5
anche se i suoi compiti vengono assolti spesso con la collaborazione di questa e/o di altre
discipline mediche
1
.
Il rischio infortunistico nello sport, a differenza della comune traumatologia, va ricercato
spiccatamente in quelle pratiche finalizzate al raggiungimento di prestazioni atletiche
massimali; da ciò l’indirizzo moderno alla prevenzione, che trova motivo di studio e di
ricerca nei compiti di allenamento e nelle palestre: la responsabilità della tutela della
integrità fisica dell’atleta spetta al medico, al preparatore atletico, all’insegnante di
educazione fisica, ciascuno per la parte di propria competenza.
Attualmente l'attività sportiva rappresenta una delle prime cause di infortuni: solo negli
U.S.A. ogni anno vengono trattati oltre dieci milioni di traumi da sport
2
. Circa il 70% degli
eventi interessa giovani sportivi al di sotto dei 25 anni; vi sono però alcuni sport che
presentano un’elevata incidentalità anche in età più avanzate.
Tali dati sono confermati da un’elaborazione svolta dall’Istituto Superiore di Sanità e
riassunta nei grafici sottostanti in cui viene evidenziata la distribuzione percentuale degli
infortuni per classe di età e disciplina sportiva: pressoché nella totalità degli sport sono i
ragazzi a riportare più frequentemente traumi, tuttavia è interessante notare come il tennis e
il trekking siano causa di infortuni soprattutto negli over 46, seguiti da jogging, sci e
fitness.
1
“Traumatologia dello sport”, III edizione, Piccin
2
Si definisce trauma da sport un infortunio accidentale che accade durante la pratica di attività sportive
agonistiche o amatoriali. Richiede un intervento medico e comporta l’interruzione dell’attività svolta per uno
o più giorni dopo quello dell’infortunio.
6
Tabella 1 – Distribuzione (%) degli infortuni sportivi per classi di età e disciplina
Sulla base dello studio del ISS, gli sport in cui si verifica la più elevata incidentalità sono:
ξ Attrezzistica;
ξ Mountain bike;
ξ Atletica leggera;
ξ Snowboard
7
Genericamente, si possono individuare tre tipi di dinamiche che conducono all’infortunio
sportivo:
1. Contrasto tra atleti. Si verifica negli sport caratterizzati da un contatto
fisico preponderante (calcio 53%, lotta 42%, rugby 40%);
2. Cadute. Avvengono di solito negli sport con uso di mezzi meccanici
(motociclismo 73%; ciclismo 59%)
3. Sforzo o tensione degli arti. Si verificano negli sport individuali senza
ausilio di mezzi esterni (pallavolo 46%; ginnastica 37%).
In ogni caso, il corpo di uno sportivo può anche essere predisposto neurofisiologicamente ai
traumi e le cause possono essere diverse: traumi passati, cattive abitudini alimentari,
precedenti interventi chirurgici o odontoiatrici.
Tutte le persone hanno tessuti suscettibili a traumi per l'inerente debolezza o per fattori
biomeccanici. Per esempio, i pazienti con esagerata lordosi lombare sono a rischio di
lombalgia quando battono al baseball, mentre i pazienti con eccessiva pronazione dei piedi
sono a rischio di gonalgia quando corrono lunghe distanze.
Senza correzione, il rischio di trauma cronico è alto, poiché specifici movimenti sono
effettuati ripetutamente in tutti gli sport. Il dolore di solito cessa quando l'attività è
interrotta, ma si riacutizza ogni volta che viene raggiunto lo stesso carico di lavoro.
I traumi sportivi poi sono spesso il risultato di un modo sbagliato di allenarsi, di un
allenamento troppo intenso o errato per quel particolare tipo di sport.
Dunque, quando si decide di intraprendere uno sport è sempre consigliabile attenersi ad un
programma di allenamento specifico e seguire alcune fondamentali regole di prevenzione:
ξ riscaldamento, che comprende esercizi muscolari ad un ritmo rilassato per pochi
minuti prima del lavoro intenso. La temperatura del muscolo dopo alcuni minuti di
esercizio, può salire a circa 38°C (101°F), rendendo il muscolo più elastico, forte e
resistente alla lesione. Gli esercizi attivi di riscaldamento preparano i muscoli per
un'esercizio intenso più efficacemente del riscaldamento passivo con acqua calda,
termocoperte, ultrasuoni o lampade a infrarossi;
8
ξ stiramento (stretching), che non previene il danno, ma può aiutare a migliorare le
prestazioni, allungando i muscoli in modo che essi sviluppino una maggior
tensione; lo stretching deve essere svolto dopo il riscaldamento o dopo l'esercizio.
Per evitare un danno diretto, gli atleti non devono stirare oltre le loro capacità,
contando per 10 secondi;
ξ raffreddamento (graduale rallentamento prima della sospensione dell'esercizio),
che può prevenire i giramenti di testa e la sincope. In una persona che fa uno sforzo
vigoroso e si ferma all'improvviso, il sangue può ristagnare nelle vene dilatate delle
gambe, causando vertigini ed eventualmente svenimenti. Il raffreddamento
mantiene la circolazione sostenuta e aiuta a rimuovere l'acido lattico dal circolo.
9
1.2 Epidemiologia dei traumi da sport
L'epidemiologia traumatica sportiva cerca di analizzare l'incidenza delle lesioni sportive,
“da sport” cioè che avvengono per determinate gestualità sportive e “nello sport” cioè che
avvengono durante l'attività sportiva, tenendo conto:
ξ del tipo di popolazione praticante;
ξ del luogo in cui si effettua lo sport;
ξ delle modalità di insorgenza traumatica
3
.
Tuttavia, notevoli sono le difficoltà a comparare studi epidemiologici diversi in quanto fra i
vari lavori presenti in letteratura spesso non c'è uniformità nel definire le lesioni o nel
raccogliere i dati in modo uguale; spesso infatti vengono presi in considerazione parametri
differenti circa il livello sportivo, le modalità traumatiche, i meccanismi lesivi, ecc.
In ogni caso, è un dato certo che la popolazione sportiva negli ultimi 25 anni è
considerevolmente aumentata per numero e per impegno: infatti è incrementato il "range"
di età (più bambini, più anziani), sono aumentate le donne che praticano sport e si sono
affermati nuovi sport quali il calcetto, lo squash, il beach volley e altri ancora. Infine, è
notevolmente cresciuto l'agonismo e la competitività nelle manifestazioni sportive a tutti i
livelli.
A rendere difficoltoso lo studio epidemiologico dei traumi sportivi sono anche i diversi
modi in cui può essere raccolta l'incidenza delle lesioni : per numero di lesioni per 1000
atleti, per numero di lesioni per stagione, per gara, per allenamento, per espositività per
atleta o per sport, ecc.
Inoltre, numerosi sono i fattori in causa che possono modificare o variare ogni ricerca
epidemiologica: l'età del praticante, il livello di competizione, la diffusione loco-regionale o
nazionale per quel tipo di sport, le competenze dell'allenatore o del preparatore, il tipo di
sport (alta o bassa lesività traumatica), ecc.
3
EPIDEMIOLOGIA TRAUMATICA NELLO SPORT - Dr. Volpi
Centro di Traumatologia dello Sport e di Chirurgia Artroscopica Istituto Ortopedico Galeazzi - Milano
10
Le lesioni poi possono essere suddivise in acute, cioè dovute ad un singolo episodio
macrotraumatico, e croniche, cioè dovute a episodi microtraumatici ripetuti nel tempo e
spesso conseguenti alle sollecitazioni gestuali tipiche di ogni sport.
E' indubbio che solo attraverso una conoscenza diretta dei dati epidemiologici si possa
meglio applicare i principi di prevenzione per ridurre e contenere il numero e la gravità
delle lesioni di quel tipo di sport, così come solo approfondendo le conoscenze
biomeccaniche dei gesti sportivi, delle attrezzature e dei materiali si possa pretendere di
rispettare i carichi di lavoro negli allenamenti, i tempi di recupero fra una competizione e
l'altra, la protezione necessaria per fare in modo che lo sport non rappresenti un danno ma
un bene per tutti coloro che lo praticano.
11
1.3 Eziologia dei traumi da sport
Nella maggior parte dei casi il danno provocato durante lo svolgimento di un’attività
sportiva è di lieve entità e riguarda in genere le parti molli dell'apparato locomotore
(muscoli, tendini, legamenti e capsule articolari). Di solito, quindi, si tratta di traumi che
guariscono completamente entro qualche settimana. Proprio per questo motivo può
accadere che gli infortuni vengano trascurati dagli atleti dilettanti o vengano curati
sommariamente.
E’ fondamentale, invece, che anche i traumi più lievi vengano trattati con la massima
attenzione sin dalle prime ore dopo l'evento.
A livello nazionale non esistono ancora raccolte sistematiche di tutti gli infortuni sportivi; i
dati disponibili sono tratti da casistiche di centri medici o di istituti assicurativi, sottostimati
rispetto alla realtà perché sfuggono i casi minori o comunque non visitati al pronto soccorso
né denunciati all’assicurazione.
Il rapporto (%) fra infortuni gravi, di moderata e di lieve entità è illustrato nel grafico
sottostante
4
.
0
10
20
30
40
50
60
lievi moderati gravi
Le modalità con cui avviene l’infortunio sono essenzialmente due, acuta e cronica, a cui
corrispondono le due forme di trauma: isolato o da sovraccarico funzionale.
4
M. Gottin, “Traumi da sport: lesioni e localizzazioni”, rassegna dei più comuni infortuni che possono colpire
gli sportivi, 2004
12
1. La lesione acuta avviene con un trauma isolato, improvviso, violento e dalla dinamica
caratteristica, a cui l'atleta riferisce l'inizio dei suoi disturbi (cadute o colpi diretti): si pensi
ad esempio ad una distorsione articolare, uno stiramento muscolare, una frattura. L'azione
lesiva è concentrata nel tempo e si realizza in pochi istanti.
Questi infortuni non differiscono molto da quelli che possono colpire una qualsiasi persona,
se non per il fatto che sono assai più frequenti tra gli sportivi per il maggior rischio insito
nella loro attività.
Rientrano in questo gruppo i traumi più gravi, come quelli che coinvolgono le strutture
nervose contenute nel cranio e nella colonna vertebrale.
2. La lesione cronica è il cosiddetto microtrauma, ossia il danno dovuto al sommarsi di
molteplici e ripetute lesioni da sovraccarico funzionale, ciascuna di minima e inavvertita
entità, ma in grado di sfociare in una patologia conclamata per la esasperata ripetitività del
gesto nel tempo. L'azione lesiva, a differenza del caso precedente, è diluita e si manifesta in
tempi lunghi. Esempi tipici sono le tendinopatie, le microfratture, le osteocondrosi: sono
malattie caratteristiche dello sportivo, o di chi per professione o per diletto fa gesti simili a
quelli di certi sport in modo intenso e continuativo.
Per questa specificità sono anche note come atlopatie, ossia malattie dell'atleta.
La frequenza di queste patologie sembra essere in aumento.
Nel podismo, ad esempio, i praticanti riferiscono infortuni dal 35 al 60% dei casi: la
frequenza di traumi cresce esponenzialmente con la frequenza della prestazione e la
distanza percorsa.
L’azione meccanica responsabile del trauma si attua per effetto di una forza che sollecita in
senso iperfisiologico od extrafisiologico un tessuto, organo o apparato. Questa può
estrinsecarsi con meccanismo di pressione, flessione, torsione o distensione.
La magnitudine del trauma dipenderà dall’intensità e durata della forza agente, dal mezzo
con cui questa viene applicata, dal segmento corporeo interessato, sia qualitativamente che
quantitativamente
5
.
5
Andrea Trenti, Francesco Bracci “Chirurgia pratica e pronto soccorso”;
13
Tuttavia, benchè la maggior parte dei traumi sportivi abbia carattere fortuito ed
imprevedibile, esistono delle condizioni che, agendo come concause, favoriscono il
verificarsi dell’evento traumatico o lo rendono più grave.
Innanzitutto, vi possono essere alcune caratteristiche costituzionali degli individui che
praticano sport che possono aumentare la suscettibilità agli infortuni
6
: l'eccessiva
pronazione (intrarotazione del piede dopo l'impatto con il terreno) durante la corsa è di gran
lunga il più comune dei fattori biomeccanici che causa lesioni al piede, alla gamba e
all'anca. Successivamente alla pronazione, il piede ruota verso la parte laterale della pianta
(supinazione), poi si solleva sulle dita subito prima di staccarsi da terra e spostare il peso
sull'altro piede.
La pronazione aiuta a prevenire il trauma distribuendo la forza di impatto sul terreno.
La pronazione eccessiva, tuttavia, può causare danni per via dell’esorbitante scivolamento
mediale della parte inferiore della gamba che sfocia in dolori al piede, alla gamba, all'anca e
al ginocchio.
Le caviglie sono così flessibili che, durante la deambulazione o la corsa, le arcate plantari
toccano il suolo dando l'impressione di una arcata plantare molto schiacciata o assente.
Un piede con un arcata plantare molto alta viene definito cavo. Molte persone che hanno
una evidenza di piede cavo hanno arcate plantari normali ma caviglie rigide, cosicché
pronano molto poco. I piedi di questi soggetti assorbono poco i traumi, aumentando il
rischio di sviluppare fratture da stress nelle ossa dei loro piedi e delle loro gambe.
Il ginocchio valgo invece favorisce, ad esempio, l'insorgere di gonalgie e patologie rotulee;
le posture scorrette possono scatenare dorsalgie e lombalgie, mentre le lassità legamentose
predispongono alle distorsioni articolari.
L'eccesso di peso corporeo grava sulla colonna vertebrale e sugli arti inferiori, sommandosi
al carico di per sé già elevato in attività quali la corsa e i salti.
La maggior larghezza del bacino nelle ragazze accentua il valgismo fisiologico delle
ginocchia e favorisce l'insorgere di sublussazioni rotulee, in particolare nell'età dello
sviluppo.
6
Manuali Merck Sharp & Dohme Italia Spa, “Malattie muscoloscheletriche del tessuto connettivo”; Dott.
Abele Guerini, “ Traumi da sport”, www.informacalcio.it/area medica/medicina dello sport
14
Vi sono poi anormalità strutturali che possono sovraccaricare alcune parti in maniera non
bilanciata. Ad esempio, la corsa su piste non lisce o su strade non pianeggianti, pone uno
stress maggiore sull'anca della gamba che colpisce il terreno più in alto, aumentando il
rischio di dolore o di trauma a quel livello.
Il clima freddo umido, il terreno sfavorevole, la fatica, l'attrezzatura inadatta, il mancato
rispetto delle regole di gioco, l'esasperazione della prestazione fino al limite delle proprie
possibilità sono altre riconosciute cause di aumentato rischio di infortunio.
L'incidente fa generalmente la sua comparsa alla fine di una partita o di un allenamento,
cioè quando lo sportivo è affaticato. Nel calcio come nello sci e in tutti gli sport, ci si fa
male quando si è stanchi o non concentrati, perché non si realizza la vera a propria
preparazione dei muscoli allo sforzo. Percepita una fatica da affrontare, i muscoli, se non
c'è stanchezza e se, soprattutto, c'è concentrazione, si contraggono, aumentano il loro
livello di inserzione e di "attaccamento" alle ossa, e tutto ciò ha un'azione protettiva nei
confronti dei traumi.
Pertanto, nella programmazione degli allenamenti, si dovrebbe sempre tenere conto che
una seduta di lavoro molto intenso causa alle fibre muscolari piccoli danni, che si ritiene
siano di stimolo per il successivo rafforzamento del muscolo stesso. Ogni volta che i
muscoli sono sottoposti a sforzo, infatti, alcune fibre vengono danneggiate e altre
esauriscono le riserve disponibili di glicogeno. Poiché solo le fibre non lesionate o quelle
con sufficiente glicogeno funzionano adeguatamente, uno sforzo massimale richiede lo
stesso lavoro da parte di meno fibre, aumentando la probabilità che queste si lesionino.
Per non trasformare questo minimo danno in una vera e propria lesione muscolare
occorrono almeno 48 ore di recupero e un tempo più lungo per rimpiazzare il glicogeno.
In teoria si dovrebbe ridurre l'intensità degli esercizi nei due giorni successivi, allenando
qualità motorie diverse (flessibilità, resistenza, forza, rapidità, detrezza) o gruppi muscolari
diversi o curando altri aspetti della preparazione sportiva (tecnica, tattica, approccio
mentale). In relazione al tipo, all'intensità e alla durata dello sforzo, è noto inoltre che in
uno stesso muscolo fibre di diverso tipo (tipo I, a lenta contrazione; tipo II, a rapida
contrazione) sono sollecitate in modo disomogeneo e richiedono differenti tempi di
recupero.
15
Bisogna quindi evitare di somministrare troppo presto altri intensi carichi di lavoro, che
graverebbero solo sulla parte di fibre muscolari a più veloce recupero, rischiando di
danneggiarlo.
La maggior parte dei metodi di allenamento si basa sul principio del "facile-difficile", cioè
su un intenso sforzo nell'arco di un giorno (per es., correndo a una media di 1,5 km ogni
5 minuti) e a ritmi ridotti il giorno seguente (per es., a una media di 1,5 km ogni 6-8
minuti).
Se un atleta si allena due volte al giorno, bisogna far seguire ogni sforzo massimale da
almeno tre leggeri.
Solo i nuotatori possono sopportare un sforzo pesante e uno leggero ogni giorno. Questo
perchè, presumibilmente, la galleggiabilità dell'acqua aiuta a proteggere i loro muscoli e le
articolazioni.
16
1.4 Classificazione dei traumi sportivi: sport interessati e sedi colpite
Le principali patologie acute e croniche che possono verificarsi durante le attività
sportive
7
possono essere distinte in:
ξ Lesioni traumatiche osteo-articolari: l’apparato osteo-articolare è il più
costantemente ed intensamente sollecitato nell’attività motoria connessa alla pratica
sportiva, per cui saranno frequentissime le lesioni traumatiche che lo andranno ad
interessare con i caratteri delle lussazioni, distorsioni e fratture;
ξ Lesioni traumatiche ossee;
ξ Lesioni traumatiche muscolari e tendinee: di comune osservazione, possono
verificarsi in conseguenza di un trauma diretto esogeno (ad esempio contusioni,
rotture, ecc.) od indiretto. Altri tipi di traumi sono le contusioni muscolari, ferite
muscolari, rotture muscolari sottocutanee, rotture tendinee sottocutanee.
7
M. Gottin, “Traumi da sport: lesioni e localizzazioni”, rassegna dei più comuni infortuni che possono colpire
gli sportivi, 2004