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INTRODUZIONE
Il 27 marzo 2009, il Presidente statunitense Barack Obama ha reso pubbliche le linee guida
per una nuova strategia comprensiva per l‟Afghanistan ed il Pakistan. L‟obiettivo perseguito
dall‟amministrazione statunitense “[…] come spesso accade è un ritorno alle origini. Obama riporta
il problema afghano alla lotta al terrorismo di al-Qa‟ida. Afghanistan e Pakistan sono importanti per
la sicurezza americana soltanto perchè possono tornare ad essere la basi del terrorismo
antiamericano”:
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Al Qaeda and its allies -- the terrorists who planned and supported the 9/11 attacks -- are in Pakistan
and Afghanistan. Multiple intelligence estimates have warned that al Qaeda is actively planning attacks
on the United States homeland from its safe haven in Pakistan. And if the Afghan government falls to the
Taliban -- or allows al Qaeda to go unchallenged -- that country will again be a base for terrorists who
want to kill as many of our people as they possibly can.
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Il nuovo approccio strategico ha carattere comprensivo e regionale, dimostrazione della presa
di coscienza, da parte dell‟amministrazione statunitense, delle interconnessioni che collegano la
stabilità (o instabilità) dell‟Afghanistan alla stabilità del Pakistan, ed in particolare, delle relazioni
tra l‟instabilità delle zone di confine pakistane e l‟insurgency in Afghanistan. La natura regionale
della strategia Obama, riconosce l‟importanza della cooperazione politica con le potenze regionali,
coinvolte da interessi geopolitici e geostrategici in Afghanistan e Pakistan, e quindi, della necessità
di una più stretta partnership volta alla stabilizzazione di entrambi i paesi.
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Nella parte dedicata al Pakistan, il nuovo approccio strategico regionale si focalizza
sull‟importanza del sostegno militare, economico e politico-diplomatico, con l‟obiettivo di
stabilizzare le aree tribali (che godono di larga autonomia politica) confinanti con l‟Afghanistan.
Secondo l‟analisi statunitense, la minaccia che proviene dalle zone di confine è rappresentata dalla
presenza di safe havens che alimentano e sostengono l‟insurgency in Afghanistan, e dalla libertà di
1
Fabio Mini, “Afpak, tutto il potere agli Stati Uniti”, in “La rivolta d‟Iran nella sfida Obama-Israele”, Limes.
Rivista italiana di geopolitica, vol. n. 4/2009, p. 203.
2
The White House, The Office of Press Secretary, Remarks by the President on a new strategy for Afghanistan
and Pakistan, March 27, 2009.
3
Ibid.; cfr. Henry A. Kissinger, “Deployments and Diplomacy. More troops is a start. But to win in Afghanistan,
we‟ll need help from its powerful neighbors.”, Newsweek, October 12, 2009.
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movimento di queste forze, lungo la linea di confine, dovuta all‟incapacità (o alla connivenza) del
governo pakistano nel controllo del territorio.
4
Nella parte dedicata all‟Afghanistan, il nuovo approccio strategico regionale attribuisce
primaria importanza all‟incremento delle potenzialità delle forze di sicurezza afghane, fino al
raggiungimento della piena capacità operativa, pre-condizione essenziale per una gestione
autonoma della sicurezza del Paese.
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Parallelamente l‟amministrazione Obama si focalizza
sull‟incremento delle risorse civili nel processo di nation building, per incentivare e legittimare il
governo afghano. Le linee guida dettate dall‟amministrazione Obama per una nuova strategia
statunitense in Afghanistan, sono così sintetizzabili:
nuova strategia di counterinsurgency capace di integrare forze militari e civili;
incremento delle risorse per il comparto civile impiegato nel nation building;
incremento delle potenzialità delle forze di sicurezza afghane;
sostegno del governo afghano e delle misure volte ad incrementarne la legittimità;
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sostegno dei processi di riconciliazione e reintegro nella società civile degli insorti
combattenti;
sostegno del processo di decentramento dell‟autorità centrale anche attraverso
l‟assimilazione delle forme di governo tradizionalmente localizzate;
contrasto del narcotraffico e delle connessioni con le forze insurgents;
assistenza al Pakistan, supportare l‟incremento della capacità di governo nelle aree
tribali a confine con l‟Afghanistan.
7
L‟approccio strategico adottato dalla missione NATO/ISAF, il cui mandato è stato
recentemente esteso dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, tramite risoluzione 1890
(2009),
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s‟inserisce nel più ampio contesto della strategia regionale sopra delineata. Il Generale
4
Ibid.
5
Il Presidente Obama ha dichiarato, in relazione alla nuova strategia comprensiva, che: “There‘s got to be an exit
strategy. There‘s got to be a sense that this is not a perpetual drift.” (BBC News, Obama ponders Afghan ‗exit plan‘,
23 March 2009.), l‟incremento delle capacità operative delle ANSF è passaggio obbligato per l‟afghanizzazione del
conflitto, in modo da consentire un decremento delle forze internazionali in teatro ed una successiva “gestione” indiretta
della crisi, dall‟esterno, ossia senza un dispendioso coinvolgimento diretto; cfr. Kissinger, op. cit..
6
Partendo dal presupposto che: “This has no historical precedent as a basis for legitimizing Afghan rule at all,
however, and the notion that the West can apply it to Afghan society like a coat of paint is simply wishful thinking. In
essence, the Karzai government is illegitimate because it is elected.” (Thomas H. Johnson, M. Chris Mason,
“Refighting the last war. Afghanistan and the Vietnam template”, Military Review, November-December 2009, U.S.
Army Combined Arms Center, Fort Leavenworth, Kansas, 2009, p. 5).
7
The White House, op. cit.; cfr. Mini, op. cit., pp. 203-206.
8
La risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1890 del 8 Ottobre 2009, autorizza l‟estensione
del mandato della missione ISAF fino al 13 Ottobre 2010. In particolare, indica come prioritario l‟incremento delle
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McChrystal, comandante della missione NATO/ISAF, valuta la necessità di due importanti
cambiamenti nell‟approccio strategico-operativo della missione: primo, una migliore assimilazione
dei principi fondamentali di counterinsurgency, per una corretta applicazione operativa; secondo,
una nuova strategia, basata sulla reinterpretazione innovativa, e non convenzionale, degli assetti in
precedenza implementati senza efficacia. A tal fine sono necessarie, secondo McChrystal, due
importanti correzioni dell‟approccio NATO/ISAF:
una ridefinizione concettuale della cultura operativa, basata su precedenti assetti
convenzionali, incentrata sulla comprensione delle peculiarità dell‟operational environment, e
focalizzata sulla protezione della popolazione civile;
una migliore efficienza delle forze NATO/ISAF derivante da una linea di comando
unificata, coerente con le finalità della missione.
Contestualmente deve essere implementata una nuova strategia, basata su quattro punti
fondamentali:
incrementare le capacità operative delle forze di sicurezza afghane attraverso
l‟estensione della partnership con le forze internazionali;
supportare forme di governance rispettose ed accettate dalla popolazione afghana, quali
parti integranti nel processo di garanzia di sicurezza e stabilità;
mantenere la pressione militare sulle forze insurgents;
dare priorità ai segmenti di popolazione maggiormente minacciati dalla contesa per
l‟assegnazione delle risorse.
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L‟approccio strategico-operativo NATO/ISAF, è così sintetizzabile:
Our strategic goal is to defeat the insurgency threatening the stability of Afghanistan. Like any
insurgency, there is a struggle for the support and will of the population. Gaining and maintaining that
support must be our overriding operational imperative – and the ultimate objective of every action we
take. […] The challenges in Afghanistan are complex and interrelated, and counterinsurgencies are
difficult to win. […] Working together with our Afghan partners, we can overcome the enemy‘s influence
forze di sicurezza afghane al fine di renderle autosufficienti, legittimate e bilanciate nella composizione etnica, in modo
che possano provvedere alla sicurezza ed al ristabilimento della legge nel Paese, e raccomanda un crescente
coinvolgimento della leadership afghana nella gestione della sicurezza nazionale. Si veda in proposito United Nations
Security Council, Resolution 1890 (2009), 8 October 2009.
9
NATO/ISAF, Commander‘s Initial Assessment, 30 August 2009, cap. 2, pp. 1-3.
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and give the Afghan people what they deserve: a country at peace for the first time in three decades,
foundations of good governance, and economic development.
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La presente ricerca cerca di evidenziare il processo teorico che ha portato alla definizione del
nuovo approccio strategico attualmente in fase d‟implementazione in Afghanistan. La logica della
struttura della presente ricerca trae ispirazione dal principio fondamentale della dottrina strategica di
counterinsurgency: learn and adapt. La ricerca è suddivisa in due parti corrispondenti,
rispettivamente, alla fase learn ed alla fase adapt del principio. In particolare:
nella prima parte della ricerca, riconducibile al capitolo 1, sono poste in evidenza quelle
dinamiche, proprie dell‟operational environment in Afghanistan (e Pakistan), che sono
considerate maggiormente rilevanti in ambito militare statunitense, ai fini della pianificazione
e dell‟implementazione della counter-insurgency. L‟attenzione è posta sull‟importanza
dell‟analisi, e del rispetto, delle caratteristiche sociali e culturali dell‟Afghanistan, allo scopo
di definire la natura del fenomeno d‟insurgency (o insurgencies, in riferimento alla pluralità
del fenomeno), ed i metodi operativi idonei al contrasto. In particolare, nel capitolo 1,
vengono considerate la struttura sociale e la cultura afghana, con particolare attenzione
riservata al profilo etnico Pashtun, fattore di fondamentale importanza nella comprensione del
fenomeno d‟insurgency di matrice Taliban; contestualmente, si è cercato di porre in evidenza
le dinamiche che collegano la guerriglia talebana, all‟instabilità delle zone di confine tra
Afghanistan e Pakistan, risaltando gli aspetti storici, ed etnico-sociali, che alimentano la
conflittualità nelle aree tribali pakistane e consentono la formazione di safe havens. Inoltre,
viene analizzata la struttura operativa dell‟insurgency di matrice Taliban, ponendo in evidenza
la sua capacità d‟adattamento alle condizioni dell‟operational environment e le
interconnessioni con la struttura operativa del narcotraffico.
nella seconda parte della ricerca, riconducibile ai capitoli 2 e 3, sono analizzati i principi
fondamentali della dottrina militare statunitense di counterinsurgency, espressi nel manuale
FM 3-24 (cap. 2), ed il processo di ridefinizione della cultura operativa di counterinsurgency,
alla base dell‟adattamento della stessa alle condizioni proprie dell‟ambiente operativo afghano
(cap. 3). In entrambi i capitoli, l‟analisi si focalizza sulla centralità della comprensione degli
aspetti socio-culturali, ed umani, propri dell‟ambiente operativo, finalizzata alla corretta
implementazione dei principi fondamentali di counterinsurgency. In particolare, si è cercato
10
NATO/ISAF, Tactical Directive, July 2009.
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di evidenziare il ruolo della popolazione civile nello specifico contesto di guerra non
convenzionale, ed il processo iterativo di learn and adapt finalizzato all‟implementazione di
specifici metodi operativi, costantemente aggiornati e migliorati, volti all‟acquisizione del
consenso popolare tramite una manipolazione strumentale della percezione.
La tesi centrale, che è riproposta in ogni capitolo della ricerca, riguarda l‟importanza della
comprensione (strumentale) degli aspetti socio-culturali, propri dell‟ambiente operativo e
dell‟ambiente umano, e delle ripercussioni che essi possono avere nell‟ideazione, nella
pianificazione, nell‟esecuzione, della strategia e dei metodi operativi di counterinsurgency; questa
tipologia di conflitto, di natura asimmetrica e non convenzionale, coinvolge completamente la
popolazione civile che diventa il terreno dello scontro, e l‟oggetto della contesa. Alla base della
strategia di counterinsurgency, e della sua esecuzione, vi è quindi la strumentalizzazione degli
aspetti socio-culturali ed umani (percezione), che possono risultare elementi determinanti nella
conquista del terreno umano. L‟analisi e la comprensione degli aspetti socio-culturali, propri
dell‟ambiente operativo e dell‟ambiente umano, sono alla base del processo di ridefinizione
concettuale del centro di gravità strategico, pre-condizione essenziale per l‟adattamento della
strategia di counterinsurgency in Afghanistan e per l‟implementazione di metodi operativi volti
all‟acquisizione del consenso popolare.