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Introduzione
Nella società odierna risulta lapalissiano il ruolo sociale, culturale ed economico
ricoperto dallo sport in generale e dal settore calcistico in particolare. Tuttavia,
quest’ultimo non rappresenta esclusivamente una “manifestazione sociale”, ma risulta,
sempre più, un concentrato di interessi pubblici e, soprattutto, privati, il cui mercato di
riferimento ha raggiunto in Italia un giro d’affari pari a svariati miliardi di euro. Tutto
ciò, necessita una gestione competente e professionale nel pieno rispetto delle
normative civilistiche e sportive.
Un primo obiettivo del presente lavoro consiste nel studiare il “fenomeno
calcistico” nei suoi aspetti sia formali sia sostanziali, facendo particolare riferimento
all’analisi: del management, dei documenti contabili e delle peculiarità delle società di
calcio professionistiche, alla luce, soprattutto, della profonda mutazione che il settore
calcistico ha subito negli ultimi decenni.
Pertanto, si cercherà di comprendere come si sia passati dal concetto di azienda a
quello di impresa calcistica con conseguente mutamento delle strategie e dei fini
perseguiti. Difatti, negli attuali scenari competitivi una società calcistica deve essere
gestita con gli stessi strumenti propri delle “altre imprese”, strumenti il cui uso diventa
indispensabile per il raggiungimento di un adeguato equilibrio economico e
finanziario. Infatti, per quanto il prodotto calcio presenti delle caratteristiche peculiari
che ne rendono complessa la realizzazione e la relativa gestione, tali imprese sono in
tutto e per tutto assoggettate a controlli e vincoli proprio come le aziende di tipo
tradizionale. Tuttavia, esistono attualmente notevoli lacune, soprattutto, per quanto
2
riguarda aspetti propriamente aziendali, come possono essere i budget, i bilanci
previsionali e consuntivi. Pertanto, è facile comprendere come nel settore calcistico
aspetti ludici, sociali ed economici si intreccino in modo continuo.
In particolare, se il primo obiettivo del presente lavoro consiste nel definire
un’analisi dettagliata delle società calcistiche (esaminando la letteratura scientifica di
riferimento), il secondo obiettivo risulta quello di implementare un’analisi empirica,
andando ad analizzare uno specifico campione di società calcistiche iscritte al
campionato di Serie B della stagione 2014/2015. Nello specifico, utilizzando un
metodo induttivo incentrato su un percorso logico-temporale, che parte da una
preliminare analisi dei dati derivanti dalla riclassificazione dei bilanci delle suddette
società, si è giunti ad analizzare e verificare, attraverso due modelli di regressione
lineare, le due ipotesi sorte nella preliminare analisi dei dati. Attraverso i due modelli
verranno analizzate nel presente lavoro: la dipendenza in media tra le performance
sportive e i compensi dei tesserati, e la dipendenza in media tra risultato economico e
“Costo del personale” (B9).
Pertanto, il presente lavoro è stato condotto secondo un approccio qualitativo-
quantitativo.
Quello qualitativo è stato necessario nel primo capitolo per ricostruire l’evoluzione
giuridica delle organizzazioni calcistiche professionistiche (da associazioni non
riconosciute a società per azioni), per definire la dimensione economica delle società
di calcio (con specifica analisi del principio di economicità nelle suddette società), per
definire l’organizzazione del settore calcistico a livello nazionale ed internazionale,
per definire il sistema dei controlli sulla gestione delle società di calcio (Covisoc) e
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per descrivere brevemente le anomalie e le criticità delle società di calcio quotate sui
mercati regolamentati.
Mentre, pur mantenendo un approccio qualitativo, il secondo capitolo è stato
incentrato sulla “specialità” del bilancio delle suddette società, analizzando le voci
caratteristiche dello Stato patrimoniale e del Conto economico, valutando nel
paragrafo 2.4 le differenze tra l’applicazione dei principi contabili nazionali con quelli
internazionali IAS/IFRS. Inoltre, sono stati inseriti ed analizzati i principali prospetti
di riclassificazione dei bilanci delle società di calcio presenti in letteratura scientifica.
Al contrario, nel terzo capitolo è stato necessario utilizzare un approccio
quantitativo, cruciale sia nell’interpretazione dei dati relativi agli andamenti economici
delle società presenti nel campione, sia nell’interpretazione dei risultati scaturiti dalle
analisi di regressione lineare sviluppate nel presente lavoro.
In conclusione, risulta opportuno evidenziare che il presente lavoro non ha
certamente carattere esaustivo, infatti, vuole rappresentare solo una prima analisi.
Pertanto, risultano necessari ulteriori studi futuri che allarghino il campione di
riferimento a più campionati e a più stagioni sportive.
4
La natura giuridica ed economica delle
società di calcio professionistiche
1.1. L’origine ed evoluzione giuridica delle organizzazioni di calcio
professionistiche
Negli ultimi anni, l’interesse al management delle società di calcio professionistiche
ha avuto un ragguardevole incremento, portando ad un costante approfondimento delle
questioni connesse al settore calcistico
1
. Difatti nella società odierna risulta
lapalissiano il ruolo sociale ed economico ricoperto dallo sport in generale e dal calcio
in particolare. Quest’ultimo solo dagli anni Ottanta è considerato un vero e proprio
business
2
. Prima di approfondire le peculiarità delle società di calcio professionistiche
è consono ricapitolare i momenti fondamentali del passaggio dal calcio inteso come
mera attività sportiva al calcio inteso come vero e proprio business.
1.1.1. Da associazioni non riconosciute a società per azioni
Il calcio moderno nasce nella seconda metà dell'Ottocento in Inghilterra come
attività ludica
3
. La prima realtà calcistica ad essere costituita fu lo Sheffield F.C. nel
lontano ottobre 1857, in Inghilterra, mentre in Italia il primo club fu l’Internazionale
Torino nel 1891. L’istituto giuridico adottato dai primi club fu l’associazione non
1
Gabriele GRAVINA, Il bilancio d’esercizio e l’analisi delle performance nelle società di calcio
professionistiche: esperienza nazionale e internazionale, Franco Angeli, Milano, 2011, p.13.
2
Ibidem, p.14.
3
Francesco BOF, Fabrizio MONTANARI, Giacomo SILVESTRI, Il management del calcio: la
partita più lunga, Franco Angeli, Milano, 2008, p.34.
5
riconosciuta
4
, disciplinata dagli articoli 36, 37 e 38 del libro primo, capo terzo del
codice civile
5
.
La scelta dei primi club di aggregarsi in associazioni non riconosciute non risulta
essere puramente casuale, infatti l’istituto associativo è uno dei fenomeni sociali più
importanti dal momento che appaga la connaturale attitudine dei singoli di riunirsi in
organizzazioni
6
. In particolare esso è un istituto stabile, costituito da una pluralità di
soggetti che, impiegando un proprio patrimonio, perseguono uno scopo comune, non
meramente lucrativo e non contrario all’ordinamento giuridico
7
. I soggetti facenti parte
dell’associazione costituiscono un fondo comune previsto ai sensi dell’art. 37 del
codice civile, di cui i consociati non possono chiedere la divisione, né pretendere la
quota di recesso fino all’estinzione dell’istituto
8
.
Inizialmente l’associazione non riconosciuta, pur non essendo giuridicamente una
società, risultò l’unico istituto ritenuto idoneo per lo sviluppo dell’attività sportiva,
tanto che tutt’ora tale strumento giuridico costituisce la tipologia di organizzazione
assunta dalla maggior parte dei club dilettantistici
9
. L’aspetto rilevante ai fini giuridici
riguardava il vincolo che legava il singolo all’associazione e di conseguenza al relativo
tesseramento presso la FIGC, acronimo di Federazione Italiana Giuoco Calcio, che
4
Franco RUBINO, Un approccio manageriale alla gestione delle società di calcio, Franco Angeli,
Milano, 2004, p.1.
5
Adolfo DI MAJO, Codice civile: con la costituzione, i trattati U.E. e le principali norme
complementari, Giuffrè Editore, I blu Giuffrè, XXXIX edizione.
6
Pietro PERLINGIERI, Istituzioni di Diritto Civile, Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 2008,
p.77.
7
Ibidem, p.78.
8
Adolfo DI MAJO, Codice civile, op.cit., art. 37 c.c.
9
Franco RUBINO, Un approccio manageriale alla gestione delle società di calcio, op.cit., p.3.
6
venne istituita in Italia nel 1898 sotto la denominazione di F.I.F. (Federazione Italiana
Football)
10
.
Nei primi club calcistici la gestione e l’amministrazione difettavano delle più
basilari norme ispirate alla chiarezza, alla correttezza e alla veridicità
11
. L’esigenza di
bilancio veniva fronteggiata attraverso un rendiconto finanziario nel quale erano
illustrate, per classi, le entrate e le uscite monetarie. In pratica i club calcistici erano
amministrati “per cassa”, nel rendiconto di gestione non era indicata alcuna
capitalizzazione dei costi di acquisto dei calciatori, né vedevano riscontro contabile gli
ammortamenti relativi agli oneri pluriennali
12
.
Dunque non si prendeva in considerazione alcuna, il patrimonio sociale e tanto
meno quello riguardante i calciatori, al quale non veniva assegnato alcun valore
contabile. Tali inadeguatezze e mancanze di forme di controllo sulla gestione
iniziarono a palesarsi negli anni Sessanta in concomitanza del crescente aumento del
numero dei calciatori passati da semplici sportivi-agonisti a calciatori professionisti.
13
Le conseguenze che i mutamenti degli anni Sessanta generarono sulle associazioni
sportive furono essenzialmente due, molto connessi tra di loro
14
:
a. i club incominciarono a rivolgersi al mercato in quanto furono
impossibilitati a far fronte alle spese in costante crescita. Per tale ragione
10
Fonte sito www.figc.it, area “storia 1898”.
11
Per ulteriori approfondimenti circa il contenuto di tali principi si veda tra gli altri: Nicola DI
CAGNO, Informazione contabile e bilancio d’esercizio (modello comunitario e modello IAS/IFRS),
Cacucci Editore, Bari, 2008, pp.72-75.
12
Franco RUBINO, Un approccio manageriale alla gestione delle società di calcio, op.cit., p.3.
13
Francesco BOF, Fabrizio MONTANARI, Giacomo SILVESTRI, Il management del calcio: la
partita più lunga, op.cit., p.35.
14
Franco RUBINO, Un approccio manageriale alla gestione delle società di calcio, op.cit., p.5.
7
ogni club iniziò ad offrire al pubblico un servizio-spettacolo contro la
corresponsione di un prezzo. Per di più la logica imprenditoriale, proprio in
questo periodo, portò alla nascita del merchandising sportivo;
b. i club calcistici iniziarono ad ampliare la loro struttura organizzativa a
seguito dell’evoluzione dell’associazione sportiva da mero fenomeno
volontaristico a vera e propria attività imprenditoriale.
Al termine di tale processo evolutivo l’attività dei club si presentava del tutto
conforme a quella di un’impresa di spettacoli pubblici
15
.
Al fine di fronteggiare tali mutamenti, nel 1966, il Consiglio Nazionale della
Federazione Italiana Giuoco Calcio emanò due provvedimenti allo scopo di una più
sana ed ordinata gestione economica dei club. Tali provvedimenti stabilirono
16
:
a. di sciogliere i consigli direttivi delle vecchie associazioni militanti nei
campionati professionistici (Serie A e Serie B) e di nominare un
commissario straordinario per ciascuna di esse con poteri gestionali, al fine
di procedere alla liquidazione delle stesse e alla loro trasformazione in Spa;
b. il Consiglio Federale definì uno “Statuto tipo” obbligatorio per tutte le
società dotate di personalità giuridica. Le principali norme prevedevano:
- il divieto di ripartire gli utili fra azionisti in caso di scioglimento
della società;
15
Sandro PEZZOLI, Capitale e reddito delle società sportive con particolare riferimento alle
società di calcio, Rivista italiana di ragioneria e di economia aziendale, Vol. 107, Fasc. 5/6, 2007, p.249.
16
Fonte Sito www.figc.it, Comunicato Ufficiale n.551, 21 dicembre 1966.