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“investimenti sociali” ( nel senso delle persone e cioè professionalità e strutture
mentali). Questa regola cerca di regolare il caos e quindi contiene nel lungo
periodo i costi di cambiamento.
Pionieri e giapponesi a parte, solitamente nei cambiamenti si segue una curva
logistica che riassume tutta una serie di ipotesi e considerazioni che sono state
più volte affrontati da numerosi autori in quasi tutte le discipline economiche ( e
in quasi tutti i miei libri di testo) e che si può riassumere ulteriormente dicendo
che nonostante si cerchi di accelerare c’è sempre qualcuno che tende a frenare
In fondo i cambiamenti che si avranno nelle case e nelle strade nei prossimi anni
non saranno certo più sconvolgenti di quelli degli ultimi 40. Oggi mediamente in
una casa senza eccessivi vincoli di bilancio ci sono : Elettrodomestici ( lavatrice,
lavastoviglie, frigo, forno normale o a microonde o entrambi), stereo che
supporta tre formati analogici e uno digitale audio in lettura e uno in scrittura,
televisore, videoregistratore, telefono che sempre più spesso è un cordless,
cellulare/i. Tutto questo groviglio di tecnologia non spaventa l’uomo medio, ma
un computer si.
Oggi con Internet si può parlare in tempo reale con il Giappone, ma anche ieri e
l’altro ieri, bastava telefonare. Solo che costa molto di più, è un modo molto
meno efficiente perché bisogna sapere almeno due parole di giapponese e tenere
conto del fuso orario.
Il paradosso dell'Italia è che in un paese dove il telefono cellulare, una tecnologia
di non semplice uso, si è diffuso a macchia d’olio moltissime sono ancora le
persone che temono o diffidano a priori di un considerevole, quanto intelligente,
impiego di ICT. In particolare si possono individuare tre macro attitudini nel
nostro paese rispetto a questo argomento :
Scettici che smontano sbrigativamente ogni argomento dicendo che l'ICT è poco
più di una moda e che non ha cambiato quasi niente ( E-commerce = vendita per
corrispondenza, Word Processor = macchina da scrivere …)
Fanatici che pensano solo "in virtuale", anche al sesso.
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Non credenti o Pagani sanno dell'esistenza del computer ma ne temono i poteri
occulti
Comunque per tornare al discorso più importante sulle variazioni dello scenario
economico e sociale si può ragionevolmente supporre che quello che potrà
cambiare molto sarà la percezione che noi abbiamo del mondo ovvero quello che
si può tranquillamente chiamare la parte virtuale (o percettiva o soggettiva ) della
realtà.
Reale o virtuale?
Si può ridurre tutto a questa domanda ormai tanto classica do essere un luogo
comune. Ma tutto è un po’ troppo, almeno dal mio punto di vista, poiché il lavoro
non esplora tutto l'ambito relativo a questa domanda più filosofica che
economica. Quello che ci interessa più da vicino in questo caso è se si possano
utilmente gestire a distanza (in particolare attraverso strumenti di ICT) delle
situazioni che tradizionalmente sono trattate mediante prossimità fisica.
Dal punto di vista organizzativo il tema non è nuovo, trattando ad esempio delle
relazioni che le diverse attività nell'ambito di un'organizzazione possano essere
svolte o meno mediante un certo tipo di struttura organizzativa. Siccome
l'interazione fisica diretta sta diventando un mezzo molto costoso, in termini di
risorse in generale, nelle organizzazioni moderne, le nuove forme di
organizzazione e anche di strutture organizzative si stanno smaterializzando
proprio per andare incontro a queste esigenze. Strutture a matrice, organizzazioni
reticolare e "virtuali", testimoniano come l'evoluzione organizzativa cerchi
Darwinianamente di trovare una nuova "specie" di strutture e di meccanismi
capaci di adattarsi al nuovo ambiente.
Muteranno le organizzazioni come le farfalle bianche dei bacini carboniferi
inglesi?
In realtà neanche questo ci interessa così da vicino.
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Distanza
Basato su computer
Schemi d’apprendimento
Tecniche di insegnamento
Il fuoco di questo lavoro è il Learning On-Line, una forma più specifiche di
queste nuove esigenze e delle tecniche di interazione a distanza, focalizzate
dunque sui processi di insegnamento/apprendimento. Quindi passiamo a una
definizione più puntuale di questo oggetto che vaga nella rete e in qualche
cervello disturbato.
I.2 Definizione
Si definisce Learning On-line come l'insieme delle tecniche e dei mezzi di
apprendimento (e di insegnamento) a distanza basate su computer, in particolare
attraverso le reti telematiche.
Questa definizione apre non poche problematiche perché a differenza delle
normali definizioni (che sono di regola negative) presenta la caratteristica di
essere sostanzialmente additiva.
Il percorso definitorio normale parte da una definizione di campo generale
(…l'insieme delle tecniche e dei mezzi di apprendimento) e poi specifica
restringendo il campo intersecando più sottocategorie.
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Se tale fosse il processo definitorio allora l'oggetto della nostra indagine sarebbe
quella piccola intersezione al centro della figura. Il che è un po’ restrittivo.
In questo caso direi che l'oggetto di indagine si caratterizza con una definizione
additiva nel senso che all'interno del campo generale, le sottocategorie non si
intersecano ma si uniscono. Ovviamente l'intersezione dei sottoinsiemi
rappresenta il cuore del problema e man mano che ci si allontana l'importanza dei
sottoinsiemi si affievolisce (definizione a nebulosa). Come a dire che
l'intersezione è senza dubbio un punto di grande importanza poiché più ce ne si
allontana, tanto meno sarà l'interesse verso gli altri insiemi, ma al contempo non
si può prescindere da questi poiché il trattamento congiunto può dare luogo ad
argomenti altamente correlati anche se non corrispondenti alla definizione in
senso stretto.
Ad esempio soluzioni adottate per rendere più funzionale ed efficace il Learning
On-line possono essere proficuamente adottate anche in un contesto non Distance
ma solo computerizzato, oppure una tecnica studiata per Learning On-line può
essere usata sempre a distanza, ma senza l'ausilio del computer.
Quindi la flessibilità di applicazione degli strumenti e delle logiche potrebbe
portare a dire che non si è mai veramente in presenza di Learning On-line per la
mancanza di uno degli elementi definitori il che è vero in senso stretto, ma non in
"senso logico". Nel lavoro c'è per esempio una lunga parte sull'ipertesto che di
rigore non è uno strumento di Learning On-line e neanche propriamente di
Distance Learning. Eppure questa trattazione è necessaria a chiarire le
potenzialità dello strumento, potenzialità vastissime che non possono
necessariamente coincidere con le sole esigenze di Learning On-line o Distance
Learning.
E ancora non si può affermare che la non unicità di destinazione degli strumenti e
delle tecniche presentate pregiudichi l'integrità teorica del lavoro. D'altra parte è
nella natura delle nuove tecnologie prestarsi a più usi ed interpretazioni e di
ridefinire parzialmente il significato e l'applicazione di tutto ciò che fino al
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giorno prima non aveva con esso alcun collegamento.
Per entrare comunque un po’ più a fondo nella definizione direi di chiarire un po’
il significato delle quattro aree di interesse :
Tecniche di Insegnamento
Schemi di Apprendimento
Basato su Computer
Distanza
Alle Tecniche Di Insegnamento (e ai mezzi) non è dedicato un capitolo in
particolare, ma sono trattate diffusamente in tutto il lavoro. Il tipo di
impostazione scelta tende a guardare il fenomeno più nella prospettiva
dell'apprendimento che dell'insegnamento, perché si tratta un po’ di ridefinire il
processo partendo dal cliente finale, in questo caso il discente. Le tecniche non
sono ancora così focalizzate da poter essere utilmente riunite a formare
un'autonoma sezione del lavoro, ma anche se lo fossero in definitiva, se è
secondo me importante tenere sempre bene presente i bisogni e i modi di
interagire dell'utente, è meglio non focalizzarsi troppo sugli strumenti proprio per
poterli usare con spezzo e senza affezzionarvici. Invece la loro pervasività e
trasversalità rispetto allo scopo
perseguito ne rendono il trattamento diffuso molto più logico, utile ed efficace.
Gli Schemi Di Apprendimento invece, sono trattati approfonditamente nel
secondo capitolo poiché sono, o dovrebbero essere, il punto di partenza per un
discorso di questo tipo e quindi richiedono una trattazione un po’ più
approfondita. Senza anticipare troppo il discorso il punto caldo è quello di
cercare di capire come le informazioni e le esperienze vengono veicolate dalla
nostra mente per produrre conoscenza nelle diverse situazioni didattiche.
Riuscendo a costruire un modello sufficientemente buono di questo processo,
sarà poi nostro compito riprodurre un processo Distance altrettanto efficace.
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Basato Sul Computer. Distance Learning si può fare, ed è stato fatto nel passato,
anche senza fare ricorso alla rete o a sistemi computerizzati. Questo però non è il
nostro caso. Poiché la potenza degli strumenti a nostra disposizione è aumentata,
ugualmente sono cresciute le potenzialità di questo settore. Non bisogna però
farsi prendere dall'euforia tecnologica, altrimenti non si fa altro che riproporre in
rete (o su CD-ROM) quello che si offriva già cinquant'anni fa su carta distribuita
via posta. Nuovi mezzi nuove soluzioni al problema , questo cercherà di
essere un punto fermo di questo lavoro.
Inoltre questo punto apre un altro tema parallelo al discorso principale. La
didattica basata su computer è molto diffusa oggi e si pensa che ragionevolmente
si diffonderà sempre più in fretta. Il punto che a noi più interessa però è che, da
un lato una didattica di questo tipo ripropone molti problemi comuni al Learning
On-line, e dall'altro che spesso la scoperta di questi strumenti segue un tentativo
più o meno riuscito di Learning On-line. Nei prossimi capitoli ci sarà un piccolo
spazio dedicato anche a questo tema.
Sulla Distanza cosa dire se non che: se esiste un divario rilevante (in termini
relativi) tra chi vuole apprendere e il luogo, o la persona, dove questo
apprendimento viene erogato, in questo caso possiamo parlare di Distanza (nel
senso di Distance). Il divario considerato può essere semplicemente geografico
ma anche temporale. Infatti può esserci nelle vicinanze geografiche una scuola di
qualche tipo, ma tiene i suoi corsi in momenti in cui l'aspirante discente lavora; o
ancora l'aspirante discente è un manager che vuole seguire un corso di
formazione ma le sue disponibilità di tempo e la sua dislocazione fisica sono
molto variabili. In tutti questi casi la Distanza così definita diventa rilevante ed il
Distance Learning può trovare utile applicazione.
I.3 Dubbi amletici
Dopo aver definito il "cosa è" è bene dire anche "a che cosa serve" e "se serve".
Questo non è un puro esercizio di stile, ne tanto meno un espediente per riempire
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qualche pagina in più, è piuttosto un tentativo di rispondere in anticipo ad una
serie di domande che potrebbero nascere nel lettore medio (ma anche medio-
alto).
In fondo anche questa è interattività, anche se può sembrare buffo o molto
comodo che io risponda a domande che mi faccio da solo, ma preparare una
simulazione o dei moduli didattici o quant'altro possa essere di vero aiuto ad un
sistema didattico a distanza (basato su computer o no) sottintende un grande
lavoro preparatorio in questo senso, poiché proprio la mancanza di interattività
diretta con l'insegnante rende necessario preparare in anticipo il sistema didattico
a rispondere in automatico a eventuali eccezioni del discente. Il vero problema è
semmai stabilire i criteri limitativi di questo campo d'interazione che è
potenzialmente infinito; certo "dal vivo" il professore conosce ed adotta molte
tecniche per non far sconfinare la curiosità o l'eccessivo zelo degli studenti oltre
il confine che c'è tra il piacevole interesse di chi vuole imparare e chi, in
definitiva, esagera (o rompe proprio). Comunque torneremo su questo argomento
più avanti.
La serie di obiezioni a cui vorrei rispondere non sono però solo un mero parto
della mia fantasia, ma nascono in parte da una serie di interviste che ho fatto ad
alcuni professori universitari e in parte dai commenti che i miei amici e
conoscenti hanno fatto dopo che, su loro richiesta, ho spiegato loro a grandi linee
di che cosa trattava la mia tesi.
L'idea di una "scuola" fatta a distanza e prevalentemente usando un computer
allacciato ad Internet suscita affermazioni di vario genere e tipo :
Io non ho il computer
Io non so usare il computer
Io odio i computer
Non riuscirei mai a seguire le lezioni a casa da solo, ci sono troppe distrazioni,
non riuscirei a concentrarmi
Già tendo ad addormentarmi in classe figuriamoci a casa
È bruttissima l'idea di non avere compagni di classe (non virtuali)
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Niente può sostituire in maniera adeguata l'interazione diretta con l'insegnante
Niente Proff., che sballo !
E comunque la domanda che quasi tutti poi mi hanno fatto è stata se credevo
veramente che un tale sistema di apprendimento potesse essere davvero efficace
o anche solo realizzabile. E quando capivano che il mio interesse andava oltre la
mia voglia di laurearmi, leggevo nei loro occhi una tenera compassione come
verso chi è sempre pronto a partire per l'Isola Che Non C'è, e capivo che avevo
perso così un po’ della loro stima verso la mia intelligenza.
Insomma anche riuscendo ad instillare nel lettore il dubbio che un tale sistema sia
realizzabile e con un certo grado di efficacia, che venga seguito da un manipolo
di coraggiosi alunni e che non ci siano grossi ostacoli tecnologici, la fatidica
domanda rimane sempre :
"Allora tu pensi che il learning on-line possa sostituire l'insegnante e la classe
tradizionale (sottinteso "altrettanto bene")?"
o "Allora dimmi: è meglio l'apprendimento tradizionale o quello a distanza (o in
rete?)".
Dopo tanti anni di studio si impara che la risposta giusta non può che essere:
"Dipende…".
Tale risposta non è, come potrebbe sembrare, una risposta di comodo, ma
racchiude tutta una serie di valutazioni innanzitutto in merito all'oggetto e cioè di
che tipo di apprendimento stiamo parlando (individuale/sociale,
sequenziale/linkato, semplice/complesso,…) e in base a questa analisi la risposta
può già essere meno evasiva; inoltre bisogna anche specificare qual è il tipo e
livello di risultato atteso.
In definitiva non credo che queste tecniche, almeno per il momento, possano
essere perfette sostitute dei loro equivalenti tradizionali, per molte ragioni.
Innanzi tutto oggi non siamo ancora in grado di creare un surrogato efficiente al
100% rispetto ad una "classe modello" che tratta un tipo di apprendimento molto
complesso, avanzato (come ad esempio un corso di specializzazione universitario
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o NBA),con contenuti relativamente nuovi e poco strutturabile in virtù
soprattutto di una necessaria elevata e complessa interazione docente-studenti. In
questo caso direi che il target ottimo potrebbe essere riuscire ad arrivare ad un
70% rispetto alla "classe modello".
La situazione ipotizzata è però tra le realtà più complesse con cui ci si può
trovare ad avere a che fare lavorando in questo campo. In una situazione del
genere è un compito già molto difficile preparare una lezione tradizionale (ma
ovviamente anche tutto il corso) tanto che, in queste situazioni, si tende più che
altro a preparare il professore piuttosto che la lezione. È difficile che in un corso
di questo tipo l'asse portante delle lezioni sia la preparazione puntuale di ogni
punto della lezione. Non voglio certo dire che in questi casi è meglio
abbandonarsi all'improvvisazione più bieca, ma piuttosto che se un progetto
didattico prevede testimonianze esterne, discussioni e/o simulazioni e/o
esperimenti in classe, certo la preparazione della lezione è il presupposto per la
riuscita, ma non la garanzia. In un certo senso si prepara solo il campo di
battaglia entro cui gli studenti vengono guidati dal manager della classe verso la
conquista della collina. Lo scopo è chiaro, ma in queste situazioni, a detta degli
stessi professori che ho intervistato, la strada è spesso molto diversa.
Potremmo certamente dire che la risorsa scarsa per il successo è molto più la
risorsa-uomo che riesce a gestire un più ampio spettro di eccezioni (e molto più
efficacemente) piuttosto che una moltitudine di "risorse-strutturali".
Rimane per ora intatto il quesito di come sia possibile generare un
apprendimento a distanza che sia un sufficiente (considerando globalmente i
costi/benefici) sostituto al modello tradizionale. Ma questo argomento sarà
ampiamente trattato più avanti, quindi è inutile rovinarvi l'appetito con gli
antipasti.
Merita invece un ulteriore accenno il fatto che non tutte le situazioni presentano
questo grado di difficoltà e quindi, in altri casi sia possibile avere un rendimento
che si avvicina molto al 100% rispetto al modello tradizionale o addirittura
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superarlo…
Certo così mi sono bruciato, in un apparente slancio di entusiasmo, quello che
ero riuscito ad ottenere con un inizio dai toni piuttosto moderati, però ci sono dei
fatti che non si possono sottovalutare. In questo momento ci stiamo sforzando di
rispondere ad un bisogno in maniera diversa rispetto al modello che è ritenuto
tradizionalmente il migliore. Quindi è naturale che, affrontando in maniera
innovativa un problema, ci saranno dei risultati diversi da quelli tradizionali,
molti peggiori alcuni ugualmente efficaci ed altri solo sostanzialmente diversi. E
proprio attraverso questa diversità è possibile ottenere il sorpasso. Un esempio
potrà forse chiarire meglio.
Il paradigma della macchina da scrivere e del computer
"Chiunque sostenga che un computer non poi, nella realtà dei fatti, molto più che
una macchina da scrivere pecca quantomeno di ingenuità ed ha torto per più di
una ragione, anche facendo l'ipotesi di considerare solo la funzione di word
processor. Inoltre egli ci rivela parte del suo passato poiché, se è incerto se si sia
mai avvicinato ad un computer, sicuramente non ha mai scritto una lettera a
macchina. Io ci ho provato in gioventù. L'unica analogia che esiste secondo me è
la presenza in entrambi i casi di una tastiera. Il resto dell'esperienza non è
assolutamente paragonabile.
Questo perché se anche le differenze possono apparire (non posso immaginare
come, ma succede) di poco rilievo, queste sono certamente moltissime. In più
ricordo che, in un caso come questo, le differenze non possono essere "sommate"
ma devono essere "moltiplicate" tra loro perché è la loro reciproca interazione,
resa possibile dal media digitale, che determina la differenza sostanziale. Alcuni
plus sono ad esempio il non dover pensare a niente che riguardi il layout né la
definizione preventiva dei capoversi o dei paragrafi perché tanto il tutto è
modificabile in ogni momento, o il fatto che se si fa un errore nell'ultima riga lo
si può correggere senza sbattere via il foglio (come invece mi accadeva spesso
con la vecchia macchina da scrivere) o anche il fatto che ormai i word processor
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sono in grado di correggere da soli molti errori ortografici ma anche sintattici.
Queste sono solo alcune delle capacità che il nuovo mezzo di scrittura ha rispetto
all'onorata e vetusta macchina da scrivere.
Altro fraintendimento riguarda poi gli effetti dell'office automation. Molti si
stupiscono di non aver avuto guadagni di tempo sostituendo il vecchio sistema
con il nuovo. Forse perché pensano Tayloristicamente alla macchina e non si
accorgono che il maggior vantaggio è quello che il prodotto è cambiato e che si
sta facendo qualcosa di sostanzialmente diverso da quello che si faceva fino al
giorno prima.
Il risultato è che oggi abbiamo la possibilità di comporre un testo più che di
scriverlo questo non implica di per se una diminuzione dei tempi anzi, data la
possibilità di aggiungere e modificare il lavoro potrebbe non porre mai limiti al
miglioramento. Non solo, questa tecnologia ha cambiato anche il modo di
scrivere, non più concentrati sulla macchia e sul foglio, ma prima solo sul
contenuto anche in modo non sequenziale e poi, in fase pre-stampa, solo sulla
presentazione del lavoro. Certo il risparmio di tempo dedicato alle operazioni
ripetitive è molto rilevante per valutare l'efficacia del sistema, ma a mio parere
non è il punto più importante"
Concludendo non penso che si possa rifare a distanza quello che si fa in face to
face, sicuramente non lo si può fare altrettanto bene. Certo è poter interagire
direttamente con i professori e i compagni di classe è potenzialmente (non sai
mai chi trovi) più interessante e divertente, però questa modalità ha dei costi
molto alti. Innanzi tutto richiede tempo e un tempo determinato; cioè per seguire
una lezione non bastano due ore a caso, ma ci vogliono esattamente le due ore
corrispondenti a quelle dell'orario della lezione. In più c'è da considerare il tempo
di spostamento (per andare e tornare), il costo vivo di trasporto e l'attitudine a
spostarsi (non esiste niente che ispiri di più il genocidio che il metrò nell'ora di
punta). Questi sono solo approssimativamente alcuni dei costi associati al sistema
scolastico tradizionale che invece vengono evitati con il Distance Learning.
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Poi alla critica principale di mancata o difficile socializzazione a distanza mi
sembra un po’ enfatizzata; infatti basta pensare a quanto usiamo il telefono per
gestire i nostri rapporti personali anche quando sarebbe agevole incontrarsi di
persona. Ma il telefono offre la gradevole sensazione di un maggior controllo
sull'interazione, tanto si fa sempre in tempo a riattaccare. Insomma in un
ambiente sempre più votato ad un sincero individualismo, non vedo come il
Learning On-line possa trovarsi male inserito. In fondo ci sono moltissimi altri
modi per incontrare gli altri, soprattutto durante il maggior tempo libero che
viene liberato non dovendosi spostare per forza e potendo flessibilizzare al
massimo i propri carichi di lavoro.
I.4 Scenari futuri, presenti e passati
"……ma quando vedrai meglio
quello che dicevo a te
allora ti ricorderai di me."
Francesco Guccini
Il titolo di questo paragrafo potrebbe indurre il lettore attento a credere che
l'analisi di scenario partirà dal futuro per muoversi poi all'indietro, ma
effettivamente non avrebbe molto senso. Nonostante il titolo dunque, la
presentazione degli scenari seguirà il normale iter oratorio tale titolo, oltre che
più eufonico (a mio personale parere) e pubblicitariamente più azzeccato, vuole
sottolineare l'importanza relativa dei tre periodi temporali. In altre parole non
solo si vuole indurre il lettore a concentrarsi più che sulle scarna presentazione
delle esperienze passate, sulle fantasticherie ("…di cos'altro è fatto il futuro?")
1
scritte nell'ultima parte, ma soprattutto a quelle che ancora devono essere pensate
e che si trovano a pezzi nelle nostre menti. È quindi un invito a tutti gli interessati
a mettere sul tavolo di gioco tutti i tasselli di questo puzzle per vedere se si riesce
a mettere insieme un'immagine senza troppi buchi.
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Da "Parole nel deserto" P. Manzoni, attualmente in cerca di editore
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I.4.1 Passato
Distance Learning, esisteva qualcosa anche prima dell'avvento dell'informatica?
Analizziamo il problema. Poiché un tempo esisteva la distanza (e creava molti
più problemi di oggi) e poiché esisteva anche il bisogno di apprendere, si può
lecitamente supporre che l'idea di poter istruirsi anche in mancanza di una
struttura sufficientemente a portata di mano non sia poi molto nuova. È vero che
fino all'inizio del secolo scorso chi sentiva il bisogno di un'istruzione di solito
poteva permettersi di spostare l'apprendimento a casa propria pagando un
istitutore. Quando però la maggioranza delle persone ha cominciato ad avere un
minimo di istruzione, chi per vari motivi si trovava ad essere lontano dal luogo di
"distribuzione della conoscenza" avrà cominciato a mordere il freno.
In paesi dove le grandi distanze sono da sempre parte del quotidiano, penso
all'America o all'Australia, il Distance Learning ha una storia molto più lunga.
C'erano addirittura delle "scuole ambulanti" che riproponevano il discorso del
tutore nella maniera tipicamente americana di rendere tutto molto più pratico.
Non so se si possa parlare propriamente di Distance Learning in questo caso, ma
al di là di meri formalismi definitori l'idea non era affatto male, soprattutto se
considerata come supporto ciclico all'apprendimento individuale solitario.
L'evoluzione dei sistemi di Distance Learning segue poi in parte l'evoluzione
della tecnologia informativa; "In principio era" la posta, che era l'unico modo per
colmare il divario geografico tra cliente e venditore. Ovviamente non si
vendevano solo corsi per corrispondenza, ma sono famosi i cataloghi che nel
corso dell'ottocento americano portavano i prodotti dei grandi magazzini fin nei
più sperduti centri abitati del selvaggio west. La posta, dicevamo, era la
tecnologia "informativa" più efficace per veicolare i supporti per l'apprendimento
a distanza. Questi supporti sono stati per lungo tempo quasi esclusivamente
cartacei poi integrate con supporti sempre più tecnologici: dischi di vinile, audio
cassette e oggi video cassette e CD-ROM. Diversi mezzi ma utilizzati sempre
solo (dimostrando perlomeno scarsa fantasia) per rendere un po’ più presentabile
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l'arida prospettiva di fare scuola da soli, invece innovare un po’ anche
l'impostazione. Famosi corsi per corrispondenza che permettevano, almeno
secondo gli slogan che li pubblicizzavano, di conseguire un ottimo livello di
conoscenza a dispetto di una mancata frequenza di corsi tradizionali.
Ricordo che mio padre comprò, quand'ero bambino, un corso di tedesco
completo di tutto quello che allora era il meglio : un libro di testo tradizionale,
delle schede preparate per seguire lo studente durante lo svolgimento del corso
con schemi e note didattiche (sostitutivi ad un tempo degli appunti presi a lezione
e della lezione stessa) e le allora immancabili audio cassette. Mio padre ha
ancora quel corso di tedesco e ancora il suo lessico germanico si compone di
grazie, arrivederci e patate (kartofen); probabilmente lo tiene come monito a non
provarci più.
Molti nel loro passato devono aver avuto un'esperienza simile, viste le reazione
scettiche (di chi sa già come va a finire la storia) che ho riscontrato parlando di
quest'argomento. Però c'è da chiedersi cos'era che non funzionava non
funzionava? In fondo non erano progettate poi male sulla carta. Molti preparano
alcuni esami studiando solo sui libri di testo e molti miei colleghi ritengono che
dei buoni appunti possano sostituire la frequenza alle lezioni. E i risultati, in
media, non sembrano essere così catastrofici come quelli del corso di tedesco. In
più l'uso delle audiocassette era un rudimentale tentativo di interattività simulata
e di autocontrollo dei risultati. Allora dov'è il trucco?
I.4.2 Presente
Internet e CD-ROM, e si potrebbe concludere qui il discorso. Oggi non si parla
d'altro e sembra che qualsiasi cosa (nel vero senso del termine) che sia in uno (o
meglio entrambi) di questi strumenti abbia per incanto magiche proprietà. Non si
ripeterà mai abbastanza che a tecnologia informatica non cambia di per sé quasi