II
tramite il linguaggio universale, l’html, con cui vengono trasmesse le
pagine.
Interessante è il discorso riguardo l’e-business e l’innovazione nei
processi di business interni ed esterni tramite l’utilizzo/integrazione delle
tecnologie dell’informatica e delle telecomunicazioni. L’utilizzo di
quest’ultime comporta per l’azienda una drastica riduzione dei prezzi di
produzione, un aumento dei ricavi dati dalle maggiori vendite e comunque
un’azione positiva in via indiretta sui costi e i ricavi, migliorando
l’immagine aziendale nel suo complesso.
Il capitale digitale di un’azienda è visto come l’insieme delle
competenze e delle risorse (know-how), piattaforme hardware e software
dedicate e delle relazioni con la clientela, impiegati e fornitori sempre più
pervasive e che permettano azioni sinergiche e veloci di risoluzione dei
problemi.
Alla fine del paragrafo dedicato all’e-business vengono descritti i
suoi meccanismi che operano in apposite aree aziendali e definiti con
acronimi ormai entrati nel linguaggio comune come il B2C (Business to
Consumer), il B2B (Business to Business), SCM (Supply Chain
Management) ed il CRM (Customer Relationship Management ).
È nell’ultimo paragrafo del primo capitolo (§ 1.4) che si comincia a
delineare in modo chiaro il concetto dell’integrazione dei sistemi
informativi aziendali. Vengono descritti i rischi e i principi da considerare
per ottenere un’integrazione “di successo” per arrivare ad un livello di
diffusione delle informazioni e delle decisioni il più affidabile e preciso
possibile.
È interessante l’analisi dettagliata degli strumenti infomativi
aziendali più importanti: l’EDP, il Data Base Management System, l’EDI
fino ad arrivare all’ultima generazione, gli ERP (Enterprise Resource
Planning), sistemi che prevedono il collegamento di tutte le funzioni
III
aziendali (operando come il “Lego”) per essere in grado di pianificare,
gestire ed organizzare ogni processo di business.
Infine vengono analizzati il nuovo “linguaggio” utilizzato in Internet,
l’XML che, accrescendo sempre più l’integrazione tra host (computer)
differenti a prescindere dal sistema operativo e dalle piattaforme utilizzate,
viene sempre più utilizzato nelle transazioni commerciali su Internet e la
diffusione dell’Application Service Provider, ovvero della possibilità
fornita alle PMI di accedere ad un servizio di trattamento delle informazioni
fornito on-line e di utilizzare via Internet applicativi di proprietà del
Provider, traendone enormi benefici in termini di risparmio di costi per la
dotazione infrastrutturale.
Nel secondo capitolo viene analizzata la situazione italiana per
quanto riguarda la diffusione delle tecnologie a livello delle imprese.
Ultimamente si è assistito ad un rallentamento negli investimenti in
dotazioni tecnologiche, probabilmente dovuto ad una sorta di “indigestione”
nel mercato ICT (per le aspettative di crescita oltre misura e ad una cifra di
investimenti superiori a quanto fisiologicamente richiesto dalle imprese).
A livello industriale, si assiste ad un incremento dello 0,6%
(2002/2001) nella spesa per le telecomunicazioni, dovuta alla nascita di
progetti orientati alla predisposizione di infrastrutture basate su tecnologie
di ultima generazione, orientate all’impiego del protocollo Internet. Mentre,
per quanto riguarda la spesa per l’ICT, si rileva un decremento del 6%
(2002/2001) dovuto dal condizionamento, sempre più intenso rispetto al
passato, di un’analisi dei costi e benefici che una soluzione può garantire,
sempre più attenta ed orientata agli aspetti reddituali (vedi l’analisi del Roi).
Secondo l’atteggiamento delle PMI verso l’ICT (analizzato nel
paragrafo 2.2) possiamo averne quattro tipi differenti, ognuna indicata con
un termine inglese: Hands-on technology fan, Cautios fast follower, Middle
of the roader e Penny Pincher.
IV
Nella terza parte della tesi viene descritta l’evoluzione del ruolo della
logistica, andando ben oltre la pura movimentazione delle merce tra i
magazzini dell’azienda, portando con sé problematiche di pianificazione e
gestione delle scorte, della produzione e dei trasporti. Viene alla luce un
concetto ben più ampio, quello del Supply Chain Management che, andando
oltre i confini della singola impresa è volto a gestire i flussi lungo l’intera
catena di fornitura del prodotto finale (la supply chain).
Con riferimento specifico ai rapporti di fornitura, le tecnologie
digitali consentono di aumentare a costi estremamente competitivi, sia la
profondità che l’ampiezza delle relazioni tra clienti e fornitori. Tutto ciò
grazie a strumenti informatici dedicati quali gli ERP II e l’Enterprise
Commerce Management nati come evoluzione dei sistemi ERP e con
l’intento di abbinare alla gestione dei processi interni all’impresa anche
quella relativa ai processi esterni che coinvolgono i suoi partner.
Inoltre possiamo trovare anche i software di Supply Chain Planning
e di software di Supply Chain Execution.
L’ultimo capitolo è dedicato prettamente alla diffusione delle
tecnologie di rete nelle PMI distrettuali.
I Distretti industriali, che nel nostro Paese sono circa 200, sfruttano il
vantaggio competitivo derivante dai legami che, grazie alla vicinanza
geografica e alla divisione del lavoro, si stabiliscono tra le imprese che
operano in essi.
L’intensità della competizione sui costi che spinge a cercare
economie di scala e di scopo, l’allargamento internazionale dei mercati che
pone a diretto confronto prodotti e servizi prima molto lontani, il progresso
tumultuoso di tecnologie pervasive e trasversali come quelle
dell’informazione e della comunicazione hanno fatto sì che i Distretti si
siano dovuti dotare di infrastrutture tecnologiche all’avanguardia (Distretti
digitali) per non perdere la leadership che molte imprese hanno nei loro
mercati di nicchia.
V
In quest’ambito, oltre alle singole tecnologie di rete, giocano un
ruolo fondamentale gli infomediari, ovvero intermediari particolari che
svolgono il ruolo di “collettore” di informazioni e conoscenze a tutto
vantaggio delle imprese che a loro si rivolgono.
Le Comunità virtuali verticali, vere e proprie comunità digitali di
settore nate negli USA, sono un limpido esempio di infomediazione e sono
caratterizzate dalle 3C: Content ovvero i contenuti dei servizi informativi
forniti agli iscritti; Commerce che rappresenta la gestione delle transazioni
commerciali delle imprese associate tramite diverse possibilità di
organizzazione degli scambi ed infine la Community, ovvero la comunità di
imprese partecipanti che in seguito diverrano attori disposti ad una piena
condivisione di informazioni ad alto valore aggiunto.
Gli e-Marketplace (letteralmente “luogo di scambio”) rappresentano
la trasposizione in rete dell’antica piazza del mercato, luogo virtuale dove
venditori e compratori si incontrano per concludere transazioni economiche
ed il nostro Paese ne è pieno di esempi con maggior o minor successo.
Formalmente sono anch’essi dei perfetti infomediari in quanto
rispettano la regola delle 3C.
Attualmente stiamo assistendo ad un’evoluzione del modello di e-
Marketplace “ortodosso” e i nuovi servizi offerti dalle piattaforme potranno
incidere positivamente sui rapporti di e-procurement e di Supply Chain
Collaboration; inoltre si avvicineranno sempre più ad un modello di
Process Service Provider per le aziende, arrivando ad offrire alle imprese
richiedenti servizi di accesso e la gestione attraverso la rete di interi
processi aziendali e non dei soli applicativi (vedi il modello ASP descritto
in precedenza), permettendo alle PMI di comportarsi come aziende di
maggiori dimensioni, senza dover spendere cifre sproporzionate rispetto
alla propria capacità per dotarsi di infrastrutture tecnologiche adeguate.
Il Progetto Opto-IDX, nato nel “Distretto dell’occhiale” di Belluno,
nasce proprio con l’intento di fornire alle imprese partecipanti, servizi di
VI
scambio elettronico di informazioni e documenti. In pratica le aziende
aderenti possono scambiarsi facilmente via WEB, documenti “di business”:
ordini, conferme d’ordine, bolle, richieste di consegna, documenti di
trasporto, fatture e listini e realizzare transazioni commerciali
indipendentemente dai sistemi informativi e gestionali utilizzati dalle
singole aziende.
L’obiettivo principale del Sistema è, tramite lo sfruttamento delle
potenzialità di Internet in termini di diffusione ed economicità, mettere a
disposizione del comparto industriale-manifatturiero un sistema che
permetta alle aziende di comunicare al meglio, sia con i propri clienti che
con i propri fornitori, pemettendo inoltre di coinvolgere anche quelle
tipologie di aziende a cui, per dimensioni e possibilità di investimento,
risulta oneroso integrarsi con tecnologie diverse.
È possibile gestire le problematiche di trasmissione e consegna del
messaggio, tramite meccanismi di solleciti, alert e l’uso di canali di backup
(come il fax) e con segnalazione del mancato inoltro se il protocollo del
destinatario è inutilizzabile o è superato il tempo limite predefinito.
Il Progetto Opto-IDX è stato avviato, alla fine del 2001, dalla società
Reviviscar S.r.l (società di servizi dell’Assindustria di Belluno) con la
partecipazione delle grandi aziende leader del Distretto: Safilo Group,
Marcolin, De Rigo, Occhialeria Sopracolle, Mazzuchelli, Intercast
technology, Grimont, Da Vià e Luxottica Group, in stretta collaborazione
con l’Assindustria di Belluno e la società IrisCube S.p.A.
Il Distretto bellunese è un distretto indotto che, come la maggior
parte dei Distretti industriali del Nord-Est Italia, ha investito molte risorse
in progetti d’innovazione per le imprese, per restare leader nel proprio
mercato di riferimento e far fronte alla sempre più agguerrita concorrenza
dei paesi dell’Est asiatico. A tal fine è stata emanata la Legge Regionale del
4 aprile 2003, n.8, denominata “Patto di Sviluppo del Distretto
dell’occhiale”, promossa da Enti locali, Associazioni di Categoria come
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l’Assindustria di Belluno ed altri organismi. In questa Legge vengono
indicate otto linee di “azione”, ognuna corrispondente ad un dato progetto
di investimento (tra cui il Progetto Opto-IDX), con il preciso compito di
aiutare, anche tramite finanziamenti, le imprese distrettuali nel difficile
cammino verso una completa integrazione nel nome dell’innovazione.