4 
 
Introduzione  
 
Ogni singola impresa ha come proprio e naturale obiettivo strategico, lo studio e 
l’identificazione di quei segmenti, ovvero di quelle nicchie di mercato, in grado di 
generare una crescita che passi attraverso il possibile sviluppo di idee collegabili alla 
realizzazione di prodotti nuovi e coerenti ai bisogni (costantemente in evoluzione) dei 
propri consumatori.  
Un approccio che comporta necessariamente la scomposizione del mercato totale in 
una serie di sottoinsiemi di clienti resi omogenei in termini di bisogni, comportamenti 
o motivazioni d’acquisto.  
L’impresa, sulla base di tale scomposizione, è tenuta a valutare il livello di attrattività 
di ogni singolo segmento e quindi ad analizzare il peso della propria competitività 
prima di decidere quale ambito adottare come principale obiettivo strategico e quale 
posizionamento invece assumere all’interno dei segmenti scelti. 
Pertanto, prima di pensare di elaborare una mirata strategia di sviluppo, risulta 
senz’altro determinante fissare la natura di un proprio vantaggio competitivo 
difendibile che poi servirà da solido punto di partenza per tutte le successive attività 
strategiche e tattiche di ciascuna singola azienda. 
Il presente lavoro di tesi si concentra sull’analisi della competitività dell’impresa e 
sulle strategie competitive di base, così come ipotizzate da Michael Porter, 
successivamente soffermandosi sul concetto di differenziazione, sull’utilizzo delle 
sue leve e di come la differenziazione possa essere perseguita e raggiunta attraverso 
l’azione combinata delle variabili del marketing mix nel corso della 
“implementation”; in altri termini, durante la realizzazione operativa degli obiettivi 
definiti nella fase di “planning”. 
L’attrattività complessiva del mercato in cui l’azienda si trova ad operare, unitamente 
alla forza del suo posizionamento competitivo rispetto a quello dei propri concorrenti 
diretti, rappresentano i fattori capaci di determinare la sua performance di profitto.  
Dopo aver assodato questo percorso, il lavoro di tesi prosegue con l’analisi del 
portafoglio prodotti dell’impresa mettendolo in relazione con gli indicatori di 
attrattività e competitività, anche suggerendo strategie di marketing che consentano di 
ottenere un mix di prodotti equilibrato e tale da garantire performance redditizie e 
crescita anche a lungo termine.
5 
 
La parte teorica di questo elaborato si chiude con l’analisi delle possibili strategie 
competitive di crescita e di sviluppo perseguibili da una moderna impresa che opera 
in un mercato globalizzato, materialmente poi approcciando, nella sua terza parte, al 
caso di una azienda, di piccole dimensioni, storicamente operante nell’area Distretto 
del Coltello di Maniago.  
L’approfondita analisi del portafoglio prodotti di questa impresa, peraltro risultato di 
una recente rivisitazione e di un conseguente e nuovo riposizionamento strategico, 
forniranno infine un tangibile esempio di gestione delle leve competitive in un settore 
fortemente condizionato dalla concorrenza orientale ma che ha ancora la possibilità di 
approcciare ad un proprio sviluppo, pieno o residuale, qualora vengano 
coerentemente gestite le leve della differenziazione.
6 
 
Cap.   I - Focus sulle strategie competitive e sulla creazione del 
valore per il cliente 
 
 
1.1 Introduzione alle strategie competitive  
Michael Eugene Porter, uno dei maggiori esponenti viventi in tema di teoria della 
strategia manageriale, negli anni ’80 introdusse una definizione di strategia 
competitiva che ha così determinato una sorta di rivoluzione in questo campo e 
ridefinito gli elementi ideatori del successo dell’impresa: 
“La strategia è la risposta alle minacce e alle opportunità esterne, nonchØ ai punti di 
forza e di debolezza interni al fine di conseguire il vantaggio competitivo.” (Porter, 
1995). 
Risulta quindi fondamentale, ai fini del raggiungimento del successo di una impresa, 
l’ottenimento e, soprattutto, il mantenimento del vantaggio competitivo. Esso è 
rappresentato da “l’insieme della caratteristiche o attributi detenuti da un prodotto (o 
marca) che gli conferiscono un certo grado di superiorità nei confronti dei 
concorrenti diretti”.
1
 
L’analisi della competitività del mercato permette di identificare il tipo di vantaggio 
competitivo su cui un’impresa può contare e quindi valutare la misura in cui tale 
vantaggio risulta effettivo e difendibile.  
Il vantaggio competitivo è identificabile con la capacità dell’impresa di creare un 
valore che sia effettivamente percepito dal mercato come superiore rispetto a quello 
sviluppato dai propri competitor.  Ogni vantaggio competitivo deve infatti essere 
percepito come una sorta di facilitazione per il cliente in quanto destinato a guidare 
quest’ultimo verso l’acquisto soltanto dopo una positiva valutazione degli attributi del 
prodotto/servizio rispetto all’onere e/o al sacrificio economico di cui dovrà farsi 
carico.   
Queste caratteristiche e questi attributi possono riguardare il prodotto in se stesso ma 
anche i servizi accessori che ne accompagnano la funzione principale per la quale è 
stato creato, come pure le modalità di produzione, distribuzione e vendita e/o degli 
ulteriori servizi complementari offerti dall’impresa.  
                                                           
1
Cfr. Lambin J.J., Market-driven management, McGraw-Hill, Milano, 2007 5
a
 ed., p. 210
7 
 
L’obiettivo di ciascuna azienda è dunque riuscire a soddisfare i bisogni dei 
consumatori attraverso un prodotto e/o un servizio che le consenta di ottenere un 
vantaggio differenziale rispetto ai propri concorrenti: un vantaggio che può derivare 
dalla migliore qualità dell’output, dai prezzi piø bassi, dalle condizioni di pagamento 
piø favorevoli, dalla piø elevata reperibilità del prodotto sul mercato, ecc.
2
 
Una definizione successiva di vantaggio competitivo, anche se senz’altro piø 
generale, è stata proposta da Prahaland e Hamel (1990) attraverso il concetto di 
“competenza chiave”, intesa come capacità o tecnologia specifica, in grado di creare 
un valore unico per il cliente.
3
   ¨ questo il caso di un’impresa che detiene capacità 
specifiche che si sostanziano soprattutto nell’insieme delle conoscenze tecniche o 
esperienziali delle persone che vi lavorano all’interno e nelle procedure di interazione 
tra le stesse.  
Tali competenze chiave, nella fattispecie, possono ritenersi il fondamento del 
vantaggio competitivo e, se utilizzate in modo corretto, possono rappresentare fonti 
sostenibili di un vantaggio competitivo senz’altro solido e duraturo nel tempo.  
Oggi come oggi molte imprese tendono ad esternalizzare risorse secondarie per 
ottenere una maggiore qualità o costi piø sostenuti: l’importante è che l’impresa 
conservi e coltivi le risorse e le competenze che ne compongono l’essenza della 
propria attività.  
Una competenza chiave, per essere considerata tale, deve presentare tre 
caratteristiche:  
  deve essere fonte di vantaggio competitivo in quanto contribuisce in modo 
significativo, ai benefici percepiti dal cliente;  
  deve trovare applicazione in molti mercati;  
  deve essere difficilmente riproducibile da parte dei concorrenti.
4 
   
 
Le “capacità distintive” costituiscono un’ulteriore fonte di vantaggio competitivo ma 
vanno distinte dalle competenze chiave in quanto queste ultime si riferiscono ad aree 
di particolare perizia tecnica e produttiva mentre le capacità distintive consistono in 
spiccate doti dell’impresa nel processi commerciali in senso piø ampio.   
                                                           
2
 Cfr. Bagozzi, Rosa, Celly, Coronel, Fondamenti di marketing, Il Mulino, Torino, 2001, p. 21 
3
 Cfr. Lambin J.J., Market-driven management, McGraw-Hill, Milano, 2007 5
a
 ed., p. 213 
4
 Cfr. Kotler P., Keller K.L., Marketing management, Pearson, 2007, p. 46
8 
 
Secondo Porter, il vantaggio competitivo lo si può definire interno o esterno. Queste 
due distinte tipologie verranno successivamente riprese in occasione della trattazione 
delle specifiche strategie mentre ora la nostra attenzione si sofferma solamente sui 
loro elementi distintivi.  
Il vantaggio competitivo interno, anche definito vantaggio di costo, si basa sulla 
migliore capacità dell’impresa di controllare i costi di produzione, di amministrazione 
e di gestione del prodotto, così conferendogli un cosiddetto “valore al produttore” tale 
da raggiungere un costo unitario inferiore rispetto a quello del proprio principale 
concorrente. Tale vantaggio competitivo conferisce all’impresa anche una piø elevata 
redditività e una migliore capacità di fronteggiare eventuali ribassi di prezzo indotti 
dal mercato e/o dalla concorrenza.  
Il vantaggio competitivo esterno, ovvero di qualità, si fonda invece sulle 
caratteristiche distintive del prodotto che rappresentano un “valore per il cliente” e si 
concretizzano attraverso la riduzione e l’ottimizzazione dei costi di utilizzo del 
consumatore e/o anche con l’incremento delle sue stesse performance. Attraverso 
questo percorso l’impresa riesce a fissare un prezzo di vendita superiore rispetto a 
quello della propria concorrenza (che non detiene la stessa qualità distintiva), 
conquistando un maggiore potere di mercato.  
Il concetto di vantaggio competitivo ha senz’altro contribuito a rendere la strategia 
piø concreta e perseguibile in quanto le attività svolte dall’azienda risultano 
osservabili, tangibili e possono essere meglio gestite.  
La strategia può essere pertanto intesa come quella particolare configurazione di 
attività che un’azienda adotta rispetto alle proprie rivali: le scelte di attività finalizzate 
ad una strategia di bassi costi sono diverse da quelle, ad esempio, di una strategia di 
differenziazione.  
L’identificazione del vantaggio competitivo di un’impresa nasce pertanto dalle 
singole attività che essa svolge, ciascuna delle quali può contribuire, attraverso la 
propria posizione di costo relativa a creare una base di differenziazione. Sarà, quindi, 
opportuno analizzare tali attività attraverso un particolare strumento denominato la 
“catena del valore”
5
 che disaggrega un’impresa in una limitata serie di attività 
                                                           
5
 La catena del valore è un modello teorizzato da Porter (1985) che fornisce una rappresentazione 
schematica delle attività svolte dall’impresa, evidenziandone il valore creato ed i costi sopportati per la 
sua creazione. Comprende 2 elementi: le attività generatrici di valore ed il margine. Le attività 
generatrici di valore sono rappresentate da 5 attività primarie e 4 attività di supporto. Le attività 
primarie sono attività impegnate nella creazione fisica del prodotto, nel suo trasferimento al
9 
 
strategicamente rilevanti allo scopo di studiarne l’andamento dei costi e le fonti, 
esistenti e potenziali, di differenziazione.  
Il vantaggio competitivo assume comunque rilevanza dal punto di vista strategico 
solo se è consolidato nel tempo, ovvero se risulta un elemento difendibile da parte 
dell’impresa detentrice.   
La strategia competitiva di base di ciascuna impresa dovrebbe rappresentare il fulcro 
di ogni suo piano di sviluppo, in quanto ne identifica il vantaggio competitivo e 
fornisce il contesto per le successive azioni da intraprendere in ogni sua area 
funzionale.  
Peraltro, anche la ricerca di un vantaggio competitivo sostenibile risulta centrale nel 
processo di elaborazione di una strategia e rappresenta una delle responsabilità 
principali del marketing strategico. Un’impresa può dominare i propri concorrenti in 
modo duraturo nella misura in cui crea un differenziale difendibile. In questa 
prospettiva, è possibile stabilire una distinzione tra vantaggio competitivo strategico e 
vantaggio competitivo operativo.  
Ottenere un vantaggio competitivo operativo in un dato mercato comporta svolgere le 
stesse attività dei concorrenti, ma in modo piø efficace.  
In altri termini ciò significa essere migliori offrendo una qualità superiore o la stessa 
qualità a un prezzo inferiore, proponendo dei prodotti che riducano i costi per clienti, 
presentando beni e/o servizi a costi inferiori e contemporaneamente anche di migliore 
qualità, operando piø rapidamente dei concorrenti, posizionandosi logisticamente piø 
vicino al cliente e così fornendo una maggiore assistenza post-vendita. 
Il miglioramento continuo dell’efficienza operativa è un requisito necessario ma non 
sufficiente a mantenere una redditività piø elevata. Risulta infatti sempre piø arduo 
essere superiori ai concorrenti in tema di efficienza operativa in quanto essi possono 
imitare le tecniche di gestione, le nuove tecnologie e le migliori modalità per 
soddisfare il bisogno dei clienti.  
D’altra parte riuscire ad ottenere un vantaggio competitivo strategico comporta un 
primo elemento di differenziazione che può essere realizzato attraverso due modalità:  
                                                                                                                                                                      
compratore e nell’assistenza post-vendita (logistica in entrata, attività operative, logistica in uscita, 
marketing e vendite, servizi), mentre le attività di supporto sostengono le attività primarie ma allo 
stesso tempo sono generatrici di valore (approvvigionamento, sviluppo della tecnologia, gestione delle 
risorse umane e attività infrastrutturali dell’impresa). Il margine è rappresentato dalla differenza tra il 
valore totale e il relativo costo per eseguire le attività generatrici di valore. Cfr. Porter M.E., Il 
vantaggio competitivo, Piccola Biblioteca Einaudi, 2011, pp. 46-54
10 
 
  esercitando nel mercato di riferimento attività differenti da quella dei 
concorrenti diretti; 
  esercitando attività simili, ma in modo diverso, con l’obiettivo di proporre al 
mercato un insieme di valori unico e riconoscibile.  
 
Tale aspetto verrà comunque e successivamente esaminato piø nel dettaglio.  
 
 
 
1.2 Modello di Porter e strategie competitive di base 
Le tre particolari strategie competitive che consentono all’impresa di raggiungere una 
posizione di reale vantaggio rispetto ai concorrenti, vengono rappresentate da Porter 
utilizzando la seguente matrice: 
  
di costo di qualità
Ampio LEADERSHIP DI COSTO DIFFERENZIAZIONE
sul costo 
sulla 
differenziazione 
Vantaggio competitivo
Ambito 
competitivo
Ristretto
FOCALIZZAZIONE
business di 
nicchia
 
Figura   1:  Le strategie competitive di base secondo Porter. 
     Elaborazione dell’autore.  
   
   
Queste strategie competitive si basano sull’assunto dell’esistenza di alcune e 
specifiche tipologie di leadership: 
  di mercato (l’impresa domina il mercato in termini di vendite in volume e/o in 
valore); 
  di prezzo-costo per l’acquirente (l’impresa offre un prodotto standardizzato 
basato sull’idea di convenienza economica); 
  di fattori no-price, come ad esempio qualità, servizio, immagine, 
comunicazione (l’impresa si distingue per uno o piø fattori non legati al 
prezzo ma comunque in grado di consentirle elevati ricavi e/o marginalità).
11 
 
 
Dall’analisi delle strategie competitive di Porter si desume come le imprese possano 
realizzare un vantaggio competitivo rispetto ai rivali attraverso: 
  una struttura di costi significativamente piø bassa, al fine di offrire prezzi 
inferiori ed, al tempo stesso, raggiungere gli obiettivi di profitto desiderati;  
  una differenziazione significativa dei propri prodotti e/o dei propri servizi 
rispetto a quelli dei concorrenti, al fine di offrire al cliente un “valore 
percepito” superiore. 
 
Le due strategie possono poi combinarsi con l’ambito competitivo in cui l’azienda si 
trova ad operare:  
  agendo su un ampio spettro di segmenti di mercato;  
  concentrando la competizione solo su uno o comunque su un ristretto numero 
di segmenti di mercato. 
 
Da tale incrociata combinazione derivano le quattro possibili varianti del concetto di 
strategia, così come analiticamente riportate nella matrice: in buona sostanza, quando 
si tenda ad ottenere un vantaggio competitivo su una vasta gamma di segmenti 
(quindi in un mercato ampio) trovano attuazione, rispettivamente, strategie di 
leadership di costo e strategie di differenziazione, mentre qualora si prediliga un’area 
di competizione molto piø ristretta (quindi segmento o nicchia di mercato) trovano 
piuttosto applicazione strategie di leadership di costo focalizzata e strategie di 
differenziazione focalizzata.  
Nei paragrafi successivi si andranno pertanto ad analizzare principalmente gli 
elementi caratterizzanti la leadership di costo e quelli inerenti la differenziazione su 
un ampio spettro di mercato, solo accennando, invece, a quelli della focalizzazione in 
quanto di immediata derivazione delle prime due una volta portate in un contesto 
competitivo ristretto. 
In quest’ultimo caso l’azienda si trova a servire un segmento o un gruppo di segmenti 
nel settore e quindi a perfezionare la propria strategia ottenendo in essi un vantaggio 
competitivo specifico anche non possedendo un vantaggio competitivo generale. 
Infatti, entrambi le focalizzazioni si basano sulle differenze tra il segmento prescelto 
(segmento obiettivo) e gli altri segmenti del settore industriale.
12 
 
La differenziazione complessiva e la focalizzazione sulla differenziazione spesso 
vengono confuse: mentre però la differenziazione complessiva basa la sua strategia su 
caratteristiche diffusamente apprezzate dal mercato, chi punta, piuttosto, ad una 
differenziazione focalizzata cerca di raggiungere segmenti con fabbisogni speciali e 
mira a soddisfarli meglio della concorrenza.
6
 
L’azienda che si focalizza può approfittare delle sub-ottimizzazioni, in meglio o in 
peggio, da parte dei concorrenti che presentano, invece, obiettivi a largo raggio, 
ovvero può approfittare di situazioni in cui i concorrenti sono scarsamente o 
eccessivamente efficienti nel soddisfare un particolare segmento: nel primo caso 
l’azienda può focalizzarsi sulla differenziazione, nel secondo l’azienda può sfruttare 
l’opportunità  di focalizzare sui costi poichØ i concorrenti sostengono degli oneri 
probabilmente piø elevati del necessario.  
Spesso uno stesso settore industriale offre molteplici possibilità di attuare strategie di 
focalizzazione sostenibili, è però essenziale che vengano sempre scelti segmenti-
obiettivo diversi. 
La decisione strategica che estremizza la scelta per la differenziazione e per la 
focalizzazione è detta “nicchia”: le condizioni di questa specifica strategia sono 
l’esistenza di un segmento-target, o una sua porzione, con un alto reddito disponibile 
ed un’offerta di prodotto fortemente differenziata (esclusività).  
 
 
1.2.1 Leadership di costo 
La leadership di costo si configura come la capacità di un’impresa di approntare 
prodotti e/o servizi, simili o equivalenti, rispetto a quelli offerti dalla concorrenza, 
con costi di realizzazione inferiori.  
L’impresa può esercitare la propria posizione di predominio in due modi:  
  applicando lo stesso prezzo dei concorrenti e ottenendo un margine superiore 
risultante dalla differenza tra prezzo di vendita e costi piø bassi; 
  proponendo un prezzo inferiore alla concorrenza e incrementando la propria 
quota di mercato.  
Nell’ambito della leadership di costo l’impresa si propone, quindi, di diventare il 
produttore a piø basso costo nel proprio settore industriale. Tale obiettivo viene 
                                                           
6
 Cfr. Porter M.E., Il vantaggio competitivo, Piccola Biblioteca Einaudi, 2011, p. 22