3
Introduzione
Obiettivo del presente lavoro è analizzare le pratiche di lettura e comprensione
dei testi scritti e del loro ruolo nell’apprendimento dell’italiano L2. In particolare,
l’attenzione sarà rivolta alla necessità degli apprendenti immigrati di inserirsi
nella nostra società e apprendere una nuova lingua, strumento essenziale sia per
comunicare, sia per partecipare alla vita sociale.
Partendo dal concetto di competenza comunicativa verranno descritte le
abilità linguistiche, produttive (scrivere, parlare) e ricettive (leggere, ascoltare),
che traducono la competenza comunicativa nel “saper fare lingua”. Tra le quattro
language skills si approfondirà in modo particolare l’abilità di lettura, in quanto è
un processo correlato alla lingua, sviluppa l’abilità di comprensione ed esige
l’assimilazione simultanea di modelli di struttura e di significato molto al di sopra
del livello della parola. Oltre alla descrizione delle principali tecniche e strategie
applicate alla lettura, si dedicherà ampio spazio al ruolo del testo, nello specifico
del testo letterario, come strumento di apprendimento linguistico.
Successivamente, saranno illustrate schematicamente le caratteristiche
delle principali e più recenti indagini condotte sulla reading literacy. Partendo da
un’indagine a livello europeo e internazionale della rete Eurydice, si giungerà al
caso specifico dell’Italia, con particolare riferimento ai contesti IEA PIRLS e
OCSE PISA. Mentre le indagini IEA PIRLS si sono concentrate sulla competenza
in lettura sviluppate in ambito scolastico, l’OCSE si è interessata maggiormente
della funzione strumentale della lettura, e di conseguenza si è concentrata anche
sulla popolazione immigrata. Alla descrizione dei principi teorici alla base delle
diverse indagini saranno affiancati alcuni dati relativi all’aspetto pratico delle
stesse, con l’obiettivo di rapportare questi dati ad eventuali, possibili esperienze di
didattica della lettura nei vari contesti educativi.
In seguito, si passerà al caso specifico della reading literacy in L2 per gli
studenti immigrati. Partendo dalla descrizione del rapporto tra gli immigrati e la
4
lingua italiana, si illustrerà uno studio sperimentale, svolto presso l’Università di
Bologna, sugli effetti della modificazione testuale per facilitare la lettura e la
comprensione in L2 approfondendo il tema della leggibilità dei testi. Si discuterà
anche delle certificazioni di competenza di italiano L2, con particolare riferimento
alla tipologia dei testi utilizzati nelle prove oltre che fornire, nell’ambito specifico
della reading ability, una descrizione (anche grafica) di come sono strutturate le
prove di comprensione di lettura.
Un ultimo momento della riflessione sarà dedicato alla lettura come progetto
interculturale. Oggi, la presenza di stranieri/immigrati non si registra solo nelle
scuole ma anche nelle biblioteche italiane alcune delle quali organizzano corsi di
lingua italiana per stranieri attraverso laboratori di lettura. Prima di analizzare
nello specifico alcune delle indagini condotte al fine di scoprire cosa leggono gli
immigrati, si analizzerà il ruolo delle biblioteche in una prospettiva interculturale
intese come luoghi in cui leggere la lingua italiana rappresenta non solo uno
strumento di apprendimento linguistico ma anche di integrazione e
interculturalità.
5
CAPITOLO PRIMO
LE COMPETENZE COMUNICATIVE
E LA LETTURA COME LANGUAGE SKILL
1. Il “saper fare lingua” tra abilità e competenze
L’approccio alla conoscenza linguistica maggiormente seguito negli ultimi
anni e che ha dato notevoli risultati è sicuramente quello comunicativo
1
, in cui la
lingua viene intesa come un insieme di “scopi” da raggiungere, come sistema per
entrare in relazione con l’altro e con il mondo. Per favorire lo sviluppo delle
capacità, della conoscenza, delle abilità linguistiche e della padronanza di una
serie di comportamenti efficaci ed appropriati, è basilare mettere il parlante in
condizione di saper affrontare diverse situazioni comunicative. In questo modo, i
vari aspetti della lingua vengono trattati, dal punto di vista della comunicazione,
con l’intento di portare l’apprendente ad essere in grado di fronteggiare diversi
contesti di scambio linguistico.
L’approccio comunicativo (peraltro riconosciuto anche da enti ufficiali che si
occupano dell’apprendimento linguistico) prevede che la lingua sia perseguita in
maniera totale, trattando tutte le competenze e abilità che la compongono
2
.
La cultura delle abilità linguistiche nasce in Italia tra gli anni Sessanta-Settanta in
un clima molto fervido e complesso. Nasce dalla crisi di un modello ancorato ad
un ideale di “bella lingua”, fortemente normata, in cui la complessità del
linguaggio si riduceva al semplice uso della lingua verbale, e ulteriormente
semplificato dalla pratica della scrittura rispetto all’orale. A partire dalla fine degli
1
P.E. Balboni, Le sfide di Babele, Milano, Utet Libreria, 2002, pp. 40-45.
2
Ivi, p. 52.
6
anni Settanta, la nozione di abilità linguistiche si afferma praticamente a livello
istituzionale: assume un’importanza fondamentale e soprattutto il valore di una
profonda trasformazione, poiché promuove condizioni di uguaglianza linguistica e
culturale fra ragazzi di qualsiasi provenienza regionale e sociale
3
. Il concetto,
come si analizzerà meglio in seguito, è dunque centrale nell’educazione
linguistica. Un’educazione linguistica che, nell’ambito dell’italiano, non può che
assumere come prioritari i bisogni dell’individuo in quanto parlante/apprendente,
al fine di promuovere
- l’elaborazione e l’espressione del pensiero (la lingua è strumento di
espressione);
- la relazione con il mondo esterno e l’azione nella società (la lingua è
strumento di comunicazione e socializzazione);
- l’ampliamento del patrimonio personale di esperienze e di cultura (la
lingua è strumento conoscitivo);
- il raggiungimento di nuovi e più avanzati livelli del sapere in diversi
campi; attraverso la lingua infatti, viene rappresentata la conoscenza e
vengono promosse abilità di pensiero e l’acquisizione di autonome
capacità di apprendere (la lingua è strumento per la strutturazione
intellettiva
4
.
Le abilità linguistiche traducono la competenza comunicativa nel “saper fare
lingua”
5
. Corrispondono al saper utilizzare la lingua come sistema per dare forma
al pensiero, alla realtà, alle esigenze quotidiane di comunicazione come, ad
esempio, saper scrivere o leggere un testo in una determinata lingua oppure
3
R. Rigo, Didattica delle abilità linguistiche. Percorsi di progettazione e di formazione insegnanti,
Roma, Armando Editore, 2005, pp. 9-30.
4
P.E. Balboni, Fare educazione linguistica. Insegnare italiano, lingue straniere e lingue classiche,
Milano, Utet Università, 2012, pp. 35-40.
5
Id., Parole comuni, culture diverse. Guida alla comunicazione interculturale, Milano, Il Mulino,
2008, pp. 51-60.
7
ascoltare le parole dette da altri. Secondo un’abitudine ormai consolidata o per
ragioni di sintesi, solitamente si descrive l’intero quadro delle abilità che
soggiacciono alla competenza linguistico-comunicativa e che risultano essere
molto più complesse, con uno schema di questo tipo:
Come si può notare dallo schema, le abilità possono essere considerate in
relazione al codice (orale e scritto) e in relazione al parlante (ricettive e
produttive). Tale distinzione nell’apprendimento della Ls o della L2 è senza
dubbio fondamentale sia sul piano della programmazione sia su quello della
valutazione. In relazione alla lingua si può parlare di abilità primarie, riferendosi
alle quattro language skills
6
: ascoltare, parlare, leggere, scrivere; abilità integrate,
riferendosi all’attività di dialogo, di trasformazione e di manipolazione dei testi e
traduzione (nell’insegnamento delle lingue seconde, straniere o classiche
7
).
La cosa apre una serie di riflessioni sulla natura della lingua e sui meccanismi del
suo uso: le abilità linguistiche, ricettive e produttive, sono caratterizzate da
modalità di realizzazione linguistica e cognitiva completamente diverse, come
diverse sono le azioni di costruzione del significato; ma in ogni caso, sia nella
ricezione che nella produzione, il sapere del ricevente non è mai passivo.
Ciò premesso, se si pensa alla progettazione di un sistema di categorizzazione
delle abilità linguistiche
8
diventa opportuno
6
L. Paccagnella, Sociologia della comunicazione, Milano, Il Mulino, 2004, p. 25.
7
P.E. Balboni, Parole comuni, culture diverse. Guida alla comunicazione interculturale, Milano, Il
Mulino, 2008, p. 10.
8
Id., Tecniche didattiche per l'educazione linguistica, Torino, Utet Università, 2000, pp. 61-70.
8
- adottare un modello complesso delle abilità (basato sull’uso delle
singole abilità e sull’uso integrato e simultaneo di queste) orientato alla
definizione di percorsi formativi di apprendimento;
- analizzare la natura delle varie abilità e configurarle in base ai bisogni
dell’apprendente, rilevare le difficoltà e le opportune facilitazioni, i
testi più efficaci a sostenere le operazioni cognitive;
- studiare il ruolo delle abilità in relazione alla tipologia
dell’apprendente;
- individuare le tecniche più adatte allo sviluppo delle abilità;
- individuare anche le tecniche di verifica più congruenti alla natura delle
abilità e al ruolo loro assegnato.
Nell’ambito dell’apprendimento linguistico, dunque, la priorità nella
definizione dei compiti di apprendimento, si basa sull’analisi dei bisogni, dei
problemi formativi e culturali dell’apprendente. Tutti questi elementi possono
essere schematizzati attraverso la seguente tabella, che mostra la correlazione
tra bisogni-abilità linguistiche
9
:
Fig.2 Correlazione bisogni-abilità linguistiche
10
______________________
9
P.E. Balboni, Tecniche didattiche per l'educazione linguistica, cit., pp. 61-70.
10
R. Rigo, Didattica delle abilità linguistiche. Percorsi di progettazione e di formazione insegnanti,
cit., p. 26.