2
di vittoria per un candidato espressione diretta dei partiti di centrodestra: la
maggior parte dei bolognesi mai avrebbe votato un candidato di Forza Italia o di
Alleanza Nazionale.
Quando Giorgio Guazzaloca si presentò ai bolognesi e ai partiti, lo fece perciò
cercando di evidenziare la sua apoliticità, cercando di distanziarsi dai partiti e
puntando a sottolineare la sua immagine di candidato dei cittadini, in altre parole
di tutti coloro che si sentivano delusi dall’amministrazione di sinistra e sentivano
il bisogno di sperimentare qualcosa di nuovo, qualcuno che volesse veramente il
bene della città e che non avesse interessi politici privati da difendere. E chi,
meglio di lui, poteva impersonificare questo bisogno? Un ex-macellaio, già
comunque conosciuto in città, ex presidente dell’ASCOM,
1
che si dichiarava
apolitico e apartitico, che si vantava di possedere soltanto il titolo di licenza
elementare (il classico esempio di self-made man) e che si candidava in nome del
bene della città, era tutto ciò di cui molti bolognesi avevano bisogno in quel
momento.
Ed infatti, sfruttando la sua candidatura rivolta a tutte le forze politiche (anche se
in realtà alla fine ricevette soltanto l’appoggio di Alleanza Nazionale, Forza Italia,
Governare Bologna e La Tua Bologna), egli riuscì a convincere i cittadini della
bontà del suo progetto, evidenziando il suo spiccato senso di dovere nei confronti
di una città che, a suo parere, rischiava la decadenza, sottolineando inoltre la sua
devozione verso i fatti e l’amministrazione anziché verso uno schieramento
politico di appartenenza.
Una delle grandi capacità di Guazzaloca è stata quella di sapersi rendere
indipendente dai partiti che lo appoggiavano, sia nel periodo antecedente alla sua
vittoria, sia successivamente, quando è stato alla guida della città. Questo gli
permise di non farsi identificare come il candidato, o il sindaco, di partiti quali
Alleanza Nazionale o Forza Italia, che a Bologna raggiungono una quota di
preferenze nettamente inferiore rispetto ai DS: presentandosi come “Il sindaco di
tutti” (come reciterà un manifesto della campagna del 2004), indipendente dai
1
L’ASCOM è la sigla che identifica l’associazione dei commercianti degli operatori turistici e dei
servizi della provincia di Bologna.
3
partiti, pronto a ricevere sostegno sia da destra che da sinistra, riuscì, nel ’99, a
strappare i voti di una parte, piccola ma decisiva, di quell’elettorato di sinistra che
da sempre era rimasto fedele al proprio schieramento.
Il grande merito di Guazzaloca è comunque di essere riuscito ad ottenere ciò che i
rappresentanti delle numerose liste civiche nate in molte città italiane in questi
ultimi anni si propongono come obiettivo: raschiare voti sia a destra che a sinistra
in nome di una spiccata devozione verso il bene per la città, diretta espressione di
logiche estranee agli interessi particolaristici della politica tradizionale.
1.1.1 La Tua Bologna
La Tua Bologna nasce alla vigilia delle elezioni del 1999 come comitato di
appoggio alla candidatura di Guazzaloca. Lo Statuto costitutivo la definisce
un’Associazione politico-culturale senza fini di lucro, i cui scopi sono di
favorire la partecipazione democratica dei cittadini alle scelte politiche e
amministrative del territorio, stimolare i cittadini ad esercitare il controllo sulle
attività degli enti locali, contribuire alla formazione di amministratori capaci e
professionalmente qualificati, promuovere la crescita della cultura politica per il
buon governo degli enti locali…
2
Il Presidente onorario dell’Associazione è Giorgio Guazzaloca
3
e il coordinatore
politico è l’Ing. Daniele Corticelli.
La candidatura di Guazzaloca per conto de LTB alle elezioni del ‘99 fu suggerita
dal coordinatore di un’altra lista civica, Giovanni Salizzoni, futuro vice-sindaco.
4
Salizzoni può essere definito come l’emblema della forza delle liste civiche, visti i
suoi precedenti politici: da ex-democristiano ormai deluso, nel ‘94 fondò la prima
lista civica della città, Governare Bologna. Già dagli inizi degli anni ‘90, a
Bologna si percepiva una certa insoddisfazione nei confronti dell’amministrazione
2
Statuto de LTB, www.latuabologna.it, art. 4.
3
Ibidem, art. 9.
4
Nostra intervista a Giovanni Salizzoni, ex vice-sindaco nella giunta Guazzaloca, in data 15 luglio
2004; vedi appendice per il testo integrale.
4
di sinistra e Salizzoni fu il primo a dare voce a questo malessere creando, insieme
ad un gruppo di amici appartenenti a vari partiti (comunisti, democristiani,
socialisti, repubblicani…), Governare Bologna, il cui obiettivo era quello di
introdurre un nuovo modo di governare la città, fondato sul confronto diretto tra
cittadini e amministratori e che aveva come principio cardine la laicità civica: con
la sua candidatura a sindaco alle amministrative del ’95 iniziò questo percorso
innovativo che si concluse nel ’99 con l’elezione di Giorgio Guazzaloca.
Nonostante il risultato non troppo positivo per Salizzoni, i voti da lui raccolti (il
3%) avevano un significato tangibile, ovvero che a Bologna c’era voglia di
cambiamento e che ormai la vecchia classe dirigente non era più in grado di
rispondere ai bisogni dei cittadini così come lo era stata in passato: l’esperimento
della lista civica doveva continuare.
E così si giunse alle elezioni del ‘99. Ormai il clima politico a Bologna era
diventato incandescente: le forze di sinistra erano nel pieno di una crisi, iniziata
con l’indecisione nella scelta del candidato a sindaco e terminata con la loro
sconfitta sei mesi più tardi.
Fu proprio Salizzoni a rendersi conto, nell’estate del ’98, che Guazzaloca poteva
essere la persona giusta per scalzare la sinistra da una posizione che ormai aveva
mantenuto per troppo tempo. Guazzaloca seppe sfruttare la situazione e
interpretare il sentimento di rifiuto della politica sentito da molti cittadini. Era
l’outsider di cui Bologna e i bolognesi avevano bisogno in quel momento.
Come già accennato precedentemente, Guazzaloca aveva come punto di
riferimento una lista civica, LTB, nata con la sua candidatura nel ’99: gli aderenti
a quest’associazione erano tutti cittadini comuni, persone che misero le loro
conoscenze a disposizione della città, per cercare di migliorarla, al di là di ogni
schieramento politico. Erano per lo più persone già in età lavorativa, bolognesi
doc, nati e cresciuti in questa città, che non volevano una rivoluzione per
Bologna: molti di loro erano commercianti, insegnanti, ingegneri, altri
appartenevano alla vecchia classe dirigente di sinistra, ma comunque nessuno di
loro si definiva un politico, e nessuno di loro, nelle varie mansioni che gli
spettavano, faceva politica. Tipi di persone differenti che corrispondevano a
5
diverse espressioni della società civile bolognese, accomunate però, secondo
quanto sostenevano, da un forte dovere civico e dalla volontà di migliorare la loro
città.
Nella campagna elettorale del ’99, LTB puntò a convincere i cittadini che
Guazzaloca era il candidato espressione diretta della città, non di un partito o di
uno schieramento: quello che egli voleva era diventare il sindaco di tutti, ovvero
di tutti coloro che volevano tornare a sentire Bologna come la loro città.
Dal nome della lista civica che lo sosteneva ai colori che accompagnavano la sua
comunicazione (il rosso e il blu), dai manifesti ai gadget elettorali, ogni aspetto
della sua propaganda era indirizzato ai cittadini in modo tale da trasmettere loro la
volontà di migliorare la città e di incentivare il senso di appartenenza locale,
preservando comunque ciò che di buono era stato fatto dalle amministrazioni
precedenti e migliorando ciò che doveva essere migliorato.
Non a caso, una delle parole chiave della campagna del ‘99 fu “miglioramento”:
5
con essa infatti ci si poteva rivolgere ad un target molto ampio di elettori,
comprendente sia coloro che erano insoddisfatti della situazione della sinistra
bolognese e volevano un cambiamento rispetto al passato pur non andando contro
i propri ideali, sia coloro che invece da sempre contrastavano l’amministrazione di
sinistra ma, essendo in minoranza, non avevano mai visto un loro candidato alla
guida di Bologna.
Le sue possibilità di vittoria risiedono nella capacità di presentarsi come il
candidato credibile che incarna un cambiamento che possa essere interpretato,
dagli uni, quale forte discontinuità, dagli altri, quale continuità relativa.
6
Era chiaro però che la maggiore difficoltà per Guazzaloca era riuscire a
convincere quell’elettorato di sinistra che per tradizione aveva da sempre
appoggiato il maggior partito bolognese, il PCI prima, poi PDS e infine DS.
L’arma necessaria per raggiungere questo scopo, la mise a disposizione di
5
Roberto Grandi, Come vincere/perdere le elezioni, ed. Lupetti, Bologna 1999, pag. 26.
6
Ibidem.
6
Guazzaloca la legge: lo splitting, ovvero la possibilità per gli elettori di esercitare
il voto disgiunto.
Ad una settimana dal voto, nel ‘99 così come nel 2004, Guazzaloca si rivolse
esplicitamente all’elettorato di centrosinistra, ricordando che la legge metteva a
sua disposizione la possibilità di votare il partito di riferimento e
contemporaneamente mettere una crocetta sul suo nome in quanto candidato a
sindaco.
Nel ‘99 questo suggerimento funzionò, o almeno funzionò al ballottaggio. Nel
2004 qualcosa è andato storto e, nonostante l’invito allo splitting da parte del
“Comitato Bologna Informa”,
7
Guazzaloca si è fermato al 40,7% delle preferenze.
1.2 La scommessa di Guazzaloca e i suoi limiti
Il quinquennio di amministrazione Guazzaloca si è caratterizzato per una spiccata
attenzione ai fatti ed al senso civico, al di là degli schieramenti politici. Se nel ’99
con la sua candidatura egli aveva promesso ai cittadini che avrebbe migliorato la
loro città, la campagna elettorale del 2004 non poteva che basarsi sulla
dimostrazione che qualcosa era effettivamente cambiato, anzi migliorato. Le
inaugurazioni di fine mandato, l’opuscolo sui 5 anni di amministrazione inviato
nelle case di tutti i bolognesi e gli incontri con gli aderenti e i simpatizzanti de
LTB rispondevano proprio a questo scopo: dimostrare, dati alla mano, la bontà del
progetto sviluppato dalla giunta in carica e chiedere per questo un rinnovo del
mandato.
Ma se effettivamente molto di buono era stato fatto, perché il 13 giugno 2004
Giorgio Guazzaloca è stato sconfitto, e con lui la sua promessa di puntare soltanto
al benessere dei cittadini?
Per comprendere questo esito, è necessario ampliare lo specchio dell’analisi e fare
un passo indietro verso il periodo antecedente alla sua elezione.
7
NB.: L’invito non è partito né da Guazzaloca né da La Tua Bologna.
7
Come già accennato, la situazione in cui verteva la sinistra bolognese in quel
periodo non era molto positiva, e la troppa fiducia riposta in un elettorato che
tradizionalmente era orientato a sinistra aveva fatto sì che l’amministrazione
cadesse in un immobilismo tale da non essere più in grado di rispondere alle
esigenze di una parte notevole dei cittadini: Bologna, fino ad allora, era forse una
delle poche città in Italia in cui aveva ancora senso parlare di un diffuso voto
d’appartenenza.
Questa troppa sicurezza riposta nell’elettorato tradizionale è stata sicuramente una
delle cause della sconfitta della sinistra: il voto del ’99 fu un voto di protesta, un
voto che rispecchiava una situazione partitica che ormai era diventata ingestibile.
E i problemi non erano iniziati in quell’anno, bensì molto prima: a dimostrazione
di ciò, basta pensare che nel 1996 le lettere di protesta indirizzate al sindaco allora
in carica (Walter Vitali) sui problemi della sicurezza erano raddoppiate rispetto
all’anno precedente,
8
ma che nonostante ciò niente di efficace era stato fatto per
cercare di ridare fiducia ai cittadini.
La mancata alternanza tra forze politiche di segno opposto e la troppa fiducia
riposta nell’elettorato storicamente fedele alla sinistra sono stati determinanti: i
bolognesi sentivano la necessità di cambiare, ma non erano disposti a votare a
destra; per questo, appena venne loro data la possibilità di votare per un candidato
che non fosse espressione diretta né della destra né della sinistra tradizionali,
videro in lui l’opportunità di provare qualcosa di nuovo e diverso, o comunque di
scuotere la vecchia classe dirigente. E certamente con il voto del ’99 ci riuscirono:
non soltanto per il modo in cui si conclusero tali votazioni. Dopo i primi mesi
della nuova amministrazione, infatti, l’opinione pubblica cittadina di sinistra si
rese conto che aveva ben poco da condividere con la nuova amministrazione e
sentì l’esigenza di riorganizzarsi, cercando di creare un apparato partitico
innovativo e soprattutto in grado di contrastare e sconfiggere Guazzaloca alle
seguenti elezioni.
8
Marzio Barbagli, Egregio signor sindaco. Lettere dei cittadini e risposta dell’istituzione sui
problemi della sicurezza, Il Mulino, Bologna 1999.
8
In particolare, era il modo di interagire che Guazzaloca aveva con i suoi
concittadini che era duramente criticato dalla sinistra: in nome della sua dottrina
apolitica, egli rifiutava tutti i metodi di confronto tradizionali. Non rilasciava
interviste e, se lo faceva, sceglieva personalmente i giornalisti con i quali parlare.
Non dava udienza ai cittadini perché, sosteneva, qualora essi avessero avuto
bisogno di lui, sapevano benissimo dove trovarlo (ovvero al solito bar in Piazza
Maggiore o al ristorante Diana). Ma era veramente così che andavano le cose?
Potremmo provare a domandarlo ai due sindacalisti della CGIL (Oddi e Laffi) che
nell’aprile 2003, fiduciosi di essere ascoltati, si presentarono all’allora sindaco in
carica, seduto al suo solito tavolino in Piazza Maggiore, ricevendo, anziché
risposte, degli insulti;
9
oppure ai giornalisti de “Il Domani” ai quali Guazzaloca,
durante una delle convention de LTB sui 5 anni di amministrazione, consigliò di
“andare ad affettare il filetto” aggiungendo anche che “non leggere i giornali fa
bene”.
10
Questo lato del carattere di Guazzaloca ha creato una forte insoddisfazione tra i
cittadini genericamente di sinistra che, non sentendosi ascoltati e non vedendo
soddisfatte le loro richieste, hanno iniziato ad organizzarsi, convinti che così
avrebbero avuto più possibilità di incidere sulle decisioni dei loro amministratori.
Iniziarono così a sorgere comitati e associazioni facenti capo a diversi settori della
società civile, accomunati da un unico scopo: denunciare situazioni di disagio alla
giunta in carica, accusata di non preoccuparsi abbastanza delle esigenze dei
cittadini.
La nascita di questa mobilitazione dal basso è stata il presupposto della creazione
dello schieramento allargato che è risultato vincente alle elezioni del 2004.
Inglobare e istituzionalizzare i movimenti e le associazioni nella coalizione di
opposizione, significava infatti creare un fronte unico e unito che fosse in grado di
sconfiggere Guazzaloca e di riportare Bologna in mano alle sinistre. Era
necessaria cioè una stretta collaborazione tra partiti e società civile per mostrare ai
cittadini la volontà di cambiare una situazione che era nuovamente tornata ad
9
www.sergiocofferati.it , nella sezione Rassegna Stampa, Il sindaco a processo per le offese a due
sindacalisti, in L’Unità, ed. locale, 30 marzo 2004.
10
Ibidem, Guazzaloca fa a fettine la stampa, in “Il Domani”, 17 aprile 2004.
9
essere ingestibile. Questo significava riattivare l’elettorato spento e ridare animo e
speranza a quei cittadini che avevano votato da sempre a sinistra ma, un po’ per
protesta e un po’ per la novità in se stessa, nel ’99 avevano riposto la loro fiducia
nello schieramento capeggiato da Giorgio Guazzaloca.
Per giungere a questo risultato, si iniziò stendendo la bozza di un progetto che
prevedeva la compartecipazione di tutti gli aderenti all’iniziativa (partiti e
associazioni della società civile) alla stesura del programma da presentare alle
elezioni del 2004 e la scelta tramite un’elezione diretta del futuro candidato a
sindaco. Si voleva che i cittadini tornassero ad interessarsi alla vita pubblica e ad
essere parte delle decisioni che li riguardavano. Bologna doveva tornare ad essere
la città simbolo per la sinistra; c’era quindi bisogno di un candidato forte, in grado
di risvegliare gli animi sopiti e di raggruppare intorno a sé tutta la sinistra. E’ qui
che si inserisce la candidatura di Sergio Cofferati. Erano i primi giorni di maggio
del 2003, quando filtrarono le prime indiscrezioni: fu “Il Resto del Carlino” che
per primo pubblicò la notizia, non confermata né smentita, né da Cofferati né
dalla sinistra, nazionale e bolognese.
L’annuncio ufficiale fu dato personalmente dall’ex segretario della CGIL, il 13
giugno 2003:
Accetto di buon grado la proposta che mi è stata fatta dall’Ulivo bolognese e
dall’Italia dei Valori di essere il loro candidato alle comunali del 2004. Ci sono
le condizioni ottimali per poterlo fare…
11
Con questa comunicazione alla stampa, Cofferati volle implicitamente
sottolineare la spontaneità della sua candidatura, risultato di una proposta
inoltratagli da due schieramenti appartenenti al centro sinistra bolognese,
sperando forse di sciogliere in questo modo quei dubbi sulla candidatura che già
iniziavano a sollevarsi per voce dei suoi futuri avversari.
In realtà le cose furono più complicate e da quel momento in poi Cofferati fu
prima accusato di essere stato catapultato a Bologna dagli alti vertici della sinistra
11
Michele Smargiassi, Bologna, il sì di Cofferati, in “La Repubblica”, 14 giugno 2003.
10
italiana, poi di non essere bolognese e quindi di non essere in grado di guidare una
città che non gli apparteneva, fino a giungere ad additarlo come uno dei
responsabili dell’omicidio di Marco Biagi
12
per le critiche rivolte al consulente del
Ministero del Lavoro ai tempi in cui aveva guidato la CGIL, ed in quanto tale non
degno di candidarsi ed essere eletto proprio nella città del giuslavorista ucciso
dalle nuove Brigate Rosse.
I dubbi sulla effettiva spontaneità della candidatura di Cofferati probabilmente
rimarranno irrisolti, ma nonostante le accuse, il candidato del centrosinistra è
riuscito a creare intorno a sé un’unità d’intenti molto ampia. Grazie alle sue
capacità relazionali egli ha coagulato intorno alla sua figura un forte consenso,
riportando Bologna ad essere considerata uno dei laboratori prediletti della sinistra
italiana.
L’inserimento delle associazioni civiche nello schieramento di governo si è
ricollegato quindi alla volontà di presentare qualcosa di completamente diverso e
opposto a ciò che proponeva Guazzaloca, nonostante la sua candidatura fosse
espressione di una lista civica, ed in quanto tale, della società civile.
Per spiegare la vittoria del ’99 di Giorgio Guazzaloca e la sua sconfitta nel 2004
con la relativa vittoria di Sergio Cofferati, non si può perciò prescindere da
prendere in considerazione il contesto nel quale si sono svolte entrambe le
elezioni, le caratteristiche degli sfidanti e la diversa proposta di amministrazione
fatta agli elettori. Secondo Giovanni Salizzoni, nel ’99 la componente decisiva per
la vittoria dello schieramento guidato da Guazzaloca era stata sicuramente la
debolezza dell’altra parte,
13
circostanza che invece non si è verificata alle elezioni
del 2004.
12
Luca Orsi, Spesso le parole diventano pietre. E anche pallottole, in “Il Resto del Carlino”, 26
maggio 2004.
13
Nostra intervista a Giovanni Salizzoni, cit.
11
1.3 La nostra analisi
La particolarità di Guazzaloca e della sua lista civica contro la forza di una
candidatura come quella di Cofferati, presentato dalla sinistra bolognese per
riscattare la sua città simbolo, hanno trasformato la campagna del 2004 in un
laboratorio elettorale, in cui sono state sperimentate due differenti e opposte
modalità comunicative: l’una improntata sulla massima visibilità e presenza sul
territorio, quella di Cofferati; l’altra, quella di Guazzaloca, concentrata
sull’amministrazione e sulla dimostrazione dei fatti compiuti.
Un’introduzione sulla situazione socio-politica bolognese era fondamentale per
fornire gli elementi necessari a comprendere il contesto nel quale si sono svolte
queste elezioni: il peso della sconfitta del centrosinistra nel ’99 ha infatti gravato
anche su questa tornata elettorale, tanto che entrambi i candidati, l’uno per
convinzioni personali, l’altro per motivazioni strutturali, hanno preferito
distanziarsi dai partiti che sostenevano la loro candidatura.
Il lavoro che abbiamo sviluppato ruota principalmente intorno alle figure dei due
maggiori sfidanti ed è mirato ad analizzare le loro strategie comunicative sia nel
periodo elettorale che in quello pre-elettorale. Le informazioni inserite all’interno
di questa ricerca sono state tratte da nostre interviste rivolte ai principali
collaboratori dei due candidati
14
(riportate in Appendice), dalla consultazione dei
maggiori quotidiani bolognesi (“Il Resto del Carlino”, “Il Domani”, “L’Unità”,
“La Repubblica”) e da un’analisi quotidiana dei siti Internet di riferimento (vedi la
webgrafia).
Le caratteristiche specifiche di Sergio Cofferati e Giorgio Guazzaloca ci hanno
portato a privilegiare l’aspetto comunicativo della loro campagna rispetto a quello
organizzativo, che generalmente spetta ai partiti: questa carenza è il risultato di
una nostra scelta consapevole effettuata nel momento della selezione dei
14
Per quanto riguarda la campagna di Sergio Cofferati, le nostre interviste hanno riguardato Paola
Frontera, capo ufficio stampa, Valerio Montalto, coordinatore dei volontari, Cristian Vaccari,
coordinatore del sito Internet. Relativamente alla lista che sosteneva Giorgio Guazzaloca (LTB),
abbiamo intervistato Alberto Bizzochi, coordinatore dei volontari, Daniele Corticelli, coordinatore
de LTB, Luca Gaudioso, coordinatore del sito Internet, Giovanni Salizzoni, ex-vice sindaco nella
giunta Guazzaloca.
12
contenuti, e dovuta alla prevalenza del nostro interesse nei confronti
dell’immagine che i due candidati hanno voluto trasmettere agli elettori.
L’antiteticità delle loro convinzioni personali ha inciso sulla scelta delle iniziative
realizzate e una loro analisi fornisce elementi utili a comprendere il risultato finale
di queste elezioni.
Il Leitmotiv di Sergio Cofferati è stato la volontà di stabilire un confronto diretto
con gli elettori, riassumibile nella key-word “partecipazione”, mentre Giorgio
Guazzaloca ha impostato la sua campagna proponendo un’alternativa rispetto alla
politica tradizionale, riassumibile nella “devozione ai fatti” e nell’esaltazione della
“bolognesità”. Da questa differente gerarchia d’importanza di principi è dipeso lo
sviluppo di due stili comunicativi differenti, logica conseguenza delle credenze
personali dei candidati.
L’obiettivo di questa ricerca è illustrare quali siano state le strategie comunicative
attuate dai due candidati e fornire gli elementi utili ad una riflessione che permetta
di valutare il senso complessivo e l’incidenza sull’elettorato potenziale dei due
schieramenti.
Ad un’analisi parallela della pre-campagna e della campagna dei due sfidanti
segue, nella parte finale della nostra indagine, una parte dedicata al confronto dei
loro stili comunicativi con lo scopo di capire quali siano i fattori che hanno
maggiormente inciso sull’esito finale delle elezioni del 2004.