3Nella parte centrale puntualizzerò, tramite molti riferimenti e teorie della politologia internazionale,
sull’evoluzione della politica interna della Bolivia, perché “l’attenzione alla struttura interna offre
anche un modo per comprendere l’impatto differenziato che le istituzioni internazionali e gli attori
transnazionali esercitano sulla politica interna degli Stati” [Ikenberry 2001].
Nella terza parte opererò un’analisi economica del rapporto tra le due organizzazioni internazionali
e la Bolivia, esordendo con le politiche economiche adottate dai governi prima degli anni ’90, fino
ad arrivare alla fase di difficoltà politica che caratterizza oggi il paese andino.
La parte più consistente si baserà sugli attuali interventi del Fondo e della Banca in Bolivia,
accompagnati dai dati, dai reports periodici, dai bollettini annuali e dai programmi ed accordi
approvati finora.
La parte conclusiva riassumerà i punti salienti dell’elaborato e sarà dedicata all’esame della sezione
empirica del mio scritto sulla Bolivia, tramite i dati raccolti relativi all’operato delle due
organizzazioni internazionali nel paese andino.
4CAPITOLO I – IL F.M.I. E LA BANCA MONDIALE NELL'AREA DELL'AL
1 - Origini del FMI, definizione ed evoluzione del regime sul debito estero
Gran Bretagna e USA, quando nel 1945 la seconda guerra mondiale era oramai giunta alla sua
conclusione, decidono di riunirsi a Bretton Woods
2
per discutere e programmare la cooperazione
economica e finanziaria internazionale. Nasce così il sistema di Bretton Woods del FMI (Fondo
Monetario Internazionale).
Il suo compito inizialmente è strettamente monetario, cioè quello di stabilizzare i tassi monetari
internazionali e promuovere la cooperazione tra valute estere.
Al suo fianco, nel frattempo nasce anche un'altra organizzazione internazionale, la Banca Mondiale
(BM)
3
, con lo sforzo iniziale di sostenere la ricostruzione post-bellica dei paesi interessati e l’onere
successivo di approvare piani di prestito allo scopo di promuovere lo sviluppo dei paesi poveri e più
indebitati nell'economia mondiale.
Ma con il trascorrere degli anni anche l'operato del Fondo si trasforma, occupandosi prima di:
1)prestiti a paesi indebitati in cambio di politiche di aggiustamento strutturale delle loro economie
(oggi questa organizzazione internazionale conta 184 membri); successivamente 2) spostandosi dai
paesi industrializzati a quelli poveri o ai PVS (paesi in via di sviluppo); 3) generando però molto
spesso una certa ridondanza tra le competenze delle due organizzazioni internazionali, più che una
convergenza [Fossati 2004].
Ai paesi in questione così cominciano ad essere approvati dei piani di prestito a condizioni
“favorevoli” per agevolare la crescita economica interna e finanziamenti per nuovi investimenti e
politiche da adottare.
Il loro operato però originariamente si distingue l’uno (il FMI) per evitare le crisi finanziarie
secondo un modello quindi di coordinamento
4
e l’altro (la BM che tratto nel prossimo paragrafo) di
collaborazione
5
allo sviluppo e al recupero economico dei paesi poveri.
È necessario chiarire il significato e l’origine di questi due termini, tramite l’utilizzo della
politologia.
Innanzitutto mi occuperò del primo termine, di cui il coordinamento è una modalità di cooperazione
finalizzata ad evitare interessi avversi. Ricordo brevemente che la cooperazione per essere
considerata tale deve presentare: 1) un’interazione (tra stati, individui e attori) che non abbia 2)
caratteristiche conflittuali e 3) deve sussistere una reciprocità di vantaggi [Stoppino 2003].
Le teorie di maggiore successo sono quelle razionaliste, che sono state portate avanti dagli studiosi
realisti.
La prima, quella del “pollo/fifone” ( dalla quale si risale proprio al coordinamento) prevede che in
alcuni casi straordinari gli stati, individui o attori sono portati a cooperare, scegliendo delle opzioni
2
In realtà la prima conferenza di Bretton Woods è datata 1944, ma il sistema nasce nel 1945 e le sue prime transazioni
nel 1947 [Ikenberry 2001].
3
La Banca Mondiale è un’organizzazione internazionale che nasce parallelamente al FMI. Inizialmente si occupa del
debito mondiale, solo che dopo la fine del sistema di Bretton Woods, decretato dall’uscita del dollaro dal gold standard
[Ikenberry 2001], occuperà compiti come la supervisione delle politiche economiche, delle privatizzazioni, dell’apertura
commerciale, ecc [Fossati 2004]; nel testo la indicherò con il simbolo BM e farò figurare spesso solamente il FMI,
anche se dopo la fine di Bretton Woods le due organizzazioni cercano di lavorare in “convergenza”.
4
Nelle Relazioni Internazionali, realisti come Waltz sostengono che le istituzioni sono più portate a scelte “sensibili al
sistema”, piuttosto che “non sensibili”, in quanto potrebbero generarsi nuovi attori contrari alle scelte adottate. Tra i
neo/realisti questa teoria è ripresa da Feaver, che parla di balancing (2000). Invece gli istituzionalisti razionali
sostengono la presenza necessaria di interessi comuni per la nascita dei regimi (Keohane 1989).
5
Anche qui si fa riferimento alle Relazioni Internazionali, precisamente alle teorie dei costruttivisti. Infatti questa
scuola di pensiero sostiene che la “condivisione” di idee favorisce il raggiungimento dell’obiettivo comune. La
presenza di norme aiuta questo processo e nel caso specifico, trattando organizzazioni internazionali, l’approccio al
costruttivismo è evidente.
5intermedie, in quanto sia la migliore, sia la peggiore sarebbero estremamente rischiose (ad esempio
nel caso specifico il FMI deve evitare le crisi).
Il fondamento politico/teorico in questo caso è portato avanti dalla scuola di pensiero realista, anche
se ad elaborare le due sottocategorie (coordinamento + collaborazione) della cooperazione è stata
l’analisi liberale; sostanzialmente però è stata la scuola realista a dare un approccio più empirico
allo studio, mentre il pensiero liberale ha piuttosto rincorso la teoria realista.
Per quanto riguarda il secondo aspetto ci si rifà alla teoria del “dilemma del prigioniero”, che
prevede o l’ottica cooperativa o quella non cooperativa.
I realisti in questo caso credevano che se si decideva in modo razionale, si tendeva a non cooperare
perché a loro parere questa opzione avrebbe causato problemi di “vulnerabilità”.
Per passare quindi dallo scenario della defezione a quello cooperativo è necessaria la
collaborazione. In questo caso bisogna rifarsi al pensiero costruttivista, caratterizzato dall’obiettivo
di un raggiungimento di un interesse comune fra gli attori.
Naturalmente è un’attività molto impegnativa ed è da ricondurre al ruolo della BM: lo scopo
consisteva proprio nello sviluppo dei paesi poveri e dei PVS.
Ma ora occupiamoci del FMI. Le fasi più importanti, che determinano una politica economica
differente dalle direttive iniziali del Fondo, riguardano le crisi finanziarie/petrolifere degli anni '70,
la modifica a metà degli anni ’70 del criterio dei tassi fissi , in quanto vengono accettate anche
politiche di cambio a tassi flessibili (anche se ufficialmente applicate dopo l'89), l'uscita del dollaro
dal Bretton Woods, il focal point
6
legato alla crisi delle banche e del debito estero del 1982 e che
ne determina il suo aspetto gerarchico praticamente fino al 1989.
E gli eventi successivi a tale data che segnano un altro punto di svolta, sebbene non proprio
completo, del ruolo del Fondo. Procediamo con ordine.
Per chiarire le posizioni è necessario fare una suddivisione di competenze tra quello che è chiamato
il “quasi/regime” di Bretton Woods” (in cui il Fondo vedremo occuperà un ruolo prettamente
monetario/paritetico) e il regime dalla crisi del debito estero fino al 1989 che definiremo invece di
natura gerarchica.
È tuttavia fondamentale, prima di procedere, dare una spiegazione dei vari termini adoperati nelle
ultime righe. Per regime intanto si intende un insieme di regole che possono essere di tipo
consuetudinario o di tipo codificato.
Come si può intuire dal termine stesso, la seconda opzione punta tutto sull'effettività. Infatti un
regime consuetudinario non lo possiamo considerare nel termine stesso, bensì si può definire al
massimo come un quasi\regime (termine sul quale fra poche righe puntualizzerò)
7
; quando è
codificato invece è preso nel vero significato del termine.
Inoltre i regimi sono caratterizzati da due principi: i principi architetturali
8
e le regole esplicite, che
definiscono le politiche degli attori. I primi definiscono gli esiti dei processi, mentre le regole
definiscono i processi stessi.
Ma la domanda iniziale è la seguente: perché prima dell’82 il regime non é sostanziale, non è
effettivo? Come ho già anticipato all’inizio del paragrafo, il Fondo nel ’44 ricopriva un compito
prettamente monetario e si occupava soprattutto di politiche di aggiustamento della bilancia dei
pagamenti
9
.
6
Con il termine focal point si intende solitamente un punto di rottura o un fattore decisivo, che porta ad un
cambiamento politico e/o economico; nel caso in questione è sicuramente di natura economica.
7
Un quasi\regime in realtà è un insieme di regole ma non ha solitamente esiti politici, bensì eroga solo dei prestiti; un
esempio di “quasi regime” può essere quello della bilancia dei pagamenti o dei capitali bancari.
8
Si intendono dei criteri generali che possano produrre degli esiti. Infatti la pecca dei quasi\regimi è quella proprio di
possedere delle regole, ma non dei principi veri e propri.
9
La bilancia dei pagamenti comprende la bilancia commerciale alla quale si deve aggiungere il conto capitale, cioè una
fotografia del movimento delle attività finanziarie di un paese. Normalmente è in pareggio, ma spesso si hanno delle
difficoltà nell’appurare l’effettivo panorama finanziario e commerciale a causa della complessità dei dati che emergono
a fine periodo