recenti asseriscono
che, assunzioni fondamentali dei mercati liquidi sono: l’esistenza di un gran numero
di compratori e venditori, l’abilità di eseguire transazioni future allo stesso prezzo
delle precedenti, capacità del mercato di assorbire grandi transazioni senza
11
significativi impatti sui prezzi. Si tratta di un fenomeno da osservare da più punti di
vista. Di sicuro il più ovvio, è l’abilità di scambiare. Oltretutto, Fernandez (1999)
richiama l’attenzione sul fatto che “un mercato liquido, (come Keynes sottolinea),
incorpora elementi chiave imprescindibili, come: volume delle transazioni, tempo e
costi di transazione”. L’interesse accademico si concentra soprattutto sulle proprietà
della liquidity e del suo funzionamento nei mercati. C’è una covarianza positiva tra
la liquidity delle singole azioni e quella del mercato in cui sono collocate. Allo
stesso tempo, la letteratura economica registra una relazione negativa tra liquidity e
asset price (Acharya e Pedersen 2005).
Fonte: Nostra elaborazione
In questa figura a parallelepipedo si è voluto racchiudere la multidimensionalità dei
mercati liquidi, abbinando a ciascuna faccia dell’esaedro un suo livello. È cosi
infatti che dobbiamo pensare un mercato liquido, ossia un parallelepipedo in cui in
ogni vertice si incontrano i tre spigoli che per Von Wyss sono: solidità, profondità,
resilienza e tempo dello scambio (qui se ne aggiunge un quarto spigolo), mentre per
gli altri tre (Garbade, Kyle, Harris), abbiamo: resilienza, spread e profondità. Il
profondità
s
p
r
e
a
d
trading time
solidità
resilienza
Figura 1- Come immaginare un mercato liquido
12
volume del poliedro, dato dal prodotto dell’area di una delle sue facce, per la
distanza tra, il piano contenente tale faccia e quella opposta, immaginiamo essere
proprio la liquidity, cosi da rendere l’idea di come essa si articoli su più livelli.
Guardando ai vertici, se facessimo aumentare l’altezza della figura, ossia dilatando
gli spread, non creeremo altro che terreno fertile per l’arbitraggio, proprio perché i
prezzi degli spread si muovono allo stesso modo dei prezzi di Borsa, per cui
eventuali disallineamenti tra questi due prezzi aprirebbero la strada all’arbitraggio
con possibili perdite per il broker. Paradossalmente, un aumento della resilienza,
che ho collocato frontalmente allo spread, non può che ripristinare inconvenienti
derivanti da innalzamenti degli spread, magari attraverso una standardizzazione dei
contratti e l’uso di controparti centrali per la compensazione, vagliati da una
regolamentazione efficace.
2
Se il mercato è molto profondo, il parallelepipedo si
allargherà, ospitando un maggior numero di transazioni, proprio perché è possibile
un maggior numero di scambi, che faranno abbassare i prezzi, grazie a un maggior
numero di offerte. Invece, un aumento della solidità (tightness), è indice di aumento
della liquidità, per via di maggiori turnover, specie sui mercati a termine
3
e a pronti.
Infine il trading time, ossia la frequenza delle transazioni non può che accrescere la
liquidità sui mercati.
Considerando che la liquidity è un fenomeno multidimensionale è impossibile
analizzarla sotto un’unica dimensione. Von Wyss (2004) definisce quattro
importanti dimensioni, proprie dei mercati liquidi:
Resilienza (Resiliency): abilità di vendere e comprare un certo ammontare di
asset con la minima influenza sul prezzo di quotazione. Mentre la profondità
concerne solo i volumi dei migliori Bid/Ask, la resilienza prende in
considerazione l’elasticità di domanda e offerta. Dong, Kempf e Yadav (2007)
concludono che la resilienza misura quanto velocemente i prezzi ritornano ai
livelli precedenti lo scambio di grandi volumi. Hasbrouck (2003), sostiene che
2
Dossier del Governo in vista del G20 di Londra, Marzo 2009
3
Ossia il mercato dei forward. Comprende tutte le operazioni di acquisto e vendita, con valuta di
regolamento diversa dallo spot con scadenze stabilite e scambi prefissati.
13
la resilienza dei mercati mostra il costo associato alle transazioni o il costo
dell’immediatezza.
Tempo dello scambio (Trading time): abilità di eseguire una transazione
nell’immediatezza, al prezzo corrente. Il tempo di attesa degli scambi è una
misura dell’immediatezza.
Profondità (Depth): abilità di vendere e comprare gli asset senza influenzare i
prezzi di quotazione. Un segno di illiquidità, può essere conseguenza di una
fase avversa del mercato, sull’impatto dei prezzi. La profondità è caratterizzata
dall’esistenza di un gran numero di ordini venduti e scambiati con piccole
variazioni nei prezzi.
Solidità (Tightness): abilità di vendere e comprare un certo ammontare di
asset allo stesso prezzo e allo stesso tempo. Hasbrouck (2003) asserisce che la
solidità misura il costo associato alle transazioni e all’immediatezza. Misure
della solidità, le differenti versioni degli spread.
RESILIENZA
Abilità di vendere e comprare un certo ammontare di asset
esercitando una minima influenza sul prezzo di quotazione
TEMPO DELLO
SCAMBIO
Abilità di eseguire una transazione nell’immediatezza, al prezzo
corrente
PROFONDITÁ
Abilità di vendere e comprare asset senza subire variazioni nei prezzi
correnti
SOLIDITÁ
Abilità di vendere e comprare un ammontare di asset allo stesso
prezzo, e allo stesso tempo
Fonte: Von Wyss (2004)
Un’altra interessante classificazione è quella seminale, frutto dei lavori di Garbade
(1982), Kyle (1985), e Harris (1990) che identificano tre principali dimensioni dei
mercati liquidi:
Tabella 1.2 - Dimensioni dei mercati liquidi.
14
Spread: spesso misurato dalla quotazione base del Bid/Ask, o da quella base
degli scambi, misura i costi di transazione per investitori pubblici.
Profondità (Depth): l’abilità del mercato di assorbire ordini di grandi volumi
col minimo impatto sui prezzi, misurata dal Lambda di Kyle.
Resilienza (Resiliency): quanto velocemente, gli errori nei prezzi degli scambi,
causati da disinformazione, vengono eliminati, attraverso le azioni correttive
dei value trader,dealer e altri partecipanti al mercato.
.
Fonte: Garbade (1982), Kyle (1985), Harris (1990)
Benché delle prime due dimensioni vi sono forti evidenze empiriche, di resilienza
sorprendentemente, non ci sono indagini empiriche benché questa fornisce una
chiave di lettura intuitiva sulla natura dei mercati liquidi. È una misura della
dimensione temporale della liquidità, allo stesso modo in cui, lo spread è misura
della dimensione del prezzo, e la profondità della dimensione quantitativa.
SPREAD
Spesso misurato dalla quotazione base del Bid/Ask, o da quella
base degli scambi, misura i costi di transazione per investitori
pubblici
PROFONDITÁ
L’abilità del mercato di assorbire ordini di grandi volumi col
minimo impatto sui prezzi, misurata dal Lambda di Kyle
RESILIENZA
Quanto velocemente, gli errori nei prezzi degli scambi, causati
da disinformazione, vengono eliminati, attraverso le azioni
correttive dei value trader, dealer , e altri partecipanti al mercato
Tabella 1.3- Dimensione dei mercati liquidi