3
analizzerò le richieste e le esigenze dei consumatori riguardo a questo particolare
tipo di prodotto.
Una volta posti i confini di questo mercato, si andrà a studiarlo al suo interno. Nel
secondo capitolo dopo una premessa riguardo allo sviluppo del marchio nel
settore dei prodotti freschi – necessaria per capire alcune caratteristiche del
mercato preso in esame – mi soffermerò sulla politica di marca, parlando quindi di
politiche di prodotto – e quindi di innovazioni di prodotto e di processo – di
strategie di prezzo, di canali distributivi, di promozione e di logistica. Tutta questa
analisi ha l’obiettivo di studiare lo sviluppo delle strutture di marketing presenti in
questo settore.
Nel terzo e ultimo capitolo mi propongo di affrontare lo studio di un caso
aziendale, quello di Chiquita, il leader mondiale del settore. In questo modo
potremo vedere come tutto ciò che è stato detto nei due precedenti capitoli a
livello teorico, abbia la sua traduzione a livello pratico nelle azioni e nelle
strategie di un’azienda operante nel settore. Per quanto riguarda quest’ultima
parte, il mio ringraziamento va alla signora Luciana Luciani di Chiquita Italia, che
con grande disponibilità mi ha fornito spiegazioni e informazioni necessarie alla
stesura del capitolo.
4
CAPITOLO 1
LA DOMANDA E L’OFFERTA NEL MERCATO DELLA FRUTTA FRESCA
1.1 L’EVOLUZIONE DELLA DOMANDA
La domanda di mercato di un particolare prodotto o, come in questo caso, di una
particolare categoria merceologica, è l’espressione degli acquisti effettuati dai
consumatori di una determinata zona geografica
1
. Alla luce della fondamentale
importanza che rivestono i consumatori finali nella determinazione della domanda
di un prodotto, ho ritenuto utile, prima di analizzare come la domanda di frutta
fresca abbia la sua manifestazione sul mercato, tracciare un profilo del
consumatore “medio” di frutta fresca cercando di sottolineare come viene
percepita dagli utilizzatori finali la categoria presa in esame, di descrivere
l’evoluzione della domanda in relazioni a cambiamenti sociali e culturali, di porre
in evidenza le tendenze che hanno modificato i comportamenti di acquisto e che,
conseguentemente, hanno influenzato significativamente la domanda finale.
Per quanto riguarda determinati alimenti, ogni consumatore nutre preconcetti che
portano all’esclusione di alcuni e al consumo frequente di altri. La frutta fresca
gode di un’immagine buona: ricca di contenuti e valori positivi, la frutta è per
antonomasia bella e salutare. La cultura alimentare può essere rappresentata da un
piano cartesiano caratterizzato da gola e salute ai due estremi di un asse, purismo
e ibridazione - o, in un linguaggio più alto, blended e cru – agli estremi dell’altro.
Il cru evidenzia un atteggiamento secondo il quale il valore alimentare risiede
nell’integrità dell’origine. Questo valore si può realizzare in diversi modi: nel
privilegiare il gusto singolo o la miscela di sapori distinti e facilmente
riconoscibili al palato; nel preferire prodotti di cui si conosce la provenienza, che
diventa garanzia di qualità; nell’attenzione alla correttezza dei processi produttivi.
In quest’ottica la ricerca di purezza diventa sinonimo di qualità.
1
F. Colbert, Il marketing delle arti e della cultura, pag. 66.
5
Nel caso del blended, invece, il consumatore chiede al produttore di comporre un
mix il più rispondente possibile alle proprie esigenze. La capacità del produttore
consiste nel mescolare sapientemente e il più armonicamente possibile diversi
gusti o sapori: l’esaltazione del gusto sta nella sapienza degli accostamenti,
nell’equilibrio tra innovazione e tradizione, tra l’inedito e il tradizionale.
Il fatto che uno stesso soggetto si comporti da purista in certi ambiti alimentari e
ricerchi invece il cocktail più estremo in altri, dipende da molteplici fattori di
natura psicologica, sociale e naturalmente economica.
A questo proposito si sta manifestando un fenomeno che ha portato a modificare
recentemente anche il vissuto relativo al settore frutticolo: la progressiva
snackizzazione e verticalizzazione del pasto, che si caratterizza per un continuo
allontanamento da terra. Oggi i pasti vengono spesso consumati in locali, su
sgabelli alti o per strada, camminando. La verticalizzazione del pasto non
comporta solo un cambiamento nella modalità di consumo ma implica anche una
trasformazione dell’alimento stesso: un esempio è offerto dalle macedonie in
vaschette monodose.
Sull’altro fronte però assistiamo all’accentuazione del cru, come ad esempio le
mele della Val di Non, gli agrumi di Sicilia e altri prodotti a denominazione di
origine protetta (Dop) e indicazione geografica protetta (Igp).
Se oggi le principali tendenze alimentari si inscrivono nella dialettica tra cibo e
benessere, la frutta fresca diventa uno dei protagonisti di questa correlazione.
Una indagine di AcNielsen
2
mostra come l’80% del campione intervistato ritiene
che gran parte delle malattie abbia origine da un’alimentazione sbagliata, con
prodotti ricchi di conservanti e coloranti che occupano i primi posti nella
graduatoria di nocività degli alimenti, e che vengono quindi consumati il meno
possibile. Questi dati sottolineano come vi sia una sorta di allarmismo che
favorisce i prodotti frutticoli, elevandoli ad una posizione privilegiata nella dieta
degli italiani.
2
Gli ortofrutticoli nel paniere di acquisto e nel vissuto dei consumatori, «Mark Up – Frutta &
Verdura 2003 - 4° Rapporto», pag. 62 sgg.
6
Inoltre la frutta fresca - specialmente per quel che riguarda la popolazione italiana
e in generale, all’interno di una società che esalta l’aspetto fisico - riveste un
ruolo fondamentale nella dieta mediterranea, uno dei metodi più efficaci per
mantenere il peso forma.
Il fresco si pone come un prerequisito fondamentale degli alimenti, una sorta di
passe-partout per la qualità. L’aggettivo “fresco” ne richiama altri: naturale,
incontaminato, ricco di succhi vitali, benefico e prezioso.
Inoltre si deve considerare l’effetto che il fenomeno della globalizzazione ha
determinato in questa categoria merceologica.
Fino ad alcuni decenni fa le distanze geografiche hanno contribuito all’isolamento
reciproco tra nazioni e culture di diverse aree del mondo. Il progresso tecnologico
ha contribuito a ridurre le barriere tra le nazioni: oltre agli aspetti socio-culturali
che hanno portato allo sviluppo di una società multietnica, anche i consumi hanno
subito un profondo processo di modificazione. Si affermano a livello mondiale
stili di vita che erano in precedenza caratteristici di una sola area geografica. Oggi
consumiamo sempre più per edonismo che per necessità. La propensione delle
popolazioni più ricche a scegliere mete turistiche estere permette di scoprire
peculiarità alimentari tipiche di quelle zone. Tutto ciò induce a differenziare
sempre più le richieste di vecchi e nuovi consumatori creando nicchie di mercato
legate alla diffusione di prodotti e piatti etnici
3
.
Oggi assistiamo quindi ad un continuo ampliamento nelle possibilità di consumo.
C’è una forte attenzione all’introduzione di nuovi prodotti che nel caso degli
etnici riscontrano un buon successo solo se in linea con i gusti e le modalità di
consumo locali: pensiamo a prodotti quali banana, mango, ananas e papaia, che
vengono consumati con regolarità nei paesi industrializzati, e che proprio per
questo motivo sono da considerarsi prodotti esotici, e non più etnici.
La frutta etnica con le più alte probabilità di successo è quindi quella più in linea,
in termini di gusto e sapore, con le nostre abitudini alimentari.
3
La domanda di cibo etnico alimenta ancora un piccolo mercato diffuso soprattutto nei grandi
centri urbani, «Mark Up – Frutta & Verdura 2003 – 4° Rapporto», pag. 68 sgg.
7
Infine, da sottolineare è l’aspetto riguardante la crescita del reddito, che ha
modificato la struttura dei consumi alimentari a favore di prodotti ad elevato
valore aggiunto, che incorporano al loro interno servizi che riducono i tempi del
lavoro domestico, di maggiore qualità e sicurezza alimentare: pensiamo ai
prodotti biologici rispettosi dell’ambiente.
Dopo questa panoramica sugli aspetti sociali, culturali ed economici che
influenzano in modo sostanziale la domanda di frutta fresca, ora andiamo ad
analizzare cosa il consumatore cerca e che tipo di prodotto vuole trovare nei punti
di vendita quando desidera acquistare frutta.
Molto interessante, a questo proposito, è l’indagine condotta dalla rivista «Mark
Up»
4
su un campione rappresentativo di 601 responsabili acquisto nazionali,
suddivisi per le quattro aree geografiche del paese (nord-ovest, nord-est, centro e
sud) e per cinque classi di età, riguardante i comportamenti d’acquisto dei
consumatori italiani.
Questa indagine ha fin da subito sottolineato come la frutta sia un alimento che
tendenzialmente piace per la quasi totalità del campione di riferimento; la
stragrande maggioranza ha inoltre dichiarato che la frutta è, insieme alla verdura,
l’alimento più sano in commercio.
Tale preferenza, però, non si tramuta in reali comportamenti d’acquisto, dal
momento che un quarto del campione dell’indagine ha affermato di sostituire
spesso la frutta con alimenti alternativi. Questo aspetto è evidenziato anche dal
fatto che il mercato della frutta fresca è da qualche tempo in una fase di maturità,
prossimo alla saturazione, poiché l’andamento dei consumi è in calo da diversi
anni in termini di volume, mentre è in leggera crescita se calcolato in termini di
valore.
4
Comportamenti d’acquisto: prevalgono i consumatori forti, «Mark Up – Frutta & Verdura, 3°
rapporto 2002», pag. 7 sgg.
8
Dall’indagine emerge che i responsabili acquisto ritengono la frutta un alimento
facilmente consumabile, anche se, come è stato detto poco prima, un quarto degli
italiani tende a sostituire spesso la frutta fresca con prodotti alternativi, primi tra
tutti i trasformati di frutta.
Analizzando i dati per classi di età, appare chiaro come siano i più giovani a
trovare la frutta “scomoda” e a sostituirla più frequentemente con prodotti
alternativi, a testimonianza del fatto che questa classe di utilizzatori è quella in cui
risulta più difficile sviluppare i consumi del prodotto fresco, proprio perché alla
ricerca di alimenti facili da cucinare o pronti per essere consumati.
Gli italiani acquistano prevalentemente frutta senza marca – del distributore o del
produttore – proveniente da agricoltura convenzionale (cioè che fa uso di concimi
e antiparassitari di sintesi), venduta sfusa da pesare e di origine italiana. A livello
regionale emerge la maggior propensione all’acquisto di frutta sfusa del sud Italia
e la minor incidenza di tale acquisto nel nord-est.
Per quanto riguarda i criteri di acquisto di frutta da parte degli italiani, l’indagine
evidenzia che la freschezza dei prodotti è il fattore principale di scelta, ed è anche
quello più citato come criterio primario in tutte le aree della penisola. Per valutare
la freschezza, gli elementi principali sono l’aspetto esteriore, il profumo e il
sapore. Il secondo criterio di scelta è, in media, il prezzo, anche se è necessario
fare una distinzione: accanto ad aree di mercato in cui l’interesse è unicamente
verso la mera convenienza, si segnala un riposizionamento verso il rapporto
qualità/prezzo, tale che il prezzo, considerato come criterio indipendente, viene
relegato al quinto posto d’importanza tra i criteri di scelta.