Introduzione
II
Un’impulso alla presente ricerca e’ stato fornito anche dallo sforzo che Federchimica, la
Federazione nazionale delle industrie chimiche italiane, sta facendo per conoscere e per far
conoscere meglio meglio la realta’ del settore.
Lo svolgimento delle indagini e’ stato infatti promosso con la finalita’ di dare basi piu’
solide alle proprie iniziative di sostegno all’internazionalizzazione, attività che sta
progressivamente assumendo un carattere prioritario per il sistema associativo chimico.
Le due ricerche sul campo, che costituiscono il cuore della presente tesi, sono infatti state
svolte presso la sede della Direzione Centrale Studi e Analisi Economiche di Federchimica, su
iniziativa congiunta con il Dipartimento di Economia e Produzione del Politecnico di Milano.
Questa seconda istituzione ha infatti collaborato ad entrambe le fasi nell’ambito delle
proprie attività di studio dell’internazionalizzazione dell’industria italiana.
In particolare, grazie alla suddetta cooperazione si e’ potuto realizzare un aggiornamento
accurato della parte relativa al settore chimico del database Reprint, curato da R&P con
Politecnico di Milano e CNEL, che censisce con aggiornamenti biennali il quadro
dell’internazionalizzazione produttiva dell’industria italiana.
E’ stato anche possibile raggiungere un buon grado di conoscenza delle forme di
internazionalizzazione non produttiva del settore chimico, delle quali il database Reprint non si
occupa, ma che, sebbene economicamente meno rilevanti rispetto agli IDE, costituiscono la
grande maggiornaza delle iniziative in termini numerici. L’ultima stima, relativa al 1996
(Cominotti e Mariotti, 1997), e’ che il numero di imprese industriali italiane aventi almeno un
accordo di cooperazione commerciale con partners esteri sia di almeno 9.000 soggetti.
La presente tesi di laurea adotta un’ottica prevalentemente empirica e non ha pretesa di
elaborare un’originale apparato teorico; tuttavia vengono forniti puntuali riferimenti agli
approcci teorici e metodologici utili ad interpretare l’evidenza di volta in volta proposta.
2. Articolazione della tesi
Il volume si articola in sette capitoli, dei quali nel seguito viene brevemente illustrato il
contenuto.
Nel primo capitolo vengono presentate le principali caratteristiche, strutturali e
congiunturali, del settore chimico in Italia. L’attenzione si rivolge soprattutto alla struttura
dimensionale delle imprese, all’andamento del commercio estero, alla posizione del settore in
campo mondiale e al suo livello di innovazione e di R&S.
Il secondo capitolo delinea lo stato attuale e le principali tendenze del processo di
internazionalizzazione a livello mondiale e dell’internazionalizzazione produttiva dell’industria
Introduzione
III
italiana. In quest’ultima parte vengono brevemente descritte le principali tendenze geografiche
e settoriali. Viene inoltre illustrato il ruolo delle principali imprese chimiche multinazionali a
livello mondiale.
Il terzo capitolo fornisce un quadro completo ed esaustivo dell’internazionalizzazione
produttiva dell’industria chimica italiana. In un primo momento viene descritta la situazione
degli investimenti diretti esteri del settore in entrata e in uscita. Secondariamente sono esposti i
risultati relativi all’aggiornamento al 31.12.1997 della situazione degli investimenti produttivi
di imprese chimiche italiane all’estero e, per ultime, le principali tendenze degli IDE di imprese
chimiche italiane all’estero. Particolare attenzione viene dedicata alle specificita’ legate alle
dimensioni ed alla provenienza geografica delle imprese, nonche’ ai settori di attività ed ai
paesi di destinazione delle iniziative.
Nel quarto capitolo viene fornito un quadro teorico generale sull’internazionalizzazione.
In particolare l’attenzione si sofferma su una sintesi delle principali teorie degli IDE sviluppate
nel corso degli anni, sulle motivazioni degli IDE, sulle forme di espansione estera possibili per
l’impresa e sulle peculiarita’ che contraddistingono le piccole e medie imprese rispetto ai
soggetti maggiori.
Nel quinto capitolo vengono presentati i risultati relativi all’indagine sul campo avente
per oggetto le forme di internazionalizzazione attiva delle PMI chimiche italiane. Sono descritte
specificita’ legate alle dimensioni, ai settori e al livello di export delle imprese.
Il sesto capitolo riguarda la seconda indagine empirica, relativa allo studio delle strategie,
delle motivazioni e delle modalita’ degli investimenti diretti all’estero in attività produttive
delle PMI chimiche italiane.
Il settimo capitolo, infine, conclude il lavoro con lo studio, attraverso tre modelli
econometrici, delle determinanti delle diverse forme di servizio dei mercati esteri.
Il volume si conclude con una breve sintesi dei principali risultati delle indagini svolte e
con alcune considerazioni di policy relative all’internazionalizzazione delle PMI chimiche
italiane.
L’industria chimica italiana
1
CAP. I - L’INDUSTRIA CHIMICA ITALIANA
1. Lo stato dell’industria chimica in Italia
1.1 Dimensione e andamento del settore
L’industria chimica italiana è un settore dalle dimensioni importanti, con quasi 127.000
addetti e oltre 65.000 miliardi di fatturato nel 1997 (tabella 1.1).
Anche in termini di scambi internazionali presenta valori notevoli, con oltre 24.000 mld
di export e quasi 38.000 mld di import; il saldo commerciale risulta pero’ fortemente negativo
per piu’ di 13.000 mld. Questo primo dato indica una significativa presenza di deficienze
strutturali che costringono a dover ricorrere pesantemente alle importazioni per coprire il
fabbisogno nazionale.
TAB. 1.1 - I principali dati economici del settore chimico in Italia, 1996 e 1997
Chimica (^) Chimica e Farmaceutica
1996 1997 1996 1997
Addetti 127.300 126.800 189.700 189.000
Fatturato (*) 62.000 65.600 82.000 86.800
Esportazioni (*) 22.784 24.500 31.175 33.900
Importazioni (*) 34.604 37.900 43.726 48.100
Saldo (*) -11.820 -13.400 -12.551 -14.200
(*) dati in miliardi di lire
(^) comprese le fibre, esclusa la farmaceutica
Fonte: Studi e Analisi Economiche Federchimica
L’andamento congiunturale in termini reali del 1997 (tabella 1.2) ha fatto registrare un
buon incremento del fatturato (+5,8%) e dell’interscambio commerciale (+7,5% l’export e
+9,5% l’import), ma con un ulteriore peggioramento del saldo con l’estero (-13,4%). In termini
reali la produzione e’ aumentata del 3,9%, piu’ della media dell’industria manifatturiera italiana
(+2,2% nel corso del 1997). La crescita della domanda interna dovuta ai cenni di ripresa di un
ciclo economico positivo ha favorito in particolar modo l’incremento delle importazioni, che e’
L’industria chimica italiana
2
stato di due punti superiore a quello dell’export determinando un peggioramento del saldo
commerciale che conferma ulteriormente la debolezza strutturale della chimica in molti prodotti
e la difficolta’ ad aumentare la capacita’ produttiva per altri (Federchimica, 1998a).
TAB. 1.2 - L’andamento in termini reali nel 1997
(Variazioni % in termini reali) (*)
1996 1997
Produzione 0,7 3,9
Esportazioni 2,0 6,0
Importazioni -3,0 8,0
(*) Esclusa Farmaceutica
Fonte: Studi e Analisi Economiche Federchimica
TAB. 1.3 - L’ incidenza della chimica sull’industria manufatturiera italiana, comparativamente
alla media europea
(%)
Chimica (^)
Fatturato
Italia (1993) 7,5
media europea (1995) 11,9
Addetti
Italia (1993) 4,5
media europea (1995) 7,7
(^) Comprese le fibre, esclusa la Farmaceutica
Fonte: ISTAT, conti economici delle imprese con 20 addetti e oltre, DEBA, CEFIC - Ecostat Analisys
La chimica italiana, relativamente alla media europea, presenta una scarsa incidenza sul
totale del manufatturiero sia in termini di fatturato che di addetti (tabella 1.3). Nel primo caso il
peso e’ del 7,5% contro l’11,9%, nel secondo del 4,5% contro il 7,7%.
Da questi dati risulta evidente il sottodimensionamento del settore rispetto alla media dei
paesi che hanno la leadership mondiale: la chimica infatti rappresenta l’unico primato delle
economie continentali in una grande industria e in un settore ad alta tecnologia.
La situazione e’ determinata dalla presenza di un numero molto ridotto di soggetti di
grandi dimensioni, come viene descritto nel paragrafo successivo, sia a causa dell’esiguo
numero di grandi imprese italiane, sia per la scarsa presenza produttiva di aziende estere nei
settori strategici della chimica di base e della chimica fine.
L’industria chimica italiana
3
1.2 La struttura dimensionale della chimica italiana
L’industria chimica, in Italia come nella maggioranza degli altri paesi, ha tre categorie di
protagonisti essenziali per lo sviluppo del settore. Essi sono i grandi gruppi a capitale italiano,
le imprese a capitale straniero con attività’ produttiva in Italia e le piccole-medie imprese.
Come indica la tabella 1.4, nel nostro paese i soggetti predominanti sono le PMI, che
realizzano circa la meta’ dell’output nazionale; i grandi gruppi italiani invece hanno un peso
limitato al 28%, valore destinato a ridursi ulteriormente dopo le politiche di dismissioni piu’
recenti e che ben testimonia la mancanza nel settore di una classe di grandi imprese trainanti e
competitive a livello internazionale.
Questa situazione determina un sottodimensionamento medio del settore e la conseguente
presenza di un numero limitato di soggetti in grado di affrontare ad armi pari i competitors che
possono disporre di risorse maggiori.
L’importanza delle grandi imprese nell’attuale contesto si sta rafforzando non solo per la
necessita’ di competere a livello mondiale, ma anche per l’entita’ degli sforzi che sono richiesti
ad un’impresa chimica. Ai tradizionali investimenti in impianti si sono infatti affiancate
rilevanti spese di ricerca e sviluppo e sempre maggiori impegni finanziari e di risorse umane
nella tutela e nella prevenzione ambientale. Soltanto un’impresa grande puo’ affrontare questi
impegni su un rilevante numero di prodotti. La scarsa rilevanza del peso internazionale dei
grandi gruppi italiani ha quindi riflessi negativi sulla capacita’ competitiva della chimica
italiana.
Ma in Italia scarseggiano anche imprese “medie” che, operando su alcune specifiche
nicchie, possono avere le dimensioni ottimali per raggiungere posizioni di leadership a livello
europeo e mondiale senza avere la taglia dei grandi gruppi.
TAB. 1.4 - La distribuzione della produzione nazionale per categorie di imprese
Quota % di produzione
Grandi gruppi italiani 28
PMI 50
Multinazionali straniere 22
Fonte: Federchimica, Repertorio dell’industria chimica in Italia (1997)
L’industria chimica italiana
4
TAB. 1.5 - Segmentazione del settore chimico per dimensione d’impresa
Anno 1994
Industria chimica e farmaceutica
da 10
a 19
addetti
da 20
a 49
addetti
da 50
a 199
addetti
oltre
200
addetti
Imprese 41% 30% 19% 10%
Addetti 5% 9% 19% 67%
Fonte: ISTAT, La media e grande impresa in Italia dal 1991 al 1994
Questi tratti caratteristici del settore sono ben visibili osservando la distribuzione tra le
classi dimensionali.
Considerando infatti le entita’ industriali con piu’ di 10 addetti (tabella 1.5), in Italia
oltre il 90% delle imprese e’ costituito da PMI: di queste oltre i 2/3 sono micro-imprese con
meno di 50 addetti. Il loro peso complessivo in termini occupazionali e’ del 50% circa.
La struttura dimensionale del settore risulta sbilanciata verso le imprese di piccole e
medie dimensioni anche rispetto ai principali paesi dell’Europa occidentale (tabella 1.6). Infatti
la percentuale di addetti operanti nelle grandi imprese e’ in Italia del 53%, contro il 60% in
Francia e nel Regno Unito ed un massimo del 73% in Germania.
La quota di imprese con piu’ di 500 addetti e’ nel nostro paese del 6%, contro valori
doppi negli altri stati considerati. Oltre due terzi delle imprese chimiche in Italia hanno tra 20 e
100 addetti.
Le PMI europee possono quindi contare su dimensioni piu’ consistenti e avvalersi del
sostegno e della collaborazione trainante delle grandi imprese nazionali. Questi dati
costituiscono la principale chiave di lettura della ridotta competitivita’ della chimica italiana
nei confronti dei sistemi leader a livello mondiale.
TAB. 1.6 - Segmentazione per dimensione in rapporto ai principali paesi europei
Distribuzione % addetti ITALIA FRANCIA GERMANIA REGNO
UNITO
da 20 a 99 addetti 17 11 7 11
da 100 a 499 addetti 30 27 20 24
oltre 500 addetti 53 62 73 65
Distribuzione % imprese
da 20 a 99 addetti 68 60 54 61
da 100 a 499 addetti 26 29 33 28
oltre 500 addetti 6 11 13 11
Fonti: ISTAT (1993), C.S.O. (1992), INSEE (1990), St.Bund (1993)
L’industria chimica italiana
5
1.3 La struttura settoriale dell’industria chimica italiana
Il settore chimico e’ costituito da un’ampia varieta’ di prodotti, molti dei quali dalle
caratteristiche tecnologico-produttive profondamente diverse.
Il settore chimico e’ fortemente capital-intensive. I costi fissi, legati agli impianti e alle
spese di ricerca e sviluppo, sono piu’ rilevanti di quelli variabili; il costo del lavoro rappresenta,
in media, meno di 1/5 dei costi totali e l’innovazione (soprattutto di processo) risulta in un
incremento dell’efficienza e in una riduzione della quantita’ di lavoro in input.
All’interno di una classificazione aggraegata a la Pavitt, la gran parte dei sotto-settori
della chimica rientrano nella categoria science-based, altri negli specialistici e alcuni negli
scale intensive.
I fattori critici di successo variano tra i sotto-settori: la produzione di prodotti chimici di
base generalmente richiede impianti di grandi dimensioni, elevati investimenti per addetto e, di
conseguenza, la competitivita’ risulta legata in modo predominante al livello dei costi fissi;
nella chimica derivata, invece, giocano un ruolo decisivo le reti distributive, l’assistenza tecnica
ai clienti, la qualita’ e l’innovazione di prodotto.
Anche le barriere all’entrata sono differenti tra i comparti: nella chimica di base sono
dovute all’investimento iniziale, mentre nella chimica delle specialita’ sono legate anche alla
fedelta’ al marchio e alle relazioni con i fornitori.
TAB. 1.7 - Distribuzione intersettoriale di imprese e addetti dell’industria chimica
Anno 1993
Unità
funzionali
(N.)
Distrib.
%
unita’
Addetti
(N.)
Distrib.
%
addetti
Chimica di base 322 34,7 63.688 48,3
- inorganici 53 5,7 12.565 9,5
- organici 26 2,8 15.717 12,0
- plastiche e resine 139 15,0 18.980 14,4
- fertilizzanti e azotati 23 2,5 4.942 3,8
- fitofarmaci 25 2,7 2.810 2,1
- gas industriali 29 3,1 3.675 2,7
- coloranti e pigmenti 19 2,0 2.456 1,8
Pitture, vernici, inchiostri e adesivi 181 19,5 14.854 11,4
Ausiliari e vari per l’industria 152 16,4 11.218 8,5
Saponi, detergenti, prodotti per l’igiene e la casa 84 9,1 11.518 8,8
Cosmetici 84 9,1 9.567 7,3
Fotochimici e prodotti per audio e video 15 1,6 4.049 3,0
Fibre artificiali e sintetiche 45 4,8 14.210 10,8
TOTALE INDUSTRIA CHIMICA 927 100,0 131.351 100,0
Fonte: ISTAT, conti economici delle imprese con 20 addetti e oltre
L’industria chimica italiana
6
La tabella 1.7 illustra la distribuzione di imprese e addetti della chimica italiana tra i
comparti settoriali.
In termini di unita’ funzionali, i comparti con il maggior numero di iniziative sono la
chimica di base (34,7%), settore molto ampio che comprende categorie di prodotti anche molto
differenti all’interno della quale prevalgono le imprese operanti nella produzione di materie
plastiche in forme primarie e resine sintetiche (15%), la categoria dei produttori di vernici,
inchiostri e adesivi (19,5%) e il segmento degli ausiliari per l’industria (16,4%).
In termini di addetti la chimica di base incide per quasi la meta’ essendo costituita da
imprese di taglia media molto rilevante, vernici e fibre (solo il 4,8% delle imprese) per circa
l’11% ciascuno.
I settori nei quali sono richieste le dimensioni medie d’impresa maggiori sono
ovviamente quelli a piu’ alta intensita’ di economie di scala, ovvero i comparti merceologici
della chimica di base, organica soprattutto, e delle fibre sintetiche ed artificiali (tabella 1.8). Le
imprese di taglia media minore si trovano invece tra i produttori di vernici, inchiostri e mastici
e tra quelli di ausiliari per l’industria.
Si nota come la dimensione media di un’impresa chimica sia decisamente superiore a
quella delle imprese dei comparti tradizionali dell’economia italiana (tessile-abbigliamento e
meccanico) e quindi come sia opportuna una diversa interpretazione della definizione di piccola
e media impresa considerando un limite superiore maggiore rispetto a quello tradizionalmente
adottato di 500 addetti nel paese d’origine.
TAB. 1.8 - Dimensione media d’impresa nei settori dell’industria chimica
Anno 1993
Dimensione media
(n. di addetti)
Fatturato lordo
medio (mld di lire)
Chimica di base 198 97
- inorganici 237 147
- organici 604 328
- plastiche e resine 136 63
- fertilizzanti e azotati 215 71
- fitofarmaci 112 63
- gas industriali 127 43
- coloranti e pigmenti 129 39
Mastici, pitture, vernici ed inchiostri 82 26
Ausiliari e vari per l’industria 74 32
Saponi, detergenti, prodotti per l’igiene e la casa 137 82
Cosmetici 114 45
Fotochimici e prodotti per audio e video 270 91
Fibre artificiali e sintetiche 316 85
INDUSTRIA CHIMICA 142 62
Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, conti economici delle imprese con 20 addetti e oltre
L’industria chimica italiana
7
1.4 La struttura dimensionale dei principali comparti chimici
I settori merceologici nei quali e’ suddivisa la chimica italiana presentano strutture
dimensionali molto eterogenee con la caratteristica comune di una forte presenza di medie,
piccole e piccolissime imprese.
Il settore dei produttori di gas industriali (tabella 1.9) e’ dominato dalla presenza di
imprese piccole e anche piccolissime: il 95% dei soggetti ha meno di 100 addetti, il 99% ne ha
meno di 500; il 70% degli occupati del settore e’ impiegato dalle PMI. In un comparto
dominato a livello mondiale da soggetti di grandissime dimensioni, l’Italia presenta invece una
struttura molto poco concentrata senza soggetti in grado di operare a livello globale.
Totalmente ad appannaggio delle PMI e’ il settore dei coloranti e pigmenti (tabella 1.9),
dove non esistono imprese con piu’ di 500 addetti e dove il peso dei soggetti con meno di 100
occupati e’ del 92% in termini di imprese.
TAB. 1.9 - La segmentazione per classi dimensionale dei settori “Gas industriali” e “Coloranti
e Pigmenti”
Gas industriali Coloranti e pigmenti
Numero Distribuzione % Numero Distribuzione %
Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti
da 1 a 9 addetti 125 245 68 5 52 229 60 10
da 10 a 19 addetti 23 308 13 6 15 214 17 9
da 20 a 49 addetti 18 627 10 13 13 385 15 16
da 50 a 99 addetti 7 460 4 10 0 0 - -
da 100 a 199 addetti 3 687 2 14 3 470 4 20
da 200 a 499 addetti 3 1.024 2 21 3 1.09
0
4 46
oltre 500 addetti 2 1.439 1 30 0 0 - -
TOTALE 183 4.790 100 100 86 2.38
8
100 100
Totale oltre 10
addetti
58 4.545 32 95 34 2.15
9
40 90
Fonte: ISTAT,VII censimento generale dell’industria e dei servizi 1991
La chimica di base, inorganica ed organica (tabella 1.10) e’ caratterizzata invece da una
notevole concentrazione: il 2% delle imprese impiega il 65% degli addetti. E’ questo un
comparto dove la presenza di forti economie di scala e gli elevati costi fissi necessari
richiedono una notevole dimensione di impresa per essere competitivi.
Situazione analoga presenta il comparto dei concimi e composti azotati (tabella 1.10)
dove l’1% delle imprese occupa il 62% degli addetti, anche se il 71% dei produttori ha meno di
10 dipendenti.
L’industria chimica italiana
8
TAB. 1.10 - La segmentazione per classi dimensionale dei settori “Inorganici e organici di
base” e “Concimi e composti azotati”
Inorganici e organici di base Concimi e composti azotati
Numero Distribuzione % Numero Distribuzione %
Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti
da 1 a 9 addetti 203 752 59 3 130 464 71 6
da 10 a 19 addetti 50 701 15 3 26 359 14 5
da 20 a 49 addetti 47 1.549 14 6 14 453 8 6
da 50 a 99 addetti 11 862 3 3 4 241 2 3
da 100 a 199 addetti 14 2.058 4 8 3 374 2 5
da 200 a 499 addetti 11 3.378 3 13 3 994 2 13
oltre 500 addetti 5 13.722 2 65 2 4.65
5
1 62
TOTALE 344 26.345 100 100 182 7.54
0
100 100
Totale oltre 10
addetti
141 25.593 41 97 52 7.07
6
29 94
Fonte: ISTAT,VII censimento generale dell’industria e dei servizi 1991
Il settore delle materie plastiche (tabella 1.11) presenta in termini di numero di imprese
una struttura decisamente orientata verso la grande dimensione, ma in termini di addetti la
situazione e’ equilibrata in quanto le grandi imprese occupano il 52% del totale, quelle piccole
e medie il 48%.
Dall’altro lato, il settore dei prodotti chimici per agricoltura (tabella 1.11) e’ in toto
composto da PMI, con una notevole prevalenza delle dimensioni medie: le imprese aventi tra
100 e 500 addetti occupano il 60% del totale del comparto.
TAB. 1.11 - La segmentazione per classi dimensionale dei settori “Materie plastiche in forme
primarie” e “Pesticidi e altri prodotti per l’agricoltura”
Materie plastiche
in forme primarie
Pesticidi e altri prodotti
per l’agricoltura
Numero Distribuzione % Numero Distribuzione %
Imprese Addetti Impres
e
Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti
da 1 a 9 addetti 6 45 4 n.s. 65 194 62 7
da 10 a 19 addetti 36 524 23 2 15 192 14 7
da 20 a 49 addetti 47 1.635 30 8 9 245 9 8
da 50 a 99 addetti 32 2.095 20 10 8 565 8 19
da 100 a 199 addetti 21 3.091 13 14 4 643 4 22
da 200 a 499 addetti 10 3.007 6 14 4 1.112 4 38
oltre 500 addetti 6 11.206 4 52 0 0 0 0
TOTALE 158 21.603 100 100 105 2.951 100 100
Totale oltre 10
addetti
152 21.558 96 100 40 2.757 38 93
Fonte: ISTAT,VII censimento generale dell’industria e dei servizi 1991
L’industria chimica italiana
9
TAB. 1.12 - La segmentazione per classi dimensionale dei settori “Pitture, vernici, inchiostri e
mastici” e “Fibre artificiali e sintetiche”
Pitture, vernici, inchiostri e mastici Fibre artificiali e sintetiche
Numero Distribuzione % Numero Distribuzione %
Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti
da 1 a 9 addetti 748 2.906 66 14 6 20 13 n.s.
da 10 a 19 addetti 193 2.628 17 13 9 133 20 1
da 20 a 49 addetti 120 3.730 11 18 8 253 18 2
da 50 a 99 addetti 40 2.801 4 14 3 212 7 2
da 100 a 199 addetti 20 2.624 2 13 3 438 7 3
da 200 a 499 addetti 12 3.372 1 16 11 3.892 24 25
oltre 500 addetti 3 2.681 n.s. 13 5 10.57
9
11 68
TOTALE 1.136 20.74
2
100 100 45 15.52
7
100 100
Totale oltre 10
addetti
388 17.83
6
34 86 39 15.50
7
87 100
Fonte: ISTAT,VII censimento generale dell’industria e dei servizi 1991
Il settore dei produttori di pitture, vernici, inchiostri e mastici (tabella 1.12) vede una
presenza quasi assoluta di piccole e piccolissime entita’ industriali: il 94% delle imprese ha
meno di 50 addetti. E’ questo un settore molto poco concentrato nel quale gli addetti si
distribuiscono in modo pressoche’ omogeneo tra tutte le classi dimensionali.
Nel comparto delle fibre chimiche (tabella 1.12), invece, si riscontra un peso rilevante di
grandi imprese (11% in numero, valore massimo tra tutti i settori, e 68% degli addetti) e una
quasi totale insignificanza di piccole realta’.
Il settore di saponi e detergenti (tabella 1.13) presenta un numero notevolissimo di
piccolissime imprese: oltre tre quarti hanno meno di 10 addetti, l’88% ne ha meno di 20.
Tuttavia oltre la meta’ degli occupati trova impiego nelle 4 grandi imprese del settore.
Nei cosmetici (tabella 1.13) la situazione e’ ancora piu’ sbilanciata verso le piccole
dimensioni: solo il 19% degli addetti lavora in grandi imprese.
L’industria chimica italiana
10
TAB. 1.13 - La segmentazione per classi dimensionale dei settori “Saponi, detergenti, prodotti
per la casa e l’ufficio” e “Cosmetici”
Saponi,detergenti,
prodotti per casa e ufficio
Cosmetici
Numero Distribuzione % Numero Distribuzione %
Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti
da 1 a 9 addetti 536 1.826 76 8 640 2.170 75 16
da 10 a 19 addetti 83 1.107 12 5 118 1.586 14 12
da 20 a 49 addetti 48 1.406 7 6 51 1.596 6 12
da 50 a 99 addetti 16 1.298 2 6 17 1.270 2 9
da 100 a 199 addetti 12 1.665 2 7 16 2.157 2 16
da 200 a 499 addetti 9 3.088 1 14 7 2.230 1 16
oltre 500 addetti 4 11.905 n.s. 54 3 2.653 n.s. 19
TOTALE 708 22.095 100 100 852 13.662 100 100
Totale oltre 10
addetti
172 20.269 24 92 212 11.492 25 84
Fonte: ISTAT,VII censimento generale dell’industria e dei servizi 1991
Il settore delle materie prime farmaceutiche (tabella 1.14), sebbene non faccia parte della
chimica in senso stretto e non venga preso in esame nel presente lavoro, e’ un comparto di
primaria importanza nel quadro di riferimento nazionale, essendo composto da imprese
altamente dinamiche e profondamente innovative, degne rappresentanti del modello industriale
predominante nel nostro paese di piccola e media impresa operante in settori specialistici e
rivolta a mercati di “nicchia”.
In questo comparto sono predominanti le entita’ di piccola e media dimensione: quelle
con numero di addetti tra 10 e 500 incidono per il 96% delle imprese e per il 67% degli addetti.
Nei settori residui (tabella 1.14) la situazione e’ aderente alla media complessiva del
settore.
TAB. 1.14 - La segmentazione per classi dimensionale dei settori “Materie prime
farmaceutiche” e “Altri prodotti chimici”
Materie prime farmaceutiche (*) Altri prodotti chimici (^)
Numero Distribuzione % Numero Distribuzione %
Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti Imprese Addetti
da 1 a 9 addetti 3 16 3 n.s. 386 1.558 57 7
da 10 a 19 addetti 28 412 24 3 124 1.716 18 8
da 20 a 49 addetti 27 824 23 7 99 3.067 15 14
da 50 a 99 addetti 26 1.717 23 14 41 2.950 6 13
da 100 a 199 addetti 20 2.636 17 22 17 2.351 3 10
da 200 a 499 addetti 8 2.576 7 21 8 2.029 1 9
oltre 500 addetti 3 4.048 3 33 5 8.743 n.s. 39
TOTALE 115 12.22
9
100 100 680 22.41
4
100 100
Totale oltre 10
addetti
112 12.21
3
97 100 294 20.85
6
43 93
(*) Settore appartenente alla Farmaceutica
(^) Oli essenziali, prodotti per uso fotografico, prodotti organici di fermentazione e ausiliari vari per l’industria
Fonte: ISTAT,VII censimento generale dell’industria e dei servizi 1991
L’industria chimica italiana
11
2. L’internazionalizzazione commerciale dell’industria chimica
italiana
Il quadro generale a livello mondiale evidenzia un generale sviluppo accelerato del
commercio internazionale di chimica, confermato sia dagli andamenti recenti che da quelli di
meno breve periodo. I processi di globalizzazione produttiva che ormai riguardano tutte le
imprese, non solo quelle maggiori, non hanno per nulla frenato la crescita del commercio, anzi
l’hanno favorita.
Gli IDE infatti rafforzano la posizione competitiva dell’impresa e delle produzioni
nazionali permettendo economie di scala, maggiori impegni nell’innovazione e lo sviluppo di
una cultura aziendale piu’ aperta e dinamica. Come infatti si osserva per la chimica
statunitense, le produzioni all’estero non sostituiscono flussi di export, ma apportano vendite
altrimenti non realizzabili.
A livello mondiale dal 1985 al 1997, mentre i valori di produzione sono cresciuti
dell’80%, il valore dell’export e’ piu’ che triplicato, cosi’ che un terzo della produzione
chimica mondiale e’ oggetto di scambi internazionali (considerando anche il commercio intra-
UE).
La chimica e’ tra i settori che per primi e piu’ intensamente hanno affrontato estesi
processi di internazionalizzazione.
I dati indicano infatti in modo innegabile lo sforzo di sviluppo sui mercati esteri operato
negli ultimi anni da parte delle imprese chimiche italiane, con particolare riferimento alle PMI:
basti pensare che dal 1990 al 1997 la quota esportata dell’industria chimica e’ aumentata di 12
punti percentuali. Tutte le componenti dell’industria hanno contribuito a questa performance,
ma in particolare le PMI.
Secondo gli ultimi dati disponibili le imprese con meno di 500 addetti hanno una quota di
export simile alle aziende piu’ grandi e determinano il 50% delle esportazioni totali.
L’industria chimica italiana
12
TAB. 2.1 - Evoluzione del grado di apertura al commercio mondiale della chimica italiana negli
anni ‘90
Propensione all’export (1) Penetrazione dell’import (2)
1990 1996 1990 1996
Chimica 26,4 36,7 38,2 46,9
Industria manifatturiera (*) 23,5 34,7 21,7 27,2
(*) Cifre calcolate sul valore della produzione
(1) Quota % dell’export sul fatturato (2) Quota % dell’import sul consumo apparente
Fonte: elaborazioni Federchimica su dati ISTAT
TAB. 2.2 - Variazioni % del livello di commercio internazionale dal 1985 al 1996
Esportazioni Importazioni Saldo
85 - 90 91 - 96 85 - 90 91 - 96 85 - 90 91 - 96
Chimica +25 +76 +37 +63 -63 -42
Chimica e Farmaceutica +25 +102 +45 +70 -91 -21
Industria manifatturiera +40 +91 +58 +51 -37 +515
Fonte: ISTAT, ICE, B.I. e stime Federchimica
Nel corso della prima metà degli anni ‘90 la chimica italiana ha visto crescere
notevolmente il proprio grado di apertura internazionale. La propensione all’export è cresciuta
dal 26,4 nel 1990 al 36,7 nel 1996, la penetrazione dell’import dal 38,2 al 46,9 (tabella 2.1).
Rispetto al totale dell’industria manifatturiera italiana, l’incidenza del commercio
internazionale è leggermente superiore dal lato dell’export e molto più elevata dal lato
dell’import, a dimostrazione che la chimica italiana è strutturalmente più debole della media
dell’industria e deve quindi ricorrere pesantemente alle importazioni.
Protagoniste dal lato attivo dell’internazionalizzazione commerciale sono state
essenzialmente le PMI, che negli ultimi anni hanno trainato l’export del settore aprendosi
decisamente e definitivamente ai mercati sovranazionali .
Anche in termini monetari (tabella 2.2) si evidenzia l’incremento notevole nell’apertura
internazionale del settore. Nel periodo 1991-1996 le esportazioni sono cresciute in valore del
76% a 22900 mld di lire, incremento però inferiore al totale del manifatturiero (+91%).
Il peggioramento del saldo commerciale è stato inferiore a quello del lustro precedente
(-42% contro -63%) poichè l’incremento dell’export ha superato quello delle importazioni.