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INTRODUZIONE
L’Enciclopedia Italiana Treccani resta un punto di riferimento essenziale
per risalire alla corretta definizione di un termine. Con riferimento alla
voce “lusso”, su cui si focalizza il presente elaborato, la ricerca ha generato
una serie di risultati che lo associano ai concetti di sovrabbondanza e di
eccesso nel modo di vivere. In particolare la rappresentazione si collega
allo sfoggio di capacità economiche, lo sfarzo e la tendenza, anche
abituale, ad effettuare spese superflue per entrare in possesso di beni la cui
funzione d’uso non trova alcuna giustificazione nell’elevato prezzo
corrisposto. In buona sostanza, con questa definizione, il lusso si può
configurare come la rappresentazione del primato della vanità sul reale
bisogno.
L’osservazione di aziende, marchi, prodotti, secondo la sensibilità
generale identificabili nell’area dei beni e servizi di lusso, pur riscontrando
in diversi casi i tratti descritti, consente anche di associare al termine
profili di differente connotazione, non necessariamente orientati alla sola
componente dell’eccesso, ma riferibili all’alta qualità, alle realizzazioni
artigianali di pregio, ai gusti raffinati, al design (si pensi in particolare al
Made in Italy) e anche alla tecnologia (come nel settore automotive).
In questi fattori trova quindi giustificazione il prezzo elevato con cui
vengono collocati sul mercato; in altre parole l’high pricing è espressione
di un surplus di caratteristiche qualitative, che rendono il prodotto diverso
e migliore dagli altri. Sicuramente poi, sulla base delle diverse sensibilità
degli individui, il bene di lusso, sulla scia dell’effetto di appagamento e
visibilità che genera, può divenire strumento per generare ostentazione,
costruzione del proprio prestigio sociale e mezzo di elevazione in una
comunità.
Le dinamiche economiche, sociali e culturali inoltre contribuiscono a
riformulare nel tempo e nello spazio il concetto di bene di lusso,
soprattutto in sinergia con fattori disruptive, come la digitalizzazione e la
sostenibilità.
Il presente elaborato nasce quindi con l’intenzione di fornire un contributo
in tema di costruzione e mantenimento del vantaggio competitivo da parte
di aziende del lusso operanti su porzioni di mercato (le nicchie) su cui
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calare, attraverso una strategia di focalizzazione sulla differenziazione,
un’offering connotata in termini di specialità ed in grado di rispondere a
schede di domanda particolarmente raffinate da parte di uno specifico
gruppo di consumatori-target.
Nel contempo, prendendo a riferimento un importante player mondiale
della nautica di lusso, Sanlorenzo, si vuole identificare gli elementi sulla
base dei quali l’azienda fonda la specialità della propria offerta di valore e
cogliere l’insieme delle scelte attraverso le quali tale valore viene
collocato sui mercati internazionali. In altre parole quindi si intende
considerare un caso concreto di abbinamento tra vantaggio competitivo
(costruito attraverso la focalizzazione sulla specialità del valore) e
strategia di internalizzazione.
Il lavoro è suddiviso in tre capitoli. Nel primo si cercherà di offrire
preliminarmente un quadro generale sul mercato dei beni di lusso. È infatti
necessario cercare di capire il valore che esprime, le aree geografiche che
interessa e come al proprio interno risulta segmentato. Si anticipa che
diverse società di consulenza da tempo analizzano il settore (nell’elaborato
si attingerà ai report di Deloitte, McKinsey, Boston Consulting Group,
Bain) e ognuna delle quali ha definito un proprio modello di riferimento,
mediante costruzione di campioni o sulla base di determinate ottiche di
osservazione del fenomeno.
Questo aspetto permetterà di scattare più fotografie dei tratti di
caratterizzazione di questo mercato, sicuramente limitato per volumi, ma
rilevante per valori espressi e per competenze/conoscenze/abilità che
mobilita. Il settore infatti nel tempo ha visto consolidare un trend di
concentrazioni che ha portato alla nascita di galassie del lusso, attraverso
una successone di operazioni di M&A (merger and acquisition) sulla base
delle strategie verticali e orizzontali adottate. Si tratta infatti, pur con
andamenti variabili in connessione con l’alternanza di fasi espansive e di
crisi dell’economia, di un settore tendenzialmente dotato in liquidità, in
grado di generare alta redditività con adeguati margini, che può attingere
con relativa facilità ai mercati dei capitali.
Nell’analisi delle tendenze che si riscontreranno nel settore si darà spazio
anche all’analisi di due fattori particolarmente rilevanti ed oggi
imprescindibili nella composizione delle strategie delle imprese:
digitalizzazione (intesa in questo contesto soprattutto come capacità di
raccogliere, comprendere, gestire e utilizzare i cosiddetti big data) e
sostenibilità (intesa come capacità di implementare nella strategia
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comportamenti in grado di generare esternalità positive negli ambiti
sociali e ambientali).
Nella composizione di un quadro generale sul mercato del lusso si
cercherà, con i dati fin qui disponibili, di rappresentare anche gli impatti
generati dall’emergenza pandemica, andando ad identificare su quali
aspetti stia agendo come acceleratore di tendenze giù in atto o come
change factor nell’impostazione degli orientamenti strategici.
Si cercherà poi di chiarire il concetto di bene ad elevato valore simbolico;
a dimostrazione del fatto che la varietà di rappresentazioni risentono del
tipo di approccio di studio adottato, partendo da una definizione attinta dai
fondamentali della microeconomia, si passeranno in rassegna una
selezione di contributi ad opera di studiosi provenienti dagli ambiti della
sociologia, della psicologia e delle scienze aziendali. Anche in questa
ricerca non mancherà un riferimento a “La teoria della classe agiata” di
Thorstein Veblen, testo costantemente richiamato nei vari studi che
trattano, con varie finalità, l’argomento del lusso.
Si proseguirà andando ad identificare gli attributi che lo qualificano come
tale. La presentazione sul mercato di un bene da parte di un’azienda infatti,
affinché possa divenire una decisione di acquisto da parte del
consumatore, richiede la definizione di un particolare sistema di
caratteristiche che si aggiungono alla funzione tipica dell’oggetto;
l’insieme di tali attributi si qualifica come product concept.
La particolarità della tipologia di bene oggetto di questa ricerca fa
attribuire particolare rilievo anche ad altri aspetti, non connessi alla
funzione d’uso, al servizio post vendita o alla garanzia. Si tratta di elementi
“di contorno”, ma determinanti per il successo del prodotto di alta gamma,
come ad esempio le origini dell’azienda, le azioni intraprese dal fondatore,
il luogo di provenienza del prodotto. Sono tutti accumunati dall’essere
fattori intangibili, con il vantaggio di essere difficilmente oggetto di
riproduzione da parte della concorrenza, ma che assumono ruolo centrale
per connotare il prodotto in termini di unicità. Si procederà quindi a
testimoniarne l’importanza attraverso la presentazione dell’attributo
dell’heritage.
Il capitolo si concluderà fornendo una possibile classificazione dei mercati
dei beni di lusso e dei consumatori che acquistano tale tipologia di beni.
Il secondo capitolo si concentrerà invece sulla rappresentazione della
strategia di focalizzazione sulla specialità del valore del prodotto. In
premessa allo stesso si fornirà una presentazione delle diverse strategie
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competitive (leadership di costo, differenziazione, focalizzazione), per
soffermarsi poi sul concetto di nicchia ossia, in questo caso, quella
porzione limitata di mercato, tendenzialmente definita su quel sub-gruppo
di consumatori che, per disponibilità economiche, sono in grado di
acquistare beni dal prezzo particolarmente elevato.
Il concetto di lusso nel tempo è profondamento mutato; i processi di
democratizzazione, la globalizzazione, le periodiche crisi dei consumi
hanno agito come fattori di estensione dello stesso. Con questo elaborato
si desidera concentrare l’angolo di osservazione su una tipologia di lusso
di alta gamma, quello che nella piramide di Danielle Allérès è definito
“inaccessibile”, senza compromessi, in grado di generare sempre
esclusività, per il fatto di essere dotato di un mix di elevata cifra stilistica,
altissima qualità delle materie prime, eccellente capacità produttive.
Si evidenzierà che la formalizzazione di un acquisto di un bene di lusso
non si basa esclusivamente sul binomio high spender/luxury good; una
serie di altri fattori entrano in gioco e si connettono proprio al fatto che il
bene di lusso è in grado di rispondere ad una struttura di bisogni
decisamente complessa, che parte o arriva alla funzione d’uso, ma fornisce
una decisa risposta alle dimensioni esperienziali e motivazionali, ai
desideri di unicità, rarità e preziosità, alla capacità di generare
riconoscibilità e un ricercato meccanismo di isolamento all’interno di una
comunità.
Verranno poi identificate le caratteristiche del luxury business model,
strumento variamente definito a livello di dottrina economica aziendale,
che mette a sistema la proposta di valore, la porzione di mercato all’interno
della quale selezionare i clienti-target, i canali di distribuzione e
comunicazione più in armonia con la clientela selezionata, il modello di
gestione della catena del valore (attività primarie e secondarie funzionali
alla generazione del valore).
Sotto diversi punti di vista il business model può essere idealmente
associato al concetto di mappa, poiché se chiaramente concepito e
sviluppato, dice dove ci troviamo e dove possiamo andare. È qualcosa che,
per altra via, esprime che un’attività non dovrebbe essere affrontata senza
un modello che funga da riferimento. Nel contempo però bisogna
coglierne il profilo dinamico, di adattabilità agli eventi secondo la
relazione: new global challenges, new business models.
Il terzo e ultimo capitolo tratterà, prendendo a riferimento il caso di
Sanlorenzo, azienda italiana leader mondiale della nautica di lusso, il
connubio tra una strategia competitiva e una strategia di crescita, tra
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focalizzazione su una proposta di valore speciale nell’ambito di una
porzione limitata di mercato e strategia di ingresso nei mercati esteri.
Verrà fornito un quadro rappresentativo del settore della nautica da
diporto, specificamente di alta gamma, identificando segmenti (tipologie
di prodotti che rientrano in questo mercato), clienti (tipologie di acquirenti
in funzione del patrimonio netto disponibile e dell’area geografica di
provenienza) e andamenti economici (anche alla luce degli effetti
dell’emergenza sanitaria ancora in corso).
Per quanto concerne Sanlorenzo si provvederà, ricorrendo anche alla
disponibilità del Dott. Ferruccio Rossi, CEO e President della Divisione
Superyacht di Sanlorenzo S.p.A. che ha accettato di essere intervistato a
tale scopo, ad analizzare il suo modello di creazione del valore e la
modalità di ingresso nei mercati internazionali.
In particolare si ripercorreranno i momenti decisivi della vita dell’azienda,
dalla nascita nel 1958 (ad opera di due maestri d’ascia), alla rapida ascesa
nei rank mondiali (accompagnata da investimenti in capacità produttiva in
un’area geografica tradizionalmente espressione della cantieristica navale
da diporto), fino al divenire vero e proprio modello di riferimento del
luxury yachting su misura.
Si forniranno informazioni economiche desunte dai bilanci dell’azienda,
che evidenzieranno un ottimo stato di salute nonostante l’annus horribilis
dovuto all’epidemia da Covid-19 e un portafoglio ordini in grado di far
guardare al futuro con pieno ottimismo. Considereremo i dati sulla
composizione dell’azionariato, con il fine di coglierne la stabilità e il tratto
decisamente “industriale” e non finanziario dello stesso e qualche
indicazione in grado di rappresentare il posizionamento competitivo nel
mondo.
Nel capitolo troverà altresì spazio un’analisi approfondita dei fattori
distintivi del successo dell’azienda; partendo dalla vision e dalla mission
si individueranno gli attributi responsabili della creazione di valore, che
costituiscono fonte di creazione del proprio vantaggio competitivo.
Si procederà poi ad identificare gli elementi che conferiscono specialità
all’offerta di valore dell’azienda destinata ad un ristretto target di
consumatori, non solo configurabili in termini di elevata capacità
economica, che permette loro di poter sostenere il prezzo elevatissimo per
l’acquisto di questa tipologia di imbarcazioni, ma anche in termini di
capacità di ricercare, valutare, apprezzare il design e l’arte, di connettersi
con un sistema di valori e passioni che il brand Sanlorenzo incorpora.
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Verrà poi analizzata la modalità di ingresso nei mercati internazionali,
andando ad identificare il rapporto esistente tra modalità equity e modalità
non equity; a tale scopo si cercherà di individuare la composizione del mix
tra le attività svolte direttamente dall’azienda e quelle assegnate ai
cosiddetti brand representative, soggetti specializzati che, insieme ad altri
servizi tipicamente nautici, promuovono e commercializzano il brand
nelle aree geografiche del mondo a loro assegnate.
In considerazione della centralità della digitalizzazione e della
sostenibilità nei processi di creazione del valore, si fornirà anche un
riscontro di come i due fattori trovano interpretazione in Sanlorenzo.
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1. I BENI DI LUSSO: ATTRIBUTI, MERCATI, CLIENTI
1.1. Overview del mercato ed effetti della crisi pandemica
Fornire una rappresentazione del mercato dei beni di lusso significa
confrontarsi anche con le delimitazioni che, in ambito di osservazione ed
acquisizione dei dati, sono state predisposte. Sono diversi i report periodici
che vengono elaborati da fonti autorevoli per dare dimensione e valore
all’industria del lusso; ognuno di questi affronta lo studio del mercato sulla
base di criteri di segmentazione differenti, taluni addirittura affrontano
l’analisi indagando i comportamenti di acquisto dei consumatori finali,
rendendo complessa la comparazione delle analisi e non immediata
l’univoca fotografia del settore.
Ad ogni modo nel mondo questo mercato riveste un ruolo sempre più
rilevante, non solo in termini di ricchezza generata ma anche come ambito
ove si realizzano innovazioni ed accelerazioni di tendenze; questi aspetti
hanno favorito operazioni di M&A e l’interesse di investitori istituzionali
e non, attraverso i quali in breve tempo è stata ridisegnata la geopolitica
della proprietà dei diversi brand.
1.1.1. La segmentazione del mercato del lusso: le principali evidenze dai
report di settore
Consultando l’ultimo report disponibile di Deloitte
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, possiamo individuare
il valore delle vendite realizzate dai primi 100 gruppi al mondo
nell’esercizio 2019 pari a 281 miliardi di dollari, con una crescita
dell’8,5% rispetto al 2018, un EBIT pari all’11,2% e un ROA del 7,4%. Il
CAGR nel periodo 2016-2019 si attesta all’8%.
Il sub gruppo delle prime 10 società del lusso (Tabella 1.1) ha contribuito
a più della metà delle vendite totali ed a quasi i due terzi dei profitti netti,
aspetto mai realizzato fino a questo momento; ciò fornisce una chiara
evidenza della polarizzazione in atto nel settore. Le strategie espansive
avviate dai grandi gruppi si sono infatti orientate verso acquisizioni che,
da un lato, hanno permesso la differenziazione dei propri portfolio e,
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Deloitte Touche Tohmatsu Limited (2020), Global Power of Luxury Goods 2020. The new age
of fashion and luxury.
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dall’altro, di entrare in nuovi segmenti di mercato, confermando la
tendenza verso fenomeni di concentrazione già in corso da ultimi anni.
Tabella 1.1 – Le prime 10 società di beni di lusso per vendite (dati di bilancio al
31/12/2019)
Fonte: Deloitte Touche Thomasson Limitend, 2020
Questo studio, giunto alla settimana edizione, analizza il settore
considerando i cento players mondiali
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per fatturato derivante dalla
vendita di beni di lusso. Per questi ultimi si fa riferimento a beni destinati
ad uso personale, che configurano pertanto acquisti ricorrenti, escludendo
specifici settori come: automobili, imbarcazioni, vini, viaggi ed arte. La
classificazione prevede: prodotti di ultra lusso, super premium product,
aspirational luxury, prodotti di lusso sostenibile. Tali beni sono suddivisi
in quattro segmenti: abbigliamento di design, borse e accessori, orologi e
gioielli, profumi e cosmetici. I beni, per rientrare nell’ambito
dell’osservazione del report, devono caratterizzarsi in termini di:
premium price
qualità e rarità delle materie prime utilizzate
qualità ed artigianalità del processo produttivo
esclusività del prodotto
personalizzazione del prodotto
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Ogni società per entrare nel campione deve avere almeno il 50% dei propri ricavi riconducibili
dalla vendita di beni di lusso.
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esclusività dei punti vendita.
Punto di forza del report è quello di permettere l’immediata identificazione
delle performance delle aziende, dei settori e dei paesi. Va però
evidenziata l’impossibilità di fornire una rappresentazione globale del
fenomeno per la scelta di delimitazione del campo di osservazione e per la
conseguente esclusione di alcuni settori rilevanti; a ciò si aggiunge inoltre
il fatto che i quattro segmenti considerati sono nel tempo condizionati dal
fattore moda.
Un altro importante report periodico, giunto alla quinta edizione, è
rilasciato da McKinsey e BOF
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; si differenzia dal precedente offrendo una
visione decisamente più ampia dell’industria del lusso e della moda. È
elaborato su un campione di 450 aziende (quotate e non) operanti nei
diversi segmenti di mercato (dal mass market retailer fino ai più esclusivi
luxury brand), sulla base di una logica di studio che tiene conto della
interconnessione esistente tra i diversi mercati, che si evidenzia proprio
nelle modalità con cui i cambiamenti in un settore tendano a riverberarsi
negli altri.
Sul campione descritto è stato costruito il MGFI (McKinsey Global
Fashion Index) che monitora su sei segmenti di prezzo dei beni (luxury,
affordable luxury, premium/bridge, mid market, value, discount) ed in sei
ambiti di prodotto (clothing, footwear, athletic wear, bags and luggage,
watches and jewellery, other accessories) l’andamento di tre indicatori:
vendite, EBITDA e, in particolare, un parametro definito economic profit
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attraverso il quale viene monitorata, attribuendogli valore 100 all’anno
2010, la misura della creazione di valore in funzione dell’incidenza che
hanno le spese di investimento rispetto al reddito netto generato.
Sulla base di questo indicatore viene rilevata (Figura 1.1) una crescita a
partire dal 2016 dopo una serie negativa iniziata nel 2013; crescita
connessa anche al moderato miglioramento dei margini operativi, reso
possibile anche attraverso la riduzione dei costi attuata attraverso piani di
savings.
Nel range di EBITDA 10,3% - 11,7% si collocano le performance del
campione nella decade 2010/2019; si tratta di una contenuta fluttuazione
che sull’economic profit ha però avuto un notevole impatto.
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McKinsey & Company, The Business of Fashion, (2020), The State of Fashion 2020.
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A measure of value creation that comprises operating profit less adjusted taxes and cost of
capital. The metric absolute value created over time, taking into account how much each
company invests to generate its performance.