Il cybermarket: opportunità e rischi per le imprese
133
ritenersi valida, essa è chiaramente inaccettabile come indicazione di
tendenza generale.32
annullando la necessità di intermediazione tra produttori e consumatori. La gerarchia della catena
distributiva sarà sostituita dalla trasparenza di un mercato in cui il consumatore avrà massimo potere
informativo sulle varie offerte dei diversi produttori.
32
“Il ruolo degli intermediari commerciali non è affatto minacciato. Uno scenario di
disintermediazione può essere dunque immaginato solo per quei distributori il cui ruolo verte sul
controllo dell’informazione e per i prodotti più facilmente digitalizzabili” si osserva in LUGLI G.
(1997), op. cit., p. 96.
Punto
Vendita
Consumatore Consumatore
Produttore
Fig. IV.2 - Dal marketplace al marketspace
Fonte: ns. adattamento da Centro Studi Intergruppo STET (1996)
Servizi
Interattivi
Distributore
locale
Distributore
all’ingrosso
Gestore
Media
Agenzia di
Pubblicità
Marketing
Department
Fornitore di Servizi
Interattivi
Fornitore di Servizi
Logistici *
* solo per beni che non siano digitalizzabili
Produttore
COMMERCIO INTERATTIVO
(market space)
COMMERCIO TRADIZIONALE
(market place)
Le tecnologie Internet e l’innovazione nei rapporti di mercato e nell’organizzazione aziendale
134
4.4.1 C’è ancora bisogno di intermediazione?
Le funzioni dell’intermediazione sono, in effetti, complesse e variegate e non
sempre facilmente ed economicamente assorbibili dai produttori (Alba et alii,
1997, p. 49)33.
Le ragioni per un progressivo eclissamento dei distributori sono da
ricondurre agli alti costi che essi fanno gravare sulla catena del valore di un
prodotto/servizio e di riflesso sul prezzo finale per il consumatore (Sarkar et
alii, 1996, p. 2). Tali costi non sarebbero più giustificabili ove gran parte
dell’attività di informazione, promozione, consulenza, assistenza pre e post-
vendita, in alcuni casi di distribuzione fisica, fossero realizzabili dai
produttori in maniera più efficiente grazie all’utilizzo delle moderne
tecnologie di rete34.
In aggiunta la stessa produzione spingerebbe per poter godere di una
comunicazione bidirezionale non più mediata e distorta nei confronti
dell’utente finale. In sostanza esisterebbero basi concrete a che i produttori
tentino di catturare valore e potere lungo la catena, generando vantaggi per sé
stessi e per i loro clienti che, a loro volta, privilegerebbero e
approfitterebbero di condizioni di offerta a prezzi più bassi.35
33
“L’intermediazione ha occupato lo spazio - crescente - che l’evoluzione industriale ha prodotto
tra un’offerta sempre più concentrata sul produrre e un consumatore rimasto polivalente, volubile e
geograficamente disperso sul territorio” si osserva in RULLANI E. (1998), Commercio elettronico:
l’intermediazione in rete, p. 1, Atti del convegno “Quale commercio elettronico per la piccola e
media impresa del Nord-Est nel 2000?”, Venezia Mestre 26-27 febbraio 1998.
34
“Oggi le nuove tecnologie della comunicazione consentono di realizzare collegamenti efficaci, a
basso costo, tra produttori e utilizzatori che si trovino ad una certa distanza nello spazio o nel
tempo. [...] Basta questo fatto per fare saltare la rendita di posizione dell’intermediazione” si legge in
RULLANI E. (1998), op. cit., p. 1.
35
Riflettendo sulle prospettive economiche delle prime reti telematiche protese verso i domicili del
consumatore, COZZI G., DI BERNARDO B., RULLANI E. (1988), op.cit., osservavano: “La
condizione di flessibilità della tecnologia, da un lato, e l’approfondimento dei bisogni della cultura
del consumatore, dall’altro, tenderanno a rendere conveniente per ambedue [venditori ed
Il cybermarket: opportunità e rischi per le imprese
135
Questa visione accreditata da più parti, con spirito più o meno disinteressato,
è tuttavia contestabile su diversi fronti.
Dal lato dei costi è del tutto probabile che distributori di professione
riescano comunque a perpetuare il loro ruolo anche su nuovi ambienti
competitivi come la rete, grazie a consolidate capacità gestionali le quali
garantiscano economie di servizio superiori a quelle sviluppabili dai
produttori che tentino di disintermediarli. Del resto la gestione tecnologica
dell’informazione costituisce già oggi uno dei principali fattori critici di
successo nel settore distributivo 36, che quindi dispone di risorse umane e
tecniche, nonché di una predisposizione culturale per impegnarsi con
successo anche su questo nuovo canale di vendita.37
Il problema della logistica e della gestione amministrativa non è poi di
secondaria importanza, dato che molte aziende produttrici si sono ormai
organizzate per alimentare spedizioni consistenti e per contabilizzare nei
confronti di pochi grandi clienti (Alba et alii, 1997, p. 49). E’ certo plausibile
che in certi casi si possa dar vita a strutture parallele o ci si possa affidare
all’outsourcing di servizi che gestiscano queste attività logistiche e contabili,
ma quale è il livello di economie di scala richiesto affinché si possa rimanere
competitivi nei confronti delle attuali strutture della grande distribuzione o,
tanto più, dei venditori a catalogo?
acquirenti, NdA] la ricerca di un rapporto diretto, non filtrato dalle opacità e dai ritardi che
l’intermediazione commerciale può comportare” (p. 416).
36
Le aziende industriali dipendono fortemente dalle informazioni dettagliate sui comportamenti
d’acquisto fornite dai sistemi di codifica dei prodotti, installati presso i punti vendita. Cfr. GREGORI
G.L.(1997), op. cit., p. 17.
37
CHERUBINI S. (1997), Il marketing tecnologico, in Prisma n. 2, febbraio 1997, p. 65. Per un’analisi
sistematica del ruolo strategico e dell’impatto competitivo delle Information Technology nel settore
distributivo, fra gli altri, si possono leggere utilmente: PILOTTI L., ROSOLIN M., RULLANI E.
(1986); LUGLI G., INVERNIZZI E. (1987); PILOTTI L. (1991); GAMBARO M. (1992).
Le tecnologie Internet e l’innovazione nei rapporti di mercato e nell’organizzazione aziendale
136
Sul fronte del servizio offerto risulta poi evidente che l’intermediazione non
si configura come asettica veicolazione dei prodotti/servizi e dei messaggi
dei singoli produttori verso la domanda finale. Essa svolge funzioni ben più
complesse di coordinamento e bilanciamento tra le forze del mercato, in
quanto tali non sempre assumibili da una delle parti in gioco.38 Di seguito si
riportano alcune considerazioni di rilievo in tal senso.
Per conto del consumatore l’intermediario facilita la valutazione del bisogno
e la ricerca del tipo di prodotto/servizio meglio in grado di soddisfarlo.
Inoltre si occupa della valutazione del prodotto e della preselezione
dell’offerta in base a certi standard minimi di qualità39.
Per conto del produttore, oltre a svolgere una naturale attività di distribuzione
nel tempo e nello spazio del prodotto/servizio, l’intermediario dissemina
informazione sui prodotti, fino a spingersi ad influenzare lo stesso processo
di acquisto (spesso con il falso alibi della terza parte disinteressata).
Ulteriormente raccoglie informazioni sulla clientela e si assume rischi
finanziari per conto del produttore.
Risulta a questo punto chiaro che l’intermediazione idealmente dovrebbe
raggiungere il delicato equilibrio tra le istanze di informazione, provenienti
dall’acquirente, e quelle di influenza, pressate dal venditore. Tale ruolo di
garanzia diventa ancor più rilevante in un ambiente come Internet, in cui solo
la fiducia in un marchio può sopperire alla mancata conoscenza diretta della
38
Di fronte all’ipotesi di “canali bilaterali tra singolo offerente e singolo acquirente”, l’operatore
commerciale indipendente dovrebbe garantire “una rete che informatizzi e renda trasparente il
mercato complessivo, ovvero l’insieme dei possibili offerenti e dei possibili acquirenti, messi in
collegamento con un codice comune dal mediatore informativo” (PILOTTI L. et alii, 1986, p. 32)
39
“Le aziende commerciali hanno ampliato negli ultimi anni le loro funzioni; da un’attività di mera
distribuzione, in cui l’attenzione principale era rivolta al prodotto, si è passati ad un’attività di
Il cybermarket: opportunità e rischi per le imprese
137
controparte, spesso localizzata in un altro continente, sottoposta a
legislazioni diverse, magari un’azienda appena nata su Internet (start-up)40.
La marca e la fiducia verso di essa hanno anche nel commercio tradizionale
funzioni euristiche (cioé di scorciatoia cognitiva) perché fanno risparmiare
tempo al consumatore41; tale ruolo viene tuttavia esasperato nel momento in
cui l’esperienza di acquisto diventa virtuale42. Quindi la guerra competitiva su
Internet si giocherà proprio sulla costruzione di forti brand equity e su
questo fattore si confronteranno gli stessi produttori e distributori43.
D’altronde di fronte ad una crescente autoconsapevolezza nei consumatori
del loro ruolo di mercato, non sorprende che alcune aziende produttrici
stiano cercando di conquistarsi customer loyalty, proponendosi ed
affermandosi come partner leali, anche nel fornire direttamente
informazioni obiettive e servizi reali ai clienti tramite i propri siti su Internet
(Hagel e Rayport, 1997b).
Anche questo è tuttavia insufficiente a ridurre il ruolo dell’intermediazione.
selezione, consulenza e di erogazione di vari servizi al consumatore” si osserva in GREGORI G.L.
(1995), op. cit., p. 16.
40
“Non sarà più il «vecchio» bisogno di intermediazione: il suo scopo non sarà più tanto di superare
la distanza spaziale o temporale tra la domanda e l’offerta, quanto quello di superare la distanza
comunicativa e l’inaffidabilità, dovuta alla diversità dei mondi di esperienza” si osserva in RULLANI
E. (1998), op. cit., p. 2.
41
Per chi volesse approfondire la problematica si segnala BUSACCA B. (1996), Il valore della
fedeltà del cliente, in BUSACCA B., CASTALDO S. (a cura di), Il potenziale competitivo della
fedeltà alla marca ed all’insegna commerciale, Egea, Milano. Busacca rileva: “Nei processi di
acquisto dei servizi commerciali, la fiducia è un sostituto dell’informazione: il consumatore può
scegliere fra una continua ricerca ed elaborazione di informazioni e un atto di conferimento di
fiducia alla marca”.
42
“Strong brands increase the attractiveness of Interactive Home Shopping to consumers by
providing sufficient information to predict satisfaction without experiencing the merchandise” si
osserva in ALBA J. (1997), op. cit., p. 49.
43
Si perpetuerebbe nello stesso cyberspazio la competizione caratterizzante gli odierni canali di
distribuzione, basata sulla contrapposizione dell’«euristica di insegna» (intermediari) all’«euristica
di marca» (produttori di marca).
Le tecnologie Internet e l’innovazione nei rapporti di mercato e nell’organizzazione aziendale
138
Basti considerare che, in diversi processi di acquisto, la verifica di offerte da
più direzioni è condizione essenziale o preferita per la conclusione della
transazione stessa. Nella rete questa esigenza sembra essere acuita
dall’abnorme abbondanza di messaggi commerciali (information overload),
che nessun acquirente potrebbe vagliare senza l’ausilio di un intermediario,
magari nella forma di un software specializzato.
In aggiunta molte occasioni di acquisto si qualificano non rispetto ad un
singolo prodotto, ma rispetto ad un’esigenza più composita (es.
alimentazione per la famiglia durante la settimana), per cui il grado di
soddisfazione dell’esperienza di acquisto dipende dalla disponibilità nel
medesimo luogo (anche telematico) e tempo del paniere di beni necessario.
Rispetto a queste due esigenze di “assortimento”, l’ipotesi di un’autonomia
degli operatori di produzione rispetto a quelli di distribuzione si ridimensiona
notevolmente, caratterizzandosi come panorama plausibile solo per alcuni
settori merceologici.
Le precedenti riflessioni esulano poi dalla considerazione che il commercio
elettronico in generale non è destinato a prevalere su quello tradizionale.
Conseguentemente i produttori eviteranno o cercheranno di limitare inutili
conflitti di canale ed eventuali retaliation da parte di distributori che
continuino a sviluppare la gran parte del loro fatturato e/o i cui servizi pre- e
post-vendita non sono efficacemente riproducibili on-line (Alba et alii, 1997,
p. 49)44. In alcune realtà, per altro, il trade è così concentrato e forte
44
Si pensi all’ipotesi dell’acquisto di un’automobile ed ai rischi di conflitto di canale generabili. Il
cliente potrebbe rivolgersi al punto di vendita fisico per provare, giudicare, scegliere, ma non
comprare. Quindi una volta identificato il modello, potrebbe acquistarlo in rete ove siano praticati
prezzi significativamente più competitivi, magari da un sito indirettamente supportato dal produttore
del bene. A quel punto, però, la casa automobilistica dovrebbe affidarsi solo alle officine
Il cybermarket: opportunità e rischi per le imprese
139
contrattualmente che tentare di scavalcarlo potrebbe voler dire “regalare”
immediatamente quote di mercato ai propri competitors produttori.
Ciò che sembra più plausibile è invece uno snellimento della catena
distributiva che a tutt’oggi vede impegnati diversi interlocutori fra gli estremi
del produttore e del punto di vendita finale. Esistendo più livelli e funzioni di
intermediazione, è l’ipotesi di un commercio elettronico business-to-
business ad apparire sfidante soprattutto per quegli anelli della catena
(categorie come gli agenti, i rappresentanti o gli stessi grossisti non grandi)
le cui funzioni di intermediazione informativa sono efficacemente ed
efficientemente riconducibili a scambi di mercato elettronici.
In realtà anche il venditore “sul campo” potrà reagire alla “minaccia
elettronica” (peraltro non nuova), concentrandosi su funzioni di promozione
ed assistenza, spostando quindi l’attenzione “sulle presentazioni dei nuovi
prodotti e sulle campagne di promozione nell’ambito dei diversi tipi di
contratto stipulabili con i compratori” (Buzzell, 1988, p. 99).45
A loro volta, i grossisti dovranno stressare la loro competitività rispetto alla
funzione logistica od a quella di intermediazione finanziaria, che potrebbero
essere assunte da aziende specializzate nei due singoli settori; aziende,
queste, che diventerebbero agenti di servizio fondamentali all’interno dei
futuri mercati elettronici.
autorizzate, e non ai concessionari, per tutta l’assistenza post-vendita. In effetti in alcuni settori
(come nell’informatica) si stanno già sviluppando reti indipendenti di operatori che offrono
esclusivamente assistenza in outsourcing, senza svolgere attività di vendita.
45
In CHERUBINI S. (1997), op. cit., pp. 64-65, si rileva come l’USARCI (Unione Sindacati Agenti e
Rappresentanti di Commercio Italiani) si stia ponendo proprio il problema del futuro degli agenti di
commercio, consapevole di una necessaria riprofessionalizzazione della categoria, ma con una
visione ancora non chiara di quali possano essere il ruolo e le funzioni del “cyberagente”.
Le tecnologie Internet e l’innovazione nei rapporti di mercato e nell’organizzazione aziendale
140
4.4.2 Sì, ... ma potrebbe essere cybermediazione
L’ipotesi di una disintermediazione elettronica che arrivi fino al consumatore
finale non è comunque del tutto superflua per alcuni settori e soprattutto
contribuisce a sottolineare come, in essi, l’ambito della distribuzione sarà
fortemente ristrutturato.
Nuovi modelli di business si affacciano sulla rete ed i distributori tradizionali
potrebbero trovarsi in una situazione in cui le acquisite capacità di mercato
non sono più quelle determinanti per mantenere il loro attuale vantaggio
competitivo 46. Il persistente bisogno di intermediazione in rete potrebbe
infatti essere soddisfatto da una nuova categoria di operatori: i
cybermediari47.
I cybermediari, in molti casi, sono nuove imprese (start-ups) che, facendo
leva sulla loro padronanza tecnologica e su una maggior sensibilità alle
tendenze del mercato di Internet, riescono ad offrire servizi di
intermediazione informativa ad alto valore aggiunto agli utenti della rete,
presso cui tendono ad acquisire una forte immagine di marca (Tav. IV.3).
Si prenda ad esempio il caso dei virtual reseller descritti nella Tav. IV.3. Nei
loro confronti, è vero che i grandi distributori tradizionali hanno il vantaggio
46
“Si passa dalla necessità di ottimizzazione della logistica del territorio ad una necessità di
ottimizzazione della logistica cognitiva” osserva MANDELLI A. (1997b), Internet, la conoscenza e
la fiducia: prime riflessioni sull’economia delle risorse immateriali nel cyberspazio, in Economia
& Management n. 4/97, p. 66.
47
L’espressione è usata in BUTLER B., SARKAR M.B., STEINFIELD C. (1996), Intermediaries and
Cybermediaries: a continuing role for mediating players in the electronic marketplace, in Journal
of Computer Mediated Communication, n. 3. Altri Autori adottano termini diversi quali
“infomediari” [HAGEL J. III, RAYPORT J.F. (1997a)] o “infopreneurs” [PINE (1993)]. In realtà il
concetto di nuove figure di pura intermediazione informativa, quali i “telecommunication
merchandiser”, era presente già nel modello di evoluzione del retailing (dal vertical marketing
system all’offering system) proposto nel pioneristico contributo di ROSENBERG L.J.,
HIRSCHMANN E.C. (1980), Retailing without stores, in Harward Business Review, July-August.
Il cybermarket: opportunità e rischi per le imprese
141
delle economie di scala nella gestione dei rapporti di acquisto, ma i virtual
reseller hanno il leverage di una logistica fortemente informatizzata e
virtualizzata, tramite cui riescono ad ottenere giacenze medie ridottissime e,
di riflesso, tassi di rotazione del capitale più elevati. Rimarrebbe certo da
verificare fino a che punto, chi si accolla e poi ricarica i costi di un
magazzino “arretrato” per conto del virtual reseller, riesca nella gestione
logistica in maniera competitiva.
Se si confrontano, tuttavia, i cybermediari e gli intermediari tradizionali nel
loro insieme, uno scenario ancor più complesso della manichea soluzione
win-lose potrebbe profilarsi: quello in cui vi sia una specializzazione nella
distribuzione dei prodotti venduti in rete in virtù delle diverse competenze e
risorse disponibili presso nuovi e vecchi intermediari48.
I nuovi intermediari prevarrebbero nelle fasi a piu alto valore aggiunto di
contatto pre-vendita, di gestione dell’informazione di marketing, di servizio
consulenziale al cliente. I distributori tradizionali utilizzerebbero le loro reti
logistiche per la consegna materiale all’acquirente dei beni non
digitalizzabili.49
48
Si potrebbero riconoscere quali competenze critiche della intermediazione: 1) la conoscenza del
mercato; 2) la capacità di divenire intermediari di conoscenza; 3) il management della tecnologia per
gestire la conoscenza; 4) la capacità di organizzare e/o di aggregare dei servizi complementari alla
transazione elettronica (in particolare finanziari e logistici).
49
L’ipotesi di una progressiva separazione e specializzazione tra intermediazione logistica ed
intermediazione informativa è presente, quale prospettiva futura, già in alcuni contributi dottrinali
della seconda metà degli anni ‘80. In particolare si rimanda a quanto detto in RULLANI E., «Il
rapporto tra impresa industriale e mercato: effetti delle nuove tecnologie» in PILOTTI L., ROSOLIN
M., RULLANI E. (1986), op.cit., par. 5 e 6. La tesi è poi ripresa in COZZI G., DI BERNARDO B.,
RULLANI E. (1988), op. cit., pag 423: “E’ da immaginarsi anche una separazione della funzione
logistica (che ha per oggetto il trasferimento fisico dei beni da un punto all’altro dello spazio e da
un punto all’altro del tempo) dalla funzione commerciale (che ha per oggetto, invece, la
trasmissione delle informazioni e la definizione della transazione di acquisto)”.
Le tecnologie Internet e l’innovazione nei rapporti di mercato e nell’organizzazione aziendale
142
Directories (elenchi ipermediali)
I servizi di directory sono il corrispondente elettronico delle pagine gialle cartacee. Essi
cioè aiutano gli acquirenti a trovare i produttori, catalogando i siti Web e fornendo menu
strutturati per favorire la navigazione (iperlinks diretti dalla directory ai siti dei produttori).
Oltre ai servizi generici per ogni tipo di sito (general directories), esistono servizi
specificamente indirizzati ai siti commerciali (commercial directories), o addirittura a
singoli settori merceologici (specialized directories). Ad integrazione del semplice
supporto di ricerca per l’utente, le directories possono anche fornire valutazioni tecniche
sui servizi forniti da un sito o sulla qualità dei suoi prodotti.
Economicamente le directories si reggono sugli introiti pubblicitari (es. i banners che
compaiono sui loro siti), ma non sono da escludersi future fees d’accesso all’acquirente e
ai siti commerciali indicizzati, per servizi altamente specializzati.
Motori di ricerca
Mentre le directories forniscono elenchi preimpostati, i motori di ricerca permettono
all’utente il browsing di pagine o siti Web sulla base di una ricerca per parole chiave.
Malls (centri commerciali)
Come i tradizionali malls fisici, i virtual malls forniscono infrastrutture per ospitare le
cybervetrine di produttori o dettaglianti contro il pagamento di una fee (affitto fisso,
percentuale sulle vendite o formule miste). Solitamente queste malls si focalizzano
geograficamente (rispetto alla provenienza dei prodotti venduti, o rispetto alla residenza
della clientela target). Altre volte si specializzano sulla soddisfazione di un particolare
bisogno, rispetto alla quale selezionano gli stores da ospitare.
Le infrastrutture del virtual mall solitamente forniscono all’espositore affittuario servizi
software standard quali carrello elettronico, procedure di pagamento elettronico, servizi
finanziari di credito al consumo, ufficio informazioni centrale, aree di intrattenimento.
Virtual resellers (rivenditori elettronici)
I malls forniscono cyber-infrastrutture ma non posseggono un proprio magazzino né
gestiscono direttamente la vendita. Al contrario i virtual resellers sono intermediari
specializzati che acquistano prodotti dai produttori (restii a rischiare in proprio sulla rete o a
esporsi alle retaliation dei loro distributori tradizionali) e li rivendono ai cyber-consumatori.
Solitamente questi virtual resellers si accreditano come specialty-goods shop. Così essi
riescono a servire anche segmenti interstiziali del mercato globale in maniera più efficiente
ed efficace che nel caso del canale diretto producer-to-consumer.
Agenti Intelligenti
Gli Intelligent Agents sono particolari programmi software di ausilio alla navigazione nel
caos di Internet. Essi in base a qualche criterio preliminare di ricerca o ai passati
comportamenti dell’utente aiutano ad ottimizzare i processi di selezione delle offerte in
rete. Un consumatore può cioè “affittare” un agente intelligente affiché questo gli scovi il
sito che offra un dato prodotto/servizio al prezzo più conveniente. Questi software stanno
raggiungendo livelli di sofisticazione crescenti fino a valutare anche le condizioni di
pagamento e consegna. I più ottimisti prevedono che, in futuro, volendo, si potranno
adottare modelli di acquisto in gran parte affidati all’azione di questi software, che
provvederanno a riempire il nostro carrello della spesa ai prezzi più convenienti, magari
anche automaticamente a date scadenze.
Tav. IV.3 - I cybermediari, i nuovi intermediari sulla rete
ns. elaborazione
Il cybermarket: opportunità e rischi per le imprese
143
Nel momento in cui le tecnologie Internet presentano però barriere
all’entrata assai poco elevate, non si comprende quale interesse possano
avere i distributori tradizionali a lasciare le fasi del contatto con il cliente in
mano ad altri attori di mercato. Considerando anche che “il controllo diretto
della funzione logistica da parte dell’operatore commerciale è anch’esso un
dato storico di dubbio significato per il futuro” (Pilotti et alii, 1986, p. 33).
Non è quindi casuale che i gruppi della grande distribuzione organizzata si
siano già allertati, spesso ricorrendo ad alleanze con operatori del settore
dell’Information Technology.50 Per questi intermediari tradizionali, la
prospettiva di operare anche come cybermediari (tipica è la predisposizione
di cybermall da parte di catene della grande distribuzione) sta divenendo
infatti un’esigenza reale ai fini della tutela e della valorizzazione del proprio
marchio anche su questo nuovo spazio commerciale.51
Occorre sottolineare, nuovamente, come una forte brand-name recognition
rappresenti uno dei principali assets spendibili sulla rete. Di riflesso, è
strategicamente vitale, per chi già gode di una sua reputazione nel mondo
“fisico”, anticipare il consolidamento di nuove cyberbrand sul
corrispondente segmento di mercato in rete.
E’ pur vero che nella maggior parte dei casi le vetrine virtuali dei distributori
tradizionali fungono solo da ponti informativi verso i punti di vendita “fisici”,
50
Fra queste alleanze si ricorda Prodigy, pioneristica joint venture negli USA tra il distributore Sears
e la tecnologica IBM. Prodigy si era già sviluppata quale sistema videotex alla fine degli anni ‘80 ed
ora si è convertita all’ambiente Internet.
51
Fra le esperienze più significative, si ricordano Tesco (www.tesco.co.uk) in UK; Wal-Mart
(www.wal-mart.com) e Sears (www.sears.com) in USA.
Le tecnologie Internet e l’innovazione nei rapporti di mercato e nell’organizzazione aziendale
144
piuttosto che da veri e propri canali di vendita diretta52. Quale che sia lo
spirito di fondo, difensivo o proattivo, resta il fatto che la distribuzione
tradizionale stia sempre più impegnandosi su Internet, calibrando gli
investimenti e valutandone il ritorno, perlomeno, in termini di conoscenza dei
meccanismi di mercato. 53
Se si considera la realtà statunitense e delle economie europee più avanzate, i
venditori per catalogo (mail o home/TV shopping) rappresentano una
categoria di nuovi cybermediari, che potrebbe risultare ancor più competitiva
nei confronti dei cybermediari di tipo start-ups puro54.
Essi infatti godono di una forte brand-equity e di un consolidato network di
clienti, che costituisce una delle doti più ambite in questo tipo di commercio.
Essi hanno inoltre acquisito conoscenza e capacità di trattativa verso i
fornitori, ma soprattutto possono far valere una consolidata esperienza
nell’approccio del cliente a distanza e gestiscono già strutture e servizi
logistici in grado di assicurare consegne su un territorio disperso, con tempi
e costi competitivi. D’altronde, veicolare i tradizionali cataloghi cartacei su
Internet può comportare per questi operatori notevoli risparmi nei costi di
52
Una simile realtà è confermata negli stessi USA, come osserva MORGANOSKY M.A. (1997),
Retailing on the Internet: a perspective on the top 100 US retailers, in International Journal of
Retail & Distribution Management n. 11/97, p. 372.
53
Per un approfondimento sul panorama europeo delle “big retail brands committing to the
Internet” si rinvia alla lettura di REYNOLDS J. (1997), Retailing in computer-mediated
environments: electronic commerce across Europe, in International Journal of Retail & Distribution
Management, n. 1/97, pp. 29-37.
54
Ci riferiamo alle iniziative di Internet Commerce già intraprese, fra gli altri, da Quelle
(www.quelle.de), Neckermann (www.neckermann.de) e Otto Versand (www.otto.de) in Germania;
QVC (www.qvc.com), Home Shopping Network (Internet Shopping Network: www.isn.com) e CUC
International (www.netmarket.com) negli Usa. Per approfondimenti si rimanda a PACIFICO R.
(1996), Le VPC nell’era multimediale, in Largo Consumo , n. 4/96, pp. 132-143.
Il cybermarket: opportunità e rischi per le imprese
145
stampa e di spedizione, nonché nuove possibilità di indirizzarsi a segmenti di
consumatori globali, finora inaccessibili (Kotler, 1997, p. 729).
4.4.3 Un possibile scenario
Dalle considerazioni finora esposte sembra ancora presto per prevedere se
Internet rappresenti solo un nuovo canale distributivo (come appunto il mail
ordering e l’home/TV shopping), o abbia le potenzialità per trasformare il
panorama distributivo più profondamente (come il nascere dei category-
killer shops), forzando tutti gli operatori a revisionare profondamente le loro
condotte di business.55
Si può comunque riconoscere, senza pericolo di smentita, che la rete
rappresenta l’apertura di un nuovo fronte competitivo sul versante
distributivo; un fronte che, a seconda dei settori, attirerà maggiori o minori
attenzioni di produttori, distributori tradizionali e nuovi intermediari.
Data l’incertezza sul futuro, lo schema di analisi che proponiamo in Fig. IV.3
si pone solo come una nostra ipotesi di concettualizzazione, che cerchi di
porre in risalto certe peculiarità settoriali nella prospettiva di commercio
elettronico con il consumatore.
55
“E’ nostra opinione che in futuro il teleshopping non sarà un sistema innovativo in grado di
sostituire tecniche di vendita preesistenti. Questo sistema costituirà piuttosto il completamento
nella fornitura di un certo segmento di consumatori.” si osservava un decennio fa in SABBADIN E.
(1987), op. cit., p. 145.
Le tecnologie Internet e l’innovazione nei rapporti di mercato e nell’organizzazione aziendale
146
alta �
Rinforzarsi
dell’esistente
struttura di
distributori
�
Emergere di nuovi
intermediari di rete
(i cybermediari)
bassa
�
Rinforzarsi degli
esistenti canali diretti
tra produttore e
consumatore
�
Uso della rete da
parte dei produttori
per bypassare i
distributori
limitati elevati
Vantaggi della vendita elettronica
su quella tradizionale
� es.: beni per i quali rimane forte il ruolo della rete di distribuzione fisica
(es. grocery, prodotti alimentari freschi);
� es.: commodity-goods con scarsa differenziazione di marca (es.
computer hardware, libri) o distribuibili in forma digitale in rete con
possibilità di personalizzazione (es. software, musica, informazione)
� es.: beni di elevato prezzo, ad alto valore simbolico di acquisto, con
pubblico molto selezionato (es. gioielli Cartier, abiti di alta moda)
� es.: specialty goods con forte brand equity (es. marchi fashion per
abbigliamento, calzature, articoli per la casa, arredamento);
prodotti/servizi per professionisti/hobbisti con possibilità di customer
service on-line (es. apparecchiature specialistiche).
Rilevanza della
funzione di
intermediazione
ns. elaborazione
Fig. IV.3 - Scenari settoriali di intermediazione nel mercato consumer
Il cybermarket: opportunità e rischi per le imprese
147
La matrice è strutturata su due variabili di asse che differenziano gli ambiti
merceologici, con una ripartizione che non vuol essere rappresentativa delle
indeterminate dimensioni di ciascuna area all’interno della matrice stessa.
Le due variabili considerate sono, da un lato, i vantaggi funzionali della
vendita elettronica su quella tradizionale (es. possibilità di distribuzione
telematica, servizi di assistenza on-line, possibilità di forti personalizzazioni
del prodotto/servizio, etc.) e, dall’altra, la rilevanza della presenza di un
intermediario tra produttore e consumatore, quale terza parte propositrice di
più offerte e mediatore informativo.
I quattro quadranti vanno interpretati con la necessaria flessibilità, dato che,
ad esempio, un rafforzamento degli attuali distributori può comunque basarsi
anche su una attiva presenza in rete56; alcuni dei nuovi cybermediari
potrebbero essere in realtà creature riflesse di operatori di mercato già
esistenti; etc.
Del resto, anche sulla rete la disponibilità di polmoni finanziari resistenti avrà
un suo peso nel contribuire a determinare certi assetti di mercato; ovviamente
la consapevolezza dell’ipercompetizione ci prepara poi a dinamiche di
mercato molto più instabili e ad esiti del confronto ancora incerti rispetto a
qualsiasi tentativo di concettualizzazione.
56
E’ ad esempio il caso di Tesco, che sta sperimentando in varie zone del Regno Unito un modello
di “supermercato elettronico”, in cui la merce si può ordinare sul sito e viene poi recapitata al
domicilio del cliente o questi può passare a raccogliere, a certi orari, la spesa già “imbustata” presso
il punto vendita prescelto.