Introduzione
L’impresa e il suo governo sono da sempre al centro del dibattito di studiosi e
manager di tutto il mondo. Di questi se ne sono analizzati diversi aspetti, aventi un
diverso grado di rilevanza e di specificità, quali le metodologie per migliore l’efficienza
e l’efficacia del suo modo di operare, oppure temi maggiormente profondi, come la
finalità che l’impresa è chiamata a perseguire e la funzione che deve svolgere.
Un aspetto di primaria importanza è rappresentato dalla dinamica evolutiva
dell’impresa e le scelte che questa è chiamata ad assumere lungo tutto il percorso. In
particolare, tra le fasi che hanno certamente generato un forte interesse vi sono la crisi
e il risanamento, considerate oggi come passaggi quasi obbligatori che un’impresa è
chiamata ad affrontare nel corso del suo ciclo di vita. Due fasi, quindi, per così dire
“ordinarie” (e non più straordinarie), e per questo l’impresa deve anche essere
adeguatamente preparata nell’affrontarle e nel governarle, e da cui deve trarre
occasione per migliorarsi ed evolvere in senso positivo.
Obiettivo della presente tesi di Laurea è quello di proporre un modello di
risanamento della crisi d’azienda mediante il coinvolgimento di relazioni
interaziendali, sostituendo alle forme tradizionali dell’organizzazione d’impresa
strutture deverticalizzate e decentrate. Queste forme di cooperazione con operatori
esterni consentono all’impresa non soltanto di rendere la struttura organizzativa più
flessibile (e quindi adatta ad operare in condizioni di incertezza a causa dei repentini
mutamenti ambientali) ma, soprattutto, di focalizzarsi sul proprio core business. In
questo modo l’impresa può concentrare gli sforzi produttivi verso ciò che sa fare
meglio e in cui sono concentrate le sue competenze distintive, decentrando ciò che non
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è di primaria importanza nel momento in cui si affronta una situazione di crisi e si ha
la necessità di ridefinire i propri confini in una logica di ridisegno organizzativo.
In questa prospettiva si collocano le operazioni di outsourcing strategico, che
consistono nel trasferire a fornitori opportunamente selezionati una o più attività non
determinanti per il raggiungimento di vantaggi competitivi, al fine di allocare le risorse
umane, tecniche e finanziarie sui processi “core” dell’azienda.
Appare evidente, dunque, il legame univoco tra i processi di risanamento d’azienda
e le scelte di esternalizzazione. In quest’ottica, le decisioni di outsourcing vanno oltre il
semplice decentramento produttivo o il classico rapporto di subfornitura (in quanto
non si limitano ad affidare a terzi la lavorazione o la produzione di componenti), ma
tendono ad instaurare con il partner legami solidi e duraturi attraverso investimenti
congiunti, dai quali si avranno non solo benefici sotto il profilo economico, ma anche
un miglioramento continuo della qualità del servizio decentralizzato.
L’elaborato è strutturato in quattro capitoli. Nel primo saranno analizzati i fenomeni
di declino e crisi aziendale, in cui il primo è considerato come una fase antecedente
alla crisi vera e propria, ed è caratterizzato da un decremento delle performance
dell’impresa. Il declino, se non viene adeguatamente fronteggiato, porta l’impresa in
uno stato di crisi, in cui le difficoltà legate alla creazione di valore diventano
maggiormente complesse, profonde ed irreversibili, a meno di interventi
particolarmente incisivi sull’impresa.
Particolare enfasi sarà posta, inoltre, sullo studio delle cause della crisi d’impresa,
che possono essere ricondotte all’impatto che si ha sulla gestione aziendale da parte
delle disfunzioni “patologiche”, generatesi quando le fasi gestionali negative diventano
strutturali, e non più cicliche come è nella normale vita d’impresa. Appare limitato,
allora, ricondurre le cause della crisi a moventi di natura esclusivamente interna o
esterna, in quanto vi è nella maggioranza dei casi un’alterazione dell’equilibrio
impresa-ambiente proveniente dall’esterno e una conseguente incapacità di
adattamento dell’impresa, da cui si genera lo stato di difficoltà.
Riprendendo tali concetti, il secondo capitolo affronta la tematica del risanamento,
inteso come processo di gestione e superamento della crisi, in cui vengono
programmati ed attuati gli interventi finalizzati ad invertire il trend negativo di risultati
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attraverso azioni che possono coinvolgere la dimensione reale, organizzativa e
finanziaria dell’impresa.
Questi interventi, per quanto possano essere fondamentali (perché volti a frenare la
crisi nella fase di estrema emergenza), risultano efficaci soltanto nel breve termine e
non garantiscono affatto un ritorno al valore duraturo e costante. L’impresa che
affronta un processo di risanamento, quindi, non può prescindere dall’analisi dei
mutamenti avvenuti nel contesto ambientale e nella competizione sui mercati, e delle
tendenze che si prevede possano seguire tali variabili, per rendere il risanamento
coerente con le dinamiche evolutive del sistema ambiente e del rapporto impresa-
ambiente.
Appare evidente, allora, che per superare una situazione di crisi in uno scenario
incerto e soggetto a cambiamenti continui e destabilizzanti, occorre un risanamento
mirato, in cui la variabilità delle dinamiche competitive non è vista solo come una delle
principali cause della crisi, ma anche e soprattutto come la base su cui costruire un
ritorno al valore attraverso un ridisegno organizzativo che tenda ad una maggiore
flessibilità, e quindi una più ampia capacità di adattamento. Alla luce di questo, e con il
contributo di alcuni fondamentali approcci teorici nella dottrina aziendalistica (quali la
teoria dei “sistemi vitali”, la teoria dell’adattamento all’ambiente, l’organizational
learning e la resource-based view) si perviene ad un’idea di risanamento in cui vi è una
ridefinizione dei confini d’azienda in funzione dei suoi intangible asset fondamentali, in
termini di know-how, risorse, esperienze e competenze.
Il terzo capitolo è volto ad approfondire l’implementazione dell’outsourcing
strategico nei processi di risanamento. Identificando l’outsourcing come una scelta di
tipo logico, e dunque con implicazioni anche di natura organizzativa, si è cercato di
approfondire la conoscenza del significato concettuale ed operativo della parola
outsourcing, in modo da comprendere meglio sia la praticabilità di tale scelta in
funzione del risanamento, sia le implicazioni che ne derivano in chiave organizzativa e
strategica.
Saranno trattate le dimensioni di analisi che occorre considerare preliminarmente
ad un’operazione di questo tipo, dato che per il buon esito dell’operazione l’azienda
outsourcee deve avere ben chiaro l’obiettivo perseguito, i vantaggi ricercati ed i rischi
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in cui è possibile incorrere. Il focus di osservazione si sposterà poi sulle modalità
operative di un’efficace esternalizzazione, attraverso la formalizzazione di un modello
decisionale volto ad individuare le aree da decentrare (i cui driver sono rappresentati
dal valore strategico delle competenze per il mercato, e l’importanza strategica che
l’impresa attribuisce alla relativa area organizzativa). L’analisi delle modalità
operative sarà completata attraverso considerazioni sulla scelta dell’impresa
outsourcer, nonché del tipo di relazione da istituire con essa.
Non meno importanti risultano le considerazioni circa l’impatto dell’outsourcing sul
sistema dell’azienda che sceglie di esternalizzare. Tali osservazioni, che devono essere
valutate in via preliminare dal management per una corretta pianificazione, risultano
particolarmente evidenti sulla struttura dei costi aziendali (in cui si ha un vero e
proprio reengineering derivante dall’abbattimento di taluni costi fissi e la loro
variabilizzazione), sulla struttura organizzativa (le cui modifiche saranno analizzate
con il contributo del modello organizzativo di Mintzberg) e sulla catena del valore,
oggetto di una vera e propria integrazione con quella dei fornitori/partner.
L’ultima parte dell’elaborato è relativa all’analisi empirica, svolta al fine di
indagare la propensione all’utilizzo dell’outsourcing strategico da parte di un
campione di società quotate nel corso della loro gestione, con particolare enfasi al
momento in cui tali aziende affrontano una situazione di crisi.
La ricerca è avvenuta attraverso la somministrazione di un questionario a risposta
multipla, nel mese di Giugno 2013, alle società quotate nel FTSE MIB della Borsa
Valori di Milano, e tende a valutare il giudizio del management circa l’utilizzo attuale e
prospettico dell’outsourcing, le modalità operative con cui è stata implementata tale
scelta ed il suo contributo per il superamento dello stato di declino o crisi d’azienda.
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Capitolo Primo
Analisi del declino e della crisi d’impresa
Sommario: 1.1. Considerazioni introduttive – 1.2. L’impresa tra declino e crisi: aspetti definitori – 1.3. Le
cause dei dissesti aziendali – 1.3.1. Le disfunzioni patologiche alla base della crisi d’impresa – 1.3.2.
Genesi dello stato di crisi: differenti approcci offerti dal management – 1.4. Le fasi del processo
degenerativo dell’impresa
1.1. Considerazioni introduttive
Nell’attuale scenario competitivo la sopravvivenza dell’impresa risulta sempre più
difficile, in ragione soprattutto di fenomeni macroeconomici in cui diverse variabili
hanno contribuito, e contribuiscono, ad aumentare il rischio per l’impresa di andare
incontro ad uno stato di crisi.
Innanzitutto, l’entrata nel mercato di paesi emergenti ha sconvolto i precedenti
equilibri generando instabilità, perché essi, beneficiando di bassi costi di manodopera e
della disponibilità di impianti moderni, sono diventati pericolosi competitors a livello
internazionale. A ciò è da aggiungere la turbolenza conseguente alla continua
innovazione dei prodotti e dei processi produttivi, in cui i sempre più stringenti tempi di
obsolescenza degli impianti e l’avvento della robotica, impongono la necessità di
avvalersi di nuove competenze e principi organizzativi, dato che l’alto dinamismo che
caratterizza i prodotti appare insostenibile per le aziende connotate da scarse capacità
innovative. Questi aspetti, legati inesorabilmente a situazioni di rigidità strutturale,
all’incertezza del futuro e alla scarsità di meccanismi di previsione attendibili, rendono
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