INTRODUZIONE
Nella presente tesi ho voluto analizzare e concentrare l'attenzione su un
argomento che, negli ultimi anni, specialmente a partire da quel famoso pareggio
avvenuto in seguito alle elezioni 2006 tra la coalizione di centrodestra guidata da
Silvio Berlusconi e quella di centrosinistra capeggiata da Romano Prodi e che
tanti problemi causò alla governabilità del paese, ha infuocato ed animato il
dibattito politico, ma anche giuridico in tutta Italia: la legge elettorale.
Nel fare questo, non mi sono ovviamente soffermato solo sul caso italiano, che,
comunque, occupa tutta la seconda parte del testo, ma ho basato la mia analisi
anche sulle esperienze degli altri paesi occidentali, a noi più vicini e
geograficamente e culturalmente: prescindendo dalla situazione italiana,
evidentemente,l'argomento, che rappresenta il fondamentale meccanismo di
trasformazione dei voti in seggi, la base della democrazia e non solo un'occasione
per il dibattito politico, merita una visione di più ampio respiro.
Guidato da una simile ratio, nel primo capitolo ho iniziato la mia trattazione
esaminando le peculiarità e le differenze delle due grandi famiglie di sistemi
elettorali: il sistema maggioritario, il quale tende a raggiungere la governabilità di
un paese, eventualmente anche a leggero discapito della rappresentanza di
minoranze politiche; il sistema proporzionale, maggiormente attento alla
rappresentanza di tutti i cittadini e loro eletti; naturalmente non ho dimenticato di
5
descrivere anche quello che potremmo definire il tertium genus tra le due, cioè il
sistema misto, modello emerso in anni relativamente recenti.
Nello stesso capitolo ho proceduto ad una descrizione delle esperienze di altri
paesi occidentali, provando a mettere in evidenza, dopo una loro descrizione, luci
ed ombre di ciascun sistema, tenendo in considerazione che si tratta di paesi,
comunque, spesso con forma di governo diversa dalla nostra.
Il secondo capitolo è specificamente dedicato al caso italiano: ponendomi in una
prospettiva storica nei confronti della questione, ho evidenziato come, a partire
dal momento dell'Unità d'Italia e fino alla legge 6 maggio 2015 n.52, si siano
succedute nel corso degli anni diverse leggi elettorali, anche ispirate a logiche
molto diverse, privilegiando, a seconda dei casi e delle contingenze politiche del
momento, una "famiglia" rispetto ad un'altra.
Di seguito, nel capitolo terzo, ho analizzato approfonditamente la legge che
attualmente regola il nostro sistema elettorale, la legge n.52/2015, cd "Italicum",
partendo da un excursus su tutti i motivi che hanno reso urgente e necessaria una
riforma del vecchio "Porcellum", non da ultima, non fosse bastata già la
scarsissima governabilità, la sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale, che ha
reso improcrastinabile l'attenzione politico-governativa sulle modalità di elezione
dei rappresentanti, a seguito della declaratoria di incostituzionalità sulle
disposizioni del "Porcellum" stesso, portandomi poi sulla descrizione della nuova
legge ed il suo rapporto con la Costituzione e la sentenza 1/2014 stessa, cercando
di capire, quantomeno in linea teorica ed aspettando la prova dei fatti nel
momento di nuove elezioni legislative, se sia in grado davvero di assicurare la
governabilità come vorrebbero i suoi autori.
6
Capitolo uno
Sistemi elettorali: tipologie ed analisi
1.0 Cosa intendiamo per sistema elettorale
In un rapporto aggiornato al 2002, Freedom House evidenziava come, nel mondo,
ci siano 121 paesi con governi scelti "democraticamente" attraverso un qualche
sistema elettorale
1
; parlando, quindi, di un tema quale quello della legge
elettorale, non si può che partire da cosa sia un sistema elettorale. Per sistema
elettorale intendiamo un insieme di regole e/o procedure che abbiano il fine di
tradurre i voti espressi in seggi e cariche politiche, un meccanismo che trasformi
la volontà popolare in elezione di rappresentanti
2
. Si tratta di un sistema che,
nonostante l'apparente "semplicità" derivante dalla sua natura prettamente
numerico/matematica, è tuttavia il frutto di incontro di delicate ed opposte istanze
politiche e rappresenta spesso una sintesi tra maggioranza e minoranza
parlamentare: la sua importanza emerge soprattutto laddove consideriamo che
non si tratta di norme con un valore solo e prettamente "formale", ma anche di
1
G.Baldini-A.Pappalardo, Sistemi elettorali e partiti nelle democrazie contemporanee, Il Mulino 2004,
p.VII
2
L'Istituto dell'Enciclopedia italiana Treccani definisce il sistema elettorale come “la modalità mediante
la quale viene operata la scelta dei titolari di un mandato rappresentativo dai singoli componenti di un
corpo elettorale”, www.Treccani.it
8
importanza estrema per il funzionamente dei sistemi di governo stessi, potendo
incidere sulla stabilità politica e sulla stessa composizione partitica di una
democrazia. Per ogni sistema elettorale che andremo ad esaminare, vale la regola
che non è mai possibile inquadrarne in anticipo ogni effetto e sfaccettatura della
sua applicazione pratica: per questo motivo non troveremo praticamente mai le
regole elettorali in Costituzione, ma, quantomeno di norma, in leggi elettorali, per
consetire modifiche o "riadattamenti" che si rendessero necessari in un secondo
momento
3
. Esistono vari tipi di sistemi elettorali: i due principali sono il sistema
maggioritario ed il sistema proporzionale, a cui, negli ultimi anni, si è aggiunto il
sistema misto, che realizza un'attribuzione di seggi prendendo elementi da
entrambi i gruppi; quello che bisogna tenere a mente, in ogni analisi siffatta, è
sicuramente la cd "legge di Duverger",
4
in virtù della quale "la rappresentanza
proporzionale tende ad un sistema di partiti multipli, rigidi ed indipendenti; lo
scrutinio maggioritario, quantomeno quello a turno unico, al dualismo dei
partiti: abbiamo quindi una coincidenza perfetta tra bipartitismo e scrutinio
maggioritario a turno unico": tutto ciò si traduce, da sempre (per l'autorevolezza
degli interpreti possiamo, ad esempio, ricordare la diatriba, ai tempi della riforma
elettorale inglese del XIX secolo, tra John Stuart Mill, proporzionalista e Walter
Bagehot, fautore del maggioritario
5
), in una contesa tra i sostenitori del sistema
proporzionale, che evidenziano la maggiore rispondenza a principi democratici di
un sistema che permette la rappresentanza parlamentare anche dei partiti minori,
ed i fautori del maggioritario, che pongono invece l'accento su una maggiore
importanza della stabilità politica e della capacità di problem-solving dei governi.
3
A.Gratteri, In Europa votano così: Costituzioni e sistemi elettorali, forumcostituzionale.it
4
G.Pasquino, I sistemi elettorali,, Il Mulino 2011, pp.24 ss
5
L.Mezzetti, Diritto Costituzionale.Manuale breve, Giuffrè editore 2007, p.175
9
2.0 Il sistema maggioritario
Il sistema elettorale maggioritario
6
è quello che ha accompagnato le prime forme
di rappresentanza politica fin dal Settecento; oggi, a secoli di distanza, le
democrazie avanzate che permangono su questa linea sono invece una minoranza,
comprendente Australia, Canada, Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti.
Possiamo distinguere due tipologie di sistema elettorale maggioritario:
· sistemi elettorali maggioritari con previsione della maggioranza relativa (o
plurality: es. sistema britannico);
· sistemi elettorali maggioritari con previsione della maggioranza assoluta
(majority: es. sistema francese).
2.1 Il sistema maggioritario a maggioranza relativa plurality
Il sistema maggioritario "plurality" (detto FPTP, "First past the post"
7
)
contraddistingue il mondo anglosassone: è in questo mondo che trova le sue
origini, nella Gran Bretagna del XV secolo, ed è in questo mondo che si sviluppa,
trovando applicazione anche negli Stati Uniti, il Canada e, fino al 1996, la Nuova
Zelanda.
Il suo funzionamento è molto semplice, il territorio complessivo nazionale viene
suddiviso in un ampio numero di sezioni - i cd "collegi" - in ognuno delle quali vi
6
L'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani lo definisce un “sistema elettorale nel quale i seggi non
sono distribuiti proporzionalmente ai voti, ma vengono assegnati esclusivamente , o comunque in
misura notevolmente superiore alla percentuale di consensi riportata, a chi ottiene la maggioranza dei
voti”, pag.536
7
G.Baldini-A.Pappalardo, op.cit., pp.17 ss
10
è soltanto un seggio in palio, per il quale competono diversi candidati di diversi
partiti: all' interno di ogni collegio, l'assegnazione del seggio avviene grazie al
conseguimento della maggioranza semplice, ovvero relativa, dei voti,
indipendentemente dal raggiungimento della maggioranza assoluta ed anche dal
distacco dai candidati successivi ("First past the post") e, quanto più elevato sarà
il numero di partiti o candidati, tanto più bassa sarà la soglia percentuale a cui
poter vincere il seggio. Possiamo fare un esempio del sistema:
· candidato A: percentuale di voti 40%;
· candidato B: percentuale di voti 30%;
· candidato C: percentuale di voti 20%
· candidato D: percentuale di voti 10%;
In questo caso, come possiamo notare, il candidato A non raggiunge la
maggioranza assoluta, ma solamente la maggioranza relativa (non il 50% + 1, ma
solo la maggioranza dei voti validi), ma, nonostante ciò, vincerà il seggio e verrà
eletto; evidentemente un sistema di tal guisa alla lunga porta ad un effetto
spontaneo di diminuzione dei candidati, per un semplice comportamento
psicologico degli elettori, che tenderanno a votare in senso strategico il candidato
che preferiscono tra quelli con più chances (il "meno peggio"), rispetto al
candidato che avrebbero preferito, ma che non ha nessuna possibilità di vittoria
8
.
Per avere dei seggi partecipando ad elezioni così regolate, occorrerà avere o un
forte radicamento in tutto il paese, ovvero (ma in questo caso parliamo
chiaramente di partiti che avranno pochi seggi), anche una concentrazione
importante in determinate aree del paese (è il caso dei partiti cd territoriali o
regionali che, avendo il maggior numero di voti in alcune aree anche rispetto ai
partiti più radicati nel resto del territorio, riusciranno ad eleggere un
8
R.De Luca, Cambiamenti istituzionali e consenso, Rubbettino editore 2005, pp.12 ss
11
rappresentante in quell'area)
9
; questo spiega perchè anche il partito più votato
complessivamente a livello nazionale potrebbe avere in realtà, uscito dalle urne,
meno seggi di quanto ci si potrebbe aspettare, ciò derivante dal fatto di avere
molti candidati piazzatisi secondi nei vari collegi, per una minore forza locale
10
.
Gli aspetti positivi di un sistema siffatto sono evidenti a tutti: molto semplice,
comprensibile ed in grado di assicurare, salvo rare eccezioni, un' importante
governabilità ad un solo partito; di estrema rilevanza anche il forte rapporto
diretto eletto-elettore che si viene a creare
11
, con il cittadino che va ad eleggere un
rappresentante specificamente della sua area territoriale, che potrà decidere di
confermare o meno, a seconda della sua attività nella legislatura precedente, alle
elezioni successive. Sicuramente, però, a fronte di ciò, possiamo trovare un
rovescio della medaglia molto forte nel deficit di democraticità e rappresentanza:
abbiamo già evidenziato come un partito anche molto forte complessivamente
potrebbe non avere alcuna rappresentanza parlamentare, arrivando secondo o
terzo in tutti i collegi; e, a prescindere da questo, è lapalissiano l'effetto distorsivo
di un sistema che permette che, se ad esempio un collegio venga vinto da un
candidato con il 30% di voti, il restante 70% vada "perduto", rappresenti voti
"persi" di cittadini che non avranno alcuna voce in Parlamento.
9
B.Poggi, Sistemi elettorali ed istituzionali comparati, Pareto 2014
10
Caso emblematico sono le elezioni inglesi del 1951: il partito Laburista ottenne un numero di voti
totale nel paese superiore a quello dei Conservatori, ma tuttavia si piazzò secondo in termini di seggi,
finendo così all'opposizione
11
In Gran Bretagna i deputati dedicano addirittura di norma un giorno a settimana per incontrare ed
ascoltare gli elettori del collegio di appartenenza
12