7
instaurare rapporti reali, viene rivalutata come uno dei mezzi di
espressione più adeguati ai mutamenti in atto. Le sponsorizzazioni
concorrono a costruire un’immagine positiva dell’impresa,
generare benevolenza, a rafforzare la consapevolezza e la
conoscenza del brand, avendo anche lo scopo di consolidare
fattori più solidi e duraturi quali reputazione e consenso.
Alla luce di tali premesse, la mia tesi si propone di
analizzare in che modo le sponsorizzazioni, in particolare quelle
culturali e sociali in quanto più consone ad attuare finalità di
Relazioni Pubbliche, possono dare un contributo decisivo nel
supportare la mission e i valori promulgati da un’impresa.
Lo sviluppo della tesi è stato strutturato in questo modo:
dopo un capitolo introduttivo di descrizione e approfondimento
dello scenario attuale, si è proseguito con un’introduzione al
fenomeno delle sponsorizzazione, analizzando come essa, in
quanto strumento delle Relazioni Pubbliche, si inserisce in tale
scenario e il trend in crescita degli investimenti per tale strumento
negli ultimi anni. Nel secondo capitolo si è cercato di capire il
ruolo ricoperto dalla sponsorizzazione nella società
contemporanea attraverso l’analisi della sua evoluzione nella
storia, verificando in quale periodo nascono le sponsorizzazioni e
quando esse hanno trovato un riconoscimento sociale e giuridico
e dedicando un paragrafo specifico, ispirato dalla lettura del libro
“No Logo” di Naomi Klein, riguardo le evoluzioni e critiche recenti.
Seguono poi due capitoli prettamente teorici, il terzo dedicato ai
diversi settori d’intervento, ognuno con i suoi obiettivi e
caratteristiche, sottolineando come le sponsorizzazioni culturali e
sociali siano quelle che maggiormente si confanno agli obiettivi
propri delle Relazioni Pubbliche e proponendo un parallelo tra
sponsorizzazione e pubblicità tradizionale, in merito a differenze
8
ed analogie. Il quarto capitolo tratta invece delle diverse fasi del
processo di sponsorizzazione e si focalizza in particolare sui
processi di apprendimento, l’effetto di image transfer e i modelli di
risposta attivati da tale strumento. Nel quinto ed ultimo capitolo,
per mostrare le possibili applicazioni di quanto descritto nella
parte teorica, è stata scelta come case history l’impresa LIfeGate;
nel dettaglio dopo un approfondimento in merito al profilo
dell’azienda e la sua strategia di comunicazione, si entra nel vivo
della tesi, analizzando diversi esempi di sponsorizzazioni che
confermano la tesi secondo la quale, soddisfando gli assunti
prioritari di una buona gestione delle scelte di sponsorizzazione
quali la coerenza con l’immagine e il posizionamento del brand, la
comunanza di valori tra sponsor e sponsee,è possibile ottenere dei
ritorni concreti in termini di notorietà e di riverbero sull’immagine
aziendale e giocare un ruolo socialmente positivo e incrementando
in tal modo la notorietà nel campo della salvaguardia
dell’ambiente, tema che permea la sua mission e i valori che
LIfeGate promulga.
La scelta di LifeGate non è stata casuale: innanzitutto
perché condivido e apprezzo la sensibilità verso issues come il
rispetto dell’ambiente, la salvaguardia dei diritti, l’attenzione per il
sociale; principi e valori che fanno parte del mio personale
patrimonio valoriale. LifeGate infatti può esser definita come
l’impresa simbolo dell’eco-cultura in Italia, con una strategia
aziendale votata alla salvaguardia dell’ambiente e un riferimento
costante ai valori della civiltà della coscienza e la scelta di obiettivi
eco-sostenibili ed equosolidali
Inoltre, tornando ai presupposti della tesi, attraverso una
strategia di comunicazione del tutto peculiare, LifeGate ha
raggiunto notorietà a livello nazionale, svolgendo la propria
9
missione di sensibilizzazione e diffusione di coscienza ecologica.
Mediante soprattutto un utilizzo coerente e sensato di sponsorship
e partnership, supportando iniziative ed eventi in campo sociale e
culturale, ha cercato di attribuire valore aggiunto ai principi che
promulga nella sua mission quali People, Planet e Profit quelli
relativi all’Etica, all’Eco-sostenibilità e all’Equo-solidarietà, e di
qualificarsi nella sfera dell’eco-cultura. L’ultimo capitolo conterrà
infine alcune riflessioni personali e le conclusioni a cui si è giunti
mediante la trattazione.
10
Capitolo introduttivo
LO STATO DELL’ARTE NEL MONDO DELLE
SPONSORIZZAZIONI
“Comunicare non significa solo inviare informazioni
all'indirizzo di un'altra persona. Significa creare negli
altri un'esperienza, coinvolgerli fin nelle viscere
quest'ultima è un'abilità emotiva."
D. Goleman
Lo scenario attuale
Globalizzazione e Tecnologia
Nella società moderna le organizzazioni si trovano ad
operare in una realtà sempre più complessa e articolata. Gli ultimi
decenni del XX secolo hanno segnato una profonda trasformazione
della società a livello internazionale. I cambiamenti sociali,
economici, politici e tecnologici che hanno attraversato e
sconvolto il mondo tra la fine del ventesimo secolo e l’inizio del
ventunesimo sono stati di tale portata e intensità da impattare in
modo formidabile sul sistema delle organizzazioni, dal punto di
vista delle risorse, dei mercati, dei capitali e della comunicazione.
1
Tali mutamenti sono da imputare essenzialmente a due
fenomeni: la globalizzazione e lo sviluppo tecnologico, la cui
interconnessione ha influenzato in modo decisivo le caratteristiche
della società in cui viviamo. Per globalizzazione s’intende,
riprendendo una celebre e calzante definizione di Ulrich Beck,
1
L. Ferrari, M. Ruotolo, R. Vigliani (2006), Da target a partner. Un nuovo paradigma di
comunicazione per il successo dell'impresa, Novara, Isedi
11
“l’evidente perdita di confini dell’agire quotidiano nelle diverse
dimensioni dell’economia, dell’informazione, dell’ecologia, della
tecnica, dei conflitti transculturali e della società civile, cioè, in
fondo, qualcosa di familiare e allo stesso tempo inconcepibile,
difficile da azzerare, ma che trasforma radicalmente la vita
quotidiana, con una forza ben percepibile, costringendo tutti ad
adeguarsi, a trovare risposte”
2
.
Questo processo di
internazionalizzazione dell’economia mondiale e d’intensificazione
dei rapporti commerciali a livello globale non riguarda solo
l’economia ma influenza anche la sfera sociale, culturale e
tecnologica.
Dal punto di vista culturale, la maggiore circolazione delle
informazioni grazie allo straordinario sviluppo tecnologico dei
media negli ultimi cinquanta anni, che ormai sono potentissimi a
livello globale, ha contribuito all’affermarsi di questo processo.
Sulla base di questi fatti, dunque non è esagerato affermare
che il mondo attuale è un “villaggio globale”, dal fortunato
ossimoro inventato da Marshall Mc Luhan, per descrivere la
situazione contraddittoria in cui viviamo e soprattutto per indicare
la possibilità, veicolata dai media elettronici, di trattare il mondo
intero come fosse un piccolo villaggio.
Infatti, l’intero pianeta è investito da un’autentica
rivoluzione tecnologica che riguarda il mondo dell’informazione e
della comunicazione: il costo delle comunicazioni va diminuendo
ed è accessibile non solo alla popolazione urbana, ma anche a
quella delle zone rurali; Internet consente l'accesso ad un’infinita
gamma di risorse e informazioni provenienti da ogni parte del
pianeta. Ogni giorno riceviamo informazioni, notizie, immagini: le
stesse che ricevono, contemporaneamente, gli altri abitanti nel
2
U. Beck (1999), Che cos’è la globalizzazione, Roma, Carrocci
12
mondo. Il fenomeno della globalizzazione è indissociabile dalla
diffusione delle tecnologie informatiche e di Internet.
In definitiva, la globalizzazione determina nuovi confini di
competizione, modificando i tradizionali rapporti temporali e
spaziali di concorrenza, che evidenziano, da un lato il tempo come
fattore competitivo (time-based competition) e dall’altro
l’abbandono di domini chiusi, coincidenti con particolari contesti
fisici o amministrativi (un paese, una regione, un’area geografica,
ecc.). Nello specifico, per un numero crescente di settori, il
mercato geografico di riferimento non è più lo Stato o il
continente, ma l’insieme dei paesi industrializzati. Questa
evoluzione determina relazioni di concorrenza planetarie che
rendono obsolete le organizzazioni multinazionali tradizionali
sostituite da forme di organizzazione transnazionali. Inoltre, l’
interdipendenza economica si amplia e quindi i mercati nazionali
non possono più essere visti come separati, ma devono essere
considerati come facenti parte di uno stesso mercato di
riferimento. In altri termini, ciò che accade in un mercato
influenza gli altri mercati. (Lambin, Brondoni, 2001)
L’insieme di questi fenomeni contribuisce a condurre molti
mercati in condizioni di eccesso di offerta cioè con consumi di
numerosi beni non più in grado di crescere rispetto alle quantità
prodotte e/o importate. In condizioni di eccedenza strutturale
della capacità produttiva dei mercati, le nuove strategie delle
organizzazioni devono basarsi su un assunto del tutto nuovo
secondo cui un business risulta ad alta redditività solo per chi sa
plasmare l’innovazione di offerta e creare ‘bolle’ di consumo,
arrivando per primo a soddisfarle ("time to market") e
abbandonandole tempestivamente ("time competition"), lasciando
ai concorrenti-imitatori la parte residuale della bolla.
13
Inoltre il successo dell’impresa non dipende primariamente dai
volumi di vendite indifferenziate o dai caratteri fisici di specifici
prodotti (facilmente imitabili nei fattori tangibili), bensì da vendite
differenziate per fattori intangibili di offerta e soprattutto
differenziate per livello di sofisticazione delle risorse immateriali
d’impresa
3
, delineando dunque nuove logiche di concorrenza, con
un profondo ripensamento delle teorie di management e di
marketing.
In condizioni competitive di eccesso di offerta, l’economia
d’impresa globale si qualifica quindi con il primato delle risorse
immateriali e con la criticità di uno spazio competitivo dinamico,
articolato e complesso, come si può evincere anche dalla statistica
sottostante.
Fig. 1.1 Sviluppo temporale della componente intangibile nella valutazione delle imprese
Fonte: Dati Iterbrand 2001
3
Cfr. Brondoni Silvio M. (2003), Mercato globale, risorse immateriali e spazio competitivo
d’impresa
14
In aggiunta a questi due macrofenomeni – la globalizzazione
e lo sviluppo tecnologico – un altro elemento caratterizzante la
società moderna è il progressivo delinearsi di un nuovo profilo di
consumatore.
Il Nuovo Consumatore
La nozione di homo aeconomicus è ormai solo un lontano
ricordo. La visione individualistica proposta dalla teoria
economica, secondo la quale l’agire di ciascun consumatore segue
una logica razionale e strumentale, inducendolo ad acquistare solo
ciò che gli è utile indipendentemente dal giudizio altrui e con
l’obiettivo di massimizzazione dell’utilità, è ormai superata.
Nell’attuale fase storica assistiamo alla transizione da una
fase fordista dell’economia, contraddistinta dalla produzione di
massa, beni indifferenziati e standardizzazione delle scelte di
consumo, ad una post industriale con sistema produttivo flessibile
e specializzato, beni personalizzati e modelli di consumo ibridi,
eclettici, fluidi e di nicchia
4
.
In questo mutato contesto, il consumatore evolve da
soggetto passivo, facilmente manipolabile e succube del mercato,
ad attore sociale, esperto e professionale nei suoi comportamenti
d’acquisto, sempre più avveduto ed aggiornato, capace di
scegliere e di organizzarsi per difendere i suoi diritti e in grado di
modificare la natura stessa delle relazioni con l’impresa.
Emerge un protagonista più attento, informato, dotato di
capacità critica … un individuo non solo più “attrezzato”
mentalmente, ma anche più “armato” fisicamente, attraverso le
4
R. Sassatelli (2004), Consumo cultura e società, Bologna, il Mulino
15
nuove possibilità di informazione che gli vengono offerte dallo
sviluppo tecnologico
5
.
Per utilizzare una definizione di Claudio Bosio, un
consumatore neo-concreto, che sa fare i conti, valutare le
alternative, pretende trasparenza, vuole usare al meglio le risorse
di cui dispone, piccole o grandi che siano
6
; con l’obiettivo sempre
più frequente non tanto di spendere poco quanto quindi si
spendere bene
7
.
Un aspetto molto importante è la sempre maggiore valenza
comunicazionale che il consumo ha acquisito con il passare del
tempo. Al concetto di consumo di merce, inteso nel senso più
materiale del termine, si sostituisce il consumo di simboli e segni.
Molto più sperimentatore che in passato, il nuovo consumatore è
edonista, continuamente in cerca di esperienze, di sensazioni, di
emozioni, più che di prodotti e di valori d’uso; tende a rapportarsi
al consumo in termini “polisensuali”, entra in relazione con i beni
utilizzando tutti i suoi sensi; impiega il consumo come segno e
comunicazione della propria identità” (Fabris, 2003)
Infatti, soddisfatti i bisogni primari, egli cerca benefici più
elevati; esige prodotti adatti a bisogni specifici, si orienta verso
nuove funzioni d’uso (come la valorizzazione del tempo, il gusto
del cambiamento, ecc.) ed effettua scelte opportuniste: ora
prodotti di lusso, ora prodotti a basso prezzo, a seconda della
situazione di consumo. Da ciò si evince che a indurre all’acquisto
non è più tanto la razionalità quanto i fattori emotivi e psicologici.
5
L. Ferrari, M. Ruotolo, R. Vigliani (2006), Da target a partner. Un nuovo paradigma di
comunicazione per il successo dell'impresa, Novara, Isedi
6
C. Bosio (1/2006), Quando l’emergenza diventa normalità: verso un consumatore neo-concreto?,
Micro&Macro. Marketing, Bologna, Il Mulino
7
G. Fabris (2003), Il nuovo consumatore: verso il post-moderno, Franco Angeli, Milano
16
Sono quindi sempre più le emozioni a guidare le scelte di
consumo.
Un ritratto completo ed esaustivo di questo nuovo individuo,
un “ consumatore accorto”, viene fornito da Giampaolo Fabris. Egli
è:
¾ autonomo: lungi dall’essere subordinato alla produzione, è
divenuto più critico ma nella connotazione positiva del
termine, dialettico;
¾ competente: in quanto dispone di un set di conoscenze e
sensibilità maggiori che in passato;
¾ esigente: non tanto in termini di quantità quanto in qualità,
prestazioni ed etica;
¾ selettivo: per nulla disorientato dall’eccesso di offerta
merceologica, sa destreggiarsi con disinvoltura tra le
opportunità di mercato;
¾ orientato in senso olistico: coinvolgendo nel processo di
acquisto dimensioni tangibili e intangibili;
¾ disincantato: palesando pragmatismo e realismo nei
confronti del mercato.
Un nuovo comportamento di acquisto, dunque, in cui il
consumatore finale non si colloca più alla fine della catena delle
transazioni, con una posizione marginale, passiva e condizionabile
nelle scelte con limitati investimenti di marketing. In realtà, il
consumatore si pone in una 'relazione di circolarità' con il trade ed
i produttori, esprimendo nuovi modelli di acquisto basati su
comportamenti non-fedeli, che si affiancano ai noti meccanismi di
fedeltà. La non-fedeltà pone in discussione i meccanismi di inerzia
tipici della fedeltà (poche brands, con valori stabili, vendute in
pochi punti di vendita) e induce i produttori e il trade ad attivare
programmi di fidelizzazione, che inseguono proprio la domanda
17
non-fedele con proposte allettanti, per costruire una relazione
dinamica di continuità ('stop & go') a favore dati punti di acquisto
e valendosi di specifici prodotti. La fidelizzazione sfrutta quindi i
vantaggi -redditizi ma volatili- tipici delle relazioni di non-fedeltà,
e per questo scopo richiede massicci investimenti. (Brondoni,
2003)
A fronte di questo empowerment del consumatore, è
necessario spostare il baricentro della comunicazione e
dell’organizzazione sull’individuo, evolvendo da un approccio
“inside–in”, in base al quale il processo aziendale parte
dall’interno dell’organizzazione per tradursi in azioni verso il
mercato di riferimento, ad un approccio più proattivo – “outside–
out”- che parte dalla comprensione dei bisogni del cliente e
dall’analisi del contesto per poi individuare le soluzioni ottimali per
soddisfarli. A evidenza di ciò, si possono citare alcune campagne
pubblicitarie orientate in tal senso, come ad esempio “La Coop sei
tu”, “ Tutto intorno a te” della Vodafone, oppure l’emblematico
cambiamento di claim da parte di una delle più importanti aziende
cosmetiche, L’Oreal, da “Perché io valgo” pronunciato da attrici,
modelle e cantanti a “Perché voi valete”.
La nuova ottica dell’organizzazione dovrebbe ispirarsi a una
visione individuo–centrica anziché alla visione tradizionale o
aziendo–centrica, come illustrato nelle figure seguenti,
implementando a tal fine una strategia di comunicazione efficace
che si basi sull’attrazione più che sulla selezione. Non più una
strategia push, che implica più potere, più investimenti per
spingere il più possibile i messaggi verso un maggior numero di
persone, considerati semplici target, consenzienti o dissenzienti
nei suoi confronti, quanto una strategia pull in base alla quale è il
18
soggetto che decide di tirare a sé le informazioni che desidera e
quando relazionarsi con l’organizzazione.
Fig. 1.2 Visione tradizionale dell’organizzazione d’impresa
Fonte: L. Ferrari, M. Ruotolo, R. Vigliani (2006), Da target a partner, Novara, Isedi
19
Fig. 1.3 Visione customer centric dell’organizzazione d’impresa
Fonte: K. Hicley et al (2005), The heart trasplant, Esomar Congress
Non è solo l’azienda che deve mettersi sul piano del
consumatore e “prestargli ascolto” per ottenere la sua fiducia, ma
è lo stesso consumatore a volere un rapporto personalizzato,
dedicato, poiché, in questo momento, ciò di cui va alla ricerca è
una relazione che trascenda la mera transazione.
La parola chiave è “relazione”: i mutamenti in atto
impongono il passaggio da una logica basata sulla singola
transazione alla costruzione di relazioni stabili e durature nel
tempo, in cui l’interlocutore dell’organizzazione evolva da target/
bersaglio ad un ruolo maggiormente partecipativo.