4
Prossimit� che gi� alla pura durata, alla pazienza di vivere, conferisce un
senso, senso della vita puramente vissuta senza ragion d�essere, razionalit� pi�
antica della rivelazione dell�essere�
1
.
In questa pagina, tratta da De Dieu qui vient � l�id�e, � condensato e riassunto
tutto il pensiero filosofico l�vinassiano. Pensiero che nasce e si sviluppa
intrecciandosi strettamente con la filosofia fenomenologica. Intreccio fatto di
continuit� e di rotture. Rotture che comunque non �frantumano� l�orizzonte
fenomenologico e rotture che rompono con la fenomenologia. Proprio questo
intreccio, questo rapporto costante col pensiero di Husserl e Heidegger � oggetto
delle analisi di questo lavoro. La domanda che implicitamente lo orienta e lo guida �
la seguente: pu� L�vinas dirsi fenomenologo? Lui stesso, infatti, rivendica per s�, se
non la lettera, almeno lo spirito della fenomenologia. Ma egli come ha inteso questa
filosofia? Ovvero: come ha recepito il pensiero dei due �maestri� tedeschi? Tenta di
rispondere a questi ultimi interrogativi il I capitolo di questo lavoro. Capitolo nel
quale emergeranno, attraverso una breve analisi degli articoli espressamente dedicati
da L�vinas all�analisi dei loro pensieri, quelli che ho definito lo �Husserl di L�vinas�
e lo �Heidegger di L�vinas�. Questo come vera e propria introduzione, quasi a
tratteggiare l�orizzonte spirituale all�interno del quale il nostro Autore matura la
propria concezione filosofica.
I capitoli centrali del lavoro sono dedicati, invece e pi� dettagliatamente,
all�analisi di particolari aspetti del pensiero fenomenologico ripresi da L�vinas e da
lui rivisitati, riletti e modificati. Appena si nomina la fenomenologia subito viene
alla mente il concetto di intenzionalit� (II capitolo). L�intenzionalit� � per Husserl il
modo proprio del rapporto tra soggetto (III capitolo) e oggetto di conoscenza, che
ultimamente � Heidegger � deve venire identificato con l�essere stesso (IV capitolo).
1
La pens�e de l��tre et la question de l�Autre, pubblicato in Critique, 29 (1978);
successivamente raccolto in De Dieu qui vient � l�id�e, Paris 1982 (traduzione italiana Di Dio che
viene all�idea, Milano 1983, pp. 144-145).
5
La scelta di articolare l�analisi dell�opera l�vinassiana attorno a questi tre punti �
intenzionalit�, soggetto ed essere � � puramente soggettiva. Riconosco senza
difficolt� che potevano essere scelte altre tematiche: leggere L�vinas significa infatti
ri-leggere ogni aspetto della speculazione fenomenologia (tempo, intersoggettivit�,
morte�). Ho cercato comunque, nei limiti del possibile e tentando di non
appesantire troppo la lettura, di richiamarli brevemente nel testo o nelle note.
Il V ed ultimo capitolo affronta il tema del fondamento, partendo dall�analisi del
senso e del linguaggio. Il primo � uno dei principali problemi affrontati dalla
fenomenologia in generale � e da Husserl in particolare. Il secondo viene
solitamente inteso come strumento per esprimere il senso e l�essere � che � l�origine
del senso. Vedremo come L�vinas muter� questa prospettiva.
Sar� chiaro come, capitolo dopo capitolo, il divario tra il nostro Autore e la
scuola fenomenologia andr� aumentando, preparando il terreno per una definitiva
risposta alla domanda che ci siamo posti pi� sopra: L�vinas � fenomenologo? E se
non lo �, dove si situa il punto di rottura definitivo con la fenomenologia?
(Conclusione).
6
TRA FENOMENOLOGIA ED ESISTENZIALISMO
�Ricordo che sono andato a Friburgo da studente per conoscere Heidegger e per
assistere ai suoi corsi universitari. Avevo la ferma intenzione di scrivere la tesi sul
suo pensiero. Era il periodo in cui Heidegger era gi� molto celebre e quindi non era
difficile riconoscere in lui un maestro. Tutto quello che affermava era, al tempo
stesso, stupefacente ed enunciato con autorit�. [�] Heidegger aveva un indiscutibile
carisma personale. La sua simpatia per il nazismo appariva secondaria e irrilevante
rispetto al suo modo di dominare i problemi filosofici. Era un personaggio
assolutamente affascinante. Esercitava un'influenza molto forte anche sui suoi
colleghi, sui filosofi. Si aveva l'impressione che se Heidegger diceva qualcosa �
come dire � non valeva la pena discuterne ulteriormente.
La mia infanzia, invece, � stata segnata profondamente dall'ebraismo soprattutto
attraverso il commentario alla Scrittura, quello che giaceva sul tavolo di ogni ebreo.
A questo proposito vorrei ricordare un avvenimento decisivo per la mia formazione:
la scoperta del Talmud che non avevo avuto l'occasione di fare in famiglia. Io ho
conosciuto, pi� tardi e molto da vicino, un vero genio del Talmud. Sono stato suo
discepolo, anche se non ho mai pensato di essere alla sua altezza. Mi riferisco a
Monsieur Chouchani. Era un genio nel senso assoluto della parola; un uomo che
poteva attraversare un numero molto grande di idee senza sentire l'obbligo di portarle
a un esito conclusivo. Aveva il Talmud dentro, incarnato, vivente.
Questo, accanto alle influenze di Husserl ed Heidegger � il solo nome che oggi
mi sento di pronunciare: ed � il nome di un genio che rappresenta tutta una corrente
di pensiero, che � ancora viva e che cerca dei discepoli. Ricordo che tutto ci� a cui
egli perveniva e pensava si infiammava. Accanto al mio incontro con Heidegger e
7
con Husserl, questo contatto con Monsieur Chouchani � stato davvero il grande
evento della mia vita.�
2
Heidegger e Husserl
3
� accanto a Monsieur Chouchani � sono stati, dunque, le
fonti del pensiero levinassiano. E lo sono stati a tal punto che leggere L�vinas
significa entrare nel mezzo di un serrato dialogo coi due maestri � Heidegger
soprattutto. Se cos� �, appare naturale il chiedersi come siano stati da lui recepiti i
loro pensieri. Chi �, quindi, Husserl per L�vinas? Chi � Heidegger? Queste domande
� alla risposta delle quali � dedicato questo capitolo introduttivo � assumono ancor
pi� importanza se si presta attenzione al fatto che lo stesso L�vinas caratterizza come
fenomenologico il suo metodo anche quando le divergenze con i due maestri
andranno quantitativamente e qualitativamente aumentando. Si deve dunque
rispondere a queste domande e lo si pu� fare prendendo in considerazione una serie
di articoli, scritti nell�arco di trent�anni, dedicati all�esposizione del pensiero dei due
maestri o di alcuni loro aspetti particolari. Li prender� in considerazione rilevando
particolarmente gli argomenti che via via verranno considerati nel corso di questo
lavoro.
2
Tratto dall'intervista Testimonianza filosofica � Parigi, Istituto Italiano di Cultura, gioved� 5
maggio 1994.
3
Colpiscono, a questo proposito, un articolo apparso nel 1931 col titolo di Fribourg, Husserl
et la ph�nomenologie e soprattutto quanto scritto ne Le impr�vus de l�histoire (�Sono arrivato a
Friburgo nel momento in cui il maestro [Husserl] aveva appena lasciato il suo insegnamento
regolare [�] La sua cattedra � passata a Martin Heidegger, il suo discepolo pi� originale [�] Di
una potenza intellettuale eccezionale, il suo insegnamento e le sue opere offrono la migliore
prova della fecondit� del metodo fenomenologico [�] Ho compreso quello studente tedesco che
avevo incontrato nel rapido Berlino-Basilea mentre mi recavo a Friburgo. Interrogato sul luogo
ove era diretto egli mi rispose, senza sorridere: �vado dal pi� grande filosofo del mondo��, pp.
105-106). Si veda anche l�introduzione de La ruine de la representation, e relativa nota (En
d�couvrant l�existence avec Husserl et Heidegger, pp. 141-143).
8
HUSSERL
Come afferma lo stesso L�vinas nelle prime righe della Prefazione a La th�orie
de l�intuition dans la ph�nom�nologie de Husserl, sul finire degli anni Trenta la
Fenomenologia e l�opera di Edmund Husserl non erano ancora penetrate all�interno
del contesto filosofico francese
4
: �Ad eccezione dell�importante lavoro di J. Hering,
Husserl non � ancora stato studiato in Francia, e la letteratura a lui consacrata �
estremamente facile da ricostruire�
5
. � proprio L�vinas a contribuire alla diffusione
del pensiero husserliano
6
da un lato con un articolo apparso nel 1929 sulle Ideen
7
, e
dall�altro con la traduzione, in collaborazione con Peiffer, delle M�ditations
Cart�siennes uscite nel 1931 nell�edizione francese
8
.
L�oeuvre d�Edmund Husserl (1940)
Punto di partenza di questo testo, che intende esporre nella sua unit� il pensiero
husserliano, � un giudizio severo sulla presunta novit� della Fenomenologia. L�vinas
afferma infatti che �Con il passare del tempo, l�opera di Edmund Husserl,
rivoluzionaria sia per il suo contenuto sia per le influenze che ha esercitato, appare
tuttavia, tanto nei temi considerati quanto nel modo in cui li tratta, fedele agli
insegnamenti essenziali della civilt� europea�
9
, agli insegnamenti di Platone,
Cartesio, Leibniz, Kant�. Vediamo come si giustifica questa affermazione. Come
gi� ne La th�orie de l�intuition dans la ph�nom�nologie de Husserl, il nostro Autore
4
La th�orie de l�intuition dans la ph�nom�nologie de Husserl esce nel 1930, l�anno seguente
alle due conferenze tenute da Husserl alla Sorbona sotto il titolo di Einleitung in die
transzendentale Ph�nomenologie (Introduzione alla fenomenologia trascendentale), i famosi
Discorsi parigini.
5
THI, p. 1.
6
Interessanti a questo proposito sono le testimonianza di Sartre (�Giunsi alla fenomenologia
tramite L�vinas e partii per Berlino ove rimasi quasi un anno�, Situations, IV, p. 192) e di Ricoeur
(�Non potrei dimenticare il mio primo incontro approfondito con Husserl: fu leggendo La th�orie
de l�intuition dans la ph�nom�nologie de Husserl di Emmanuel L�vinas�, L�originaire de la
question-en-retour dans la �Krisis� de Husserl, in Textes pour Emmanuel L�vinas, p. 167).
7
Sur les �Ideen� de M. E. Husserl.
8
In Germania usciranno postume nel 1950.
9
EDE, pp. 3-4, corsivo mio.
9
sostiene che la Fenomenologia sia un metodo al servizio di una ben precisa filosofia
generale. Filosofia che per L�vinas altra non � se non quella che pone le sue radici
nella Grecia classica, e pi� precisamente in Platone, o meglio nel Platone filosofo
della �luce�. Luce che � la caratteristica fondamentale dell�intenzionalit�
rappresentativa della coscienza; e se l�intenzionalit� � l�essenza stessa della
coscienza
10
, essa �racchiude il segreto della nostra relazione con il mondo�
11
,
relazione che � libera: � attributo di quel cogito origine e inizio di ogni senso e di
ogni essere. Se cos� � si comprende l�affermazione di L�vinas per la quale
�l�intenzionalit� non � altro che il compimento stesso della libert��
12
. Libert� che si
concretizza nel sapere, un sapere che � universale e che non lascia nulla fuori di s�; e
se non c�� nulla al di fuori non c�� nulla che possa limitare la mia libert�
13
. Deriva da
qui il fatto che, per L�vinas, l�intenzionalit� non sia l�In-der-Welt-sein di Heidegger
o la fuga dello spirito al di fuori di s� di Sartre, bens� una sorta di Ausser-der-Welt-
sein da parte della coscienza: presenza del mondo innanzitutto come un certo essere
nel pensiero. Ed � la stessa libert� a generare il tempo come flusso, tempo che cos�
non � considerato una forma che la coscienza assume dall�esterno, ma come
condizione stessa della libert�.
Accanto a questo c�� l�affermazione secondo la quale l�intenzionalit�, che non �
riconducibile a un rapporto tra oggetti reali, �� essenzialmente l�atto di dare un
senso�
14
, affermazione che sottolinea da un altro punto di vista il carattere attivo, e
quindi sostanzialmente libero, della coscienza dato che il senso � ci� che unisce
soggetto e oggetto, pendendo dalla parte del soggetto, se � vero che ogni oggetto ha
un determinato senso perch� ha essenzialmente un suo modo di offrirsi alla
10
Ibidem, p. 20: �A tutti i livelli della vita spirituale [�] il pensiero � mira ed intenzione�.
11
Ibidem, p. 31.
12
Ibidem, p. 43.
13
Si comprende cos� l�affermazione secondo la quale �La fenomenologia non risponde
unicamente al suo [dell�uomo] bisogno di un sapere assolutamente fondato: quest�ultimo �
subordinato alla libert�, la quale esprime la pretesa di essere un io e, rispetto all�essere, origine�
(ibidem, p. 54).
14
Ibidem, p. 21.
10
coscienza
15
: �L�oggetto rinvia al soggetto non per il suo contenuto, per il fatto di
avere questo o quel senso, ma per il fatto stesso di avere un senso�
16
. L�ideale della
fenomenologia non � la spiegazione del fatto � il come � spiegazione che sar�
sempre ingenua, ma il chiarimento del senso � il perch�. L�analisi fenomenologica
scopre dunque quel significato della verit� � o senso d�essere � che lo psicologismo
aveva mancato di cogliere; essa � ricerca del senso di tutti gli oggetti possibili a
partire dalle evidenze che li costituiscono. Poniamo per un momento l�attenzione
sulla questione del senso; per L�vinas il �fatto del senso� � in Husserl caratterizzato
dal fenomeno dell�identificazione, col quale si costituisce l�oggetto � costituzione
dell�oggetto che avviene nel flusso temporale inteso come condizione di possibilit�
della successiva unificazione degli adombramenti, sintesi di percezione ed
immaginazione: per Husserl pensare significa �identificare� e �dare un senso�,
processi che si identificano. Questo permette ad Husserl di affermare che la
coscienza non deve essere considerata come una realt� di fronte a delle realt�
oggettive: i suoi contenuti sono dei significati, non delle entit� astratte animate da dei
significati. Ne consegue che la variet� della vita psicologica non � determinata da
una pluralit� di contenuti, ma da una molteplicit� di significati, concezione che
permette di percepire, fra l�altro, il valore gnoseologico dell�affettivit� e dell�attivit�
� anche se questo versante sar� maggiormente battuto dai discepoli di Husserl,
Heidegger in primo luogo.
15
Ibidem, p. 13: �La costituzione del significato di una nozione a partire dalla sua origine ci
render� comprensibile il suo vero senso�. Ne segue la necessit� di una fenomenologia della logica
� o logica trascendentale � che completi la logica formale, la quale ha come proprio oggetto il
�qualche cosa in generale�. Si veda pure quanto L�vinas scrive a p. 16: �In tal modo si supera la
filosofia che concepiva l�esteriorit� su un modello unico e la relazione tra il soggetto e l�oggetto
come una relazione sempre uniforme�; ora �L�esteriorit� dell�oggetto rappresenta l�esteriorit�
stessa di ci� che � pensato rispetto al pensiero che mira ad esso�, p. 21. E ancora a p. 26:
�L�intenzionalit� � [�] ben pi� profonda di quanto lo sia la �relazione tra il soggetto e l�oggetto�
che si attua in essa. L�interiorit� del pensiero e l�esteriorit� dell�oggetto sono delle astrazioni
derivate da quel fatto concreto della spiritualit� in cui consiste il senso�, corsivo mio.
16
Ibidem, p. 8. Nelle Conclusioni L�vinas scrive: �Il reale � cose e pensieri � ha senso solo
nella coscienza. La coscienza � il modo stesso dell�esistenza del senso�, p. 53.
11
La coscienza oltre ad essere libera � pure assoluta, come insegna il cogito
cartesiano; in esso la certezza � indice di una situazione in cui lo spirito esiste come
inizio: il cogito, residuo della riduzione, � certo quando neutralizza ogni rapporto con
l�esterno, non ponendosi pi� come essere tra gli esseri, quando tra la percezione
interna e ci� che � preso di mira si ha una corrispondenza perfetta: la coscienza
possiede totalmente se stessa nella riflessione.
A questo punto sorge la questione dell�idealismo di Husserl: secondo l�idealismo
fenomenologico
17
� idealismo trascendentale da distinguere, grazie alla nozione di
intenzionalit�, dall�idealismo che pretende di assorbire le cose nella coscienza
18
�
ogni realt�, ogni oggetto � permeabile allo spirito, il che significa che lo spirito non
pu� incontrare nulla senza comprenderlo; ancora, l�essere per lo spirito ha sempre
un senso: l�irrazionale non esiste. Ma se � il soggetto a stabilire il senso degli oggetti,
se � assoluto e se � libero, allora il soggetto � una monade: il pensiero � autonomia
assoluta. E lo � a tal punto che perfino l�intersoggettivit� si costituisce a partire da
questo solipsismo della monade. � per questo che la fenomenologia non solo fonda
le scienza naturali � oggettivo � ci� che � intersoggettivo, afferma Husserl nella
quinta Meditazione cartesiana, ma l�intersoggettivo si costituisce a partire dal
solipsismo della monade �, ma persino quelle morali.
17
Ibidem, pp. 5-6: se da un lato L�vinas afferma il collegamento di Husserl con le grandi
correnti dell�idealismo, dall�altro lo mette in rapporto con il realismo contemporaneo � e
specialmente Jean Wahl � per quanto riguarda �il sentimento che l�essere sia qualcosa di
consistente, che valga e pesi in qualche modo, che il mondo reale sia ineluttabile, che le
�relazioni intelligibili� traggano tutto il loro significato dai rapporti che noi, uomini concreti,
intratteniamo con la realt� concreta�. Conviene leggere quanto L�vinas scrive a p. 53:
�L�idealismo di Husserl risiede nell�affermazione secondo cui ogni oggetto, polo di una sintesi di
identificazioni, � permeabile allo spirito; o inversamente, nell�affermazione secondo cui lo spirito
non pu� incontrare nulla senza comprenderlo. L�essere non potrebbe mai urtare lo spirito poich�
esso ha sempre un senso per quest�ultimo. L�urto stesso � un modo di comprendere�. Sul rapporto
tra Husserl e Berkeley si veda THI pp. 49-50 e tutto il capitolo III nel quale L�vinas, riferendosi
al �. 49 delle Ideen, pur affermando di essere concorde con Husserl, non credendo n� di dover
esigere per le realt� esterne un�esistenza indipendente dalla coscienza n� che la coscienza abbia
bisogno di esse per esistere, sostiene che non si debba seguire l�idealismo husserliano, non perch�
idealismo, ma perch� pregiudica il modo di esistere della coscienza come intenzionalit�.
18
EDE, p. 55.
12
Anche per quanto riguarda la nozione di verit� Husserl si inserisce nel tracciato
della filosofia tradizionale: la verit� � adaequatio rei et intellectus, l�intuizione
intuitiva conferma l�intuizione simbolica, di per s� vuota, attestando o meno la
corrispondenza tra pensiero ed oggetto.
Non � senza una dose di ironia che L�vinas accenna brevemente al posto
occupato da Dio all�interno del pensiero husserliano, quando dice: �� molto difficile
prendere sul serio le brevi indicazioni su Dio che Husserl d� in Ideen cercando, nella
meravigliosa riuscita del gioco delle intenzioni costituenti un mondo coerente, una
prova finale dell�esistenza di Dio. La monade invita Dio stesso a costituirsi in quanto
senso per un pensiero responsabile dinanzi a s��
19
. Il cerchio si chiude; anche questo
non fa altro che dimostrare che per il filosofo tedesco il pensiero � un�autonomia
assoluta tanto che �la fenomenologia di Husserl �, in fin dei conti, una filosofia della
libert�, di una libert� che si realizza come coscienza e si definisce attraverso di essa;
di una libert� che non caratterizza solamente l�attivit� di un essere, ma che si pone
prima dell�essere, e rispetto alla quale l�essere si costituisce�
20
.
Giova a questo punto ricordare due delle critiche presenti ne La th�orie de
l�intuition dans la ph�nom�nologie de Husserl, che si concludeva da un lato parlando
dell�intellettualismo husserliano � ovvero il fatto che la rappresentazione gioca un
ruolo fondamentale nella vita in quanto costituisce la forma di intenzionalit� che
assicura il fondamento a tutte le altre
21
� e, dall�altro domandandosi se l�unica libert�
sia quella della teoria
22
. Ora, riguardo la prima obiezione il giudizio pu� apparire pi�
sfumato: �Sarebbe forse sbagliato qualificare la filosofia husserliana come
19
Ibidem, p. 52.
20
Ibidem, p. 53, corsivo mio.
21
THI, p. 171 Si vedano anche le pp. 67-68. A p. 59 e nel capitolo VII L�vinas afferma per�
che la vita concreta non � pura teoria, anche se questa ha una speciale dignit�; bellezza e
bruttezza, bont� e malvagit�� (le categorie pratiche ed estetiche) costituiscono le strutture
ontologiche del mondo nella stessa misura delle categorie puramente teoretiche (come ad
esempio la spazialit�): questo significa che l�esistenza del mondo ha una struttura ricca e
differente secondo i diversi ambiti. Come si vede, il giudizio di L�vinas su questo punto non � per
nulla omogeneo.
22
Ibidem, p. 173.
13
intellettualistica. Il primato accordato alla nozione di senso rispetto alla nozione di
oggetto per caratterizzare il pensiero ci impedisce di farlo. L�intenzione di un
desiderio, di un sentimento, in quanto desiderio o sentimento, racchiude un senso
originale che non � oggettivo nel senso stretto del termine�
23
; a questo si aggiunga il
fatto che la rappresentazione ha s� un ruolo preponderante nell�intenzionalit�, ma
l�intenzionalit� non � esclusivo appannaggio del pensiero rappresentativo. Tuttavia,
subito dopo, L�vinas evidenziando lo stretto legame, presente in Husserl, tra
intenzionalit� ed evidenza afferma: �La luce dell�evidenza � il solo legame con
l�essere che ci pone in quanto origine dell�essere, cio� in quanto libert��
24
. Tanto che
la comprensione delle cose precede il nostro modo di comportarci nei loro confronti,
anzi lo stesso comportamento � un modo di comprendere
25
- si annuncia qui quella
che, in futuro, sar� la preminenza dell�etica. In realt� quindi, dieci anni dopo, i dubbi
e le critiche sono sempre gli stessi; una differenza va per� evidenziata: ora
nell�articolazione delle obiezioni � meno presente l�influsso di Heidegger � cos�
consistente ne La th�orie de l�intuition dans la ph�nom�nologie de Husserl
26
.
23
EDE, p. 23, corsivo mio.
24
Ibidem, p. 25, corsivo mio. L�vinas accenna pure alla differenza, su questo punto, tra
Husserl e Heidegger per il quale �l�uomo � gi� sempre sommerso dall�esistenza�.
25
Ibidem, p. 55.
26
Si vedano, ad esempio: pp. 9-10; 140; 145-146; 163-165; 166.
14
R�flexions sur la �technique� ph�nom�nologique (1959)
In questo articolo, apparso in una raccolta di saggi uscita in occasione del
centenario della nascita di Husserl, L�vinas sintetizza in pochi punti le caratteristiche
del metodo fenomenologico
27
. Metodo che a suo giudizio � ci� che lega
28
i pensieri,
pur molto diversi, dei filosofi fenomenologici post-husserliani.
Anche ora il ruolo predominante nell�analisi � riservato alla nozione di
intenzionalit�. Di essa viene, da un lato, sottolineata la portata ontologica, dall�altro
il legame con il tempo � assieme al quale descrive la struttura della coscienza come
soggettivit�. Per quanto concerne la prima questione, si afferma che l�accesso
all�oggetto fa parte dell�essere dell�oggetto stesso: �ritornare alle cose� significa
ritornare a quegli atti nei quali si svela la presenza intuitiva delle cose; solo questo
permette di evitare una contemplazione ingenua della realt�
29
: la fenomenologia � un
metodo che permette di �rivelare la rivelazione� degli oggetti. Proprio per questo, e
siamo al secondo punto, la fenomenologia riserva alla sensibilit�
30
un ruolo
fondamentale nell�opera della verit�. Quale sarebbe questo ruolo? La sensibilit� non
� semplicemente la materia puramente data, bens� � quel presente, l�ora attorno al
quale si articolano e la costituzione dell�oggetto � ritenzione e protenzione,
percezione e immaginazione � e l�articolazione della soggettivit�. Se cos� �, il tempo
27
L�vinas afferma di voler �semplicemente rivelare alcuni procedimenti, quasi tecnici [da
qui il titolo dell�articolo], messi in opera pressoch� spontaneamente da coloro che sono stati
formati, anche soltanto in parte, dal pensiero husserliano. La fenomenologia � metodo in modo
eminente, poich� essa � essenzialmente aperta�. Husserl pi� che la tecnologia del metodo
filosofico, ne ha fornito il prototipo, ibidem pp. 125-126, corsivi miei.
28
Ma non come il kantismo i kantiani o lo spinozismo gli spinoziani, i quali sono uniti dal
loro riferirsi ad una serie di proposizioni enunciate da Kant e da Spinoza, ibidem, p. 125.
29
Cos� si spiega l�affermazione apparentemente paradossale secondo la quale �La
fenomenologia � una distruzione della rappresentazione e dell�oggetto teoretico� (ibidem, p. 129):
la rappresentazione e l�oggetto presi in considerazione sono qui quelli propri del realismo
ingenuo dell�atteggiamento naturale e delle scienze. � per superare questa visione ingenua della
realt� che Husserl introduce la �riduzione fenomenologica�. Riduzione che � il ritirarsi, uscendo
dall�effettivit� e dalla storia, nel piano delle essenze, il quale costituisce la condizione ideale
dell�esistente.
30
Per quanto riguarda un�analisi pi� specifica della sensibilit� e dei �dati hyletici� in Husserl
si veda Sur les �Ideen� de M. E. Husserl (p. 252) e THI (capitoli III, IV ed in parte anche VII).
15
diviene la condizione di ogni significato: a determinare il senso di una nozione non �
pi� la sua definizione, ma la sua temporalizzazione � la sua struttura temporale. �
per questo che in fenomenologia non si deduce n� si induce; ad essere origine di tutte
le nozioni sensate, cio� che si possono legittimamente utilizzare in una descrizione, �
l�esperienza dei fatti della coscienza; non c�� alcuna nozione preliminare isolata
necessaria alla descrizione � come ad esempio l�idea dell�infinito fungeva da punto
di riferimento per la descrizione del cogito cartesiano
31
. Ma se � l�esperienza a darci
il senso, il significato del finito � cercato nel finito stesso e non in qualche �ente
assoluto�, �sovra-ente� o �essere� trascendente la finitezza
32
: si afferma cos� la
positivit� del finito in quanto finito, che non viene pi� considerato come scacco,
difetto o contingenza empirica in quanto tali. Queste negazioni vengono poste come
costitutive del fenomeno stesso preso in considerazione: �L�esistenza del mondo
esterno � relativa e incerta, �perch�� la sintesi della percezione sensibile non si
compie mai�
33
; questo significa che il mondo esterno � caratterizzato come incerto e
relativo proprio perch� ad essere incompiute sono la sintesi o la percezione del
sensibile
34
. Questo � il fatto che per Husserl �ragione� equivale ad �esperienza� � fa
dire a L�vinas che la �fenomenologia � il paradosso di un idealismo senza
ragione�
35
.
31
EDE, p. 127.
32
L�vinas fa notare che questa indipendenza del finito dall�infinito � indipendenza contro la
quale si porr� in Totalit� et Infini � si inscrive all�interno del contesto filosofico post-kantiano,
ibidem, p. 128. La Fenomenologia appartiene alla tradizione filosofica occidentale.
Si pu� notare come per Husserl valgano solo le prime due Meditazioni metafisiche di
Cartesio.
33
Ibidem, p. 128.
34
Ne La th�orie de l�intuition dans la ph�nom�nologie de Husserl L�vinas afferma che se
per la teoria fenomenologica dell�essere, l�esistenza di una cosa materiale nasconde in se stessa
un nulla, una possibilit� di non essere, questo non significa che quella cosa non esiste, bens� che
essa ha come proprio un modo d�esistere che comporta una negazione possibile di se stessa.
Negazione che � un elemento costitutivo dell�esistenza stessa della cosa. Se cos� �, risulta che la
contingenza non va intesa come un rapporto tra essenza ed esistenza dell�oggetto � il che
renderebbe possibile l�argomento ontologico � ma come una determinazione interna
dell�esistenza stessa di quel particolare oggetto (pp. 37-38).
35
EDE, p. 129.
16
Se l�essere di un�entit� � determinato dalla �storia intenzionale� che esso
riassume, scompare la distinzione, caratteristica della metafisica classica, tra
apparizione e significato di un fenomeno.
Soffermiamoci per un istante sul rapporto tra intenzionalit� e sensibilit�: perch�
la sensibilit� � �intenzionale�? Appunto perch� essa � il presente, l�ora in relazione
al quale ogni contenuto si situa in rapporto alla soggettivit�: � il punto zero della
situazione, l�origine del fatto stesso di situarsi, che altro non � se non il corpo
proprio � che si regge da s�, sulle sue proprie gambe. A questo punto si comprende
perch� per �soggettivo� non s�intende pi� qualcosa di arbitrario, passivo e non-
universale, bens� l�indicazione di un�origine, di un inizio e di un principio �
attenzione per�: non nel senso di causa o premessa.
A questo punto L�vinas pu� analizzare il rapporto sussistente tra la
fenomenologia a la nozione di persona concludendo che la fenomenologia � una
filosofia che preserva la persona; la preserva perch� l�io si definisce per se stesso,
ovvero nulla lo definisce o lo circoscrive, l�io resta al di fuori del sistema: � una
trascendenza nell�immanenza, apparendo nella coscienza e non in quella storia che
costituisce. Il soggetto � uno spettatore.