problema basta menzionare alcuni dati; se negli anni 50 circa venti milioni di
persone erano prive d’acqua potabile, nel 1995 il numero già raggiungeva
300 milioni e nel 2050 si prevede saranno sette miliardi, vale a dire il 65%
della popolazione mondiale. In cinquant’anni la disponibilità d’acqua è
diminuita di 3/4 in Africa e di 2/3 in Asia.
E’ evidente che il problema si acuisce particolarmente in quelle aree
dove, a causa di oggettivi limiti ambientali e meteorologici (zone semiaride e
aride), ma soprattutto per una carente gestione delle già scarse risorse
idriche, dette risorse devono essere condivise da popolazioni appartenenti a
differenti nazioni e/o etnie. Se in tale contesto si aggiungono altri motivi di
frizione e di contesa (territorio, religione ecc.), è intuitivo che queste regioni
tendono a diventare zone sempre più a rischio per la stabilità regionale ed
internazionale.
Ne consegue che l’acqua, peraltro già nel corso dei secoli motivo di
contese tra i popoli, rivestirà nel futuro un ruolo chiave negli equilibri
geostrategici tra le nazioni del nostro pianeta. Illustri studiosi e strateghi, così
come i leader mondiali, temono che le battaglie del futuro potranno esplodere
per il possesso e il controllo di un altro liquido prezioso e di colore cristallino
anziché nero: l’Oro Blu. Già nel 1995, il Vice Presidente della Banca
Mondiale Ismail Seralgedin ammoniva perentoriamente “Nel prossimo
secolo, le guerre scoppieranno per l’acqua”.
3
L’acqua è già stata ribattezzata “ il petrolio del XXI secolo” e, come per
il petrolio, per essa nascono tensioni e si combattono guerre. “Conflitti
sull’acqua, guerre sia internazionali sia civili rischiano di diventare un
elemento chiave del problema del XXI secolo”, sostiene a riguardo Hans van
Ginkel, rettore dell’università delle Nazioni Unite e responsabile del Rapporto
Unep.10. Nonostante gli sforzi di vari organismi internazionali, si è ancora
lontani dalla soluzione definitiva del problema della scarsità delle risorse
idriche, poiché non esiste ancora un’adeguata regolamentazione giuridica
3
L. DI BELLA “Acqua come petrolio: in guerra per l’oro blu”, in L’ink 26, marzo 2003,
www.sgrtv.it.
- 5 -
dello sfruttamento delle acque; tantomeno le nazioni sembrano essere
ancora vicini ad un accordo globale e sostanziale. A sostegno di tale
affermazione è alquanto significativo il seguente passaggio: “The 1997
United Nations Convention on Non-Navigational Uses of International
Watercourses is one international instrument that specifically focuses on
shared water resources. It estasblished two key principles to guide the
conduct of nations regarding shared water courses: “equitable and
reasonable use" and "the obligation not to cause significant harm" to
neighbours. However, it is up to countries themselves to spell out precisely
what these terms mean in their watersheds. Only 12 Countries have ratfied
the Convention, which requires 35 ratifications to enter into force”.
4
E’ da osservare inoltre che, recentemente, i conflitti legati all’acqua
hanno assunto forme diverse; potenti multinazionali si contendono
l’approvvigionamento per il controllo e la gestione dei servizi idrici privatizzati,
specialmente nei paesi meno ricchi, come dimostrano recentri scontri e
tensioni in paesi come Bolivia e in Messico.
Tuttavia vi è anche chi, nell’ambito di studi patrocinati da organismi
internazionali, afferma che: ”Water resources have rarely, if ever, been the
sole source of violent conflict or war".
5
Orbene, tale esemplificazione, per
quanto frutto di validi processi logico-deduttivi di alto valore intellettuale,
peraltro sostenuta da ingenti quantità di dati tecnici, rischia di diventare
soltanto un mero strumento di confronto dialettico tra addetti al lavoro e di
sminuire la rilevanza del problema acqua nei confronti dell’opinione pubblica.
In realtà, molto pragmaticamente, è lecito attendersi che, in futuro,
molte guerre si scateneranno per il controllo delle risorse idriche e che molte
regioni del nostro pianeta dovranno trovare nuovi equilibri tenendo sempre
più nella debita considerazione l’elemento acqua per semplici ed oggettive
ragioni. L’acqua è importantissima per ogni forma di vita ed ha da sempre
4
United Nations Departments of Public Information: “Water Without Borders”, DPI/2293G, Feb
2003.
5
P.H. GLEIK:”Water in conflict” Pacific Institute, agosto 2003 (www.worldwater.org)
- 6 -
ispirato contemplazione e speranza o frustrazione e guerra. Le leggi e la
scienza hanno dimostrato come questa sia la materia prima della vita
dell’uomo. Non bisogna poi dimenticare che l’acqua, non solo è necessaria
per la sopravvivenza dell’uomo, ma per tutte le attività produttive sia agricole
sia industriali. Si comprende allora come alcune dispute tra Stati per il
controllo delle acque possono rappresentare dei “casus belli” e come,
secondo alcuni, la materia stessa presenti una sua autonomia disciplinare e
meriti un nome proprio: idropolitica o idrogeopolitica.
Comprendere appieno tali concetti è l’elemento chiave per interpretare
i conflitti passati per il controllo di questo elemento, ma soprattutto per evitare
quelli futuri.
- 7 -
1. PREMESSA
La Bibbia, nel libro della GENESI, narra che il Signore creò il mondo in
sei giorni e il settimo si riposò; l’ottavo giorno decise di donare a Adamo un
Eden rigoglioso di vegetazione, incredibilmente ricco di alberi da frutta e
attraversato da quattro fiumi maestosi. Due di questi sono noti anche ai nostri
giorni, il Tigri e l’Eufrate, mentre gli altri due, Piason e Ghicon, non risultano
sulle mappe odierne ma si ha ragione di credere che questi fossero il Nilo ed
il Giordano; “le indicazioni bibliche sono comunque sufficienti a stabilire che,
volendo dare all’Uomo un paradiso terrestre, Dio, guardatosi attorno, scelse
la regione oggi chiamata Medio Oriente. Forse a quell’epoca le terre bagnate
dai quattro fiumi erano veramente un paradiso di fertilità e abbondanza”
6
.
La scelta di questo passo, non a caso, mette in risalto l’atavica
importanza dell’elemento acqua in questa regione, non solo per le sue ovvie
implicazioni di natura fisica e geografica in una terra considerata semi arida,
ma soprattutto per le implicazioni politiche, religiose e socio-economiche in
un’area dove religione, storia, politica e risorse naturali si intersecano e si
intrecciano dando luogo al fertile humus che hanno alimentano, nel corso dei
secoli, confronti e guerre tra i popoli delle tre grandi religioni monoteiste del
mondo.
L’area geografica che va dalla Turchia all’Egitto occupa, infatti, il 10 %
della superficie terrestre, ospita il 5 % dell’umanità (180 milioni di persone),
ma ha solo lo 0,4% delle risorse idriche, nonostante che in quest’area
scorrano i quattro fiumi più importanti della regione, tra cui il Nilo, il fiume più
lungo del mondo. Il Medio Oriente riceve il due per cento della pioggia che
cade sulla terra.
Per contro, soprattutto la nostra generazione è stata da sempre
abituata a identificare nel petrolio la ragione o la concausa principale di tutte
le tensioni e conflitti armati nel Medio Oriente. Nei decenni successivi alla
seconda guerra mondiale, il messaggio forviante recepito dall’uomo della
6
B. AL QARYOUTI, op.cit., p.1.
- 8 -
strada è stato quello che, a seguito della scoperta delle notevoli quantità di
giacimenti, il petrolio fosse considerato un’inesauribile fonte di prosperità per
i paesi del Medio Oriente che lo estraevano e, nel frattempo, il principale
oggetto di particolare attenzione e di contese per il mantenimento degli
equilibri mondiali. Sebbene ciò sia indubbiamente corretto, in realtà, già
allora molti esperti, in particolare gli Israeliani come avremo modo di
approfondire in seguito, ben consci dell’importanza strategica dell’oro blu e
con la lungimiranza di chi, per cultura, per necessità e per istinto di
sopravvivenza, ha sviluppato nel proprio DNA la “visione strategica”
7
, hanno
diretto le loro energie verso la conquista di obiettivi “idrici” ed allo
sfruttamento delle relative risorse, condizione necessaria e prioritaria per lo
sviluppo del paese.
Il Medio Oriente e, nella fattispecie, le alture del GOLAN sono forse
l’esempio più significativo di aree di tensioni e di conflitti in cui
l’approvvigionamento idrico ha avuto chiare implicazioni strategiche, sebbene
“mascherate” o “confuse” con esigenze e/o obiettivi prettamente militari e
relativi alla sicurezza. Concetti come “Idropolitica”, “Water Intifada”, “Water
Diplomacy”, sono di assoluta rilevanza per il processo di pace nel Medio
Oriente e devono essere compresi non solo dagli addetti ai lavori ma, in
particolar modo, dall’opinione pubblica affinché essa possa avere la reale
percezione del problema acqua nel contesto più generale degli equilibri e dei
conflitti nella Palestina e nel Medio Oriente.
Al quanto significativo a riguardo è il rapporto del 1999 del comitato di
esperti idrologici Israelo-Palestinese: “In contrast to surface water, it is
difficult to divide an aquifer physically….Moreover, aquifers are susceptible to
pollution from mismanaged human activities, and to salinization if they are
over-pumped. In either case, once an aquifer is degraded its storage capacity
is reduced. These factors create high level of hydrological interdependence
between Palestinians and Israelis. Given this interdependence, the option of
7
F. GIANCOTTI: “Il pensiero strategico e la mente ristretta”, in Rivista Aeronautica (2003).
- 9 -