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INTRODUZIONE
Quando si parla di unioni monetarie, il primo pensiero va ovviamente all‟Unione
Europea e all‟euro, visto che spendiamo tale valuta nella vita di tutti i giorni,
consapevoli del fatto che possiamo pagare in euro non solo in Italia, ma anche in tanti
altri paesi europei che hanno scelto di adottare la moneta unica. L‟Unione Europea, in
particolare, è un‟unione non solo monetaria, ma anche economica poiché presenta al
suo interno un coordinamento delle politiche economiche e fiscali.
Lo scopo di questo lavoro consisterà, principalmente, nel raccontare l‟esistenza
delle principali unioni monetarie attualmente esistenti, partendo in primis dalla
definizione di un‟unione monetaria, nonché delle caratteristiche e dei requisiti che
stanno alla base del suo funzionamento. Dopodiché, si cercherà d‟individuare le varie
unioni monetarie che sono attualmente in vigore nel mondo. Ad esempio, sono presenti
unioni monetarie in Africa, nei Caraibi e in alcune isolette dell‟Oceania. Per poi
concludere questo lavoro, analizzando i casi di dollarizzazione, di eurizzazione e di altre
valute internazionali, adottate in via non ufficiale dai vari paesi. Non saranno invece
oggetto di questa tesi, le pur svariate ed interessanti unioni monetarie nel corso della
storia, in quanto esula dallo scopo di questo lavoro focalizzato sulle attuali unioni
monetarie.
L‟analisi delle unioni monetarie avviene prendendo in considerazione non solo una
pluralità di stati sovrani che adottano una moneta in comune, ma anche singoli paesi che
presentano un governo di tipo federale come l‟Australia, il Canada, gli Stati Uniti e la
Svizzera, che nella fattispecie risultano tra i posti più alti in assoluto per quanto
concerne la qualità della vita
1
.
Nel raffronto tra le unioni monetarie formate da più paesi e quelle formate da
singoli stati federali, il dato che più emerge è che questi ultimi presentano una maggior
efficacia nella gestione della moneta unica, in quanto hanno dei bilanci statali in grado
di gestire efficacemente eventuali shock asimmetrici. Il motivo è abbastanza intuitivo: è
più facile per un solo paese coordinare la politica monetaria in maniera autonoma,
1
L‟Organizzazione delle Nazioni Unite calcola ogni anno lo Human Development Index (Indice di
Sviluppo Umano) di oltre 180 nazioni. Tra i principali fattori adottati per misurare la qualità della vita
rientrano: l‟aspettativa di vita, gli anni di scuola e il reddito pro-capite a parità di potere d‟acquisto. Per il
2018 la Svizzera è risultata al 2° posto, l‟Australia al 3°, il Canada al 12° e gli USA al 13°. La vetta della
classifica spetta ancora una volta alla Norvegia, mentre l‟Italia è risultata al 26° posto. Per una completa
graduatoria vedere pag. 32 del seguente report:
http://hdr.undp.org/sites/default/files/2018_human_development_statistical_update.pdf
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rispetto al coordinamento della politica monetaria, di una moltitudine di paesi, da parte
di un organismo sovranazionale. Non a caso, l‟euro è una moneta che presenta degli
aspetti problematici in tal senso, poiché a livello di Unione Europea mancano sia
un‟integrazione che possa definirsi completa al 100%, che un coordinamento che si
possa ritenere davvero efficace. Non è da escludersi che l‟incompletezza
dell‟integrazione sia dovuta al fatto che forse i paesi europei sono storicamente e
culturalmente troppo diversi per sentirsi parte di un‟unica grande unione. Ed è per
questo che gli Stati Uniti d’Europa difficilmente possono essere paragonati agli Stati
Uniti d‟America.
Il presente lavoro è stato diviso in tre parti, per un totale di sette capitoli. Nella
PARTE I (che consta di due capitoli) verranno trattati i vari concetti teorici utili a
comprendere al meglio le unioni monetarie. Nel Capitolo 1 spiegheremo fin da subito
cosa si intende di preciso per unione monetaria, mentre nel Capitolo 2 parleremo della
costituzione di un‟area valutaria ottimale e della teoria che ne sta alla base (Teoria AVO
o OCA Theory). Diversi grafici spiegheranno quali unioni monetarie possano essere
ritenute ottimali, quali no. Così come verrà spiegato per quale motivo, un‟unione
monetaria negli Stati Uniti d‟America, sia da ritenersi verosimilmente più efficiente
rispetto all‟attuale eurozona.
Nella PARTE II entreremo nel vivo dell‟argomento, suddividendo le attuali unioni
monetarie ufficialmente esistenti in singoli capitoli. Nel Capitolo 3 si parlerà
dell‟unione monetaria più famosa e più importante al mondo: l‟euro. Per quanto
concerne l‟Unione Europea, verrà fatta dapprima una panoramica sui paesi che ne fanno
parte, distinguendo quelli dell‟eurozona, da quelli che non hanno l‟euro, per poi
analizzare la Banca Centrale Europea, che ha il compito di coordinare la politica
monetaria dei paesi UE. Nel Capitolo 4 ci sposteremo dall‟Europa all‟Africa, dando
uno sguardo ravvicinato al franco CFA, moneta gestita dal Tesoro francese e adottata in
14 paesi dell‟area Nord-Occidentale del continente nero. La particolarità del franco
CFA è data dal fatto che si tratta di una valuta suddivisa in due banche centrali diverse:
la BCEAO e la BEAC. I paesi appartenenti alle due banche sono rispettivamente 8 e 6.
Il capitolo sul franco CFA non verterà solo sul funzionamento delle due banche centrali
e sull‟analisi dei paesi che ne fanno parte, ma anche sulle critiche che negli ultimi tempi
politici ed economisti stanno rivolgendo alla Francia, in merito alla gestione del franco
CFA. Critiche che stanno prendendo piede anche in Italia, rendendo più che mai attuale
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il discorso sulle unioni monetarie. Infine, il capitolo si concluderà con un‟analisi del
franco delle Comore, che analogamente al franco CFA, è anch‟esso gestito dal Tesoro
francese. Nel Capitolo 5 ci sposteremo verso i Caraibi, per analizzare il dollaro dei
Caraibi Orientali (che circola in sei paesi indipendenti e in due colonie britanniche) e il
funzionamento del suo regime di cambio rispetto al dollaro USA. Nel Capitolo 6
approderemo infine, in un‟area situata agli antipodi dell‟Europa: la Polinesia. Infatti, in
quell‟area costellata da innumerevoli isole, è presente l‟unione monetaria del franco
CFP (Colonie Francesi del Pacifico), gestita dal Tesoro francese, analogamente al
franco CFA e a quello delle isole Comore. Tale moneta circola in 3 colonie francesi
della Polinesia: Nuova Caledonia, Polinesia Francese e Wallis & Futuna.
Infine, nella PARTE III, che consta del solo Capitolo 7, si parlerà delle unioni
monetarie non ufficiali, vale a dire quei casi in cui più paesi adottano la stessa moneta,
pur mancando una banca centrale che ne coordini il funzionamento. Si tratta di quei casi
in cui i paesi adottano le valute estere in parallelo alla propria moneta, se non addirittura
in completa sostituzione, cosa che riguarda ad esempio i casi di dollarizzazione del
Panama, dell‟Ecuador e dello Zimbabwe, passando per i più recenti casi di eurizzazione
di Kosovo e Montenegro, fino ad arrivare alle principali valute internazionali, aventi
corso legale anche al di fuori di paesi di emissione.
Nella conclusione della tesi, trarremo un bilancio di quanto appreso durante la
lettura, nella speranza che in futuro verranno pubblicati ulteriori lavori che possano
evidenziare questa realtà, visto che la questione delle unioni monetarie è più che mai
attuale. Al momento, tolto l‟eccellente testo di Paul De Grauwe, la letteratura
accademica sulle varie esperienze di moneta unica esistenti nel mondo è ancora esigua.
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PARTE I
Concetti teorici
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CAPITOLO 1
Le unioni monetarie
1.1 Definizione di un’unione monetaria
Le unioni monetarie consistono in accordi tra più paesi per adottare una moneta
unica. Prendendo ad esempio l‟Unione Europea, l‟adozione della moneta unica si è
avuta solo dopo un susseguirsi di accordi, unioni e trattati stipulati nell‟arco di
cinquant‟anni.
Gli accordi per la creazione della moneta unica solitamente costituiscono l‟ultimo
stadio di una vasta gamma di altri accordi precedentemente stipulati. Gli accordi
possibili sono i seguenti. (Bertoli e Valdani, 2014)
- Aree di libero scambio: esse “nascono quando i paesi si accordano per eliminare o
ridurre le barriere (tariffarie e non) di ostacolo alla libera circolazione di merci e di
servizi tra le proprie economie.” La liberalizzazione degli scambi commerciali vale
solo per quanto concerne le merci prodotte all‟interno della suddetta area, in quanto
le merci provenienti da paesi terzi, pur avendo pagato il dazio doganale per
l‟ingresso nell‟area, non possono godere della libera circolazione all‟interno
dell‟area di libero scambio. Inoltre, i dazi doganali e le barriere al libero scambio
nei confronti dei paesi terzi sono applicati in maniera disomogenea da parte delle
nazioni appartenenti all‟area di libero scambio. Non è consentita la libera
circolazione di lavoro e capitali. Principali esempi di aree di libero scambio sono:
NAFTA
2
(North American Free Trade Agreement), in vigore dal 1994 fra Stati
Uniti, Messico e Canada; AFTA
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(ASEAN Free Trade Area) che comprende dieci
paesi del Sud-Est asiatico (Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malesia,
Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam; EFTA
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(European Free Trade
Association) che coinvolge 4 paesi europei non appartenenti all‟UE (Islanda,
Lichtenstein, Norvegia e Svizzera); CETA (Comprehensive Economic and Trade
2
Sito web ufficiale del NAFTA http://www.naftanow.org/default_en.asp
3
L‟AFTA è un accordo che trae origine dall‟ASEAN, il quale venne stipulato a Bangkok, capitale
thailandese, nel 1967. All‟epoca furono 5 degli attuali 10 paesi dell‟AFTA a partecipare all‟accordo
(Filippine, Indonesia, Malesia, Singapore e Thailandia). Per ulteriori informazioni si rimanda al
seguente link http://asean.org/asean/about-asean/history/
4
L‟EFTA è un‟area di libero scambio che è stata istituita nel lontano 1960. Per ulteriori
informazioni http://www.efta.int/about-efta/european-free-trade-association
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Agreement) accordo siglato, non senza polemiche e difficoltà, tra Canada e Unione
Europea, entrato in vigore nel mese di settembre del 2017. Sostanzialmente, le
difficoltà nella stipula dell‟accordo furono dovute tanto alle resistenze iniziali della
regione belga della Vallonia
5
, che non intendeva sottoscrivere l‟accordo, quanto ai
numerosi manifestanti approdati dinanzi al Parlamento Europeo di Strasburgo per
esprimere il disappunto su un accordo, che a detta loro, avrebbe favorito le
multinazionali a scapito della tutela della sicurezza alimentare dei cittadini
6
. In
particolare, per quanto concerne l‟Italia, la Coldiretti ha accusato il CETA di
danneggiare le produzioni agroalimentari italiane, in quanto darebbe al Canada la
possibilità di vendere in tutto il mondo prodotti alimentari pseudo-italiani
7
.
- Unioni doganali: costituiscono uno stadio leggermente più avanzato rispetto alle
aree di libero scambio, in quanto sono caratterizzate non solo dalla rimozione delle
barriere interne, ma anche dalla presenza di tariffe esterne comuni verso i prodotti
importati dai paesi terzi. Anche in questo tipo di accordo non è consentita la libera
circolazione di lavoro e capitali. Costituiscono esempi di unioni doganali: l‟ex
Comunità Economica Europea (CEE)
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istituita nel 1957 con il Trattato di Roma
firmato tra Francia, Germania, Italia e Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo);
Comunidad Andina
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istituita nel 1969 tra cinque paesi sudamericani (Bolivia,
Colombia, Cile, Ecuador e Perù); Unione Economica Eurasiatica
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sottoscritta nel
2014 ed entrata in vigore il 1° gennaio 2015 tra i seguenti paesi dell‟ex-URSS:
Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Russia.
- Mercati comuni: sono caratterizzati da tariffe esterne comuni allo stesso modo delle
unioni doganali e per di più consentono la libera circolazione non solo delle merci,
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AGI - Ue e Canada firmato il Ceta, ma restano polemiche (30 ottobre 2016)
https://www.agi.it/estero/europa/ceta_avvicina_sponde_atlantico_ma_restano_critiche-
1206915/news/2016-10-30/
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Repubblica - Strasburgo, l'accordo CETA con il Canada: "Sono a rischio i diritti e la
sicurezza alimentare" (15 febbraio 2017) https://www.repubblica.it/solidarieta/equo-e-
solidale/2017/02/15/news/ceta_strasburgo_approva_il_ceta_ora_pressione_sull_italia-
158376458/?ref=search
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ANSA - Accordo Ceta svende made in Italy, migliaia a Montecitorio (5 luglio 2017)
http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/mondo_agricolo/2017/07/05/accordo-ceta-svende-
made-in-italy-migliaia-a-montecitorio_1acc1b44-4444-4aaf-968c-1b3627902085.html
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Storia dell‟Unione Europea: https://europa.eu/european-union/about-eu/history_it
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L‟attuale Comunità Andina non coinvolge più cinque paesi, ma quattro, in quanto nel 1976 il Cile
decise di ritirarsi dall‟accordo.
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Unione Economica Eurasiatica: http://www.eaeunion.org/?lang=en#