TESI DI LAUREA
IN
DIRITTO COSTITUZIONALE
"Libertà ed azioni positive: Stato sociale
e
tutela giuridica dei disabili"
Art. 3 Carta Costituzionale
Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono uguali davanti
alla legge, senza distinzione di
sesso, di razza, di lingua, di
religione, di condizioni personali
e sociali.
E' compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale che ,
limitando di fatto la libertà e
l'uguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo
della persona umana e l'effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori
all' organizzazione politica,
economica e sociale del Paese
*********
Premessa:
Senza nascondere la grande emozione che invade il mio cuore, nell'accingermi ad
elaborare questa tesi di laurea, su un argomento che coinvolge intimamente la mia vita
personale, sociale e soprattutto affettiva, ritengo opportuno e doveroso, prima di
affrontare dal punto di vista socio-giuridico e istituzionale, le varie questioni collegate al
poliedrico mondo dei c.d. diversamente abili, sottoporre al lettore qualche breve
riflessione, onde stimolarne attivamente una certa coscienza critica ed accrescerne la
sensibilità verso una realtà che ancora oggi, alle soglie del terzo millennio, spesso si fa
fatica ad accettare e a relazionarsi, ignorando che prima o poi chiunque, nel corso della
propria esistenza, potrebbe essere costretto a confrontarsi personalmente con essa.
Auspicando, in un'epoca quale quella attuale, i cui valori fondamentali sono rappresentati
dall'efficentismo, dall'individualismo competitivo e dalla produttività, un profondo
ripensa mento degli stessi in chiave marcatamente solidaristica, affinché i disabili e tutti
coloro che per qualsiasi motivo, non riescano ad aderire compiutamente a siffatti modelli
di "pseudo-normalità," non corrano il rischio di intraprendere percorsi di vita c.d.
marginali, mi si consenta di rivendicare un ruolo sempre più attivo del soggetto
handicappato, sia a livello sociale che istituzionale, consapevole delle infinite ed
inesauribili potenzialità in esso nascoste.
1
Lasciatoci alle spalle un recente passato, in cui le persone portatrici di handicap, a causa
del senso di vergogna e di immotivata inferiorità, venivano tenute nascoste in casa dai
propri familiari, quasi fossero vittime di un grave peccato, o rinchiuse in strutture di
ricovero, è giunto quindi il momento per l'avvio, sebbene ancora caratterizzato da
sensibili titubanze, di un processo politico ed istituzionale, che tenda a sostituire ai veteri
modelli assistenziali della separazione, della reclusione e dell'esclusione, una nuova
cultura che consideri l'handicappato come una persona portatrice di particolari bisogni e
che propone, e legittimamente esige una compiuta socializzazione ed integrazione.
l G. Spreafico : Aggiornamenti sociali aprile 1979: Ruolo dei disabili nella sociela', pag 15-28
M. Cameroni : L'handicap dentro ed oltre (1983) FELTRINELLI MILANO
Tali orientamenti 2 hanno posto nuove domande al sistema dei servizi socio-sanitari,
poiché le tecniche dell'integrazione richiedono conoscenze mediche, psicologiche e
sociali, che si connettono immediatamente ai contesti di vita, istruzione e lavoro;3e creato
perciò nuovi oneri attuativi dei dettami costituzionali in capo alle istituzionì.
4
Facendo infatti propri i risultati di elaborazioni scientifiche più avanzate, i giudici
costituzionali
5
hanno ripetuta mente precisato che deve ormai ritenersi superata la
concezione di una radicale irrecuperabìlìtà dei portatori di handicap, e anzi, sostengono il
ruolo terapeutico svolto da un'effettiva integrazione sociale.
Fatte queste considerazioni, intendo procedere a brevi rilevazioni di carattere
prettamente tecnico.
A) Aspetti sociali e culturali
Il problema dell'handicap (dall'inglese: svantaggio, ostacolo, aggravio) investe vari
aspetti della vita sociale:
6
l'individuo che, a causa di condizioni oggettive e soggettive di malattia, ha
maggiori problemi di altri nell'affrontare gli ostacoli del suo essere nel mondo;
i valori socio-culturali dei gruppi di appartenenza (famiglia, scuola, lavoro), che
possono ostacolare o favorire l'integrazione;
le caratteristiche strutturali del sistema economico, che possono rendere
difficoltoso od impedire l'accesso all'occupazione.
le legislazioni socio-sanitarie, che possono produrre azioni di aiuto socializzanti 7
od esse stesse contribuire ad ulteriore emarginazione.
Le norme sociali, le opportunità offerte per rendere compatibili gli impedimenti con
una vita normale, gli atteggiamenti e le modalità di rapporto con i portatori di
handicap sono ineludibili indicatori del grado di tolleranza delle diversità
8
, ma
soprattutto della qualità della vita di un Paese.
'EURISPES (1994) Disabili punto e a capo: dalla dissipazione all'investimento
3 Legge 104/1992 e legge 328/2000
4 Articoli 2,3 Carta Costituzionale
5 Massimo Dogliotti : Giurisprudenza Italiana 1990 Diritti della persona ed emarginazione, pago 361 e ss
6 Handicap In Cifre: Sistema informativo sull'Handicap promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
7 Vedi inJTa Cap.3 : Azioni positive ed Uguaglianza sostanziale
g Paolo Cendon in POLITICA DEL DIRITTO 1996: Quali sono i soggetti deboli, pago 485 e ss
Q
Le principali esigenze soggettive di una persona disabile, al cui soddisfacimento
sono tenute le istituzioni, affinché vengano garantiti i diritti fondamentali a tutela
della dignità personale
9
, sono:
l'autonomia (ossia la possibilità di vivere, anche se con più difficoltà, con la
stessa libertà di movimento di chiunque altro e di decidere senza l'altrui
condizionamento).
/'integrazione sociale
1o
(ossia la possibilità di esprimere senza ostacoli la propria
personalità, in ogni contesto sociale).
B) Handicap: sue definizioni
11
Nelle politiche socio-sanitarie sono state elaborate diverse classificazioni degli
handicap, basate essenzialmente su particolari criteri e chiavi interpretative.
Senza trascurare le definizioni anatomopatologiche o patogenetiche, ne sono
recentemente state proposte altre: alcune assumono come criterio quello
dell'adattabilità all'ambiente sociale (classificazione pedagogico-sociale), altre si
riferiscono al quoziente di intelligenza (classificazione psicometrica), altre si basano
sulla sede anatomica della lesione( classificazione neurologica), altre sono
proposte in termini di sindrome (dal greco, assieme, concorso: per definire il
complesso di sintomi, che caratterizzano un particolare stato morboso ed arrivare
così ad una diagnosi.)
La maggiore difficoltà nella definizione degli handicap deriva dal fatto che essi non
costituiscono un'entità nosologica unica, ma conseguenze diverse di una lunga
serie di eventi e situazioni morbose.
Un contributo importante viene fornito dalla classificazione fatta dall'Organizzazione
Mondiale della Sanità 12, che distingue tre categorie concettuali:
9 Vedi inITa Cap 4
IO Vedi inITa CapA: Diritti fondamentali dei disabili
11 Da: Politica dei Servizi Sociali, Paolo Ferrrario, giugno 2001, pago 282 e ss.
12 OMS, Classificazione Internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli svantaggi esistenziali
lO
Menomazione (o danno): " .... una qualsiasi perdita od anomalia a carico di
strutture o funzioni psicologiche, fisiologiche, o anatomiche. "
Su questa base vengono distinte e classificate le seguenti menomazioni: della
capacità intellettiva, del linguaggio, dell'udito, della vista, oppure di ordine
viscerale, scheletrico, deturpante.
Disabilità (od incapacità) " ... una qualsiasi restrizione o carenza (conseguente
alla menomazione) delle capacità di svolgere una attività nel modo e nei limiti
ritenuti normali per un essere umano".
Possono avere carattere transitorio o permanente, progressivo o regressivo e
coinvolgere la sfera personale del comportamento, della comunicazione o della
capacità locomotoria.
Handicap: " '.. è una condizione di svantaggio vissuta da una determinata
persona in conseguenza di una menomazione o di una disabilità, che limita od
impedisce la possibilità di ricoprire un ruolo normalmente proprio di quella
persona (in base alla sua età, sesso, fattori culturali, e sociali)".
L'handicap costituisce quindi la risultante complessa della connessione fra
aspetti biologici, funzionali e sociali e, saranno proprio questi ultimi
maggiormente oggetto della nostra ricerca.
Un'attenta analisi sociologica delle problematiche collegate all'handicap,
possiamo coglierla in E. GOffman
13
, il quale sostiene, un po' forse arcaicamente,
la presenza di un elemento comune fra gli handicappati: ossia di uno stigma,
definito come "caratteristica di una persona o di un gruppo che è considerata un
difetto e che mobilita quindi tentativi, da parte di quei ceti considerati normali, di
punire, isolare ed umiliare coloro che abbiano tale caratteristica".
Oggi, fortunatamente, tali concezioni dell'handicap sono state superate, almeno
a livello istituzionale, attraverso sempre più sensibili politiche sociali di
integrazione, ma permangono gravi e pesanti retaggi del passato, in particolari
contesti sociali caratterizzati o da scarsa cultura, oppure, per quanto acculturati,
sospinti da un esasperato individualismo egocentrista.
14
13 Vedi: E Gofrnann,Stigma, l'identità negata Laterza Bari 1963
[4 G. Selleri: L'evoluzione delle politiche per l'handicap in Italia: in Appunti sulle Politiche Sociali 2000
11
A conclusione di questa premessa, gradirei riportare alcune riflessioni, relative agli
atti di un Convegno sui Diritti dei porlatori di Handicap, tenutosi a Saint-Vincent nel
lontano 1980, ma di grandissima attualità ancora oggi:
C) L'handicappato come "uomo" e "cittadino a pieno diritto ..
15
"... A tutti risulta evidente come l'uomo occupi nel mondo, il verlice dei valori
esistenti.
Verso di lui convergono le strutture ed i finalismi di tutto ciò che esiste: da questa
posizione di vertice, l'esistenza di ciascuno di noi e' sovrana: non esiste cioè nel
mondo, un valore rispetto al quale essa possa essere collocata in subordine."
Anche il portatore di handicap occupa questa posizione di vertice, come ogni altro
essere umano; egli possiede nel centro più profondo del proprio lo, tutto ciò che
occorre per essere "uomo": "le menomazioni, che in qualche modo, od in qualche
misura, bloccano o limitano la possibilità di esprimere all'esterno le proprietà
caratteristiche di ogni individuo, non alterano minimamente il quadro fondamentale
del suo "lo profondo"; egli resta uomo, porlatore in quanto tale, dei fondamentali
diritti umani."
Significativo, al riguardo è l'art. 1 della Dichiarazione dei diritti degli insufficienti
mentali
16
, adottata dall'ONU il 20 dicembre 1971, in cui si afferma:"L'handicappato
(mentale) deve nella maggiore misura possibile, beneficiare dei diritti fondamentali
dell'uomo, alla stregua degli altri esseri umani".
Una seconda riflessione, ugualmente fondamentale per lo studio dei diritti del
portatore di handicap, viene ad integrare quella precedente:" ogni uomo, per il solo
fatto che nasce e si sviluppa come frutto del gesto generatore di una coppia, che fa
parle di una comunità, diventa parle integrante di quest'ultima.
Tutto questo vale anche per il soggetto disabile, poiché anch'egli nasce "uomo"
nell'ambito di una "comunità umana".
15 Perico Giacomo:Gli handicappati membri della comunià a pieno diritto. In Aggiornamenti sociali 1980 fase 3,
pago 163 e ss.
16 ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE: Risoluzione n 2856 del 20 dicembre 1971, dal titolo:
"Dichiarazione dei diritti degli insufficienti mentali"
l?
Se egli oggi porta in se stesso un handicap psichico o fisico, risultando così meno
dotato di altri, nelle sue manifestazioni di pensiero o di azione, ciò è dipeso proprio
dal fatto che la comunità in cui è' nato, l'ha posto in esistenza in condizioni di vita
imperfette o svantaggiate."17
Per cui il soccorso comunitario, espresso nella misura del bisogno reale, non va
ritenuto come generosa e comprensiva concessione, ma un vero e proprio diritto,
ossia una porzione che spetta al soggetto disabile nella fase di redistribuzione dei
beni che la comunità possjede".18
E' da questa grande legge della solidarietà, che derivano le solenni dichiarazioni
che gli Stati, raccolti nelle grandi Assemblee internazionali, vanno proclamando con
sempre maggiore insistenza e precisione: si legganO,al riguardo, gli art 5 e 6 della
Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, che così recitano:
Art 5: Il bambino che si trova in situazione di minorazione fisica,
mentale o sociale, ha diritto a ricevere il trattamento,
l'educazione e le cure speciali di cui abbisogna per il suo
stato o per la sua condizione.
Art 6: II bambino, per lo sviluppo armonico della sua personalità,
ha bisogno di amore e comprensione; egli deve, per quanto
è possibile, crescere e svilupparsi sotto le cure e la
responsabilità dei genitori e, in ogni caso, in un'atmosfera di
affetto e di sicurezza morale ....... .
E' bene a questo punto ricordare sinteticamente le principali associazioni promotrici
delle idee e riflessioni sinora svolte:
L'Associazione Nazionale delle Famiglie con Fanciullì Subnormali (ANFAS)
L'Associazione Italiana per l'Assistenza agli Spastici ( AIAS)
L'Unione Italiana per la Lotta alla Distrofia Muscolare ( UILDM)
L'Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili (ANMIC) e tantissime altre.
Si devono proprio al movimento di opinione pubblica, svolto da siffatte associazioni,
le principali conquiste di ordine sociale, legislativo ed istituzionale a tutela dei
disabili: dall'integrazione scolastica
19
, all'integrazione socio-lavorativa e relazionale.
17 Vedi infra cap 1,3: TI valore della solidarietà ... e cap 4: il diritto all'integrazione sociale
18 Vedi infra cap 3 : Principio di Uguaglianza ed azioni positive
19 Cfr legge 4 agosto 1977: Norme sulla valutazione degli alunni subnormali
G Spreafico: L'inserimento scolastico degli handicappati in Aggiornamenti sociali (aprile 1979), pago 273 e ss .
... Vedi Cap 4,2