3 
Introduzione 
Il lavoro di quest’elaborato tratta la questione del genere, oggi ampiamente discussa 
da esperti e non, alcuni dei quali si scagliano contro la lingua considerandola causa della 
disparità tra uomo e donna. Tale pensiero prende vita dai movimenti femministi 
sviluppatisi negli Stati Uniti d’America a partire dagli anni Settanta, in cui si 
evidenziarono usi linguistici di stampo sessista. La stessa situazione si ebbe anche in 
Italia, in particolare con le proposte di Alma Sabatini (1922-1988), linguista e attivista 
italiana per i diritti civili, la quale contribuì a diffondere in Italia gli ideali provenienti dal 
movimento femminista nordamericano
1
. Sabatini elaborò il pensiero riguardante il 
carattere sessista della lingua italiana e i consigli per un uso non discriminante di essa 
negli scritti: Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana: per la scuola 
e per l’editoria scolastica (1986) e Il sessismo nella lingua italiana (1987). 
Negli ultimi anni, il pensiero in questione si è trasformato in un acceso dibattito 
incentrato sull’accusa al genere grammaticale come causa di discriminazione. A tal 
proposito, si propone l’introduzione del genere neutro nella lingua italiana, attraverso la 
sostituzione delle desinenze utilizzate per indicare il maschile e il femminile, con una 
nuova desinenza con accezione neutra per eliminare il binarismo di genere. L’apice della 
questione si raggiunse a partire dal 2019, quando Vera Gheno, sociolinguista e autrice 
italiana, propone nel suo libro Femminili singolari. Il femminismo è nelle parole la 
possibilità di usare lo schwa (ə). Il dibattito prende vita ed esce dalla cerchia degli 
specialisti, raggiungendo così un pubblico più vasto, con la pubblicazione su ‘La Stampa’ 
di un articolo a cura di Mattia Feltri, sarcasticamente intitolato Allarmi siam fascistə
2
, in 
cui esplicita il suo disappunto a riguardo. La questione diventa, dunque, d’interesse 
pubblico. 
Numerosi movimenti, studiosi o anche solo appassionati, spesso, si sono scagliati 
contro la lingua italiana definendola sessista, soprattutto a causa dell’uso del maschile 
non marcato, tipico dell’italiano. Da qui le diverse osservazioni secondo cui, la 
condizione della donna nella società odierna e la questione del gender-gap
3
, ovvero la 
 
1
 Sabatini, Alma. In Treccani - Enciclopedia dell’italiano 
2
 Cfr. Mattia Feltri (25 Luglio 2020). Allarmi siam fascistə. La Stampa. 
https://www.lastampa.it/topnews/firme/buongiorno/2020/07/25/news/allarmi-siam-fasciste-1.39122109/ 
3
 «Divario tra generi; con particolare riferimento alle differenze tra i sessi e alla sperequazione sociale 
e professionale esistente tra uomini e donne» Gender gap in Treccani - La cultura Italiana – Vocabolario
4 
disparità esistente tra uomo e donna ed in particolare la condizione di inferiorità della 
donna, derivino appunto dalla lingua. Talvolta però, si è giunti a queste conclusioni 
analizzando solo una o poche lingue, o addirittura ipotizzando teorie senza solide basi. 
In realtà, come sostenuto da Luraghi, Olita (2006: 28), anche nelle lingue in cui la 
distinzione si fonda principalmente sulle categorie maschile e femminile, non vi è una 
correlazione sistematica tra sesso biologico e genere grammaticale. Inoltre, esistono 
paesi, in cui nonostante la lingua non distingua alcun genere grammaticale, la donna si 
trova comunque in una condizione di forte disparità rispetto all’uomo. Ne è un esempio 
il fārsi, lingua persiana parlata in Iran, la quale non presenta alcuna distinzione di genere
4
, 
ma nonostante la lingua non veicoli alcuna informazione che possa essere considerata 
discriminante, le donne subiscono una fortissima discriminazione culturale. È il caso di 
Mahsa (Zina) Amini, arrestata dalla ‘polizia morale’ poiché aveva una ciocca di capelli 
fuori dal velo, torturata e morta pochi giorni dopo. Le proteste nate in Iran dopo questo 
episodio generarono solo l’arresto, la tortura e la morte di moltissime altre donne
5
. Inoltre, 
secondo il Rapporto 2022-2023 sulla situazione dei diritti umani nel mondo redatto da 
Amnesty International Italia, in Iran è presente un disegno di legge sulla “difesa della 
dignità e la protezione delle donne contro la violenza”, il quale è all’esame da oltre un 
decennio e ancora bloccato in parlamento.  
I legislatori non hanno riveduto il documento al fine di definire la violenza domestica come 
un reato distinto, criminalizzare lo stupro maritale e il matrimonio precoce o garantire pene 
proporzionate alla gravità dei crimini commessi per gli uomini che uccidono mogli o figlie.
6
 
Questi sono alcuni dei motivi per cui non è possibile giungere a conclusioni affrettate, 
definendo sessista un sistema di lingua e ridurre ad esso le colpe del divario esistente tra 
uomo e donna.  
Di fatto, nel primo capitolo ci soffermeremo sul genere grammaticale e sistemi di 
genere di lingue diverse, poiché senza tale considerazione, non è possibile valutare se 
 
4
 «Persian is a language with no gender distinction other than the distinction indicated by lexical means. 
[…] As a result of this, nouns do not have gender-specific articles or endings and undergo no inflection in 
different cases». Yousef (2018: 25). 
5
 Il Rapporto 2022-2023 sulla situazione dei diritti umani nel mondo (2023). Amnesty International 
Italia. 
6
 Iran: le violazioni dei diritti umani accertate nel 2022. (2023). In «Il Rapporto 2022-2023 sulla 
situazione dei diritti umani nel mondo». Amnesty International Italia.
5 
l’uso del genere grammaticale possa causare pregiudizi sociali (Luraghi, Olita 2006: 13). 
Inoltre, ci soffermeremo sulla nascita del femminile nelle lingue indoeuropee, di 
fondamentale importanza per comprendere l’uso del maschile come genere non marcato 
nella lingua italiana. 
Il secondo capitolo tratta dell’ipotesi Sapir-Whorf, sulla quale si fonda la teoria del 
dibattito linguistico in corso. Questa teoria, infatti, ipotizza che la lingua influenzi il 
pensiero dei parlanti: di conseguenza sarebbe necessario modificarla per non incorrere in 
pregiudizi e discriminazioni.  
Nel terzo capitolo entriamo nel cuore della questione, in cui metteremo in luce la 
situazione della donna nella società, in relazione alle problematiche linguistiche 
analizzate a partire dalle teorie femministe. È vero, infatti, che attraverso l’uso della 
lingua trasmettiamo continuamente moltissime informazioni, anche sulla questione di 
genere. Ne è un esempio la difficoltà nella lingua italiana ad utilizzare il genere femminile 
per quanto riguarda le cariche lavorative più prestigiose. Sostantivi come ministra, 
avvocata, rettrice non sono grammaticalmente scorretti, ma il loro uso ancora oggi è 
molto limitato. Ci soffermeremo, dunque, sulle motivazioni di tali fenomeni, le varie 
soluzioni proposte per un ‘linguaggio inclusivo’ e le possibili scelte per migliorare il 
modo di parlare dei parlanti senza stravolgere o accusare un sistema di genere di una 
lingua.
6 
1 Il genere  
Il fulcro di tale dibattito non è il genere grammaticale in quanto tale, bensì la sua 
correlazione con il genere sociale. La parola stessa, infatti, è divenuta negli ultimi anni 
motivo di fraintendimenti, data la sua polisemia.  
Con il termine ‘genere’
7
, a livello linguistico, intendiamo un sistema di classificazione 
dei sostantivi secondo criteri stabiliti dalla lingua, come definito da Luraghi, Olita (2006: 
13): 
Con la parola ‘genere’ nella descrizione delle lingue si intende di norma il genere 
grammaticale, cioè il sistema di classificazione in base al quale diciamo per esempio che la 
parola sedia è femminile, mentre la parola libro è maschile. 
Nel corso degli ultimi anni, il termine
8
 ha preso una nuova accezione facendo riferimento 
alla definizione di ‘sesso’, inteso come sesso biologico e/o sociale (Ibid.). Con ‘sesso 
biologico’ intendiamo quelle caratteristiche secondo cui un individuo è definito maschio 
o femmina: 
Il complesso dei caratteri anatomici, morfologici, fisiologici (e negli organismi umani anche 
psicologici) che determinano e distinguono tra gli individui di una stessa specie, animale o 
vegetale, i maschi dalle femmine e viceversa (Vocabolario Treccani)
9
. 
A livello sociale, la parola ‘genere’
10
, assume ancora un altro significato, ovvero tutti 
quegli stereotipi socioculturali «che sottostanno alla divisione sociale dei compiti e dei 
lavori e al conseguente consolidarsi di norme che regolano i processi di socializzazione 
di uomini e donne (e tra uomini e donne) a vari livelli» (Luraghi, Olita 2006: 28). Ad 
esempio, ci si stupisce quando un'azienda di successo è gestita da una donna, magari 
moglie e madre o si presume che sia una madre, e non un padre, a prendere il congedo 
parentale.  
Questi significati relativamente nuovi del termine ‘genere’ derivano dal 
corrispondente inglese ‘gender’, sviluppatisi attraverso i Gender Studies apparsi negli 
Stati Uniti negli anni '70 sotto l'influenza dei movimenti femministi (Fusco 2022: 17-18).  
 
7
 Genere grammaticale 
8
 Genere naturale 
9
 Sèsso in Treccani - La cultura Italiana - Vocabolario  
10
 Genere sociale
7 
Data la molteplicità di significati assunti dalla parola ‘genere’, spesso si tende a 
travisare quella effettiva del genere grammaticale, considerandolo collegato al genere 
naturale o sociale. Il dibattito su cui ci soffermeremo ne è un chiaro esempio; infatti, 
essendo la maggior parte delle lingue europee basate su sistemi di genere grammaticale 
in cui la classificazione avviene tra maschile e femminile, molti studi si sono soffermati 
sull’ipotesi di una correlazione esistente tra genere grammaticale e sociale (Luraghi, Olita 
2006: 13). 
1.1 Che cos’è il genere grammaticale? 
 I generi, come definiti da Hockett, sono classi di sostantivi che si riflettono nel 
comportamento delle parole ad essi associati (1958: 231)
11
.  
La parola “genere”, dal latino genus, il cui significato comprendeva concetti come 
‘tipo’ o ‘specie’, è usata non solo per le classi di sostantivi precedentemente citate, ma 
anche per riferirsi all’intera categoria (Corbett 1991: 1-6). 
Il numero di generi o classi nominali presenti nelle diverse lingue sono molto variabili, 
esistono infatti lingue a due generi, come l’italiano
12
 ed il francese; lingue senza genere, 
come il turco e l’ungherese e lingue con moltissime classi nominali, come le lingue bàntu, 
tra cui lo swahili con quindici generi. La distinzione tra generi e classi nominali si 
sviluppò alla fine del XIX secolo, quando i linguisti attraverso i primi studi di africanistica 
constatarono l’esistenza di generi molto complessi e diversi da loro; da qui la distinzione 
di genere, quando ci si riferisce ad un numero ridotto di classi con accordo nei pronomi 
anaforici e classi nominali quando ci si riferisce ad un numero superiore di classi e con 
fenomeni di accordo più complessi.  
È importante sottolineare che il genere espresso non corrisponde sempre al sesso dei 
referenti extralinguistici, come accade nel caso della lingua italiana con il genere maschile 
e femminile, ma esistono differenti criteri, ad esempio animato/non animato o 
umano/animale, come nel caso della lingua tamil o criteri basati su consistenza e forma, 
 
11
 «Genders are classes of nouns reflected in the behavior of associated words». Hockett (1958: 231).  
12
 «L’italiano, diversamente dal latino, non dispone di elementi morfologici che possano contrassegnare 
un genere diverso dal maschile e dal femminile […] L’italiano ha due generi grammaticali, il maschile e il 
femminile, ma non il neutro, così come, nella categoria grammaticale del numero, distingue il singolare dal 
plurale, ma non ha il duale, presente in altre lingue, tra cui il greco antico» D’Achille, P. (2021). Un 
asterisco sul genere. Accademia della Crusca.
8 
come nel caso dello swahili, in cui tra le varie classi ritroviamo anche una distinzione tra 
liquidi e solidi.  
Inoltre, le lingue sono continuamente soggette a mutamenti e nel corso del tempo è 
possibile anche perdere o acquisire uno o più generi, com’è accaduto ad alcune lingue 
indoeuropee, ad esempio le lingue neolatine come l’italiano ed il francese, le quali hanno 
perso il genere neutro, l’inglese che ha perso il genere come categoria grammaticale e le 
lingue slave
13
 che hanno introdotto nuovi sottogeneri. (Corbett 1991: 2). Il gruppo slavo, 
difatti, presentava originariamente un sistema a tre generi grammaticali quali maschile, 
femminile e neutro, ma nel corso del tempo ha aggiunto un sottogenere, il maschile 
animato (Luraghi, Olita 2006: 27). Alcune lingue appartenenti a questo gruppo hanno a 
loro volta ampliato ulteriormente il sistema di generi. Ad esempio, il russo presenta un 
sistema a tre generi - maschile, femminile e neutro – ognuno dei quali ha due sottogeneri, 
animato e inanimato (Corbett 1991: 34).   
1.2 L’accordo 
L’accordo, come definito da Steele (1978: 610)
14
, si riferisce a una covarianza 
sistematica tra una proprietà semantica o formale di un elemento e una proprietà formale 
di un altro. Il primo elemento è definito da Corbett controller, mentre il secondo è detto 
target (Corbett 1991: 45, 150-160) 
(1) Mia sorella è andata al mare 
Nella frase (1) possiamo notare che ‘sorella’, sostantivo di genere femminile della 
lingua italiana rappresenta il controller, mentre tutti gli altri elementi che accordano con 
il genere femminile sono i target: l’aggettivo possessivo femminile ‘mia’ e la forma 
verbale ‘andata’.  
I sistemi di accordo tra lingue sono molto diversi, ad esempio nella lingua italiana 
l’accordo interessa i determinanti ed i modificatori del nome, mentre nella lingua inglese 
l’accordo interessa solamente i pronomi ed i possessivi di terza persona singolare 
(Luraghi, Olita 2006: 21). 
 
13
 Famiglia linguistica indoeuropea, generalmente divisa in tre grandi gruppi: lo slavo orientale, con il 
russo, l'ucraino e il bielorusso; lo slavo occidentale, con il polacco, il casciubo, il sorabo, il ceco, lo slovacco 
e l'estinto polabico; lo slavo meridionale, con il bulgaro, il macedone, il serbo, il croato e lo sloveno. Slave, 
lìngue. In Treccani – Enciclopedia dell’italiano 
14
 «The term agreement commonly refers to some systematic covariance between a semantic or formal 
property of one element and a formal property of another» Steele (1978: 610).