Cap.I - La vita di Leopardi Leopardi e lo sport
5
giovinetto, descritto come normale nella sua infanzia, una grave cifosi che
ne deforma per sempre l’aspetto. Compone gli Epigrammi con un discorso
introduttivo e la tragedia Pompeo in Egitto.
Nel 1813 inizia da solo lo studio del greco; ottiene il permesso di leggere i
libri posti all’Indice dalla Chiesa; compone la Storia della Astronomia
dalla sua origine fino all’anno MDCCCXI. Tra gli ultimi mesi del ’13 e i
primi del ’14 si dedica, sempre senza maestro, all’ebraico (allo stesso modo
Leopardi apprese tutte le altre lingue che conosceva, comprese la spagnola
e l’inglese).
Nel 1815 compone il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi e l’in
iulium Africanum jacobi Leopardi Recanatensis Lucubrationes. Dopo la
vittoria degli austriaci sul Murat scrive, in uno spirito antifrancese e
antirivoluzionario che riflette ancora la mentalità paterna, l’Orazione agli
Italiani in occasione della liberazione del Piceno. Traduce gli Idilli di
Mosco e la Batriomomachia, della quale farà in seguito altre due versioni
(rispettivamente nel 1821-1822 e nel 1826).
Nel 1816 scrive il Discorso sopra la vita e le opere di M. Cornelio e
traduce le opere di Frontone pubblicate dal Mai.
Nel 1817 traduce i frammenti delle Antichità romane di Dionigi
d’Alicarnasso scoperti dal Mai. Inizia l’amicizia epistolare con Pietro
Giordani, che sarà il suo primo grande amico e ammiratore.
Stende le prime note dello Zibaldone, raccolta di riflessioni e appunti
privati (pubblicata soltanto tra il 1898 e il 1900, col titolo Pensieri di varia
filosofia e di bella letteratura, a cura di una commissione ministeriale
presieduta dal Carducci). Traduce la Titanomachia di Esiodo, scrive i
Sonetti in persona di ser Pecora fiorentino contro Guglielmo Manzi e il
sonetto Letta la vita dell’Alfieri scritta da esso. La visita a Recanati , nel
mese di dicembre, della ventiseienne cugina di Monaldo, Gertrude Cassi
Lazzari, gli ispira l’Elegia I (divenuta poi Il primo amore) e il Diario del
primo amore.
Nel 1818 scrive l’Elegia II e il Discorso di un italiano intorno alla poesia
romantica (rimasto inedito fino al 1906). Nel settembre avviene il primo
incontro con Giordani, in visita a Recanati per cinque giorni. Breve gita dei
due a Macerata (è la prima volta che Giacomo esce di casa senza essere
accompagnato da qualcuno di famiglia). Nascono le Canzoni All’Italia e
Cap.I - La vita di Leopardi Leopardi e lo sport
6
Sopra il monumento di Dante. Inizia la corrispondenza con Pietro
Brighenti, editore del “Caffè di Petronio”.
Nel 1819 è colpito da una grave malattia agli occhi che gli impedisce “non
solamente qualunque lettura o studio, ma ogni minima contenzione del
pensiero” e medita più volte il suicidio (cfr. la lettera a Leonardo Trissino
del 27 settembre 1819). Contemporaneamente matura la cosiddetta
“conversione filosofica”, ossia quel passaggio dalla poesia alla filosofia,
dalla condizione “antica” alla “moderna” che ripete, nello spirito
individuale, il percorso compiuto dallo spirito umano in generale
secondo la spiegazione che Leopardi fornisce nello Zibaldone (152, 4
luglio 1820).
Nel paese natio Leopardi è infelicissimo e, nel luglio 1819, tenta,
fallendola, la fuga da Recanati. Tra il 1819 e il 1821 compone gli Idilli.
Nel 1820 compone la Canzone Ad Angelo Mai. Prima idea delle Operette
morali: “In questi giorni, quasi per vendicarmi del mondo ho immaginato e
abbozzato certe prosette satiriche” (lettera al Giordani del 4 settembre 1820
).
Tra l’ottobre 1821 e il luglio 1822 compone tutte le altre Canzoni (a
eccezione di Alla sua donna ): In questo periodo scrive oltre 1800 delle
4526 pagine che compongono il manoscritto dello Zibaldone.
Il 17 novembre 1822 può finalmente lasciare Recanati e recarsi con gli zii
materni a Roma, dove si intrattiene come loro ospite; ma la capitale si
rivela una grande delusione.
Il 15 febbraio 1823 visita commosso, nella chiesa di Sant’Onofrio al
Granicolo, la tomba del Tasso. Conosce lo storico tedesco Barthold Georg
Von Niebuhr,ministro di Prussica presso la Santa Sede, che si interessa per
fargli avere una carica e uno stipendio fisso dal governo pontificio, ma ogni
iniziativa fallirà soprattutto per i sospetti nutriti dal Vaticano nei confronti
delle amicizie, così come delle opinioni morali e politiche, di Leopardi. Il 3
maggio egli rientra a Recanati. Nel settembre compone la Canzone Alla sua
donna e volgarizza la Satira di Simonide sopra le donne. Nell’anno scrive
molte altre pagine (oltre 1300) dello Zibaldone.
Verso la metà di luglio, del 1825, su invito dell’editore Stella ( che vuole
affidargli la direzione di un’edizione completa delle opere di Cicerone ),
parte per Milano, sostando a Bologna, dove rivede Giordani. A Milano
incontra Monti e Cesari. Alla fine di settembre è di nuovo a Bologna,dove
Cap.I - La vita di Leopardi Leopardi e lo sport
7
rimarrà per più di un anno, lavorando alla traduzione del Manuale di
Epitteto e soprattutto a un commento delle Rime di Petrarca
commissionatogli dallo Stella. Compone il Frammento apocritico di
Stratone da Lampsaco.
Nel 1826 compone l’epistola Al Conte Carlo Pepolii, rompendo un silenzio
poetico che durava dal ’23 e continuerà fino all’aprile del ’28, quando
incomincia – col Risorgimento – la stagione dei Canti pisano-recanatesi.
Conosce Teresa Carniani Malvezzi, amica e corrispondente di Monti, della
quale si invaghisce; ma l’idillio finisce presto per l’indifferenza della
donna. A novembre –sempre del ’26- torna a Recanati , ma per poco ,
infatti il 26 aprile del 1827 è di nuovo a Bologna , dove resta fino al 20
giugno, quando parte per Firenze. Escono intanto presso lo Stella le
Operette Morali. A Firenze entra in contatto con Gianpietro Viesseux,
Gino Capponi, Giuseppe Montani, Pietro Colletta, Alessandro Poerio,
Niccolò Tommaseo. Conosce anche Antonio Ranieri. Incontra Manzoni e
Stendhal, idolo letterario della sua amata sorella Paolina. Compone il
Dialogo di Plotino e di Porfirio e il Copernico. Il V novembre si trasferisce
a Pisa.
Nel 1828 compone lo Scherzo, Il risorgimento e A Silvia. La morte del
fratello Luigi nel maggio e altri problemi lo inducono a rientrare a
Recanati, ma sosta ancora per qualche mese a Firenze, dove conosce
Vincenzo Gioberti ; con il quale Leopardi fa il viaggio di ritorno a casa,
dove arriva verso la fine di novembre. Esce presso lo Stella la Crestomazia
italiana poetica, cioè “scelta di luoghi insigni o per sentimento o per
locuzione , raccolti, e distribuiti secondo i tempi degli autori, dal conte
Giacomo Leopardi”.
Nel 1829 compone Le ricordanze,La quiete dopo la tempesta, Il sabato del
villaggio e incomincia scrivere il Canto notturno di un pastore errante
dell’Asia. Terminato il Canto, il 30 aprile 1830, Leopardi parte per Firenze,
dove Colletta gli ha procurato un anno di vitto e alloggio gratuito. E’
presentato da Poerio a Fanny Targioni Tozzetti, moglie de medico e
botanico Antonio Targioni Tozzetti, per la quale concepisce una passione
violenta, non corrisposta dalla bella signora fiorentina. E’ lei ad ispirargli i
cinque Canti del cosiddetto “Ciclo di Aspasia” (Consalvo, IL pensiero
dominante, Amore e morte, A se stesso, Aspasia), che saranno pubblicati
Cap.I - La vita di Leopardi Leopardi e lo sport
8
nell’edizione napoletana dei Canti del 1835. Nel novembre ha inizio il
sodalizio con Antonio Ranieri, che durerà fino alla morte di Leopardi.
Nel 1831 inizia la composizione dei Paralipomeni della Batracomiomachia
Dopo una permanenza a Roma in compagnia di Ranieri, il 22 marzo 1832 è
ancora a Firenze e incomincia a raccogliere, elaborandoli dal vasto
materiale dello Zibaldone, i centoundici Pensieri.
Il 2 settembre 1833 è a Napoli, sempre con il Ranieri. L’anno successivo
appare a Firenze la seconda edizione delle Operette morali.
Nell’aprile del 1836, per sfuggire alla minaccia del colera, Leopardi si
trasferisce con Ranieri e la sorella di lui Paolina nella villa Ferrigni, alle
falde del Vesuvio, tra Torre del Greco e Torre Annunziata. Scrive Il
tramonto della luna e La ginestra, che saranno pubblicati postumi soltanto
nell’ edizione raneriana del 1845.
Nella primavera del 1837 torna a Napoli. Il 14 giugno sul punto di ripartire
con Ranieri per Torre del Greco, muore per un aggravarsi simultaneo e
improvviso dei mali che lo affliggevano da tempo. Viene sepolto fuori
dalla chiesetta di San Vitale a Fuorigrotta. La lapide è dettata dal Giordani:
AL CONTE GIACOMO LEOPARDI RECANATESE
FILOSOFO AMMIRATO FUORI D’ITALIA
SCRITTORE DI FILOSOFIA E DI POESIA ALTISSIMO
DA PARAGONARE SOLAMENTE COI GRECI
CHE FIN! DI XXXIX ANNI LA VITA
PER CONTINUE MALATTIE MISERISSIMA
FECE ANTONIO RANIERI
PER SETTE ANNI FINO ALLA ESTREMA ORA CONGIUNTO
ALL’AMICO ADORATO MDCCCXXXVII
Nel 1939 i resti vengono traslati presso la cosiddetta tomba di Virgilio nel
parco dietro Piedigrotta.
NOTE
Damiani R.-Rigoni M. A.(a cura di):Leopardi : Poesie e prose, Ed.
Meridiani Mondatori, Milano 1988.
Cap. II - Lo sport al tempo di Leopardi- Leopardi e lo sport
9
LO SPORT AL TEMPO DI LEOPARDI
“Dalla mia teoria del piacere si conosce per qual ragione si
provi diletto in questa vita, quando senza aspettarne né desiderarne
vivamente nessuno , l’animo riposato e indifferente, si getta, per così dire ,
alla ventura in mezzo alle cose, agli avvenimenti, e agli stessi divertimenti
ec. Questo stato non curante dè piaceri né de dolori, è forse uno dè
maggiori piaceri, non solo per altre cagioni, ma per se stesso. Parecchie
volte un vigore straordinario e passeggero, cagiona al corpo e ai nervi un
certo torpore, in maniera che o vede tutto dall’alto,e come non gli
appartenesse se non debolissimamente; o non pensa quasi a nulla, e
desidera e teme il meno che sia possibile. Questo stato è per se stesso un
piacere. Il languore del corpo alle volte è tale, che senza dargli affanni e
fastidio, affievolendo le facoltà dell’animo, affievola ogni cura e ogni
desiderio. L’uomo prova allora un piacere effettivo, massime se viene da
uno stato affannoso ec. E lo prova senz’alcun’altra cagione esterna, ma
per quella semplice dimenticanza dè mali, e trascuratezza dè beni, desideri
e speranze, e per quella specie d’insensibilità cagionatogli da quel
languore”. (G. Leopardi , Lo Zibaldone, 7 giugno 1820).
Nel periodo in cui visse Leopardi, o meglio a partire dalla
seconda metà del settecento, seguendo il modello inglese, alcune attività di
gioco che richiedevano sforzo fisico assunsero le caratteristiche strutturali
di sport – anche se il termine sport diverrà di uso comune solo sul finire del
XIX secolo- anche in altri paesi. La struttura delle regole, comprese quelle
che assicuravano l’”equità”, cioè uguali possibilità di vittoria per tutti i
concorrenti, divenne più stretta.
Si da il via, in altre parole, ad una “civilizzazione” dello sport, che
trasformerà giochi altamente violenti che si praticavano negli Anni di
Mezzo, come il Mazzascudo e il Gioco del Ponte, in forme di sport tutt’ora
praticate ma con regole che assicurano l’equilibrio tra il possibile
raggiungimento di una forte tensione provocata dal combattimento e una
ragionevole protezione dalle lesioni fisiche (1). E’ proprio agli inizi
Cap. II - Lo sport al tempo di Leopardi- Leopardi e lo sport
10
dell’ottocento, che sotto l’influsso delle scienze mediche e delle idee
pedagogiche dell’illuminismo, in Europa si era diffusa una nuova forma di
cultura che assegnava al corpo il ruolo di protagonista – al pari di spirito ed
intelletto- del destino umano. Lo stesso Leopardi nello Zibaldone scriveva
:”Gli esercizi con cui gli antichi si procacciavano il vigore del corpo non
erano solamente utili alla guerra, o ad eccitare l’amor della gloria, ec., ma
contribuivano, anzi erano necessari a mantenere il vigor dell’animo, il
coraggio, le illusioni, l’entusiasmo che non saranno mai in un corpo
debole(…), in somma quelle cose che cagionano la grandezza e l’eroismo
delle nazioni”[G. Leopardi, Lo Zibaldone, 7 giugno 1820] .
D'altronde, l’idea di una ‘educabilità’ del corpo, non più visto
come mera macchina sempre uguale a se stessa ma integrante con l’anima ,
non era nuova. L’antichità greca e romana ci ha lasciato una enorme e
insospettata documentazione circa le gesta e le imprese sportive di dei ed
eroi. Il grande Omero, nell’Odissea canto VI, così descrive il primo goal
mancato della storia:”Nausicaa in man tolse la palla, e ad una / delle
compagne la scagliò: la palla / desviossi dal segno cui voleva, /e nel
profondo vortice cadè” (Odissea; traduz. Pindemonte, libroVI,vv.169 e sgg
, Sansoni, Firenze, 1932).
Man mano che la Grecia cresceva, la polis ossia la città-stato consolidava le
proprie strutture e l’attività sportiva si rivelava sempre maggiormente
l’istituzione più gradita dai Greci perché ne esaltava lo spiccato senso
dell’autonomia e soprattutto lo spiccato individualismo. Si giunse pertanto
a un re di nome Ifido, discendente da Oxilio, signore dell’Elide, il quale per
ricordare la vittoria contro i pisati nella battaglia per la conquista di
Olimpia, organizzò nel 776 a. C. i Giochi che iniziarono la loro lunga storia
che sarebbe durata per undici secoli. .
Si trattava di grandi feste atletiche svolte in onore degli dei che radunavano
la gioventù non solo greca. Questi giochi persero il loro carattere per così
dire “festoso ed educativo” con la conquista della Grecia da parte dei
Romani , per diventare eccitante spettacolo, affidato a rude gente di
mestiere.
A Roma i giochi interessarono sia la politica sia l’ambizione di qualche
arricchito. La prima complicò i meccanismi con la sua organizzazione
Cap. II - Lo sport al tempo di Leopardi- Leopardi e lo sport
11
sempre più burocratica, mentre i secondi per i propri interessi i giochi li
mercificarono, un po’ come oggi.
Le iscrizioni venute alla luce a Pompei, offrono delle testimonianze
inequivocabili. Es. Sulla facciata della Casa di Giulia Felice (documento
del museo di Pompei CIL, IV, n. 1147) il “Palazzinaro” arricchito Aulo
Vettio, mecenate (!?), decise di “scendere in campo” anche nella politica e
opportunisticamente si mise a cercare i voti presso i tifosi della squadra che
lui sponsorizzava, dichiarando di “essere meritevole dei voti per il lodevole
e munifico piacere e il godimento che lui offriva al “popolo” con la “sua”
“squadra di palla” allora molto famosa fra le tante. Per ottenere questo
consenso utilizzò nella sua propaganda elettorale il nome, le insegne e i
colori della squadra per farsi eleggere senatore.(2)
Arriviamo al Medioevo spesso associato, fra l’altro, alla superstizione, al
mistero e all’ignoranza, è anche esaltazione della fede cristiana, in cui
trovano il loro habitat naturale, la corte e i cavalieri. L’attività fisica in
questo periodo non è uno spettacolo fine a se stesso, come per i romani, il
cavaliere esercita il corpo non solo in forma individuale ma anche
attraverso attività di squadra in cui s'impara a subordinare gli interessi dei
singoli a quelli della comunità. Nel periodo comunale si verifica una
notevole ripresa dello spirito sportivo: l’equitazione si diffonde ben presto
tra la nobiltà e la borghesia dando vita a quei famosi tornei che tuttavia
degenerarono presto in manifestazioni sanguinose.
Con l’Umanesimo, tendente a riaffermare il valore dell’uomo in
contrapposizione all’ascetismo e all’universalismo medioevale,
l’educazione fisica si pone come base per lo sviluppo delle facoltà del
corpo umano e l’esercizio fisico diviene il tramite attraverso il quale è
possibile raggiungere lo sviluppo armonico delle varie capacità umane: è
utile curare sia il corpo che la mente affinché si formi un individuo
moralmente sano.
E’ proprio per questo scopo che nel 1453 Vittorino da Feltre dà vita ad una
scuola dal nome “Casa Giocosa” in cui i giovani, oltre allo studio dei
classici, della lingua e delle scienze, vengono educati alla pratica
dell’equitazione, dell’arco, della lotta, della scherma ecc..
Con il Rinascimento, la scienza riscoprì il valore anche terapeutico della
ginnastica, ad opera del medico forlinese Gerolamo Mercuriale, autore del
celebre trattato De Arte Ginnastica.
Cap. II - Lo sport al tempo di Leopardi- Leopardi e lo sport
12
Col passare dei secoli si susseguirono diversi promotori
dell’educazione fisica. Hobbes (1588/1679) nella sua opera I CORPI (o
meglio dire DE CORPORE-1655) afferma che oggetto della scienza sono
le realtà generali (delle quali si può conoscere a priori o a posteriori la
causa produttrice o efficiente).E le realtà generali sono i corpi. Tutto è
corpo e movimento. Il corpo è l’unica realtà, cioè l’unica sostanza che
esista realmente in sé; e il movimento è l’unico principio di spiegazione di
tutti i fenomeni naturali, giacché ad esso si riducono anche i concetti di
causa, forza e azione.Da questo punto di vista, Dio stesso è corpo: dire che
Dio è incorporeo -sostiene Hobbes- non significa dare a Dio un attributo
ma solo un attributo onorifico. Così neppure lo spirito umano può essere
incorporeo: l’anima umana è materiale nel senso appunto che i suoi atti
sono movimenti prodotti dai corpi esterni (3). In Leopardi ritroviamo lo
stesso materialismo che lo accompagnerà a lungo; in effetti in un suo
pensiero dello Zibaldone (9 febbraio 1821) scrive: “ non conosciamo altra
materia d’essere che quella della materia”.
In Inghilterra John Locke (1632-1704) affermò che il fanciullo deve
svilupparsi attraverso il gioco senza essere plagiato da alcuno.Ne conseguì
che lo sport divenne il tramite ideale per la formazione del cittadino.
Più tardi, anche il ginevrino Jean Jacques Rosseau nel suo romanzo
pedagogico Emile del 1762, sosteneva il valore formativo, civilizzante e
socializzante degli esercizi corporei e dei giochi atletici. Questi ultimi,
sotto la denominazione antica di pentathlon, sul finire del XVIII secolo
trovarono piena accoglienza negli istituti scolastici tedeschi di Dessau
(1744) e Schenepfenthal (1784) – i cosiddetti Filantropici- dove vennero
praticati come parte integrante del programma educativo.
In Svezia Peer H. Ling (1766-1838) dette vita ad un vasto movimento
affermando che la ginnastica doveva essere praticata per la cura e la
prevenzione di alcune malattie. Nel 1814 creò l’Istituto Ginnastico di
Stoccolma, diffondendo il suo “sistema svedese” oggi conosciuto e
praticato in tutto il mondo. Ling non perse mai di vista cosa accade nel
corpo durante il movimento e le conseguenze che questo provocava. “Si
evitino quindi nei ragazzi forme patologiche dovute a scarso movimento o
ad un confuso sforzo di muscoli”(4).
Anche nella nostra penisola l’idea di educare il corpo, con vantaggio per la
salute e per la mente, fu sostenuta da grandi filosofi e scrittori.
Cap. II - Lo sport al tempo di Leopardi- Leopardi e lo sport
13
Tommaso campanella (1568-1639) nell’opera La città del Sole (1602)
delinea la struttura di uno stato immaginario, che si trova in un’ isola, dove
l’istruzione comincia a tre anni : si impara giocando. Alle lezioni teoriche
vengono alternati gli esercizi fisici. Gli adulti lavorano quattro ore al
giorno; il resto del tempo lo trascorrono leggendo, studiando, dedicandosi
all’arte e allo sport.
Santorio Santorio da Capodistria (1561-1636) esponente della “scuola
jatrofisica” nel libro degli Aforismi di medicina statica valuta la ginnastica
come un mezzo per eliminare dal corpo le sostanze tossiche e riacquistare
l’armonico equilibrio fra gli umori.
Con l’illuminismo, in Italia, l’esigenza di garantire un’istruzione a tutti e di
introdurre l’educazione fisica nelle scuole, si fece sentire soprattutto a
Napoli e a Milano.
Nel 1763 la pubblicazione di una traduzione del testo di Jacques Ballexerd,
Dissertazione sull’educazione fisica de’ fanciulli, ispirò l’abate napoletano
Antonio Genovesi che facendo tesoro di quella lettura, nelle sue Lezioni di
commercio o sia d’economia civile: “E’chiaro che la ragione negli uomini
non si sviluppa che collo sviluppo del corpo che ne è l’istrumento. Lasciar
venire il corpo sano, robusto e ben fatto è, senza saperlo, fare delle buone
teste”(5).
A Milano l’illuminista Carlo Botta pubblicò nel 1797 Proposizione ai
lombardi di una maniera di governo libero, dove auspicava che venissero
indetti ‘giochi olimpici’ per fortificare il corpo, tenendo desto lo spirito
della nazione. “La nazione Lombarda ne dovrebbe dare la prima l’esempio,
rinnovando quelle antiche feste consistenti in giuochi di diverse sorta, che
dagli Antichi Greci erano sì fattamente ammirate. Esse dovranno
rinnovarsi, siccome si rinnovano i giuochi olimpici (…)”. Carlo Botta con
questa affermazione alludeva alle Feste della Libertà – indette dal
Direttorio a Parigi l’anno precedente (1796)- che la stampa francese aveva
celebrato come la Prima Olimpiade della Repubblica(6).
Nella nostra penisola le organizzazioni scolastiche dell’ottocento si posero
il problema dell’educazione sotto i due aspetti del corpo e delle funzioni
psichiche,vedendo quindi l’utilità di addestrare il fisico non solo per la
guerra e iniziando a pensare che un corpo sano è la più adatta abitazione di
una mente sana.