INTRODUZIONE
Per oltre quattrocento anni le opere di Shakespeare sono state riscritte e riadattate on the
stage, per il cinema e per la letteratura. Il presente lavoro riguarda lo studio e l’analisi di
alcune opere shakespeariane riscritte durante il periodo della Restaurazione inglese (1660-
1688).
Le motivazioni che mi hanno spinto ad analizzare alcune di queste opere restaurate, nasce
dal quesito, sul perché Shakespeare abbia avuto molta <<fortuna>> durante questo periodo,
analizzando il rapporto che gli autori hanno con Shakespeare, le modalità in cui tali opere
analizzate siano state riscritte o riadattate e la funzione di tale scelta.
L’obbiettivo di questa tesi è quello di condurre un’analisi linguistica-culturale, indagando
sulle analogie e differenze tra i testi riscritti e i testi originali, dopo una selezione delle tante
opere riscritte, concentrandomi sul genere della tragedia e gli adattamenti più significativi
dell'epoca: Macbeth, The Tempest e King Lear.
La tesi è articolata in quattro capitoli: nel primo capitolo s'illustrerà la situazione
sociopolitica della Restaurazione, che favorì la riapertura dei teatri dopo la guerra civile e
che riportò in scena le opere degli autori giacomiani, tra cui Shakespeare, avendo grande
successo nel pubblico.
Nel secondo capitolo si osserveranno somiglianze e differenze, che emergono attraverso
l'analisi delle tematiche e dei personaggi tra il Macbeth shakespeariano e di Sir William
Davenant.
Nel terzo capitolo si analizzerà The Enchanted Island frutto della collaborazione di Dryden
e Davenant, notando come per mezzo della tecnica dell'ampliamento sia stato possibile dare
un bilanciamento alla struttura della storia.
Infine nel quarto capitolo con The History of King Lear di Nahum Tate, il suo happy ending
e la poetic justice rendono quest'opera autonoma rispetto al testo originale.
L'analisi testuale delle opere sopra citate, ci fa notare come alcuni elementi si ripetono nella
descrizione dei personaggi, delle tematiche e in alcune scene, soprattutto la scelta degli
autori di ampliare o tagliare alcune parti rispetto al testo originale, al fine di renderle più
conformi al pubblico.
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1 La Restaurazione e la fortuna di Shakespeare
1.1 Il ritorno del re
La restaurazione della monarchia inglese avvenne con il ritorno degli Stuart, nel 1660, dopo
diciotto anni di guerra civile e del regime di Cromwell. La morte improvvisa di
quest'ultimo, il 3 settembre 1658, segnò di fatto la fine del Protettorato. Il figlio Richard,
incapace a ricoprire un ruolo di grande responsabilità, fu costretto a rinunciare alla carica di
protettore del Commonwealth. Il generale Monk, comandante delle truppe in Scozia, alla
fine del 1659 tornò a Londra per mettersi al servizio della borghesia londinese sostenitrice
del ritorno della monarchia. Monk entrò in trattative dirette con Carlo II, in esilio in
Francia, per porre le giuste condizioni al fine di restaurare la monarchia e il suo ritorno in
Patria. Il 25 aprile del 1660 si riunì una nuova assemblea costituente, la Convention, che
determinò il ritorno degli Stuart.
Un mese dopo Carlo II entrava trionfalmente a Londra e il 23 aprile 1661 veniva incoronato
re d’Inghilterra nell’Abbazia di Westminster: iniziava così l’epoca della Restoration.
1
«Great joy all yesterday at London; and the night before bonefires then ever and ringing of
bells and drinking of the kings’s health upon their knees in the streets, which methinks is a
little too much».
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Samuel Pepys
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con queste parole, scritte nel suo diario il 2 maggio 1660,
documenta la Storia. Dopo la firma della Dichiarazione di Breda, il 4 aprile 1660, al Re
Carlo II, esiliato in Francia con la sua corte, fu concesso di tornare a Londra. Il documento
prevedeva: amnistia politica al parlamento, libertà di religione, il riconoscimento del diritto
di proprietà sui beni acquistati durante la Rivoluzione e il pagamento degli arretrati delle
truppe. Il ritorno di Carlo II sanciva che la monarchia e l’episcopato erano stati restaurati, la
rivoluzione puritana poteva considerarsi conclusa.
Il termine Restoration fu introdotto per la prima volta nel Journals of the House of
Common il 30 maggio 1660: inizia così un periodo di profondi cambiamenti politici,
culturali e sociali.
1 R.M. Bliss, Restoration England Politics and Government: 1660-1688, London, Methuen, 1985, pp. 1-
8.
2 S. Pepys, The Diary of Samuel Pepys: A New and Complete Trascription, ed. R. Latham and W.
Matthews, Berkeley and Los Angeles, University of California Press, 1970, vol. I., p. 122.
3 Politico e scrittore inglese, che con questo documento scritto tra il 1660 e il 1669, offre una diretta testimonianza
dei primi anni della Restaurazione.
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1.1.2 La politica interna ed estera di Carlo II
Carlo II rivelò ben presto le sue mire assolutistiche pre-rivoluzionarie: «The Civil Wars and
Interregnum did not change the English polity into a constitutional monarchy. The
Restoration Settlement restored both the powers and the problems, which had existed in
1641».
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Il governo infranse subito gli accordi della Dichiarazione di Breda: fu riabilitata la Chiesa
anglicana di stato e dall’amnistia furono esclusi tutti coloro che avevano partecipato
all’assassino del re Carlo I, decapitato nel 1649, e i repubblicani. Con l’atto del parlamento
del 1667 furono espropriate le terre dei contadini che erano state acquistate o confiscate
durante la rivoluzione, restituendole ai loro precedenti proprietari e alla Chiesa di Stato.
«Il nuovo re aveva promesso di governare attraverso il Parlamento […], ma ciò che fece in
realtà fu consolidare la propria autorità evitando di confrontarsi con il Parlamento».
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Carlo II preferì l’appoggio di forze esterne e stipulò un accordo segreto con Luigi XIV , re di
Francia, di fede cattolica, nel 1670. Le conseguenze di questo accordo si manifestarono
nella promulgazione della Declaration of Indulgence del 1672, estendendo la libertà
religiosa a tutte le fedi presenti sul territorio. In questo modo il sovrano poteva controllare il
parlamento e la possibile approvazione di leggi anticattoliche. La dura reazione avvenne
l’anno seguente quando l’opposizione parlamentare approvò il Test Act: un giuramento
obbligatorio con rito anglicano, per tutti coloro che entravano a servizio dello Stato, che
impediva di fatto l’accesso alle cariche pubbliche di cattolici e dissidenti.
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Il parlamento chiedeva la rottura dell’alleanza con la Francia e la revoca del diritto
ereditario al Duca di York, fratello di Carlo II e futuro Giacomo II, accusandolo di
impeachment; Carlo II in risposta a questi attacchi decise di sciogliere il parlamento il 6
marzo 1679 e d’indire nuove elezioni.
Le elezioni si svolsero in un clima teso che vedeva agli antipodi « i due nuovi partiti
politici: i Tories, che sostenevano il re in quanto garante della stabilità sociale e politica,
erano conservatori e avevano l’appoggio del clero anglicano e dei proprietari terrieri; i
4 J. Rose, Godly Kingship in Restoration England: The Politics of the Royal Supremacy 1660–1688, New York,
Cambridge University Press, 2011, p. 89.
5 L.M. Crisafulli, K.Elam (a cura di), Manuale di letteratura inglese, Bologna, Bononia University Press, 2009, p.
88.
6 Bliss, op. cit., p. 10; per una ricostruzione cronologica cfr. D. P. Fisk, The Cambridge Companion to English
Restoration Theatre, Cambridge, Cambridge University Press, 2000, pp. xxi-xxiv.
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Whigs erano più aperti alla tolleranza religiosa e sostenevano il commercio e la libera
iniziativa».
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Vinsero quest’ultimi. Il re tuttavia sciolse il parlamento nel 1679, governando
da solo negli anni successivi. Gli ultimi anni del regno di Carlo II furono turbolenti e poco
produttivi, fino alla sua morte avvenuta nel 1685.
1.1.3 Il fallimento di Giacomo II e la Glorious Revolution
Il successore di Carlo II, il fratello Giacomo II, accentuò la frattura con l’opposizione
parlamentare. La sua successione fu contrastata, invano, dal figlio illegittimo di Carlo, il
duca di Monmouth. Giacomo era cattolico, ma il popolo accolse il monarca con
entusiasmo. I suoi rapporti con il parlamento furono conflittuali a causa di alcuni
cambiamenti che voleva apportare a leggi precedentemente attuate e che non davano la
possibilità ai cattolici di poter avere cariche di stato: quando il parlamento rifiutò di
abrogare il Test Act, Giacomo decise di sospenderlo. Questo fu il primo di una serie di
avvenimenti che portarono alla Glorious Revolution.
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La sua alleanza con Luigi XIV , cattolico e con mire di conquista dell’Olanda, non era vista
positivamente dal paese, in quanto avrebbe pregiudicato non solo l’indipendenza
confessionale dell’Inghilterra, ma dell’Olanda e delle chiese protestanti d’Europa: era un
equilibrio precario. Per Giacomo II era essenziale che ci fosse tolleranza religiosa, difatti,
emanò la Declaration of Indulgence il 4 aprile 1687 introducendo la libertà di religione.
Con la modifica del 1688, che sospendeva tutti i provvedimenti precedenti che nuocevano i
cattolici, di fatto, non garantiva la Chiesa anglicana come l’unica religione di Stato.
L’ordine del re fu di leggere questo documento in ogni chiesa del Paese durante la funzione
domenicale, ma molti vescovi si rifiutarono sfidando il monarca. Giacomo firmò l’atto di
accusa contro i vescovi dissidenti ma furono assolti dal tribunale.
Nel 1688, con la nascita del suo legittimo erede maschio, che di diritto superava le due
sorelle nella linea dinastica, si era assicurato una continuità politica. Per questo motivo
s’intensificarono i rapporti tra l’Olanda e il parlamento. Per la prima volta Whigs e Tories
cooperarono affinché Guglielmo D’Orange, genero di Giacomo II, potesse ritornare in
7 K. Elam, op. cit, pp. 88-89.
8 La Rivoluzione Gloriosa chiamata così in quanto non ci fu spargimento di sangue, ma avvenne in modo
pacifico.
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Patria e assicurarsi la Corona.
Il 5 novembre 1688 Guglielmo sbarcò in Inghilterra, dichiarando di voler verificare la
legittimità della nascita del principe di Galles e lo stato delle libertà inglesi, mentre
Giacomo II fuggì in Francia con la famiglia decidendo di non combattere.
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Guglielmo, occupata Londra, invitò a procedere alle elezioni. Il secondo parlamento
Convention, eletto il 22 gennaio 1689, a maggioranza Whig, affrontò la crisi costituzionale:
i Whigs sostennero la tesi per cui a Giacomo II sia decaduto il suo mandato e offrirono la
corona a Maria, la primogenita di Giacomo e moglie di Guglielmo. Il 13 febbraio venne
firmato il Bill of Rights con il quale Guglielmo d’ Orange e sua moglie Maria vennero
nominati ufficialmente Re e Regina d’Inghilterra e d’Irlanda.
1.1.4 La società e cultura
«After two decades (1640–60) of civil strife and changing regimes, Englishmen wanted
political quiet and stability».
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Gli inglesi volevano stabilità politica e pensavano di trovarla
nella monarchia, purché fosse rispettata la libertà di culto e i poteri del re bilanciati dal
parlamento.
Gli inglesi erano entusiasti del ritorno di Carlo II, ma le difficoltà e il dibattito politico
ripresero specialmente sulla questione dei limiti della costituzione e i privilegi reali.
Il monarca voleva controllare il suo popolo: i dissidenti, specialmente quelli appartenenti
alle classi medio-basse, vennero perseguiti in base al Clarendon code, ovvero delle
ordinanze restrittive contro gli oppositori alla fede anglicana, promulgate tra il 1661 e il
1664 dal Cavalier Clarendon. Un altro provvedimento riguardava la stampa: con The
Licensing of the Press Act del 1662, il re mirava a impedire la pubblicazione e diffusione di
opere a carattere eretico e sovversivo, soprattutto di autori puritani e appartenenti alle teste
rotonde. Nonostante la censura e l'ordinanza della licenza furono pubblicati numerosi scritti
tra libri, opuscoli e soprattutto opere teatrali a carattere politico.
Dopo che erano stati chiusi da un’ordinanza del Commonwealth nel settembre del 1642,
9 Cfr. con G.M. Trevelyan, The English Revolution, s.l., Oxford University Press, 1938; Charles Petrie, Gli
Stuart, Varese, Dall'Oglio, 1964.
10 Bliss, op. cit., p.2.
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«the public theaters reopened (with women actors) to entertain an urban public».
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In realtà
questo tipo di spettacoli si rivolgevano ad un pubblico ristretto composto dall’aristocrazia e
dalla medio-alta borghesia. La vita di corte riprese il suo fermento, dopo essere stata in
esilio presso quella di Francia.
«Nel campo sociale [Carlo II] restaurò i nobili e i gentiluomini nelle loro ereditarie capacità
di guide conosciute della vita nazionale e locale».
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Durante la rivoluzione puritana, la
maggior parte degli aristocratici e dei cavalieri erano stati sostituiti nelle funzioni
amministrative dai soldati. Le forze militari ricoprivano quei ruoli di comando spinti dagli
ideali democratici della repubblica e di Cromwell.
Uno degli eventi più disastrosi del regno di Carlo II fu The Great Fire nel 1666 a Londra,
Pepys ne dà testimonianza in questo modo «by and by Jane comes and tells me that she
hears that above 300 houses have been burned down tonight by the fire we saw».
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L’incendio durò quattro giorni, distrusse la maggior parte degli edifici della capitale e fu
particolarmente sentita poiché giungeva l’anno seguente ad un’altra calamità: la peste.
Il periodo della Restaurazione è anche quello in cui nacquero i due schieramenti intorno ai
quali si è concentrata la vita politica inglese: i Tories e i Whigs. La lunga vita goduta dal
parlamento dei cavalieri favorì il sorgere della politica come professione, nonché di partiti
politici organizzati, che agivano sotto la guida di capi riconosciuti. I Tories avevano
riconquistato un'influenza politica dopo la Restaurazione monarchica e vedevano nella
conservazione e rafforzamento della monarchia il modo migliore per mantenere tale
influenza e credevano nel diritto divino dei re e nella religione di stato anglicana. I Whigs
influenzati dagli ideali repubblicani, credevano nell’autorità del parlamento e nella libertà
religiosa. Fu durante la lotta per la legge di esclusione ( Esclusion Bill) nel 1679-81 che il
termine Tory prese il posto di cavaliere e il termine Whig quello di testa rotonda.
La restaurazione della monarchia non significò un arresto del processo di sviluppo
economico e sociale, ma fu caratterizzata dall'espansione delle esportazioni e del
commercio internazionale, dall'incremento del settore manifatturiero ed estrattivo.
Soprattutto durante il regno di Giacomo II, la libertà economica, di religione, di pensiero e
di espressione erano alla base dello sviluppo dei ceti borghesi. Nei paesi cattolici
11 MacLean, op. cit., p. 6.
12 G.M Trevelyan, English social History , a survey of six centuries. Chaucer to Queen Victoria, Longmans, Green &
Co Ltd, London, 1944. Trad it. U. Morra (a cura di), Storia della società Inglese, Einaudi, Torino, p. 238.
13 Pepys, op. cit., vol. VII, p. 267
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